4 - Una nuova cittadina
Terra, New York.
«Anche una barretta al cioccolato, grazie» disse, poggiando la bottiglia di latte sul bancone.
Lilith fissò dritto negli occhi quell'uomo di mezza età, dai capelli brizzolati e lo sguardo annoiato. Indossava una maglietta bianca, con una macchia di caffè sulla manica.
«Mars o Snickers?» le domandò, un sopracciglio alzato e la bocca che masticava una di quelle gomme dal colore rosa.
«Snickers» rispose lei semplicemente, guardandosi un po' attorno. Quel piccolo negozietto si trovava proprio nella via che faceva angolo con il palazzo malconcio che ospitava il suo appartamento.
Era solita recarsi lì per comprare ciò che le serviva. Quell'uomo, che se ne stava sempre dietro alla casa, ormai la conosceva, ma mai una volta si erano scambiati una parola in più di quelle strettamente necessarie.
«Ah... e anche questo» disse Lilith, aggiungendo un pacchetto di carne secca sul bancone rovinato.
L'uomo alzò appena gli occhi al cielo, afferrando il nuovo articolo e passandolo sul lettore. «Sono tredici dollari» la informò, incrociando le braccia al petto e masticando quel chewing-gum a bocca aperta.
Lilith si morse la lingua, odiava quell'atteggiamento infastidito e ingiustificato nei suoi confronti. E per una frazione di secondo un pensiero sfiorò la sua mente.
"Fagli vedere a cosa può andare incontro mancandoti di rispetto"
Le aveva suggerito la coscienza.
Ma lei non l'ascoltò. Non perché provasse compassione o sarebbe stata dispiaciuta a uccidere quell'uomo. Un po' di sangue in più non avrebbe sporcato ulteriormente le sue mani già abbondantemente incriminate.
Una trasformazione, uno sforzo o un combattimento, però, le avrebbero tolto energia preziosa. Un'energia che lei doveva conservare appieno per il viaggio che l'aspettava.
Si lasciò scappare un piccolo sorriso, mentre recuperava la sua spesa e si accingeva a uscire da quel market. Pensando a come, se fosse stata ancora al fianco del suo Mephisto, in quel momento sarebbe intervenuto lui a punire il cassiere scorbutico.
Ricordò il modo in cui loro due, sempre assieme, combattevano e lavoravano per conquistare ciò che gli serviva. Erano l'uno la spalla dell'altra. Totalmente invincibili uniti e così fragili divisi.
Ma ormai le cose erano finite.
Nulla sarebbe più stato come prima. Lei non avrebbe più potuto tornare a regnare al suo fianco e lui non sarebbe mai più riuscito ad amare, a essere felice.
Solo che, Lilith sarebbe stata ancora in grado di sconvolgere il suo destino, riuscendo a ucciderlo una volta per tutte e prendendo il suo posto. Ma avrebbe dovuto organizzare le cose in ogni minimo dettaglio, nulla poteva essere lasciato al caso.
Perciò quel pensiero aleggiava ancora nella sua testa, anche se in quel momento era costretto a farsi da parte, per dare spazio a un altro malefico piano di conquista.
Dal canto suo, Mephisto, non sarebbe più riuscito a trovare nessuna come lei. Avrebbe vissuto per sempre nella sua opprimente solitudine.
Salì velocemente quelle ripide scale, arrivando al sesto piano e fermandosi proprio davanti alla porticina in legno scheggiato. Un'entrata che sarebbe potuta tranquillamente sembrare quella di uno sgabuzzino.
Infilò la chiave nella toppa, facendole fare uno scatto e poi sparì dentro il suo piccolo appartamento.
L'ambiente era avvolto dall'ombra, l'unico punto di luce era quello spiraglio di sole che riusciva a filtrare dalla piccola apertura delle tende.
Il fascio di luce illuminava il pavimento del salotto, sopra il quale erano ancora sparse quelle polveri nere.
