6 - Cambio di piani

Galassia, Asgard.

Si era divertita a guardarlo scervellarsi per capire cosa stesse accadendo attorno a lui. E aveva ascoltato attentamente tutti i dubbi che stavano insorgendo nel popolo, a proposito della condizione del loro sovrano.

Ma in quel momento, vedendo Asmodeo in pericolo, aveva deciso di smetterla di giocare con lui, rendendosi visibile ai suoi occhi.

Aveva pronunciato solo quelle due semplici parole, salutandolo e restandosene protetta dal buio di quella notte.

«Credevo che Thor avesse deciso di intraprendere il suo viaggio nello spazio proprio per evitare che queste cose accadessero» commentò Loki, cercando di ricomporsi, non volendo mostrare il suo sgomento per aver sentito di nuovo quella voce.

Lilith si prese il suo tempo per osservarlo.
Era diverso da come lo aveva visto descritto e ritratto in quel libri contenenti le storie della mitologia Norrena. Davanti ai suoi occhi non vi era una creatura mistica o spaventosa, come aveva letto nelle pagine di quei volumi trovati nella biblioteca di New York. Al contrario, davanti a lei c'era un uomo estremamente affascinante.

Indossava un mantello verde scuro, che gli ricadeva morbidamente lungo la schiena, arrivando quasi a toccare terra. Il resto delle sue vesti erano formate da pelle, decorata con alcuni inserti sempre dal colore verde e alcuni punti di luce in oro.

Quegli abiti gli calzavano a pennello, esaltando il suo fisico asciutto ma dall'aspetto tonico. E si abbinavano perfettamente con i suoi occhi vispi e i lunghi capelli neri.

«Ma evidentemente mi tocca fare tutto da solo» aggiunse, schioccando la lingua sul palato. «Come sempre» concluse, rivolgendo nuovamente il suo sguardo a quel serpente e ricominciando a stringere la presa su quel suo corpo lungo.

Asmodeo emise un sibilo strozzato, chiamando la sua padrona e chiedendole aiuto. Fu a quel punto che Lilith sussultò, scattando involontariamente di qualche passo in avanti e uscendo da quell'ombra che l'avvolgeva.

«Ah, ma allora questa voce misteriosa ha anche un volto» appurò Loki, portando i suoi occhi sulla figura di quella donna.

E doveva ammetterlo, si aspettava di tutto, meno che una donna del genere. Poco più bassa di lui, con quell'abito tipico asgardiano, ma che sembrava essere così estraneo indossato dal suo corpo.

I capelli lunghi raccolti in una treccia e il volto dai lineamenti dolci, nettamente in contrasto con l'espressione dei suoi occhi.
Occhi scuri e dallo sguardo che lasciava trasparire diffidenza, rabbia.

Era bella, quasi fin troppo bella.
Aveva quel fascino assassino, dal quale bisognava sempre guardarsi le spalle, perché quando meno te l'aspettavi, ti ritrovavi a essere già caduto ai suoi piedi.

«Restituiscimi il mio amico» ordinò lei, indicando il suo serpente. Lilith non aveva mai amato per davvero niente e nessuno, arrivando alla conclusione di non essere capace e predisposta per provare quel sentimento così puro.

Ma Asmodeo era l'unica cosa alla quale teneva per davvero. L'unica cosa per cui si sarebbe esposta e messa in pericolo.

«Entri nella mia testa, ti intrufoli nella mia città, mandi questo viscido animale a ispezionare il mio palazzo e ti presenti nella mia stanza come una specie di ladra» Loki elencò tutto ciò che gli era capitato in quei giorni, riuscendo finalmente a dare un volto a quegli strani giochetti.

«E dopo tutto questo, hai anche il coraggio di avanzare pretese?» le domandò in modo retorico, indicandola con un dito e guardandola con la testa leggermente inclinata.

Lilith aprì la sua bocca in un sorriso, fiera nel risentire tutto ciò che aveva combinato in quegli ultimi giorni. E poi decise che ormai la sua pazienza stava per toccare il limite.

