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-Calmo, Tim, va tutto bene-.
Il moro era rannicchiato su se stesso, con le braccia avvolte attorno alle ginocchia e lo sguardo perso nel vuoto. Respirava a fatica, travolto da continui tremiti che non gli davano tregua.
-Sono quì con te, cerca di calmarti-.
Brian era in ginocchio davanti a lui; sul suo viso magro albergava un'espressione preoccupata, mentre con un movimento di estremo affetto poggiava le mani sulle spalle dell'amico.
-Non ce la faccio..- farfugliò Tim, travolto dagli spasmi. -Non ce la faccio più-.
-Dammi il telefono, chiamo il tuo medico- disse Brian, premendo le dita sulle sue spalle come avesse voluto in qualche modo trasmettergli la sua forza.
Ma Tim scosse la testa con decisione. -Non voglio il medico- farfugliò, esausto. Annaspava alla ricerca d'aria e tremava come fosse immerso in una vasca d'acqua ghiacciata.
Brian si protese verso di lui e lo abbracciò, avvolgendolo in una stretta decisa ed energica. -Andrà tutto bene, dai... Vedrai che adesso ti passa-.
Quello era già il quarto crollo emotivo di Tim al quale aveva suo malgrado dovuto assistere, in quell'ultima settimana. Non sopportava di vederlo soffrire in quel modo, avrebbe fatto davvero qualsiasi cosa in quel momento per vederlo più sereno.
Si era legato così tanto a quel ragazzo, che ogni suo dramma l'aveva fatto proprio.
Lo strinse a sé con tutte le forze che aveva in corpo, finché non sentì la sua respirazione rallentare. Solo allora, con un movimento lento, si ritrasse fino a bloccare il volto a pochi centimentri dal suo.
I due ragazzi si guardarono negli occhi; Brian, che sapeva esattamente che cosa avrebbe voluto fare, e Tim che pareva troppo confuso per realizzarlo.
Ma quando le labbra del castano si posarono sulle sue non si ritrasse; lo lasciò fare, e capì poco dopo che stava trovando un immenso conforto in quel contatto.
Chiuse gli occhi, e sentì i suoi muscoli rilassarsi poco a poco, uno per volta.
Quando Brian si staccò dalle sue labbra lo guardò con occhi lucenti, carichi di emozione. Fino a quel momento non aveva neanche capito, che lui l'amava.

___________

Tim si ritrasse impulsivamente non appena percepì il contatto con le labbra di Bianca.
Non se l'aspettava; quel gesto lo aveva preso totalmente alla sprovvista.
-S..Scusami...- balbettò la ragazza, adesso visibilmente imbarazzata dalla situazione spinosa che era andata a crearsi.
Il moro osservò le sue guance colorarsi di rosso, senza sapere che cosa dire.
In realtà, aveva sinceramente apprezzato quel brevissimo contatto; ma la sua mente adesso era una bufera di pensieri ed emozioni contrastanti tra loro.
Non aveva mai avuto una relazione stretta con nessuno che non fosse Brian, per questo motivo non aveva neanche la più pallida idea di quale fosse il suo orientamento. Aveva per anni creduto di essere gay, ma adesso si chiedeva se quella convinzione non fosse stata dettata solo dalla sua totale mancanza di esperienza.
Non aveva mai avuto relazioni con altre persone.
Non aveva mai frequentato gruppi, conosciuto nuova gente.
Nella sua vita fino a quel momento aveva frequentato soltanto psichiatri e dottori, oltre al defunto Brian.
-N..No, scusami tu- farfugliò impacciato, abbassando lo sguardo. -È solo che...-.
-Ho esagerato, non so cosa mi sia preso- tentò di giustificarsi la ragazza, allargando un sorriso palesemente forzato. In effetti quella era stata un'azione dettata esclusivamente dal suo istinto, irrazionale, precipitosa.
Rimase senza parole, tuttavia, quando si accorse che Tim si stava di nuovo avvicinando a lei, questa volta di sua spontanea volontà.
Era palesemente a disagio, sì; ma raggiunse le sue labbra senza dire una singola parola, e poggiò con estrema delicatezza una mano dietro alla sua nuca.
In quel momento l'imbarazzo di Bianca svanì, e riuscì a godere di quel momento rendendosi conto soltanto adesso di quanto ne avesse effettivamente bisogno. Nel momento in cui le loro labbra tornarono a separarsi, facendo attenzione a non colpire la ferita avvolse le braccia attorno alla schiena del ragazzo, e lo strinse forte a se.
Restò in silenzio, cullata dall'espandersi e ritrarsi del suo petto, e dal calore della sua pelle.
Quello era forse il primo momento in cui era riuscita a ritrovare la pace, a seguito di tutti gli avvenimenti catastrifici che in quei due giorni avevano stravolto completamente la sua vita.
Ed anche Tim, con un sorriso tirato, trovò un immenso conforto nel contatto con il corpo della ragazza. Riuscì dopo tanto tempo a sentirsi più leggero; per quei pochi attimi aveva allontanato i demoni che infestavano la sua mente.

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