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Come se non gli importasse nulla della pioggia battente che si riversava violenta sui sui vestiti, il misterioso individuo con il volto coperto dal passamontagna se ne stava immobile vicino al tronco di un albero.
La sua felpa gialla, ormai intrisa dell'acqua scesa dal cielo, ricadeva sulle sue spalle ricalcando la magrezza del corpo che copriva; ed il suo volto, totalmente celato dal sottile strato di tessuto nero che ne sfiorava i tratti, era direzionato priorio alla finestra alla quale Tim si era affacciato.
Il moro restò immobile a fissarlo per una manciata di secondi, attraverso il vetro rotto e ricolmo di polvere e ragnatele. Poi, come un fulmine a cielo sereno, si sentì nuovamente travolto da una rabbia incontenibile.
-Che cosa diavolo vuoi da me!!- gridò, sbattendo un pugno contro al muro e causando la caduta al suolo di qualche piccolo pezzo di intonaco.
L'individio misterioso tuttavia non mosse un solo muscolo; era ancora lì, immobile, a fissarlo.
Tim si voltò di scatto verso Bianca, che adesso lo guardava con aria interrogativa dal fondo della camera.
-Non muoverti da quì- le ordinò, prima di correrre fuori dalla stanza come una furia, alla ricerca della porta d'uscita che trovò poco dopo.
Quest'ultima era spalancata; il pavimento rotto si interrompeva proprio sul bordo, per poi lasciare spazio alla fitta vegetazione che era negli anni cresciuta attorno all'edificio abbandonato.
Il moro raggiunse l'esterno con qualche falcata, venendo nuovamente travolto in pochi attimi dalla violenza di quel temporale che non accennava a volersi calmare.
Allungò lo sguardo tra i cespugli e le sterpaglie dovendo sbattere più volte le palpebre a causa della pioggia, e finalmente il suo sguardo si posò ancora sulla figura immobile di quello sconosciuto.
Era tremendamente arrabbiato. Una furia incontenibile si era appropriata del suo corpo, frutto di troppi anni di esasperata ricerca di un po' di pace.
Era esausto di trovarsi in situazioni di quel tipo, di venir perseguitato in quel modo senza un'apparente ragione; e da lì a poco, avrebbe sfogato tutta la frustrazione che aveva accumulato.
Si lanciò contro all'individio dal volto coperto come una furia, affondando le suole delle scarpe nel fango e nell'erba, e raggiungendolo in un attimo. L'altro parve come risvegliarsi da uno stato di trance, motivo per cui reagì in ritardo a quel violento attacco.
Tentò di fuggire, ma le braccia di Tim afferrarono la sua felpa gialla e lo spinsero con forza a terra.
-Bastardo!- gridò il moro, che ormai aveva del tutto perso il controllo di se stesso.
Voleva solo che quella follia finisse.
Voleva solo poter avere una vita normale.
Bloccò il corpo dello sconosciuto a terra premendo le sue spalle contro all'erba bagnata, per poi portare le mani al suo collo con una cattiveria che neanche sapeva di possedere. Sentì se sue vene pulsare sotto alle mani, ma ciò non fece che accrescere la sua decisione di voler ucciderlo.
L'individuo dal volto coperto iniziò a dimenarsi e tentò più volte di colpire il suo aggressore con l'ausilio delle mani e delle ginocchia; ma la furia di Tim fu in quel momento davvero incontenibile.
Emettendo un grido soffocato impiegò tutte le sue forze per stringere quel collo, fino a bloccarne completamente la respirazione.
L'altro iniziò a muoversi con più debolezza, e pur non smettendo mai di continuare a tentare di liberarsi da quella presa, fu costretto a soccombere nel momento in cui sentì le forze abbandonare rapidamente il suo corpo.
Entrambe le mani di Tim restarono avvolte saldamente sul suo collo anche diversi secondi dopo che l'individuo aveva del tutto cessato di muoversi; si ritrasse soltanto quando sentì i passi di Bianca avvicinarsi a lui, sotto alla pioggia battente.
La ragazza lo scrutò con sgomento, ed anche se non disse niente non poté fare a meno di essere spaventata dalla furia con la quale Tim aveva aggredito quella persona.
Il ragazzo ritrasse entrambe le mani, adesso visibilmente tremanti, e posò lo sguardo sul cadavere che aveva di fronte.
Iniziò ad annaspare, come se avesse realizzato soltanto adesso quello che aveva fatto; non credeva che sarebbe mai stato capace di uccidere qualcuno.
I suoi occhi si posarono con sgomento sul corpo immobile che adesso giaceva a terra, aggredito da quella tempesta. I suoi vestiti erano adesso pieni di macchie di fango, dovute allo scontro appena subito.
Le labbra di Tim si mossero; stava per dire qualcosa, ma non vi riuscì.
Con una lentezza snervante avvicinò la mano al passamontagna che ancora nascondeva il viso dello sconosciuto; a quel punto, si disse, voleva vedere il suo volto.
Afferrò la tela sottile, ormai completamente zuppa, e con un gesto rapido e deciso la sfilò via.
La sua mente impiegò diversi secondi ad elaborare ciò che adesso stava vedendo; ma non appena lo fece, sentì il suo cuore letteralmente sgretolarsi in mille pezzi.
Iniziò a tremare, con il fiato mozzato e lo sguardo perso puntato su quel volto immobile.
Le sue labbra si aprirono ancora, questa volta lasciando uscire un flebile e disperato lamento.
-B..Brian...-.
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