Natura Oppressa
"La donna che non riesce a rendere affascinanti i suoi errori, è solo una femmina."
(Oscar Wilde)
Errori, orrori e ancora errori. Le due sorelle stavano crescendo.
Ormai erano due adolescenti di quattordici e sedici anni, e le prime scoperte e desideri sessuali si annidarono dentro di loro come una luce.
La voglia di sentire dentro un fremito, una scossa di vita. Una luce talmente luminosa da esser vista anche da un cieco e da accecare chi non lo fosse. Quel desiderio che nasce all'improvviso come un temporale in piena estate. Che ci bagna e ci prosciuga. Che ci porta a scoprire di essere altro e non più solo dei bambini, che ci fa crescere come il desiderio stesso. Che aumenta insaziabile come la fame di un maiale e ci divora come una cloaca. Che ci scopa ancora prima di farci scopare. Che c'inebria come del buon vino, magari rosso, distillato come l'alcool e martellante come una sbornia. Che ci rimbomba dentro con il suo richiamo.
Alice e Gretel avevamo fame. Una fame strana. Si saziarono a vicenda e questo piacque loro molto.
Si chiusero in quella stanza lontana dagli occhi di tutti. Occhi che nella realtà, nemmeno le cercavano mai. Occhi contro occhi, così come le mani contro mani ma che poi vagavano dappertutto.
Andavano alla scoperta dei loro corpi con la smania di chi ha fretta. Fretta di crescere, fretta di trovare quel beneamato tesoro chiamato orgasmo. Quell'orgasmo che se lo conosci per la prima volta, ti afferra per le palle e non ti lascia più, o meglio, che torna a farti visita al prossimo rapporto e poi l'altro ancora. Che torna sempre come il sonno e la voglia di cantare. Che torna.
Avevano questa passione grande quanto il loro segreto. Nessuno sapeva di loro, e mai avrebbe dovuto sapere. Affogavano la loro natura opprimendola agli occhi degli altri ma non al loro sguardo complice.
Come se non fossero nemmeno più sorelle, ma molto di più, sfioravano le loro carni attente alle chiacchiere.
Giochi perversi di adolescenti innocenti. Quell'innocenza perversa che si chiama natura. Natura di essere come si vuole, quando e con chi si vuole. E loro lo volevano.
Margareta non si accorse mai di questo rapporto incestuoso o probabilmente tenendo sempre il cuore aperto, smise di vedere con gli occhi.
Le sue bambine stavano crescendo a dismisura, nella mente come nel corpo. Essendo circondate da ragazzini sciocchi quanto superficiali, riposero le frementi fantasie erotiche su di loro.
Con gli inquilini del Regenbogen, in comune avevano solo una cosa : l'essere orfani, solo questo.
Un giorno, credo fosse un giorno di festa, una delle tante feste fatte per nascondere quell'esilio complicato in cui si trovavano quelle vittime innocenti, Alice vide tra il pubblico un ragazzo di diciassette anni.
Aveva due grandi occhi neri, profondi come un pozzo e dei capelli mossi come steli d'erba al vento. Il ragazzo non fece altro che tenere gli occhi puntati su di lei e lei su di lui. Era talmente ovvio e intimo quello scambio di sguardi, che quando Gretel se ne accorse, s'imbarazzò per loro.
Qualcuno parlava e altri ridevano. Cose già viste che solo a raccontarle mi annoierei perfino io.
Alice si alzò dalla sedia e si avvio verso l'uscita dell'enorme stanza. Gretel la seguì con gli occhi restando seduta su di quella sedia.
Il giovane si alzò dallo sgabello e la seguì con l'istinto di un'aquila reale. Gretel continuo a seguire con lo sguardo tutta la scena fino a quando quella tempesta di ormoni scomparve dalla sua vista. Poi si rigirò, le guance lampeggiavano completamente rosse.
Andarono insieme in fondo al corridoio non curanti del pericolo. Si chiusero nel bagno che profumava di pulito e iniziarono a spogliarsi freneticamente.
Gli indumenti superiori volarono a terra come foglie secche, i pantaloni di lui si abbassarono fino alle caviglie e la gonna scozzese di lei si alzò fino alla vita. Lui fu delicato, troppo forse. Lei non sentì nulla, nemmeno dolore.
Fu breve. Rimase delusa ma sorrise.
Sorrise di tutta quella situazione. Del loro totale silenzio, dell'aver visto per la prima volta un pene. Nell'aver visto la faccia buffa di lui all'apice del piacere.
Negli anni a venire di quel giorno ricordò solo questo: che sorrise e tanto. Il resto lo dimenticò tutto. Non c'era nulla da ricordare, niente di così eccitante.
Al suo ritorno, Gretel fissò il suo volto che ancora sorrideva. Poi si soffermò a guardare il ragazzo ancora spettinato e affaticato. Lui aveva uno sguardo compiaciuto, da grande uomo quale non era. Capì tutto senza dover domandare nulla.
Se volete avere la speranza di ricevere risposte sincere, fidatevi più degli occhi che delle parole.
Le parole sono come lettere scelte a caso, a volte. Parole finte come il trucco dei clown e che spesso ci fanno star male come la vera natura malinconica di molti di loro.
Il trucco maschera, ma le parole possono farlo molto di più. Gli occhi invece si dice siano lo specchio dell'anima, e in mezzo a tanta merda voglio crederci.
A fine festa, Alice si avviò verso la stanza con sua sorella. Il ragazzo rimase fermo come un ebete, si aspettava almeno un saluto. Un saluto che non avvenne. Nemmeno un cenno con la mano.
Lei aveva già dimenticato quella sua esperienza. La trovò come un piatto senza sale, come un inverno senza neve.
Quella stessa sera, lei e sua sorella si diedero alla lesbo di Saffo. Fu così eccitante che si sentirono catapultate su quell'isola così lontana e che dalle letture fatte, tanto le affascinava. Godettero come non mai, si accarezzarono e rimasero abbracciate tutta la notte.
Sempre incuranti del pericolo, passarono la loro adolescenza a sfidarlo. Il pericolo perse e loro non vennero mai scoperte.
La loro camera aveva così tanti libri che sembrava non vi fossero più pareti. Librerie fiere circondavano ogni mura. Libri a terra e un po' ovunque ma sempre in ottime condizioni.
Un giorno fecero l'amore su di un letto di libri e fu molto eccitante. I loro corpi vennero cullati dalla loro passione sia corporea che per la lettura. Fu per loro una bellissima esperienza. Che consiglio...
Il tempo passò, ma le loro perversioni non passarono mai. Sempre pronte a tuffarsi in nuovi piaceri Alice e Gretel divennero così donne.
Donne in un'età troppo giovane ma che non le privava dei loro desideri così adulti.
Donne come poche, e non femmine.
Donne capaci.
Donne fragili.
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