23 - Una Nuova Era
Terra, New York.
Il cinguettio degli uccellini faceva da sottofondo ai loro pensieri. Il debole sole invernale filtrava da quelle finestre spoglie, illuminando i loro corpi.
Stesi su quel letto, l'uno accanto all'altra, Loki e Lilith fissavano il soffitto spoglio dell'appartamento della Dea.
Da lì a poco avrebbero dovuto alzarsi e rimboccarsi le maniche, perché, Mephisto era stato sconfitto e una mole spaventosa di cose da sistemare gravava su di loro. Ma nessuno dei due sembrava intenzionato ad abbondare la comodità di quel materasso.
«Sono stanca» ammise Lilith, volgendo lo sguardo verso di lui. L'espressione di Loki divenne alquanto allarmata e la sua mano andò a portarle una di quelle treccine dietro l'orecchio.
«Come mai?» chiese, cercando di nascondere l'evidente preoccupazione nella voce. Lilith sorrise debolmente, avvicinandosi di più a lui. Portò lo sguardo sulle sue braccia scoperte e anche Loki si ritrovò a fare lo stesso.
«Le anime che porto con me hanno un peso e ogni tanto la mia fatica a sostenerlo» rivelò, prendendo un profondo respiro.
Il Dio degli Inganni, istintivamente, senza pensarci su nemmeno per un secondo, portò le mani su quelle braccia. I suoi polpastrelli scorrevano piano sulla pelle liscia, accarezzandola e sfiorando i piccoli tatuaggi.
Lilith tratteneva il fiato, ogni qual volta che lui passava le dita su uno di quei segni. Toccarli le provocava un vero e proprio dolore fisico ed emotivo.
Anche Loki si era accorto di ciò che accadeva quando sfiorava uno di quei tatuaggi. Percepiva una vera e propria presenza racchiusa dentro di loro, come se l'anima di quelle persone si trovasse davvero intrappolata in quell'inchiostro.
Quando li toccava, sentiva nella sua testa delle voci confuse, urla distanti. Vedeva, nella sua mente, volti di persone diverse, scene di vita di sconosciuti. E non riusciva a capire se fosse solo frutto della sua immaginazione o se fosse qualcosa di reale.
«So che puoi percepirle» parlò lei, nel momento in cui le dita del Dio indugiarono su quel piccolo simbolo, che si era formato, il giorno prima, all'altezza del suo polso. «E so anche che ti dispiace sul serio per quello che è dovuto succedere al tuo consigliere» aggiunse, fissandolo dritto negli occhi. «Perciò, non toccare quel tatuaggio, se non sei davvero pronto a sentire il dolore che lui ha provato» concluse, distogliendo lo sguardo.
Sull'anima di Lilith gravava un grosso peso.
Sin dal momento in cui era stata creata, lei aveva sofferto. Non ricordava di aver passato nemmeno un solo giorno senza sentire quel dolore.
Non un male fisico, perché nulla le doleva nel corpo. Ma un qualcosa a livello mentale. Un continuo macigno che cercava di farla sprofondare e cedere.
Il primo marchio aveva sporcato la sua pelle nell'esatto momento in cui aveva abbandonato l'Eden e rappresentava proprio la perdita della sua stessa anima. Quella era stata la sua punizione, ogni vita che si prendeva andava a macchiare il suo corpo, sotto forma di un piccolo simbolo. E il dolore che quelle persone avevano provato nella loro vita e durante la loro morte, la perseguitava per sempre.
Ma niente e nessuno era in grado di farle percepire quella strana stanchezza e quella voglia di lasciarsi andare come il suo stesso dolore. Come quel tatuaggio che rappresentava la sua anima perduta.
Loki, che per tutto quel tempo aveva indugiato, decise di scostare la mano, portandola sotto il suo mento e costringendola ad alzare il volto, guardandola negli occhi. Perso in quelle iridi scure, il Dio non si accorse di un piccolo particolare.
Un simbolo mancava all'appello, sul corpo di Lilith, ed era quello che avrebbe dovuto rappresentare l'anima di Mephisto.