Schioccò le dita, trasformando il serpente in quel girocollo prezioso. Loki aggrottò le sopracciglia, sorpreso da quel gesto, mentre si vedeva cadere ai piedi la collana.

Il Dio degli Inganni aveva appena appurato di non essere l'unico capace a utilizzare la magia. E non sapeva se esserne piacevolmente sorpreso o spaventato.

«Carino questo trucchetto» commentò, tirando un calcio alla collana e facendola arrivare proprio ai piedi di quella donna. «Sai, ne conosco qualcuno anche io» aggiunse, sorridendo in modo furbo.

Lilith, in un batter d'occhio, si ritrovò come trasportata in una stanza in cui l'unico colore sembrava essere il bianco. Completamente asettica, niente sul pavimento, nessuna decorazione alle pareti o al soffitto.

Solo bianco su bianco.

Quella stanza sembrava essere illuminata da una luce artificiale, fredda, simile al led, ma non riusciva a individuarne la fonte.

«Visto?» domandò retoricamente e quella volta era Lilith che sentiva solo la sua voce, non riuscendo a intravedere quella figura.

Si guardò attorno, alquanto spaesata, cercando di capire dove potesse essersi nascosto. Ma prima che trovasse una risposta, lui apparve a pochi centimetri dal suo corpo.

I loro sguardi si incrociarono, incatenandosi e cercando di studiarsi dall'interno.
E in quel momento, il sentimento dominante nel corpo di entrambi, non sembrava più essere solo la rabbia, ma anche un'inspiegabile attrazione.

Fu Loki a interrompere quel contatto visivo, sentendosi quasi minacciato da quelle emozioni precoci. Le colpì la fronte con il palmo della mano e la testa di Lilith ricadde all'indietro, mentre in quella di lui, i ricordi più salienti della vita della donna scorrevano velocemente.

«Cosa sei tu?» domandò, qualche secondo dopo, muovendo alcuni passi all'indietro e allontanandosi da lei. Quell'illusione svanì, facendo ritornare entrambi nella camera da letto padronale del palazzo.

Ciò che Loki aveva osservato era bastato per farlo mettere sulla difensiva. Aveva visto secoli e secoli di vita. Partendo da un bellissimo e rigoglioso giardino, passando da luogo oscuro, avvolto dalle fiamme e arrivando fin sulla terra.

Aveva visto quella donna sotto molte forme, alcune più spaventose e altre più simili a quelle umane. Ma soprattutto aveva visto il sangue che sporcava le sue mani, le innumerevoli anime delle quali si era appropriata senza alcun rimorso.

E aveva scorso anche quella strana ombra.
Un'ombra che sembrava essere sempre accanto a lei, come se la stesse proteggendo o controllando.

Le domande nella testa di Loki erano molteplici, ma le risposte sembravano essere così lontane.

«Sono tutto ciò che non avresti mai voluto incontrare» disse Lilith, avvicinandosi a lui di poco. «Sono gli incubi che ti hanno perseguitato nei tuoi sonni» continuò, schioccando le dita e trasformandosi.

Gli abiti asgardiani lasciarono posto a una tuta intera di pelle, nera e a maniche lunghe, che metteva in risalto le forme del suo corpo snello. La parte del collo era adornata da una placca argento, con il simbolo di un serpente posto nel centro.

Le spalline erano rinforzate e lungo le braccia scendevano dei listelli in ferro che si avvolgevano ad esse, fermandosi poco prima dei polsi. Gli stessi listelli erano presenti anche sulle gambe. Anche i suoi capelli erano cambiati, sistemandosi in tante piccole treccine.

«Sono la Dea dell'Oscurità» concluse, mentre sui suoi zigomi iniziavano a formarsi delle piccole crepe e i suoi occhi si coloravano completamente di nero.

Loki ebbe la prima risposta a una delle sue tante domande, rendendosi conto che si trovava davanti a un'altra creatura simile a lui.