Dopo aver trovato Odino ed essersi impossessata di ciò che restava delle sue conoscenze e poteri, aveva provveduto subito a mettersi al sicuro.
Casa sua era diventata una caverna invisibile agli occhi di qualsiasi altra strega o stregone e soprattutto agli occhi di Mephisto. Aveva creato molteplici incantesimi di protezione e invisibilità e posto delle rune in ogni angolo.
Sapeva che lui la percepiva.
La teneva sott'occhio.
E non poteva permettersi di farsi scoprire. Non poteva permettersi nessun passo falso o tutto sarebbe finito.
Infatti, Mephisto, aveva già avvertito la sua energia.
Dal momento in cui lei era tornata in possesso di parte dei suoi poteri, lui aveva tenuto orecchie e occhi ben aperti.
Sapeva quanto potesse essere furba e meschina, perciò, anche solo quel minimo movimento di magia da parte sua, lo aveva fatto scattare subito.
Non si fidava di lei, aspettava solo un suo passo falso per potersi fiondare sulla terra e prosciugarla nuovamente di ogni sua forza vitale, costringendola a ricominciare tutto da capo. E lo avrebbe già fatto, se solo non avesse avuto quelle stupide regole da seguire.
Regole che aveva patteggiato con Dio in persona, per evitare che l'intero mondo cadesse in una spirale di interminabili guerre e distruzione di ogni forma umana conosciuta. Come stava per accadere dopo la sua decisione di abbandonare il Paradiso e discendere negli Inferi.
«Ti ho portato un regalino» annunciò, scartando quella carne secca. Il suo famiglio strisciò fuori dalla camera da letto, raggiungendola nel salotto. Lilith si accovacciò, lasciandogli una dolce carezza sulla testa, mentre lui si accingeva ad assaggiare quella carne.
«Oh, suvvia, Asmodeo, non ti lamentare. È pur sempre cibo» lo riprese, notando che era restio nel mangiare quel pasto di bassa qualità. «Ti prometto che presto potrai nuovamente sentire il dolce sapore del sangue» aggiunse, notando come, dopo quelle parole, gli occhi del serpente si illuminarono.
«Hai mai provato il sapore di quello asgardiano?» gli domandò, sorridendo malvagiamente. Asmodeo sibilò, facendo fuoriuscire parte della sua lingua biforcuta. «Nemmeno io, ma sono parecchio curiosa» aggiunse e i suoi denti iniziarono subito ad affilarsi.
४ ४ ४
Passarono tre lunghe ore, nelle quali Lilith si concentrò esclusivamente su quei libri e quelle strane polveri magiche. Aveva letto e riletto quegli incantesimi, rispolverandoli nella sua memoria e cercando di non dimenticarseli mai più.
Dopo cinque secoli, in cui era stata costretta a stare lontana dalla magia, si era un po' arrugginita e tutte quelle formule avevano preso un posto secondario nella sua mente.
Nel salotto ogni cosa era pronta. Avrebbe usato i poteri rubati a Odino per aprire una parte del bifrost e farsi trasportare su Asgard. Non avrebbe attirato l'attenzione su di sé, perché aveva trovato un passaggio segreto, una specie di falla nella sicurezza della città, che le avrebbe permesso di entrare senza destare sospetti.
«Forza, vieni qui. È arrivato il momento di lasciare questo squallido appartamento» richiamò Asmodeo, ordinandogli di entrare all'interno di quel cerchio. Il serpente si posizionò dietro il suo collo, attendendo che lei recitasse quelle formule.
«Antiqua daemonia, voco vos» una nebbia nera si materializzò a filo pavimento, andando ad attorniare quel cerchio. «Aperiam in via» lentamente tutta la stanza venne inghiottita da quella stessa nebbia e dei sussurri sovrapposti continuarono a ripetere la formula.
Un improvviso fascio di luce colorata spezzò quell'oscurità, colpendo proprio il punto in cui Lilith era seduta. In pochi secondi tutto scomparve, nell'appartamento regnava il silenzio e sembrava come se non ci avesse mai abitato nessuno.