«Dobbiamo andare per forza a quell'incontro?» le domandò a fior di labbra, mentre la attirava ancora più vicina a sé. Lilith gli accarezzò la bocca con la sua, iniziando a far scorrere le mani sul suo petto scoperto, beandosi dei brividi che riusciva a provocargli.
«Sì, ma può benissimo aspettare» rispose, ribaltando la situazione e mettendosi sopra di lui, facendo riferimento al fatto che avrebbero fatto tardi. Un piccolo sorriso si formò sulle labbra di Loki, prima di farle scontrare con quelle della Dea.
«Non basterà il sesso per farti perdonare» precisò lei, staccandosi per riprendere fiato.
«Nulla potrà mai perdonare ciò che ho fatto» rispose. «Ma tu sapevi a cosa stavi andando incontro, quando hai deciso di allearti con me» aggiunse, sorridendo e mordicchiandole una spalla, mentre le sue dita scendevano lungo il basso ventre della Dea e si soffermavano proprio sopra la sua intimità.
«E lo rifarei altre mille volte» ammise Lilith, spogliandosi anche di quella canottiera e restando completamente nuda sopra di lui. La pelle sembrava bruciare a contatto l'una con l'altra, i loro respiri si fondevano e i gemiti diventavano sempre più incontrollati.
Quando lei sembrò essere vicina al culmine del piacere, Loki decise di fermarsi, smettendola di stuzzicarla con le dita e mettendosi seduto, costringendo anche Lilith a farlo. Osservò il suo volto, le gote arrossate erano in netto contrasto con gli occhi, diventati ormai completamente neri, per via dell'eccitazione.
Ma la contemplazione di quei lineamenti, pressoché perfetti per lui, fu interrotta quando la Dea si mosse sopra di lui, portando a contatto le loro intimità scoperte. Un sospiro pesante lasciò le labbra di Loki, colto alla sprovvista, mentre chiudeva gli occhi per qualche secondo, quando la mano di lei andò ad avvolgersi attorno al suo membro eccitato.
Lilith portò l'altra mano sul suo volto, tracciandone il contorno della mascella e soffermandosi sulle labbra sottili. Nelle loro menti non vi era più quell'uragano di pensieri e preoccupazioni, come ogni volta che si univano, esse sembravano svuotarsi completamente, perché i due, solo in quei momenti, erano davvero in pace con loro stessi.
Ma quella volta, vi era un unico e solitario pensiero che aleggiava nella loro testa. Un qualcosa che, però, nessuno dei due ebbe il coraggio di dire ad alta voce. Entrambi troppo spaventati dall'importanza di quel gesto, da ciò che il chiamare per nome quei sentimenti avrebbe potuto poi significare.
Perciò preferirono mantenere un contatto visivo, mentre Loki scivolava dentro di lei, facendo incastrare i loro corpi alla perfezione. Uno sguardo intenso, che sostituì tutte le parole che i due avevano paura di pronunciare ad alta voce.
४ ४ ४
Il luogo in cui il suo creatore le aveva dato appuntamento era un luogo ordinario e allo stesso tempo totalmente atipico. Quando approdarono sulla Liberty Island era ormai notte fonda, attorno a loro regnava religioso silenzio, rotto solo ogni tanto dal movimento del mare che li circondava.
L'imponenza della Statua della Libertà si ergeva davanti ai loro occhi, in tutta la sua maestosità dominava quella piccola isola e pareva vegliare sull'intera città di New York.
«Ammettilo che ti sei ispirato a questa per il tuo monumento in onore di Loki» commentò Lilith, spostando lo sguardo da quella statua all'uomo che le stava qualche passo più indietro.
«Devo dire che, quando qualche anno fa sono disceso su questo mondo, con l'intenzione di conquistarlo e di rendere tutti i midgardiani nulla più che i miei sudditi, mi è rimasta particolarmente impressa la sua figura fiera» ammise lui, piegando il collo e cercando di ammirarla in tutta la sua interezza.