Una Dea.
Che fino a quel momento forse aveva sottovalutato un po'.

Nel vedere il suo viso, prima così bello e pulito, ora trasformato in quella forma spaventosa, schiuse le labbra come per dire qualcosa. Ma si rese presto conto che non aveva la più pallida idea di ciò che gli stava passando per la testa.

Gli venne spontaneo tirare fuori i suoi due coltelli, dai manici verdi e le lame affilate. Li puntò contro di lei, pronto ad attaccare, nel caso lei avesse deciso di compiere una mossa avventata. Ma quando la vide sorridere in modo malizioso, alzò un sopracciglio.

«Uh, dei coltelli, stai per caso cercando di sedurmi?» gli domandò, passando un dito su una di quelle lame. E Loki stava quasi per cascare nella sua trappola, lasciandosi trasportare nuovamente da quella voce e facendosi distrarre da quella provocazione.

Ma fortunatamente per lui riuscì a risvegliarsi poco prima che lei potesse affondare la lama del suo pugnale proprio nel suo basso ventre. Si era lasciato distrarre, non accorgendosi nemmeno del fatto che lei avesse tirato fuori quell'arma dal lato della tuta.

Loki aveva deciso di rispondere prontamente, non lasciandosi sopraffare. Si fece rigirare uno dei suoi coltelli tra le mani e poi lo affondò velocemente nel fianco destro di quella donna.

Lilith si lasciò scappare un gemito di dolore, piegandosi leggermente sulle ginocchia e portandosi una mano sulla ferita.

«Dimmi cosa vuoi da Asgard» le ordinò, puntandole l'altro coltello alla gola. Gli occhi della donna tornarono del loro colore naturale, un marrone scuro, senza alcuna sfumatura.

«Io non voglio niente dalla tua insulsa cittadina» gli disse, facendo sì che anche quelle crepe scomparissero dal suo viso. «Voglio qualcosa da te, mio caro Dio degli Inganni» rivelò.

Loki aggrottò le sopracciglia, non capendo cosa mai potesse avere di così speciale che quella Dea desiderava tanto da spingersi fino a lì. Ma non ebbe il tempo di pensare, perché un calcio gli arrivò dritto nella pancia, spingendolo più in là e facendolo cadere a terra.

Lilith aveva finto di essersi ferita gravemente, convincendolo di essere ormai già stata sopraffatta da lui. E nell'esatto momento in cui aveva abbassato la guardia, lei ne aveva approfittato.

«Io non ho niente per te» mise in chiaro, cercando di rialzarsi prima che lo raggiungesse.

«Oh, io credo proprio di sì invece» insistette lei, poggiandogli il piede, coperto da quello stivale alto in pelle e con un tacco squadrato, sul petto.

Loki stava iniziando a stancarsi di quella situazione. Voleva delle risposte e soprattutto voleva risolvere quel problema il più velocemente possibile. Quando la vide spostare lo sguardo sulla sua libreria, approfittò di quella distrazione per portarsi in vantaggio.

Improvvisamente apparvero una dozzina di suoi cloni, sparsi per tutta la stanza. Lilith si guardò intorno velocemente, leggermente confusa da tutto ciò. E nel momento in cui i suoi occhi tornarono sulla figura dell'uomo, steso a terra, si ritrovò davanti al suo sorriso beffardo.

Il Dio degli Inganni le afferrò il polpaccio, tirandola verso di sé e facendola scivolare sul pavimento duro. Si alzò con un unico scatto, confondendosi con il resto dei cloni.

Il sangue continuava a fuoriuscire dalla ferita di Lilith, ma finché avessero continuato a combattere non avrebbe potuto curarsi. Doveva trovare velocemente un modo per sconfiggerlo, prima che la sua stanchezza potesse sopraffarla.

