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Nota:
Il libro non tiene conto della trama di Marble Hornets.
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Tim piegò la schiena emettendo un flebile lamento.
Un violento colpo di tosse causò una fitta di dolore al suo petto, ed istintivamente portò una mano nella zona dolente afferrando un lembo della maglietta sudata.
Il bosco si allungava per chilometri da ogni angolazione, con la sua vegetazione rigogliosa che, in quella tarda ora della sera, assumeva un'aspetto triste e macabro.
L'aria era fresca e profumava di terra e fiori; un vento fastidioso si insinuava tra le chiome scure del ragazzo.
Tornò a sollevare la schiena con un gemito, e fu colto ancora da una serie di colpi di tosse che lo costrinsero, ancora una volta, a chinarsi su sé stesso poggiando i palmi delle mani contro alle ginocchia.
Annaspando infilò una mano in tasca, ma con le dita che tremavano fece una tremenda fatica ad afferrare il barattolo dei suoi antipsicotici.
Svitò il tappo e fece scivolare una pastiglia sul suo palmo, sporco di terra e chissà cos'altro; per poco non scivolò giù, ma chiudendo il pugno ne arrestò il movimento.
Un insopportabile rumore si insinuava nei suoi timpani come volesse perforarli; un suono continuo, acuto, che più che espandersi nell'ambiente circostante pareva proprio provenire dalla sua testa.
Tim poggiò sul mento la mano tremante, ed infilò la pastiglia tra le labbra
Si sforzò di deglutirla nonostante la secchezza della sua bocca, e sollevando entrambe le mani iniziò a torturare le sue tempie nel vano tentativo di trovare sollievo da quel mal di testa straziante.
I suoi occhi scuri scrutarono rapidamente l'ambiente che lo circondava, percorrendo a fatica i profili degli alberi inghiottiti dai colori tenui del crepuscolo. Il suono che torturava la sua mente si stava rapidamente intensificando.
Lui è quì.
Aveva stupidamente creduto che quell'essere avesse deciso di lasciarlo finalmente in pace; ma si sbagliava.
Ecco che, dopo mesi di totale assenza durante i quali aveva creduto di poter avere una vita normale, l'entità si ripresentava con maggiore violenza di prima.
Tim strinse le mandibile ed annaspò cercando ossigeno; ciocche disordinate dei suoi capelli scuri pendevano aderenti alla fronte sudata.
Tentò di avanzare un passo, nel disperato tentativo di sottrarsi al controllo che l'entità stava cercando di esercitare sul suo corpo. Muovendosi a stento, trascinò le punte delle scarpe disegnando dei piccoli solchi nella terra umida ricoperta da foglie secche; per un attimo crebbe che sarebbe riuscito a fuggire, ma un ultimo violento colpo di tosse lo travolse costringendolo a fermarsi.
Poggiò una mano sulle labbra tremanti, e si accorse che le sue gambe stavano per cedere.
Un attimo dopo era accasciato a terra, con la fronte appoggiata sulla terra bagnata e le braccia distese.
Tentò invano di rialzarsi, rendendosi subito conto che i suoi arti non stavano più rispondendo ai comandi.
La vista del ragazzo si offuscò, mentre lottava con tutte le sue forze per mantenere la lucidità.
Riuscì a roteare gli occhi, posando lo sguardo sulla figura scura che adesso era in piedi a pochi passi da lui.
L'operatore l'osservava immobile; i suoi lunghi arti pendevano dalle spalle strette e magre. Nonostante il suo volto fosse totalmente privo di tratti somatici, Tim era certo che lo stesse osservando.
Con un gesto disperato, il ragazzo riuscì a puntare a terra un gomito nel tentativo di allontanarsi dal mostro il quale, in risposta, accentuò vertiginosamente il fracasso all'interno della sua testa.
Il rumore si fece insopportabile.
Tim lasciò cadere la faccia a terra e sentì le sue palpebre diventare pesanti.
Conficcò le dita nel suolo stringendo nel pugno una manciata di foglie, prima di perdere del tutto i sensi.
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