Lilith alzò gli occhi al cielo, in modo divertito. «Mi chiedo come mai i cittadini della Terra non si siano voluti inchinare a te» disse ironicamente, cercando di colpire il suo ego smisurato.
«Ignoranza» rispose lui. «Poveri loro» aggiunse poi, iniziando a camminare verso quella statua e lasciandola indietro. La Dea scosse la testa, seguendolo ed entrando all'interno del monumento.
Sulla cima di esso, esattamente sopra la testa, adornata da quella corona a sette punte, si trovava colui che nella sua mitologia era conosciuto semplicemente come: Dio.
Quando le porte dell'ascensore si aprirono, rivelando l'ultimo piano di quella statua, Lilith esitò. Avvertiva come un freno dentro di sé, che le impediva di abbandonare quell'abitacolo e dirigersi verso quella scaletta, per raggiungere colui che la stava aspettando.
«Cosa c'è?» le chiese Loki, notando che lei non si trovava più accanto a lui. Tornò indietro, poggiando una mano sulla porta di quell'ascensore, così da evitare che si chiudesse.
Lilith non era nemmeno sicura di aver sentito per davvero quella domanda, le voci nella sua mente si erano fatte sempre più forti, stordendola. E il dolore di quelle anime le martellava nel petto, attanagliandole il cuore in una morsa quasi letale.
Non vedeva il suo creatore sin dal momento in cui aveva abbandonato quel falso Paradiso Terrestre. Erano passati anni, secoli, intere epoche storiche e fino a quel momento, lei non aveva propriamente realizzato ciò che sarebbe dovuto accadere.
Non voleva rivederlo.
Non voleva guardare in quei suoi occhi dalle mille sfumature di verde.
Non voleva risentire la sua voce pacata e così stranamente musicale.
Il respiro sembrò mancarle e dovette sorreggere il suo corpo con l'aiuto delle mani, che si poggiarono alle pareti di quell'ascensore. «Lilith, che cosa succede?» allarmato, il Dio degli Inganni era corso verso di lei.
Si trovava in un mondo che non era il suo, sopra un terreno poco sicuro e incastrato dentro una realtà che aveva imparato a conoscere solo qualche mese prima, quando aveva incontrato la Dea dell'Oscurità. Il fatto di sapere che lei non fosse in grado di reggere la situazione lo preoccupava parecchio, sia per la sua incolumità che per il fatto che potesse anche succedere qualcosa a lei.
Lilith non gli rispose, perché nemmeno quella volta era certa del fatto che lui si fosse rivolto per davvero a lei. Tutte quelle voci le impedivano di pensare razionalmente. Fu quando Loki provò a toccarla che Asmodeo, fino a quel momento perfettamente mimetizzato con il vestito che indossava, uscì fuori.
Sibilò con rabbia, sporgendosi verso di lui, mentre il resto del corpo continuava ad essere avvolto al braccio di Lilith. Lo costrinse ad allontanarsi di qualche passo e poi tornò a concentrarsi sulla sua padrona.
Strisciò verso il suo viso, in quel momento piegato verso il basso e coperto dai lunghi capelli. Si fermò all'altezza dell'orecchio, facendo fuoriuscire la lingua biforcuta e sfiorandola appena. Loki osservava la scena come un semplice spettatore, notando che quell'animale sembrava starle sussurrando qualcosa.
Passarono alcuni secondi e poi, improvvisamente, la Dea sembrò riprendersi. Scosse la testa, tornando con la schiena diritta. Accarezzò il suo serpente, lasciandogli un tenero bacio sulla nuca.
Asmodeo, ancora una volta, era riuscito ad aiutarla, parlandole e sovrastando quelle voci, zittendole del tutto e facendola tornare in sé. Decise di non tornare a mimetizzarsi con quel vestito, ma di starsene ben visibile attorno al suo collo. Così che potesse essere pronto ad aiutarla per qualsiasi necessità.
«Okay, andiamo» proclamò Lilith, uscendo finalmente da quell'ascensore e prendendo per mano Loki, trascinandolo dietro di lei, verso quella scaletta.