Era vero che aveva recuperato i suoi poteri, ma non l'aveva fatto in modo diretto e soprattutto non li aveva ripresi dalla sua fonte originale. Perciò il suo corpo doveva ancora abituarsi e non aveva idea di quanto ci sarebbe voluto, perché non sapeva come funzionava la magia di quel posto.

La Dea decise di giocare l'unica carta che le avrebbe permesso di destabilizzarlo senza toglierle troppe energie. Chiuse gli occhi, concentrandosi e ignorando tutto ciò che stava accadendo accanto a lei. Ignorando le risate di quei cloni che la schernivano.

"Ti sono mancata?"

Loki sentì nuovamente quella voce nella sua testa, ma decise di non rispondere, cercando di non farle capire quale fosse il vero lui.

"Lo sai che non puoi sfuggirmi"

Continuò, aprendo di scatto gli occhi e guardandolo. Lo aveva trovato, il suo trucchetto aveva funzionato. Prese un profondo respiro, cercando tra i suoi ricordi e mostrandogli proprio uno di quelli che più lo rattristavano.

Loki si ritrovò come indietro nel tempo, non era più in quella stanza. I suoi piedi poggiavano sul marmo chiaro della sala dei fiori. Tutto sembrava stranamente calmo, all'apparenza non vi era nessuno oltre a lui.

Il Dio degli Inganni non si era ancora reso conto di essere vittima di un'illusione, della manipolazione mentale di Lilith. Decise quindi di muovere qualche passo in quella stanza, oltrepassando la fontana e ritrovandosi, con estrema sorpresa, il corpo morto di sua madre che giaceva sul pavimento freddo.

«No, no, no...» Loki cadde in ginocchio, in preda allo sconforto. Non aveva mai visto sua madre morta, perché quando l'avevano uccisa lui era rinchiuso in quelle prigioni.

Una cosa che non si era mai perdonato.
E mai lo avrebbe fatto.
Perché, oltre a essere stata colpa sua, non era stato nemmeno presente e non aveva potuto far niente per salvare la persona alla quale aveva davvero voluto bene per tutti quegli anni. E questa era una cosa che l'avrebbe tormentato per sempre.

Osservò Frigga, stesa a terra, circondata dal suo stesso sangue. Aveva la fronte corrucciata e gli occhi aperti sembrava quasi lo fissassero, come se sapessero che era stato lui, involontariamente, a mandare i guerrieri degli Elfi Oscuri in quella stanza.

«Basta!» urlò, rendendosi conto di quello che stava succedendo nel momento in cui, provando a prendere la mano di sua madre essa scomparve. «Esci dalla mia testa!» gridò ancora e fu a quel punto che Lilith smise con quell'illusione.

Loki fece scomparire i cloni, scagliandosi immediatamente contro di lei. Iniziarono a combattere, corpo a corpo, senza più inganni o trucchi.

Caddero a terra e si rialzarono.
Cercavano di schivare i reciprochi colpi e di infierirne altrettanti. E andarono avanti così per un po', finché entrambi si resero conto che non sarebbero arrivati a nessuna conclusione.

Erano due Dei e in quel momento anche in possesso della stessa forza magica.

«A-aspetta» balbettò Lilith, allontanandosi da lui e poggiandosi con la schiena al muro. Prese un profondo respiro, portandosi nuovamente le mani a premere su quella ferita.

Loki recuperò uno dei coltelli dal pavimento e lo lanciò nella sua direzione, approfittando del momento in cui la concentrazione di lei era focalizzata su quel sangue che continuava a fuoriuscire.

Lilith alzò la testa di scatto e quel coltello si fermò proprio a pochi millimetri dalla sua fronte. Rimase sospeso a mezz'aria, mentre lei fissava la punta della lama. Socchiuse gli occhi e qualche secondo dopo quel coltello si ridusse in polvere, ricadendo sul pavimento e lasciando Loki alquanto sconcertato.

«Hai finito?!» gli disse seria, fissandolo dritto in quei suoi occhi azzurri come il ghiaccio.

