₵₳₱ł₮ØⱠØ 30

-Oh! Sono felice di rivederti, Tim, finalmente!-.
Il ragazzo si mise stancamente a sedere sulla solita poltroncina in pelle, mentre lo psichiatra, sorridente, si sistemava al suo fianco.
-Quando ci siamo sentiti al telefono, non ho ben capito perché hai saltato gli scorsi due appuntamenti...- continuò l'uomo, afferrando gli occhiali dal tavolo e sistemandoli sul suo naso. -Puoi spiegarmi che succede?-.
Tim affondò le mani nella tasca della sua tuta blu; soltanto adesso si era reso conto di averla indossata, quasi automaticamente, quella mattina.
Averla adosso gli dava una sorta di conforto, seppur lui stesso non riusciva bene a spiegarsi il perché.
Fu un regalo di Brian, risalente ad alcuni mesi prima.
-Diciamo che... Non sono stato molto bene...- farfugliò, con gli occhi fissi sulla scrivania vuota.
-Ma è proprio quando stai peggio che dovremmo vederci più spesso, Tim- rispose lo psichiatra. -Io servo proprio a questo-.
-Ma non mi riferisco... Alle allucinazioni- spiegò il moro, con un tono di voce debole e stanco. -Sono un bel po'... Giù di morale-.
Il dottore annuì. -Beh, posso esserti d'aiuto anche su questo, ovviamente. Vuoi dirmi se è successo qualcosa di specifico, oppure è solo un cambio d'umore ingiustificato?-.
La mente di Tim tornò all'episodio avvenuto circa tre settimane prima, fuori dalla pista da bowling. Ricordò la tremenda sensazione delle sue nocche che impattavano con violenza sul corpo inerme di Brian il quale, nonostante tutto, non aveva neanche accennato a voler difendersi.
E sentì il suo cuore stringersi.
-Non lo so...- farfugliò. -Sto male e basta-.
-Oh, andiamo Tim!- esclamò il dottore, scuotendo la testa. -Ormai ti conosco abbastanza da poter essere certo che stai mentendo. Coraggio, raccontami cosa è successo-.
Il ragazzo emise un lungo e tremante sospiro, e strinse i pugni nascosi nelle tasche della sua tuta.
-Ha presente Brian?- mormorò. -Quell'amico di cui le avevo parlato qualche tempo fa-.
Lo psichiatra annuì. -Oh, ma certo che lo ricordo-.
-Ebbene- continuò lui, sempre più abbattuto. -Non lo vedo né sento da tre settimane ormai. Abbiamo litigato...-.
Abbassò lo sguardo, e strinse le palpebre per pochi secondi. -Mi correggo, non è esatto. Non abbiamo litigato... Semplicemente io l'ho picchiato-.
Sul volto del dottore apparve un'espressione stupita; in un primo momento, parve così sorpreso che non seppe che dire. Da quanto gli era stato riferito dal suo paziente, la figura di Brian era un pilastro portante per la sua sicurezza nel mondo esterno; perciò non riusciva proprio a capacitarsi del fatto che Tim avesse fatto una cosa del genere.
-E... Per quale motivo? Com'è successo?- chiese, afferrando la cartella clinica per prendere un appunto.
Tim scosse la testa per levarsi i capelli dagli occhi.
-Volevo solo difenderlo... Allontanarlo da me. Ma adesso... Non sono più sicuro di aver fatto una scelta giusta-.
-Difenderlo da cosa, Tim?-.
Il moro puntò il suo sguardo dritto in quello dello psichiatra. -Difenderlo da me, dottore-.

__________

Tim guidava in completo silenzio, con gli occhi fissi sulla strada.
Dalla radio proveniva, a malapena percettibile, il suono di una canzone; ma il volume era troppo basso per riuscire a distinguerne le parole e le note.
Bianca sedeva accanto a lui con gli occhi fissi sul vetro e la mente carica di pensieri; più volte durante il viaggio ebbe l'impulso di parlare, ma mai lo fece.
Avrebbe voluto domandare a Tim dove diavolo stessero andando, e cosa avrebbero fatto da quel momento in poi; tuttavia era quasi intimorita dallo sguardo freddo e vuoto del ragazzo.
E poi, ne era praticamente certa: neanche lui sapeva, esattamente, cosa stava facendo.
Percorrendo una strada statale dalle corsie ampie e sgombre, si allontanarono dalla città percorrendo una zona boschiva che Bianca osservò ammaliata dal vetro.
Dopo circa un'ora e mezza di viaggio, finalmente, Tim si decise a fermarsi; abbandonò la strada principale per imboccarne una secondaria, che conduceva ad un centro abitato di modeste dimensioni.
Posteggiò l'auto in un piccolo parcheggio antistante un parco giochi per bambini, spense il motore e si coprì la faccia con le mani.
-Stai... Bene?- mormorò Bianca, osservandolo con preoccupazione. 
Lui tornò a poggiare i palmi sul volante ed annuì. -Sì, sto bene- le disse, senza voltarsi a guardarla. -Solo che, onestamente, non so neanche dove siamo al momento-.
Quella fu per Bianca la conferma che, effettivamente, Tim aveva giudato in una direzione a caso con l'unico scopo di allontanarsi da casa.
Questa cosa, per qualche motivo, la fece sorridere.
-L'importante è che stai bene...- mormorò, tornando a volgere lo sguardo al vetro. Davanti a loro, un agglomerato di palazzine e villette a schiera, un piccolo parco per bambini, un'edicola. Era un centro abitato come tanti altri; ma si sentì in qualche modo al sicuro, nel trovarsi in quel posto. Complice anche il sole che era finalmente spuntato, scacciando via buona parte delle nubi grigie.
-Cosa... Cosa facciamo adesso?-.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top