Quando furono fuori, l'aria fredda colpì i loro corpi, rinvigorendoli. Stare lassù era come ritrovarsi sulla cima di tutta quella città. Ogni luogo di New York era visibile e sembrava poter essere toccato con un dito, così come il cielo stellato che si trovava sopra di loro.
Migliaia di luci si estendevano all'orizzonte, mostrando quanto quella città davvero non dormisse mai. E mentre Loki si godeva la vista mozzafiato, lo sguardo di Lilith era già stato catturato da quella figura imponente, che si trovava a pochi metri di distanza da lei.
«Mi aspettavo un tuo ritardo» quelle furono le prime parole che le rivolse dopo secoli in cui non si vedevano. Un rimprovero per la sua mancanza di puntualità. «Ho sempre avuto il sospetto che potessi essere ancora più indisciplinata di lui» aggiunse, incrociando le braccia al petto.
A quel punto anche Loki fu costretto a portare la sua attenzione su quell'uomo. Era alto, robusto, con indosso una lunga tunica di un bianco perfetto e brillante. I folti capelli si confondevano con quella curata barba grigiastra, donandogli un'aria anziana. Per un secondo, il Dio degli Inganni, sembrò trovare una certa somiglianza con il vecchio Arvid e anche con Odino, il che lo fece rabbrividire.
«Chiedo umilmente perdono, ma eravamo un po' impegnati in camera da letto» lo sbeffeggiò lei. «Ti prego di aggiungerlo alla mia lunghissima lista di peccati, non vorrei mai che te ne dimenticassi e mi rovinassi la reputazione con i tuoi amici lassù» sputò acidamente, indicando il cielo.
Loki piegò gli angoli della bocca verso il basso, cercando di mascherare un'espressione divertita per il modo in cui lei riusciva sempre a spiazzare chiunque. Quell'uomo spostò lo sguardo su di lui, osservandolo curioso e facendogli alzare un sopracciglio.
«É questo il Dio che alla fine è riuscito a rubare il cuore della forte e indipendente Lilith?» le chiese, facendola innervosire ancora di più. Sapeva che aveva usato quei due aggettivi in modo ironico, volendo prendersi gioco di lei. Le aveva sempre detto che stava combattendo una battaglia troppo grande e troppo complicata per essere vinta e che alla fine avrebbe ceduto.
«Non valgo meno perché adesso ho una persona al mio fianco» precisò. «Il fatto che io abbia deciso alle mie emozioni di uscire non mi rende più debole. E trovo davvero triste che tu abbia ancora la presunzione di restare fedele al tuo preistorico pensiero, dopo tutte le volte in cui ti ho dimostrato che ti sbagliavi» disse, cercando di restare il più calma possibile.
Fosse dipeso solamente da lei, avrebbe iniziato una guerra con Dio in quel preciso istante. Sapeva di poterlo sconfiggere, di essere più forte. Ma non aveva alcuna voglia di fronteggiare poi le conseguenze che ne sarebbero scaturite. Mai avrebbe voluto prendere il suo posto e mai avrebbe voluto doversi accudire di tutti quegli umani bisognosi.
Perciò stava facendo appello a tutte le sue forze, per restare tranquilla ed evitare di compiere mosse avventate.
«L'hai dimostrato seguendo sempre le tue regole, non le mie» le ricordò lui, riferendosi a tutto il male che aveva causato.
«E chi dice che le tue regole siano quelle giuste?» domandò di rimando. «Sai, in questi mesi passati nel suo regno -indicò il Dio degli Inganni- ho capito che, la maggior parte delle volte, sono proprio le azioni fatte in nome della pace che portano più dolore» rivelò, lanciandogli un'occhiata truce.
L'uomo scosse la testa, incapace di sentire altre opinioni oltre alle sue. «Non lo dico spesso, ma ha ragione lei» si intromise Loki, affiancandola. Lilith gli regalò un veloce sorriso, prima di riportare la sua attenzione su Dio.