Lilith infilò la mano dentro il collo di quella tuta in pelle, estraendo la sua collana e trasformandola successivamente in nel suo serpente. Lasciò che l'animale le strisciasse sul corpo, mentre provvedeva a sedersi.

Strappò parte di quell'indumento, liberando la pelle del fianco dal tessuto stretto. Asmodeo si fermò proprio a pochi centimetri da quella ferita, affondando poi i suoi due denti affilati nella carne sensibile.

«È disgustoso» commentò Loki, con un'espressione di disappunto dipinta in volto.

«Non avrei dovuto farlo se solo non mi avessi pugnalata» puntualizzò lei, sopprimendo un gemito di dolore nel momento in cui il serpente si staccò da lei.

«Certo, sono io il mostro cattivo adesso» disse lui, aggrottando le sopracciglia. Si rese poi conto che stavano discutendo come se si conoscessero da sempre e come se fino a pochi secondi prima non avessero cercato di uccidersi a vicenda.

«E non ci provare a raggirarmi!» esclamò, puntandole un dito contro. Lilith si spostò alcune ciocche di capelli che le erano ricadute sul volto, sorridendo di sottecchi. «Sei ancora un'intrusa nella mia stanza, che per di più ha cercato di uccidermi» le ricordò, avvicinandosi alla porta della camera.

Mise una mano sulla maniglia, ma venne fermato proprio prima che potesse aprila. «Credi che prendere le tue sembianze da Odino e chiamare le guardie per farmi portare in prigione sia una buona idea?» gli chiese con un sopracciglio alzato.

«Come spiegherai chi sono e come potrai rassicurare i tuoi cittadini di non essere in pericolo, se non sai nemmeno da dove vengo e di cosa sono capace» continuò, restandosene seduta su quel pavimento, con la testa poggiata al muro e gli occhi chiusi.

«Non puoi. Non puoi spiegarlo e soprattutto non puoi garantire la sicurezza di nessuno» insistette, iniziando a giocare con il suo serpente, rigirandoselo tra le mani. «Hai già messo a rischio la tua copertura con gli strani comportamenti di questi ultimi giorni, non vorrai rischiare di essere scoperto e finire nuovamente rinchiuso?» gli chiese retoricamente.

Loki alzò gli occhi al cielo, sospirando frustrato e lasciando quella maniglia in oro. Si voltò verso di lei, con le mani giunte e un sorriso tirato.

«Ti dò cinque minuti per spiegarmi cosa vuoi da me e perché sei qui. E se quando avrai finito non mi piacerà ciò che hai detto, finirò quello che ho iniziato con quel coltello» le disse.

Entrambi si erano visti costretti a cambiare i loro piani. Lilith non era riuscita a sopraffarlo e usarlo per scoprire tutti i segreti di quella magia, come si era prefissata. E Loki non era riuscito a eliminarla e liberarsi di quella minaccia.

Quella specie di compromesso sembrava vantaggioso per tutte e due le parti.
Almeno in quel momento.

🌟🌟🌟

Ecco a voi un nuovo capitolo!

Lilith finalmente si mostra a Loki e le cose tra i due non sembrano essere iniziate nel migliore dei modi.
Ma, ehi, cosa vi aspettavate? Conoscendomi mi auguro nulla di diverso 😈

Entrambi sembrano avere secondi fini, nonostante il piccolo compromesso al quale sono giunti dopo aver combattuto.

Lilith sarà abbastanza scaltra da raggirare il Dio degli Inganni?
Oppure Loki riuscirà a trovare un vantaggio nell'averla lì con lui e la sfrutterà a suo favore?

Ma soprattutto, riusciranno a parlare e comportarsi civilmente senza cercare di uccidersi continuamente a vicenda?

Per scoprirlo non dovrete fare altro che continuare a leggere 😏

Lasciate una stellina nel caso il capitolo dovesse esservi piaciuto e non dimenticatevi di commentare facendomi sapere cosa ne pensate.
Per qualsiasi cosa non esitate a scrivermi.

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XOXO, Allison 💕

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