Niente più mobili, niente più oggetti personali, solo quel semicerchio. Esso non era più composto da polvere magica, ma da un marchio lasciato sul pavimento in legno. Una figura composta da elementi geometrici che si intrecciavano tra di loro, segno inconfondibile che il bifrost aveva prelevato qualcuno per portarlo su Asgard, ma che non lo aveva fatto per volere del guardiano.
Lilith quasi non si accorse di nulla, fu tutto talmente veloce che non ebbe nemmeno il tempo di realizzare. Quando riaprì gli occhi si rese conto di non essere più nel suo salotto, aveva lasciato New York, l'incantesimo aveva funzionato e in quel momento si ritrovava finalmente su Asgard.
Anche se non sapeva dove di preciso.
Davanti a lei si estendevano ettari ed ettari di fitta vegetazione. Prati verdi e alberi alti come grattacieli. Piante e fiori che mai aveva visto prima di allora, ma che senza dubbio le sarebbero potute tornare utili per i suoi incantesimi.
Avvertiva la stanchezza che pesava sul suo corpo. Il potere di Odino si era prosciugato del tutto, utilizzato interamente per evitare che qualcuno, lì ad Asgard, potesse accorgersi che il bifrost era stato, in parte, aperto.
Quel viaggio le aveva portato via buona parte delle sue forze fisiche, avrebbe avuto bisogno di riposare e lo avrebbe fatto presto, ma prima doveva occuparsi del suo travestimento.
«Tu così non puoi restare, attireresti troppo l'attenzione» disse, togliendo Asmodeo dal suo collo e lasciandolo a terra. Schioccò le dita, trasformando quel serpente in una collana ornata da rubini e della medesima forma dell'animale.
La indossò, potendo già avvertire il disappunto del suo famiglio per essere stato trasformato in un oggetto. Ma non ci fece caso, non aveva tempo per stare dietro ai capricci di Asmodeo.
Schioccò nuovamente le dita e i suoi vestiti, che era solita usare per confondersi tra gli umani, lasciarono il posto a delle vesti dall'aria decisamente più antica.
Un lungo abito bordeaux, con uno scollo a V e le spalline formate da due placche in oro. Da queste ultime partivano due strati di stoffa semitrasparente, del medesimo colore, che arrivavano a toccare fino a terra.
Sul corpetto erano presenti delle decorazioni sempre in oro, che seguivano il profilo dello scollo e andavano poi a intrecciarsi, formando una cintura che stringeva la stoffa di quel vestito sulla vita, andando ad accentuare ulteriormente le sue forme.
I dreadlocks si erano trasformati in lunghi e lisci capelli neri, acconciati in una grossa treccia, adornata con qualche gioiello, che contribuiva a tenere il più possibile in ordine la chioma ribelle.
In quel momento sì che era finalmente pronta a fare il suo ingresso nella città. Sorrise in modo soddisfatto, iniziando poi a camminare, addentrandosi in quella boscaglia e cercando di ricordarsi ciò che gli occhi di Loki le avevano mostrato pochi giorni prima.
Entrare nella sua testa non era stato per niente facile, aveva dovuto usare molte delle sue energie e parecchie polveri magiche per creare l'incantesimo perfetto. Un incantesimo che le aveva permesso di prendere possesso della mente di Loki, senza però far scoprire la sua identità.
Grazie a ciò era riuscita a capire la posizione esatta di Asgard e come quella città era formata. Senza quel trucchetto non sarebbe mai riuscita ad arrivare fino a lì in così poco tempo.
Dopo parecchi minuti di camminata, nei quali si era imbattuta in rivoli d'acqua, cascate e strani frutti, che per un attimo le avevano fatto pensare di essere ritornata nella sua prima prigione, l'Eden. Finalmente era riuscita a scorgere delle case dallo stile rustico e qualche persona aggirarsi nei dintorni di esse.