«Concordo con il nostro essere in disaccordo» parlò lui, sviando velocemente quel discorso. «Ma non siamo qui per disquisire sulle regole che, ormai da secoli, governano questo mondo. Siamo qui perché tu ti sei presa il trono degli Inferi e ci sono delle condizioni da ritrattare» precisò, accarezzandosi la barba grigia.
Lilith prese un profondo respiro, scrollando le spalle e preparandosi a discutere di quelle noiose questioni burocratiche. «Oh, parlatene pure allora» disse Loki, alzando le mani. «Io mi faccio da parte, sono qui solo in veste di accompagnatore che ha aiutato a sconfiggere Mephisto. Ma non voglio entrare nei vostri problemi, ho già i miei» continuò, indietreggiando lentamente, con un falso sorriso sulle labbra, rivolto a quell'uomo.
«Sarei felice se gli accordi restassero gli stessi che avevo preso con Mephisto» rivelò il suo creatore, assumendo un'espressione pensierosa.
«Mi piacerebbe metterti un po' i bastoni fra le ruote» confessò, portandosi un dito a picchiettarsi la guancia. «Ma devo ammettere che gli accordi tra te e lui sono davvero ragionevoli e vantaggiosi per entrambi» disse, facendo spallucce.
«Perciò, tu avrai, ovviamente, il pieno comando del Paradiso e io quello degli Inferi, mentre la Terra sarà spartita a metà. Tu ti occuperai delle persone che fanno parte della tua comunità di folli sognatori ingenui e io di tutti quelli a cui piace comportarsi male senza mai pentirsene» riassunse, accarezzando il suo serpente.
Dio annuì, arricciando le labbra e poi portando un dito ad indicare il suo collo. «C'è una novità però» disse, mentre lei volgeva lo sguardo su quel gioiello. «Tu hai usato il Ciondolo di Sangue per sconfiggerlo» le ricordò, alzando un sopracciglio.
L'espressione di Lilith mutò velocemente, da rilassata a triste e confusa. «Significa che ti sei legata per sempre al tuo Regno Ultraterreno, non potrai più permetterti di gironzolare per i mondi alla ricerca di nuove conquiste o di nuove, interessanti, conoscenze» precisò.
Lilith lanciò un'occhiata oltre le spalle di quell'uomo, fissando Loki, che in quel momento le dava la schiena, intento a godersi il panorama che quell'altezza gli regalava. Toccò poi la pietra di quel ciondolo, che ancora portava dentro di sé il sangue di Kåre ed il suo, sentendo quel legame che ora si era creato tra lei e quella reliquia maledetta.
«Ti sei auto condannata per quel trono, per vendicarti di me, di lui» le fece notare, ma venne interrotto ancora prima che potesse finire quel discorso.
«Non l'ho fatto per vendetta, ma per la mia libertà» precisò, serrando le mani a pugno. «Una libertà che tu hai cercato di negarmi sin dal momento in cui mi hai creata. Una libertà che mi merito tanto quanto te, anzi forse anche di più» concluse, decisa ad andarsene e concludere quella conversazione.
«Rinuncerai all'unica persona che potrai mai amare e che potrà mai renderti davvero felice, farti sentire in pace, per la tua libertà?» le chiese, cercando di provocarla e provando, ancora una volta, a plasmare i suoi pensieri secondo il suo volere.
«Tutti noi dobbiamo fare delle scelte e la maggior parte delle volte esse ci portano lontano da ciò che potrebbe renderci la vita più semplice e più bella» disse, dando prova della sua saggezza nascosta. «E io ho scelto di non sottomettermi mai, davanti a niente e a nessuno. Soprattuto a te» lo indicò con il mento, rivolgendogli un sorriso amaro.
«Sei una stolta, non riesci a capire qual è il tuo posto nel mondo e ti ostini a voler ottenere qualcosa che non ti appartiene. Saresti dovuta restare nell'Eden, adempiere al destino che avevo scelto per te. Ti saresti risparmiata un sacco di sofferenze in più» il suo tono di voce ormai si era alzato ed era riuscito ad attirare anche l'attenzione di Loki.
