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Quando il mondo attorno a lui riprese colore, Tim sollevò a fatica lo sguardo.
Aveva le mani e le ginocchia poggiate sul terreno; sotto di lui, qualche ciuffo d'erba ed uno strato sottile di foglie secche che si erano appiattite e mischiate alla terra.
Si guardò intorno, disorientato, e si trovò circondato dai fusti alti e snelli degli alberi. Si trovava nel cuore di una foresta, avvolta dell'oscurità della notte ma illuminata dalla luce pallida di una luna piena che sovrastava il cielo nero.
Era ancora padrone della sua coscienza, ma solo in modo parziale; si rese conto di star indossando la sua maschera bianca, ma si accorse altresì di non avere abbastanza controllo sul suo corpo per sollevare una mano e togliersela.
Come fosse un burattino comandato da fili invisibili, si alzò rizzando la schiena contro la sua volontà. L'Operatore era in piedi a pochi passi da lui; lo osservava immobile, con il suo volto bianco e vuoto, circondanto da un'aurea che ne sbiadiva i contorni.
Masky fece qualche passo avanti, per avvicinarsi al suo padrone; esso non parlò, ma attraverso i suoi poteri telepatici gli impartì un ordine che il ragazzo, seppur in stato di semi coscienza, non poté rifiutare in alcun modo.
Trovala.
Uccidila.
La sua mente in quel momento era in guerra contro se stessa; tentò con tutte le sue forze di riprendere il controllo, ma la volontà del mostro che imponeva su di lui era nettamente più forte.
Non poté fermarsi a pensare; le sue gambe iniziarono a muoversi da sole come non facessero neanche parte del suo corpo, e così il ragazzo si ritrovò presto a vagare in quel bosco scuro.
Scrutava l'ambiente attraverso i due piccoli fori della sua maschera, facendo scorrere lo sguardo tra i cespugli ed i tronchi alla ricerca di quello che adesso era il suo obbiettivo.
La sua purezza è stata macchiata, lei non serve più.
Masky avanzava a passo sostenuto, facendo scricchiolare le foglie sotto alle suole delle sue scarpe. Non poteva percepire il freddo che in altre occasioni gli avrebbe fatto venire la pelle d'oca, né il dolore acuto e pulsante causato dallo sfregamento dei vestiti sulla ferita.
Individuò la presenza di Bianca pochi minuti dopo; era rannicchiata a terra contro al tronco possente di un albero, con le spalle strette ed il volto nascosto dietro alle ginocchia.
Aveva paura.
Si era risvegliata in quel bosco, da sola, al buio.
Sollevò rapidamente il capo non appena udì i passi veloci e decisi di Tim; ma con grande sgomento si accorse che lui stava indossando quella maledetta maschera.
-Tim!- gridò. -Cosa sta succedendo?-.
Ma lui non le fornì alcun tipo di risposta; avanzò deciso verso di lei, per poi afferrarla bruscamente per i capelli e costringerla ad alzarsi in piedi.
-Mi fai male! Ti prego, Tim, torna in te!- gridò ancora la ragazza, che adesso tentava invano di liberarsi dalla presa del suo aggressore. Se solo avesse potuto vedere il suo sguardo sotto a quella maschera, vi avrebbe trovato una tristezza ed uno sgomento tanto profondi quanto inutili; nessuna delle sue azioni in quel momento erano dettate dalla sua volontà, eppure poteva vedere tutto, sentire tutto.
Masky bloccò la testa della ragazza con entrambe le mani e la sbattè con violenza contro alla corteccia ruvida.
-Tim...Ti prego...- riuscì a mormorare Bianca, che già sentiva il sapore del sangue nella sua bocca.
Ma nessuna preghiera poté fermare le azioni involontarie del ragazzo, che ripeté lo stesso gesto una, due, tre volte.
Ad ogni scontro con il tronco dell'albero, la ragazza si sentiva più debole ed intontita. Tentò di assestare uno spintone sul petto del suo aggressore, ma questo in risposta le portò entrambe le mani al collo ed iniziò a stringere con tutte le sue forze.
Tim dovette assistere a quella scena in prima persona; guardava le sue dita strette sul collo di Bianca così forte da bloccarne la respirazione, mentre il suo volto illuminato dalla luna diventava paonazzo. Se ne avesse avuto la possibilità, avrebbe di certo pianto.
Non aveva alcuna possibilità di fermare ciò che stava accadendo; come fosse uno spettatore davanti ad uno schermo illuminato, Tim osservò quella scena inerme come se davvero non ne fosse lui l'artefice.
E non poté fermarsi.
Gli occhi di Bianca divennero lucidi; incrociò il suo sgardo e tentò di dire qualcosa, ma neppure un sussurro riuscì a far uscire dalla sua bocca.
Mentre la ragazza sentiva i sensi abbandonarla lentamente, riuscì a vedere la figura alta e snella dell'Operatore che adesso se ne stava in piedi dietro alle spalle di Tim.
Li stava osservando.
Compiacito dell'efficienza del suo schiavo.
Le palpebre di Bianca si chiusero lentamente, poco prima che il suo corpo cessò del tutto di rispondere ai comandi. Si accasciò a terra, esanime, davanti ai piedi del suo aggressore.
Un attimo dopo, l'Operatore svanì nel nulla e soltanto allora Tim recuperò il controllo del suo corpo.
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