Prologo - Un'antica magia

Terra, New York.

«È qui che le nostre strade si dividono, Odino» Loki pronunciò quelle parole con un sorriso sghembo dipinto in volto.

Il solito sorrisetto che si formava quando stava per compiere uno dei suoi malvagi piani.

«Vedrai, la Terra ti piacerà» continuò, camminando accanto a lui per quella larga via di New York. Gli edifici svettavano verso il cielo, imponenti e carichi di personalità, accompagnandoli in quella passeggiata.

Ad un occhio esterno sarebbero potuti sembrare due semplici uomini, che si scambiavano qualche parola sulle ultime notizie di politica.

«Certo, non ha niente a che vedere con Asgard. Qui non ci sono palazzi d'oro o persone pronte a venerarti per ogni tuo respiro» aggiunse, voltandosi appena verso di lui e guardandolo dall'alto.

Odino, già sotto il maleficio di Loki, non poteva far altro che ascoltare con attenzione quelle parole. Non capiva appieno ciò che stava accadendo, una parte del suo cervello sapeva che c'era qualcosa che non andava. Ma nonostante questo non riusciva a fermarsi, a smettere di camminare e far stare zitto suo figlio.

«Ma ti troverai bene. L'ultima volta con me non sono stati molto ospitali, ma tu non sei qui per conquistarli e sottometterli, quindi non dovresti avere problemi» concluse, arrestando il suo passo proprio davanti a un enorme stabile grigio e ricordando la sua precedente visita a New York, nella quale aveva dovuto scontrarsi con gli Avengers.

Dopo aver finto la sua morte, nella battaglia contro Malekith, il capo degli Elfi Oscuri, antichi nemici di Odino, Loki aveva iniziato a dare forma al suo piano per salire sul trono di Asgard.

Mentre suo fratello, Thor, era impegnato a combattere Malekith e i suoi tirapiedi, per salvare la sua amata -cosa che lui trovava alquanto patetica e poco lodevole- Loki aveva avuto campo libero per potersi impossessare della mente di Odino.

Lo aveva stregato, bloccando una parte della sua memoria e facendolo diventare come una specie di burattino nelle sue mani.

E in quel momento, fermi davanti all'edificio prescelto, mancava pochissimo perché il suo volere finalmente si compisse.

Loki osservò il viso di quell'uomo, che per anni aveva chiamato padre, non sapendo che in realtà il suo vero padre era Laufey, il Re dei Giganti di Ghiaccio. Ricordava la rabbia che aveva pervaso ogni nervo del suo corpo quando era venuto a scoprire quel segreto.

E riguardando quelle rughe, quei capelli bianchi e quell'occhio mancante, coperto dalla placca d'oro, riusciva quasi a sentire la stessa rabbia montare dentro di lui.

Per anni gli aveva nascosto la sua vera identità. Lo aveva strappato al suo destino di essere re, gli aveva negato il suo retaggio.
E per che cosa?

Per utilizzarlo come una specie di sigillo alla loro tregua tra popoli.

«Non so se ci incontreremo nuovamente in futuro» gli disse, girandosi per osservare, un'ultima volta, quel palazzo.

Un grattacielo alto, imponente, con la facciata in stile liberty, adornata da molteplici finestre rettangolari. È lì che avrebbe lasciato Odino, in una moderna casa di riposo newyorkese. Gli avrebbe fatto condurre una vita un po' diversa dalle sue abitudini.

Una vita uguale a quella di tutti gli altri umani, monotona e insoddisfacente.

«Spero di no» commentò, lasciandosi scappare una leggera risata. «Addio, Odino» Loki lo fissò, mentre pronunciava quella parole, notando come quei normalissimi vestiti gli donassero più delle sue tuniche reali.

Il che era alquanto divertente ai suoi occhi.

Non si sentiva in colpa, non gli dispiaceva per lui. Nei suoi confronti riusciva a provare solo fastidio e voglia di vendicarsi.

Perciò non ebbe alcun ripensamento quando gli voltò le spalle, girando sulle suole dei suoi stivaletti neri eleganti e cominciando a ripercorrere la via dalla quale era arrivato.

Tornare a New York, dopo ciò che aveva combinato qualche anno prima, gli procurò una strana sensazione. Un qualcosa di simile al disagio. Un'emozione che aveva provato fin troppe volte nella sua vita.

Quando aveva cercato di sottomettere l'intera popolazione terrestre, non era in pieno possesso delle sue facoltà mentali. Anche se, in realtà, ciò che aveva fatto non era poi così lontano dalle sue reali intenzioni.

Perciò, per non farsi riconoscere -e in generale per evitare di attirare l'attenzione con gli abiti che era solito indossare- aveva deciso di mettersi qualcosa di più vicino agli standard degli umani.

Un completo elegante, composto da pantaloni neri e un lungo impermeabile del medesimo colore. Abiti che lo facevano sembrare uno di quegli uomini di Wall Street. Vestiti che lo disgustavano, perché non rendevano giustizia alla sua magnificenza di Dio degli Inganni.

La sua opinione sul genere umano non era cambiata. Li considerava sempre degli esseri inferiori, bisognosi di qualcuno che gli dicesse cosa fare e come.

Credevano di essere liberi, ma non lo erano. Erano talmente stupidi da non rendersi conto che, alla fine, tutte le decisioni che prendevano erano influenzate da qualcosa di esterno.

Ma lui aveva smesso di preoccuparsi per cercare di farglielo comprendere. Aveva capito di non poter porre fine all'ignoranza umana, era solo una perdita di tempo. E lui aveva ben altro di cui occuparsi.

Come il suo nuovo regno, per esempio.