«Invece te ne sei andata, diventando una traditrice, scendendo negli Inferi e affiancandoti a Mephisto, solo per poi tradire anche lui» Lilith si voltò di scatto, camminando velocemente verso di lui e fermandosi a pochi centimetri dal suo viso. La sua vera forma era riaffiorata e quegli occhi neri ora fissavano rabbiosamente quelli verdi di quell'uomo.
«Tu sei-» cercò di dire, ma lei lo interruppe, mettendogli una mano attorno al collo e facendo sprofondare le unghie affilate nella sua pelle chiara.
«Sono il mostro che hai creato» sputò a denti stretti, aumentando la forza della presa. L'uomo le rivolse un'ultima occhiata truce, prima di smaterializzarsi e scomparire, tornandosene nel suo regno.
Lilith si calmò, mentre le crepe sul suo viso se ne andavano e gli occhi tornavano di quel colore marrone intenso. In quel momento le restava solo una cosa da fare, prima di poter ritornare negli Inferi.
Si voltò verso Loki, che la stava fissando da lontano, con uno sguardo enigmatico, avendo ormai capito che qualcosa non andasse. La Dea lo raggiunse, sorridendogli e cercando di rassicurarlo. «Ehi» gli disse semplicemente, accarezzandogli un braccio.
«Non mi hai detto tutta le verità, vero?» domandò lui, piegando leggermente la testa.
«Non ti ho detto tutta le verità» ripetè lei, con tono triste. Loki si passò una mano nei capelli neri, cercando di reprimere le sue emozioni. «Ma ormai non posso più mentirti, siamo arrivati alla fine del nostro viaggio insieme» il Dio puntò gli occhi nei suoi, cercando delle risposte, risposte che, però, in realtà, non voleva.
«Questo significa che rispetteremo davvero il patto che avevamo fatto» appurò lui. «Tu prendi il tuo trono e mi aiuti a mantenere quello di Asgard, assicurandomi protezione da qualsiasi minaccia proveniente dal tuo mondo» ripetè ciò che si erano detti quando, qualche mese prima, avevano deciso di stringere quell'alleanza.
«E poi ognuno per la propria strada» concluse lei, sospirando. Loki distolse lo sguardo, allontanandosi di qualche passo e interrompendo quel contatto. Il braccio di Lilith ricadde lungo il suo fianco, mentre la sua mano sentiva già la mancanza di quel corpo, che stava toccando fino a anche secondo prima.
«Perché, Lilith? Perché?» le chiese con rabbia, ma i suoi occhi riuscivano ad esprimere solo un sentimento, ed era la malinconia.
«Perché il Ciondolo funziona così. Un'anima per un anima, ma ricordi cos'aveva detto Agatha?» la voce di Lilith risultava tremolante, mentre citava le parole della strega. «"La magia arriva sempre con un prezzo" e io devo pagarlo, restando legata, per sempre, al mio mondo» finalmente gli aveva rivelato tutta la verità. Quel dettaglio, che aveva sempre omesso quando gli spiegava come funzionava il Ciondolo, ora era venuto a galla.
Loki serrò la mandibola, respirando pesantemente. «Perché non me l'hai detto? Avremmo potuto trovare un altro modo per sconfiggerlo, avremmo...» lasciò quella frase in sospeso, quando la voce gli morì in gola, realizzando che quelli sarebbero stati gli ultimi minuti che avrebbe passato con lei.
«Non c'era un altro modo» parlò lei. «Non siamo destinati al lieto fine, non è nella nostra natura» realizzò, tirando su con il naso, mentre alcune lacrime minacciavano di uscire.
«Suppongo che queste regole non possano essere trasgredite» appurò lui.
«L'unica soluzione sarebbe farti venire con me» gli rivelò, facendogli alzare un sopracciglio. «Ma non è quello che vuoi davvero e nemmeno io» aggiunse subito, facendolo tornare a ragionare lucidamente e facendogli realizzare che aveva ragione.