Ma i suoi occhi erano stati catturati dall'imponente palazzo dalla forma piramidale, interamente costruito con listoni d'oro massiccio. Davanti a esso un ponte sospeso, dai mille colori, alla fine del quale vi era una cupola con una sporgenza eretta verso l'alto.
Proseguì per le vie della città, confondendosi tra gli abitanti e arrivando fino a pochi passi da quel palazzo. Rimase ad osservarlo, con gli occhi quasi chiusi a fessura e un'irrefrenabile voglia di entrare.
E l'avrebbe anche fatto, se non fosse stato per Asmodeo. Il serpente, che aveva percepito i suoi pensieri, aveva provveduto subito a fermarla, stringendosi attorno al suo collo nudo. Lilith aveva avvertito quella sensazione, perciò aveva dato una piccola botta sulla collana e serrato le labbra.
«Ho capito, ho capito» disse con tono nervoso, mentre si ricordava che prima di tutto avrebbe avuto bisogno di riposo e poi avrebbe pensato a far visita al suo nuovo amico Loki.
«Ehi, ti sei persa per caso?» una voce acuta le fece mettere tutti i sensi sull'attenti. Si girò lentamente, ritrovandosi davanti una bambina. Un sorriso stampato in volto, dei lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri come il mare.
La stava fissando con la testa leggermente inclinata, mentre tra le mani stringeva una piccola boccetta ricoperta di cuoio. Lilith rifletté bene prima di rispondere, cercando di studiare quel piccolo esserino, che sembrava essere così incuriosito dalla sua presenza.
«Come ti chiami, piccolina?» le domandò, piegando di poco le gambe, così da portarsi più o meno alla sua altezza.
«Elin e tu?» rispose, sbattendo le ciglia di quegli enormi occhi.
«Lilith» confessò, non temendo che qualcuno potesse riconoscere il suo nome. Proveniva da un mondo lontano, completamente opposto al loro, nessuno lì doveva aver mai sentito parlare di lei. Soprattutto perché la sua storia era stata cancellata da quasi tutti i libri e non veniva tramandata da nessuno.
«Che strano nome, non sembra asgardiano» constatò lei, dimostrandosi più intelligente di quello che la strega credeva. «Da dove vieni?» a quella domanda, Lilith aprì la bocca, ma poi la richiuse immediatamente, realizzando che non sapeva cosa dire.
«Senti, Elin, non potrei rivelarti la mia vera identità... ma mi sembri una brava bambina, capace di mantenere i segreti» la stuzzicò, arricciando le labbra e distogliendo lo sguardo.
«Sì, lo sono» disse l'altra, annuendo vigorosamente. Il piano di incuriosirla e distogliere l'attenzione dall'inizio di quella conversazione, aveva funzionato subito.
«Bene, allora ti rivelerò questo segreto» Lilith si accovacciò nuovamente, invitando quella bambina a farsi più vicino. «Sono qui per conto di Thor» mentì, facendo sì che gli occhi di Elin si sgranassero e venissero illuminati da una nuova luce.
«Ah, lo consoci?» le chiese, cercando di farsela sempre più amica e di conquistare pienamente le sua fiducia attraverso quella falsa gentilezza.
«Sì! Lui è l'eroe di Asgard, il guerriero più forte e valoroso, che adesso è partito per proteggerci da tutti i mali presenti nell'universo» rispose, entusiasta di pronunciare quelle parole.
Lilith sorrise furbamente, facendo poi schioccare la lingua sul palato. «Esatto e proprio lui mi ha mandata qui, perché voleva accertarsi che in città tutto procedesse senza intoppi» spiegò, poggiandole una mano sulla spalla magra, coperta da quella stoffa marrone che le faceva da scialle.
«Sai, pensa che ci sia un traditore dentro il palazzo» le disse sussurrando e guardandola dritta negli occhi. La bambina aprì la bocca in modo sorpreso, non aspettandosi affatto di ricevere una notizia del genere.
