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Un silenzio quasi innaturale avvolgeva il salotto, mentre Tim immobile teneva lo sguardo fisso in un punto indefinito.
Ogni volta che gli capitava di ripensare a quella parte del suo passato, veniva assalito da un tremendo sconforto; la sua infanzia era qualcosa che avrebbe solo voluto dimenticare. Aveva da sempre cercato in tutti i modi di scindere il presente dal passato come se quest'ultimo non gli appartenesse davvero; eppure, lo stesso orrore che aveva vissuto da bambino gli stava ricadendo addosso anche ora che aveva venticinque anni.
Ad un tratto, come un fulmine a ciel sereno, un rumore acuto ed improvviso ruppe il silenzio facendo rabbrividire il ragazzo. Era provenuto dalla porta d'ingresso.
Tim si voltò con le palpebre spalancate, mentre Bianca saltò giù dal divano ed indietreggiò fino a poggiare la schiena contro al muro opposto.
-È lui?- gridò, terrorizzata.
Ma Tim non rispose.
Un altro rumore, breve ed acuto, si allungò nell'ambiente; qualcuno, o qualcosa, stava colpendo la porta d'ingresso. La si poteva veder vibrare, nonostante fosse chiusa a chiave.
-Tim, cosa facciamo?-.
La voce della ragazza, carica di paura, raggiunse le sue orecchie ma non ottenne una risposta. Il moro adesso era in piedi e teneva lo sguardo fisso in direzione del rumore.
"Non può essere l'Operatore" pensò rapidamente; in effetti un'entità capace di usare il teletrasporto, non aveva senso che stesse tentando di buttar giù la porta.
Raggiunse l'angolo della cucina con un paio di falcate ed aprì nervosamente i cassetti disordinati del mobile, cercando qualsiasi cosa con cui avrebbe potuto difendersi. Frugando riuscì a trovare un grosso coltello da cucina, la cui lama era davvero molto affilata; probabilmente non l'aveva mai usato.
Lo afferrò con decisione, ed in quel preciso momento un rumore diverso dagli altri raggiunse le sue orecchie: lo schiocco secco e fastidioso del legno che viene spezzato.
La grossa lama di un'accetta era penetrata attraverso la porta, aprendosi un varco. Ancor prima che Tim avesse il tempo di dire a Bianca di mettersi al sicuro, l'intruso colpì la porta con un calcio ben assestato e questa, inevitabilmente, collassò.
Un attimo dopo, Toby entrò nell'abitazione; il suo volto era coperto dalla solita maschera di ferro che aveva indossato quella sera, sui suoi occhi erano calati i medesimi occhiali gialli.
Si lasciò scappare una risatina, mentre avanzando faceva scivolare sul pavimento le due accette che stringeva saldamente con entrambe le mani. Stava agendo in modo palesemente impulsivo; in quel momento doveva essere totalmente sotto il controllo dell'Operatore.
Toby scattò in avanti come una furia, dirigendosi dritto verso Tim; non esitò un singolo istante ad attaccare.
Sollevò le braccia e caricò il colpo, ma il moro riuscì a sgusciare via; le due grosse lame si conficcarono con violenza sulla parete di cartongesso. Approfittando di quel momento, Tim tentò di conficcargli il coltello nella schiena; qualcosa, però, glielo impedì.
Ricordò il corpo immobile di Brian sotto a quella tempesta, e realizzò che il suo migliore amico era stato schiavo dell'Operatore tanto quanto Toby.
Per questo esitò a colpirlo.
Bianca cacciò un urlo e spostò lo sguardo sulla porta adesso spalancata; quella sarebbe stata un'occasione perfetta per fuggire, ma non aveva alcuna intenzione di abbandonare Tim.
Un secondo tentativo di attacco andò a vuoto, finché il moro non si trovò imprigionato in un agolo; anche questa volta tentò disperatamente di schivare il colpo, lanciandosi in avanti ed assestando uno spintone al suo aggressore abbastanza forte da farlo cadere a terra.
Sgusciò poi via di lato, annaspando, con il cuore accellerato. Lanciò uno sguardo preoccupato a Bianca e si portò una mano alla spalla sinistra; soltanto adesso si rese conto che la sua maglietta era bagnata.
Bagnata di sangue.
Una delle accette doveva averlo colpito, ma l'adrenalina del momento gli aveva reso impossibile sentire il dolore. Adesso che si trovava fermo ad osservare quella sostanza rossa che stava zuppando i suoi vestiti, tuttavia, poteva percepirlo, acuto e pulsante.
Toby tornò in piedi un attimo dopo, più furioso di prima. Cacciò un urlo prima di colpire ancora con entrambe le sue accette; Tim questa volta evitò l'attacco per miracolo, e con decisione colpì il suo aggressore con una coltellata nel petto.
Tuttavia, Toby non si scompose minimamente, come se non potesse affatto percepire il dolore causato da quella ferita; sollevò di nuovo le accette, ma proprio in quel momento qualcosa lo colpì con violenza alla base della nuca, facendolo barcollare.
Tim spalancò gli occhi; dietro alla schiena dell'aggressore, con la sua vecchia mazza da baseball stretta tra le mani, vi era Bianca.
La ragazza colpì ancora un paio di volte il castano sulla testa, chiudendo gli occhi ad ogni colpo inferto come se lei stessa non volesse vedere quello che stava facendo.
Toby cadde al suolo poco dopo, lasciando la presa sulle accette, ma non demorse. Tentò quasi subito di rialzarsi, finché il coltello che Tim stringeva ancora tra le mani non penetrò a fondo nella sua schiena.
Cacciò un urlo, non di dolore ma di rabbia, finché una seconda pugnalata non raggiunse il suo collo.
Solo allora, sputando sangue, Toby cessò del tutto di muoversi.
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