«Ci amiamo, è vero» finalmente aveva trovato il coraggio di dirlo ad alta voce. Aveva trovato il coraggio per entrambi. «E proprio per questo non possiamo rinunciare alle nostre vite. Loki, tu hai un potere straordinario e in tutti questi anni ne hai appena scalfito la superficie» gli disse, tornando ad avvicinarsi a lui e poggiandogli una mano sulla guancia.
Loki si lasciò andare a quel contatto, abbandonandosi al calore che esso gli infondeva. «Non me lo perdonerei mai se ti negassi di scoprire e utilizzare ogni singolo briciolo di magia che risiede in te» concluse, poggiando la fronte contro la sua.
«Quindi questo è ufficialmente il nostro addio» pensò ad alta voce, prendendole il viso tra le mani e non sentendosi per niente pronto ad abbandonarla per sempre.
«No!» esclamò lei, staccandosi. «Veniamo da mondi completamente opposti. Ma non siamo così diversi. Loki, io e te siamo e per sempre saremo, dei peccatori» gli disse, fissandolo intensamente e facendo sì che sulle sue labbra si formasse un mezzo sorriso. «La mia anima troverà la tua, prima o poi» e quella era una promessa.
Il Dio degli Inganni la attirò nuovamente a sé, baciandola con passione e scaricando in quel contatto tutte le sue frustrazioni, tutte le sue paure. Doveva ancora lasciarla e già ne sentiva la mancanza. Non sarebbe stato per niente facile convivere con quel peso sul cuore.
E Lilith lo sapeva...
Perciò decise di infiltrarsi, per un'ultima volta, nella sua mente.
"Ciao, Loki."
Lui sentì quella voce nella sua testa e interruppe immediatamente il bacio, fissandola confuso.
"Questa non è mai stata la tua battaglia, ma la mia. E non è giusto che tu debba continuare a subire il peso delle conseguenze."
Avrebbe voluto chiederle cosa stesse facendo, ma non riusciva a parlare. Era come se lui non avesse più alcun controllo sul suo corpo.
"Perciò voglio che ora tu dimentichi ogni cosa successa. Voglio che tu mi dimentichi, così da non soffrire." ordinò e fu dopo quelle parole che gli occhi di Loki si rovesciarono all'indietro e nella sua mente, ogni evento successo da dopo l'abbandono di Odino a New York, venne cancellato.
Alcune lacrime rigarono le guance di Lilith, mentre si allontanava di qualche passo e portava lo sguardo verso il cielo stellato. Un forte luce provenne da quest'ultimo, arrivando fino al punto in cui si trovavano loro. Il Bifrost era appena stato aperto, Loki era stato riportato su Asgard.
E Lilith era rimasta sola, sulla cima della Statua della Libertà, a piangere in silenzio, mentre stringeva a sé Asmodeo.
Era la conclusione di un'avventura durata anni e l'inizio di una nuova era, sia per lei che per Loki.
🌟🌟🌟
Eccomi qui con un nuovo capitolo!
Okay, prendete un fazzoletto, asciugatevi le lacrime e fate un bel respiro.
Sono cattiva, lo so e so benissimo che mi starete insultando in tutte le lingue... e avete ragione😩
Ma parliamo un po' di quello che è successo.
Come vi è sembrato questo incontro con il suo creatore?
Secondo voi Lilith sarà in grado di prendersi cura del trono?
Loki e la Dea hanno finalmente ammesso i loro sentimenti, peccato però che forze più grandi si siano messe in mezzo.
Credete che sarà finita davvero così?
E soprattutto, perché non vi è un tatuaggio rappresentante l'anima di Mephisto?
Per avere una risposta a tutte queste domande non dovrete fare altro che continuare a leggere😈
Lasciate una stellina nel caso il capitolo dovesse esservi piaciuto e non dimenticatevi di commentare facendomi sapere cosa ne pensate.
Per qualsiasi cosa non esitate a scrivermi.
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XOXO, Allison 💕
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