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Il getto costante d'acqua calda batteva sulle spalle di Bianca, per poi scivolare rapidamente lungo le linee sottili del suo corpo.
Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare da quel calore, e trattenne il fiato per una lunga manciata di secondi.
Ad un tratto, la sua forza d'animo vacillò. La sua mente la costrinse a vedere tutte quelle immagini che aveva fino a quel momento tentato di respingere; ripercorse i ricordi, le emozioni, le sensazioni più belle vissute con la sua famiglia. Quella famiglia che non avrebbe visto mai più.
Nella sua mente apparve il volto dolce di sua madre, e quello rotondo e paffuto di suo padre. Poi, un attimo dopo, ricordò le immagini che aveva visto impresse sullo schermo di quel televisore: i loro corpi trasportati dalle barelle, coperti da un telo bianco.
Senza neanche rendersene conto la ragazza iniziò a piangere, ma il continuo cadere dell'acqua sul suo viso celava la presenza di quelle lacrime salate, che venivano lavate via quasi subito.
Singhiozzava, alzando ed abbassando convulsamente le spalle, intenta a cercare di far meno rumore possibile.
Si rannicchiò su se stessa, avvolgendo le braccia attorno alle ginocchia e poggiandovi sopra il mento; teneva le palpebre chiuse con così decisione da iniziare presto a sentir dolore ai muscoli facciali. La nostalgia era insopportabile, e la consapevolezza che la sua vita non sarebbe mai più stata quella di prima la schiacciava come un enorme masso spigoloso premuto sul petto.
I suoi opprimenti pensieri la catturarono completamente, riuscendo ad offuscare i suoi pensieri al punto che rimase in quella posizione, piangendo e singhiozzando, per un tempo indefinito. Non poté più sentire il rumoroso scrosciare dell'acqua sul suo corpo, ed allo stesso modo non udì la voce di Tim che, iniziando seriamente a preoccuparsi, chiamava il suo nome dall'altro lato della porta.
Il ragazzo sbattè i pugni sulla superficie un paio di volte, ma senza ricevere alcuna risposta da Bianca.
Spaventato dall'idea che potesse essere svenuta, o peggio ancora che si fosse volontariamente fatta dal male, non esitò ulteriormente ed iniziò a prendere a spallate la porta.
-Bianca!-.
Al terzo tentativo, un rumore acuto e graffiante segnalò la rottura del perno che bloccava la porta, ed il suo immediato cedimento.
All'interno, il bagno era pregno di una fitta nube bianca di condenza, che rendeva l'aria così calda da essere difficilmente respirabile; e la ragazza giaceva ancora lì, rannicchiata sul piatto della doccia con l'acqua calda che ancora si infrageva sul suo corpo tremante.
Non sollevò il capo neppure quando si rese conto che Tim era entrato; le tremende sensazioni che la opprimevano, bloccavano totalmente il suo corpo al suolo impedendole qualsiasi movimento.
-Bianca, stai bene?-.
La voce del ragazzo giunse ovattata alle sue orecchie; e solo nel momento in cui Tim fermò bruscamente il getto d'acqua si rese conto di essere rimasta in quella posizione per molto più tempo di quanto credesse.
Si rannicchiò ancor più su sé stessa facendosi piccola, nel momento in cui realizzò altresì di essere completamente nuda davanti a lui. Ma era comunque troppo confusa e triste, per provare vergogna.
Tim afferrò un asciugamano e lo avvolse con un gesto rapido e calcolato sul corpo della ragazza, per poi aiutarla ad alzarsi in piedi.
In quel momento lei avrebbe voluto dire qualcosa, ma sentì le parole morire nella sua gola; un brivido di freddo percorse il suo corpo ancora zuppo, che venne a contatto con l'aria più fredda che adesso la circondava.
-È tutto ok...- mormorò Tim, in un impacciato tentativo di offrirle conforto. Rimase poi del tutto immobile, totalmente colto alla sprovvista, quando la ragazza avvolse le braccia attorno alla sua nuca e lo strinse a se.
Non la respinse, ma neanche ricambiò la stretta; era passato davvero molto tempo, dall'ultima volta che era stato abbracciato da qualcuno in modo così spontaneo. Nonostante non fosse una sensazione per lui totalmente sconosciuta, fu davvero strano percepire quel contatto.
La ragazza si ritrasse dopo una lunga mangiata di secondi, ed abbassò lo sguardo. -Scusami, sto bene, ora mi vesto- mormorò.
Lui annuì, stringendo le mandibole. Senza dire niente tornò nel salotto, passando distrattamente una mano alla base del suo collo, laddove fino ad un attimo prima Bianca aveva adagiato la sua giancia morbida.
Si gettò a sedere sul divano e puntò lo sguardo al vetro sporco della finestra, che non aveva mai pulito una singola volta da quando diversi anni prima si era trasferito in quella casa.
Attese con impazienza di veder tornare la ragazza, e pochi minuti dopo la sua attenzione fu piacevolmente catturata dalla sua figura, che si avvicinava lungo il corridoio.
Bianca adesso indossava la sua tuta blu; le stava davvero molto larga, specialmente la parte superiore che ricadeva sulle sue spalle magre riempiendosi di pieghe.
La ragazza si avvicinò lentamente, tenendo lo sguardo basso; all'improvviso sembrava davvero molto in imbarazzo, probabilmente a causa di ciò che era appena successo.
-Scusami per prima... Ora sto bene- mormorò.
Tim accennò un lieve sorriso. -Ok, tranquilla- le disse. Si alzò poi dal divano e roteò il collo, stiracchiando al contempo la schiena.
-Mi lavo anch'io, torno subito- esclamò.

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