Mentre camminava, con passo svelto e le mani nelle tasche, iniziò ad avvertire un'aria strana attorno a lui e al resto di quella città. Era come se qualcosa di elettrico si fosse impossessato della natura circostante.

Le vie di New York erano colme di persone, che camminavano in ogni direzione. Ma nessuna di loro sembrava aver avuto la sua stessa sensazione. Doveva essere qualcosa di sovrannaturale, di potente, per aver stuzzicato la sua attenzione.

Qualcosa di magico.

Alzò lo sguardo verso il cielo, che stava iniziando a colorarsi di un bordeaux scuro. Quelle strane nuvole stavano rimpiazzando tutto l'azzurro presente, andando lentamente a coprire anche il sole.

Si fermò nel mezzo di quel marciapiede, ignorando il resto dei passanti che gli fluivano attorno.
Si chiese cosa potesse essere, ma decise di non volerlo scoprire. Le minacce che incombevano sulla terra non erano un problema suo. Se fosse stato necessario l'intervento di qualcuno, ci avrebbero pensato gli Avengers.

Erano riusciti a fermare lui e la sua armata di Chitauri, sarebbero dovuti essere capaci di sconfiggere anche quello, qualunque cosa fosse.

E con quell'ultimo pensiero che gli ronzava per la testa, svoltò velocemente in una viuzza secondaria, infilandosi tra due palazzi con i mattoni a vista.
Recuperò il tesseract dalla tasca interna di quella giacca e velocemente sparì da quel posto, tornandosene su Asgard.

४ ४ ४

Una forte fitta le colpì le tempie, costringendola a fermarsi nel mezzo di quella corsia della biblioteca pubblica di New York.

Pensò che dovesse essere una semplice emicrania o un evento passeggero, perché, pochi secondi dopo, quel dolore era già sparito.

Continuò a camminare, con quei quattro libri antichi stretti tra le braccia. Li avrebbe risposti nel loro scaffale e poi sarebbe tornata nel suo ufficio, per prendersi un'aspirina.

Si sistemò gli occhiali rotondi, dalla montatura spessa, continuando a tenere lo sguardo fisso sul pavimento. Lavorava in quella famosa biblioteca ormai da anni, non le piaceva, ma se lo faceva andare bene, perché sapeva che non avrebbe potuto trovare altro.

Arrivò davanti agli scaffali che contenevano i libri storici ed iniziò a scorrere con gli occhi tutte le lettere, in cerca della M.

Quella lettera non l'abbandonava mai, come il numero 3. Erano due elementi che comparivano sempre durante la sua vita. Come per ricordarle che lui era lì con lei, la osservava e la seguiva.

Una seconda e improvvisa fitta le colpì nuovamente la testa. Fu più forte della precedente, tanto da farle cadere i libri a terra, provocando un tonfo sordo.

Strizzò gli occhi, piegandosi un po' sulle ginocchia e portandosi le mani alle tempie. Fu a quel punto che l'avvertì, quella sensazione che ormai non provava più da secoli. Quell'elettricità che iniziava a scorrerle nelle vene, quella voce che si impossessava di nuovo della sua testa.

Era un'antica magia.

La fitta terminò, permettendole di ricomporsi.
Gettò gli occhiali a terra e raccolse velocemente i libri, posizionandoli in quello scaffale, non curandosi dell'ordine. Tanto quello sarebbe stato il suo ultimo giorno di lavoro nella biblioteca pubblica di New York.

Una volta dopo essere entrata nel suo ufficio, iniziò a raccogliere tutti gli oggetti personali che aveva sparsi nella stanza. Mentre buttava ogni cosa alla rinfusa nella sua borsa, il piccolo specchio rettangolare, appeso accanto alla porta -che solitamente utilizzava per truccarsi quando la mattina era in ritardo- attirò la sua attenzione.

Osservò l'immagine che vi era riflessa.
Finalmente non vedeva più quella sciatta forma umana nella quale era stata costretta per anni.

I suoi occhi erano diventati completamente neri e sulla pelle scura del volto ovale, si erano formate delle piccole crepe del medesimo colore. I lunghi capelli marroni erano tornati ad essere legati in tante piccole treccine e non più lisci e dal colore spento.

Sentiva il potere iniziare a impossessassi nuovamente del suo corpo.
Ed era così appagante.

Sorrise contenta, notando i perfetti denti bianchi prendere la forma di aguzzi canini insanguinati. Ci fu un calo di tensione nel palazzo e si udì un tuono rimbombare in lontananza.
Decise di riprendere il controllo di se stessa, non volendo attirare troppa attenzione.

Se qualcuno l'avesse vista sotto quella forma, beh, quel qualcuno sarebbe dovuto morire. E non aveva ancora voglia di uccidere. In quel momento le importava solo una cosa, arrivare alla fonte di quella potente magia.

Quella magia che era stata capace di risvegliare i suoi istinti primordiali.
Che era stata capace di spezzare quel maleficio che le impediva di essere se stessa.

Chi poteva essere così potente da utilizzare un sortilegio del genere?

🌟🌟🌟

Ciao Stelline!
Ecco qui il prologo di questa nuova storia.

Ancora ci sono un sacco di cose da svelare, ma ho deciso di lasciarvi qualche indizio sparso qua e là.

Chi sarà questo lui?

E che ne pensate di questa prima entrata in scena di Loki?

Nel mentre che attendete la pubblicazione ufficiale della storia, sbizzarritevi con le teorie su ciò che potrà succedere e fatemele sapere😈 

Lasciate una stellina nel caso il capitolo dovesse esservi piaciuto e non dimenticatevi di commentare facendomi sapere cosa ne pensate.
Per qualsiasi cosa non esitate a contattarmi.

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XOXO, Allison 💕

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