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Bianca fu costretta a trascinarlo via a forza; Tim non pareva affatto intensionato ad allontanarsi dal cadavere del suo migliore amico.
L'acquazzone continuava ad abbattersi sui loro corpi con così tanta violenza che facevano fatica a vedere ciò che avevano attorno; lei lo tirava per la camicia, lui continuava a rantolare frasi incomprensibili con lo sguardo fisso sul volto di Brian, con gli occhi socchiusi e le labbra rilassate ad esprimere i tratti di un corpo ormai privo di anima.
-Dobbiamo metterci a riparo...- insistette Bianca, iniziando a tirarlo più forte.
Solo allora Tim parve recuperare un po' di lucidità, e con un'andatura spaventosamente lenta e scoordinata si lasciò trascinare via, fin dentro alla vecchia casa.
Il corpo di Brian rimase lì, sotto alla pioggia.
-Coraggio...- mormorò ancora la ragazza, che era riuscita a condurre il moro oltre la porta d'ingresso.
Avrebbe voluto chiedergli come si sentisse, ma si disse che sarebbe stata una domanda stupida. Non aveva idea di chi fosse quell'individio che Tim aveva appena ucciso, ma doveva aver intuito che fosse stato qualcuno di davvero molto importante per lui.
Il ragazzo si guardò intorno spaesato, mentre fredde gocce di pioggia scendevano dai suoi capelli scuri cadendo sulle guance. La sua mente era in subbuglio, e non riusciva più a trovare la calma.
Si avvicinò al muro, vi poggiò entrambe le mani, poi la fronte.
Chiuse gli occhi.
Il suo corpo non smetteva più di tremare, ma non per il freddo causato dai vestiti zuppi che lo avvolgevano.
Nella sua mente si era aperta una voragine nera e profonda, che risucchiava ogni suo pensiero.
Quella che fino a poco prima era stata rabbia e confusione, adesso aveva lasciato spazio ad una sensazione di vuoto immenso.
Aveva distrutto tutto quanto.
E continuava a stroncare le vite delle persone che si avvicinavano a lui.
Preso da un'insopportabile dolore emotivo, il ragazzo iniziò a sbattere la fronte contro alla parete.
Dapprima lievemente, per poi aumentare bruscamente l'intensità.
Voleva disperatamente spegnere i suoi pensieri, perdere i sensi e non dover più patire quella pena.
-Tim, no!- esclamò Bianca, avvicinandosi a lui ed afferrandolo per le spalle. -Non fare così, smettila!-.
Il ragazzo si scontrò ancora una volta con il muro, poi si girò lentamente poggiandovi la schiena.
Avrebbe voluto parlare, ma non disse niente. Portò le mani al volto e si lasciò scivolare giù, fino ad adagiarsi sul pavimento sporco.
Le sue ginocchia, così come le scarpe, erano intrise di fango.
Riprese a singhiozzare in modo incontrollato, stroncato da un'angoscia troppo grande per essere sopportata.
-Guarda cosa...- balbettò, coprendosi gli occhi con le dita. -Cosa mi ha...fatto fare-.
Bianca si piegò in ginocchio di fronte a lui, indecisa su cosa avrebbe dovuto fare.
Non riusciva a comprendere appieno quella situazione, ma voleva dare conforto a quella povera anima.
-Chi era quella persona, Tim?- gli chiese, poggiando una mano sulla sua spalla nel tentativo di dargli un po' di conforto.
Il ragazzo dapprima taque, abbassando le mani e poggiando la nuca contro alla parete. Era ancora scosso da tremiti incontrollati, ma i battiti del suo cuore stavano rallentando.
-Il mio...Il mio migliore amico- mormorò, con un filo di quella voce spezzata dal pianto.
Bianca spostò la mano facendo qualche timida carezza sulla sua spalla. Non riusciva neanche ad immaginare il dolore che lui in quel momento stava provando.
-Era il mio migliore amico- ripeté il moro, questa volta con più decisone.
-E io l'ho ucciso-. Nel pronunciare quell'ultima frase chiuse gli occhi stringendo le palpebre fino a farle vibrare, ed il suo volto assunse un ghigno di profonda agonia.
Bianca si sistemò a sedere al suo fianco, ed avvolse con incertezza una mano dietro alla sua schiena nel tentativo di consolarlo. Non sapeva che cosa dire, quindi rimase semplicemente in silenzio; sperava solo che quel contatto fisico sarebbe bastato a trasmettere al ragazzo un po' di calore.
-Non avevo idea che fosse lui...- continuò a dire, poggiando le mani sulle ginocchia zuppe e sporche di fango. -Io... Non lo sapevo-.
L'androne di quella vecchia casa abbandonata si fece silenzioso; solo il violento scrosciare dell'acqua copriva il flebile pianto di Tim.
Come cercasse conforto, chiuse ancora gli occhi ed appoggiò la guancia sulla spalla di Bianca, che lo lasciò fare. Sentiva il suo respiro affannoso vibrare sulla pelle, ed i suoi capelli zuppi pizzicarle il collo.
Tim restò completamente in silenzio per molti minuti, con gli occhi fissi sul pavimento; poi, ritrovando finalmente un po' di calma, tornò a parlare.
-Era anche lui schiavo dell'Operatore...- mormorò, emettendo un pesante sospiro. -Forse tutti quelli che mi si avvicinano... Fanno questa fine-.
Bianca strinse la mandibole e deglutì; le fu inevitabile chiedersi se anche a lei sarebbe accaduto qualcosa di brutto.
Non riusciva a comprendere appieno tutto ciò che stava succedendo; nonostante non riuscisse ancora a credere che quell'entità maligna esistesse davvero, troppe erano le cose che non riusciva a spiegarsi.
Avrebbe soltanto voluto cancellare dalla sua vita quell'ultimo maledetto giorno, tornare a casa con i suoi amati genitori e in futuro ridere pensando a quel brutto sogno.
Ma quella stanza spoglia era reale.
L'acquazzone che l'aveva bagnata era reale.
Il calore della guancia di Tim sulla sua spalla era reale.
-Cosa... Possiamo fare, per fermarlo?- domandò, rendensosi conto solo in seguito che probabilmente non sapeva neanche di cosa stesse parlando.
La voce del ragazzo giunse debole ed affranta. -Non possiamo fermalo-.
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