«Ti andrebbe di aiutare me e Thor in questa missione segreta?» le domandò con un sopracciglio alzato, già pronta a utilizzare i suoi poteri nel caso che con le buone maniere non avesse funzionato.
Elin rimase in silenzio per qualche secondo, con il labbro inferiore intrappolato e mordicchiato tra i denti. Stava soppesando se quella donna potesse davvero averle detto la verità.
«Va bene» disse infine, facendo aprire la bocca di Lilith in un grosso sorriso.
«Bravissima, Thor sarà molto fiero di te quando gli racconterò cos'hai fatto» giocò ancora un po' su quella linea fatta di bugie e false promesse.
Non si sentiva in colpa per aver raggirato e illuso una povera e innocente bambina. Aveva fatto molto di peggio nella sua vita. E poi era del parere che le delusioni erano il modo migliore per crescere ed evitare di farsi mettere i piedi in testa.
Il mondo non era gentile con nessuno dei suoi abitanti, la vita era dura, pronta a prenderti, masticarti e sputarti fuori allo stremo delle tue forze. Quindi non vedeva perché lei doveva cercare di essere buona e fare tutto secondo le regole.
«Dove abiti?» le domandò, mentre quella bambina si stava ancora crogiolando nella felicità di sapere che Thor sarebbe stato fiero di lei.
«Non molto lontano da qui, proprio vicino al fiume» le indicò un punto indistinto tra alcuni alberi.
«E la tua mamma o il tuo papà sono in casa adesso?» insistette ancora, cercando di capire se l'avesse potuta usare anche per trovare un alloggio comodo in cui riposarsi.
Elin scosse la testa. «Loro sono morti» le confessò, con un tono triste.
"Non sorridere, stupida!"
Esclamò la voce di Asmodeo nella sua mente, portandola a cambiare immediatamente espressione, ritornando seria.
«Io sono stata affidata a una delle ancelle del palazzo. Ma Kaja non c'è mai ultimamente, è sempre impegnata» il tono che aveva usato pronunciando quel nome lasciava intuire solo un'emozione: il disprezzo, verso quella donna che avrebbe dovuto prendere il posto dei suoi genitori.
Lilith pensò che non sarebbe potuta essere più fortunata. Era riuscita ad arrivare fino a lì, senza incidenti e aveva trovato subito una valida alleata, che le avrebbe fornito anche una casa. E tutto ciò senza bisogno di spargere nemmeno una goccia di sangue.
Quasi fin troppo bello e noioso per i suoi gusti. Ma si consolò dicendosi che si sarebbe rifatta appena trovato Loki e dopo averlo annientato avrebbe sfogato tutta la sua rabbia e frustrazione sul suo adorato Mephisto.
"Da oggi Asgard ha una nuova cittadina"
Pensò, mentre camminava dietro quella bambina, aggirando il palazzo reale e non distogliendo mai lo sguardo da esso.
🌟🌟🌟
Eccomi con il nuovo capitolo!
Bene, bene, bene, finalmente Lilith è arrivata su Asgard.
So che vi sto facendo dannare con questi primi capitoli, perché ho deciso di prendere le cose molto con calma e ritardare un po' l'incontro tra i due protagonisti.
Ma fidatevi, ormai manca poco e poi Lilith e Loki saranno pronti a farvi sognare, arrabbiare e innamorare 😏
In ogni caso, che ne pensate di ciò che ha fatto la nostra Dea dell'Oscurità?
Credete che Mephisto si accorgerà della sua mancanza sulla terra?
O lei sarà stata, ancora una volta, più furba?
E quanto ci metterà Loki prima di accorgersi della sua presenza ad Asgard?
Per scoprirlo non dovrete fare altro che continuare a leggere 😈
Lasciate una stellina nel caso il capitolo dovesse esservi piaciuto e non dimenticatevi di commentare facendomi sapere cosa ne pensate.
Per qualsiasi cosa non esitate a contattarmi.
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XOXO, Allison 💕
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