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Bianca portò entrambe le mani alla bocca con un rapido movimento dettato dallo stupore e dalla disperazione. Le dita che adesso sfioravano le sue guance iniziarono a tremare, mentre la ragazza osservava con sgomento le immagini mostrate dallo schermo sporco del televisore.
Una foto che ritraeva i suoi genitori, intenti ad abbracciarsi con i volti sorridenti, sullo sfondo di un laghetto pieno d'anatre. Poi, le riprese dei giornalisti che mostravano gli operatori del pronto soccorso intenti ad estrarre i loro corpi dell'appartamento, distesi sul lettino e coperti con un lenzuolo bianco.
Bianca sentì le sue gambe farsi molle, ed un'ondata di disperazione e rabbia percorrere la sua spina dorsale.
Impiegò una lunga manciata di secondi prima di riuscire a dare un senso a ciò che aveva appena visto in quel televisore, ma quando lo fece sentì le forze abbandonare il suo corpo in un secondo.
La sua testa iniziò a girare vertiginosamente ed ebbe l'impressione di essere rimasta senz'aria; le sue ginocchia si piegarono in modo improvviso, e non finì per scontrarsi con il pavimento soltanto perché Tim ebbe la prontezza di afferrarla.
Sia la barista che i due clienti ancora poggiati al bancone si votarono stupiti in loro direzione, ma nessuno si azzardò a muovere un muscolo.
Tim afferrò Bianca sotto alle ascelle e la strinse contro al suo petto per sorreggerne più agevolmente il peso, nonostante il crescente imbarazzo generato da quel contatto così ravvicinato. E lei, nonostante avesse la mente in subbuglio, realizzò in quell'istante che la morte dei suoi genitori era da imputare, quantomeno parzialmente, proprio alla stessa persona che adesso la stava soccorrendo.
Con un gesto rapido e rabbioso puntò i palmi delle mani sul torace di Tim e lo spinse via, barcollando nel tentativo di reggersi in piedi da sola nonostante il continuo girare della sua testa. Lui tentò di afferrarla ancora ma sgusciò via, con il viso paonazzo ed il cuore che pompava sangue più velocemente.
-Stai lontano!- gridò a pieni polmoni. Annaspava alla ricerca d'aria e stringeva i pugni così forte da sentir dolore; la rabbia scuoteva il suo corpo in un susseguirsi di brividi e spasmi.
-È colpa tua!- gridò ancora, scoppiando in un pianto incontrollato. -Hai... Hai... Sei stato...-. Iniziò a balbettare frasi senza senso, ormai del tutto sotto schock.
-Non voglio guai nel mio bar, andatevene- replicò la donna in piedi dietro al bancone, che fortunatamente pareva non aver capito nulla di ciò che stava accadendo.
Tim la ignorò del tutto, così come non poté sentire la risata divertita di uno dei clienti in piedi davanti al bancone, che si godeva quella sceneggiata mentre sorseggiava la sua birra.
-Aspetta, calmati...- farfugliò cercando di avvicinarsi a Bianca, che faceva un passo indietro ogni volta che lui avanzava in sua direzione.
-Stai lontano...- farfugliò lei con un filo di voce, scossa da tremendi brividi che facevano tremare la sua voce.
Era ormai del tutto in preda al panico, e non più coscente di ciò che stava facendo; avrebbe voluto soltanto andarsene, dimenticare tutto quanto, risvegliarsi da quell'incubo con la consapevolezza di poter abbracciare ancora i suoi genitori.
-Aspetta- esclamò ancora Tim, un attimo prima di vederla voltarsi singhiozzando e scappare via verso l'uscita, travolta da un pianto incontrollato.
Bianca superò la porta aprendola in malo modo e tentò di correre via lungo la strada, ma le lacrime che continuavano a scendere copiose dai suoi occhi le impedivano di avere una visuale chiara sull'ambiente che la circondava.
Fu costretta a rallentare il passo per evitare di andare a sbattere contro a qualcosa, e subito sentì i passi di Tim raggiungerla e le sue mani afferrarla malamente per le spalle.
-Bianca, aspetta..- esclamò il ragazzo, grato di essere finalmente riuscita ad interrompere la sua fuga.
Lei dapprima reagì furiosamente, assestando uno secondo spintone sul suo petto ed emettendo un lamento soffocato. I suoi occhi erano gonfi, le labbra tremanti e le guance zuppe delle sue stesse lacrime.
-È colpa tua...- esclamò, con la poca voce che le restava da buttar fuori dalla gola.
Si sentì pervasa in un'attimo da una profonda tristezza e desolazione che scossero fortemente la sua anima, sostituendosi a quella rabbia che non riuscì a sfogare. Così in un attimo si ritrovò a buttarsi sul collo della stessa persona che un secondo prima aveva tentato violentemente di respingere.
Posò la testa sulla spalla di Tim e scoppiò a piangere senza più reprimere minimamente quell'istinto disperato, avvolgendo le braccia scosse da continui tremori dietro alla schiena di lui.
Ed il ragazzo, con movimenti impacciati, ricambiò quella stretta posando delicatamente le mani sui suoi fianchi.
-Va tutto bene... Calmati- mormorò, accarezzandola attraverso il tessuto sottile della canotta.
-Calmati. Sono quì...-.
Bianca buttava fuori aria dalla bocca con violenza, in un continuo e violento singhiozzare. La disperazione che si era fatta strada nella sua mente le impediva di ragionare lucidamente.
Strinse a sé il corpo di Tim con tutte le forze che aveva a disposizione, realizzando solo in quel momento una verità straziante: quel ragazzo che a malapena aveva conosciuto, era adesso l'unica cosa che avesse al mondo.
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