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Le nuvole grigie avevano scaricato a terra tutta la loro ira, lavando via polvere e polline dalle foglie ed inzuppando il terreno.
Quanto Tim abbandonò la vecchia struttura seguito da Bianca, solo una leggera pioggerella scendeva ancora dal cielo.
-Che cosa facciamo, adesso?- aveva chiesto la ragazza, con le braccia avvolte sul petto nel disperato tentativo di scaldarsi un po'.
Tim le aveva risposto senza voltarsi, e senza smettere di camminare. Non voleva rischiare di intravedere anche solo di sbieco il corpo immobile di Brian, che era disteso a terra poco distante.
-Siamo entrambi fradici...- mormorò, emettendo un pesante sospiro. -Quindi direi che dobbiamo... Asciugarci e scaldarci, tanto per cominciare-.
La ragazza annuì vagamente, lanciando un ultimo sguardo pensieroso alla vecchia abitazione prima di aumentare il passo ed avvicinarsi a lui. -Possiamo... Andare insieme alla polizia?- farfugliò.
Questa volta Tim rallentò il passo e si voltò indietro, mostrando un viso stanco. -Convivo da sempre con questa cosa... Credimi, non servirebbe a niente- le disse, guardandola dritta negli occhi. -Verresti additata come malata mentale, e forse anche sospettata della... Morte dei tuoi genitori-. Nel pronunciare l'ultima parte delle frase abbassò il tono della voce, resosi conto di aver toccato un tasto che per lei doveva essere davvero molto dolente.
La ragazza tuttavia non reagì in alcun modo; continuò a camminare a passo svelto, posizionandosi accanto a lui.
-Allora... Che facciamo?- chiese ancora, come volesse cambiare argomento per non essere costretta a pensare alla sua famiglia.
Tim sollevò lo sguardo al cielo, lasciando che quella pioggia fine gli accarezzasse le guance. -La mia memoria fa davvero schifo, ma camminando in questa direzione dovremmo arrivare al Rosswood Park- spiegò, senza fermarsi.
-Lì dovrei aver parcheggiato la mia auto-.
Bianca taque, ma dentro di sé si domandò come fosse possibile che Tim riuscisse ad orientarsi così bene in quella foresta che a lei pareva essere tutta uguale.
Quante altre volte l'aveva percorsa?
In quante occasioni si era risvegliato in quel bosco?
Mentre tentava disperatamente di non abbattersi e di non fermarsi troppo a pensare a tutte le cose assurde che le stavano capitando, la ragazza si limitò a seguire Tim che camminava silenzioso ad un paio di metri di distanza.
Un tremendo freddo le penetrava le ossa, costringendola a tremare come una foglia; aveva assolutamente bisogno di scaldarsi, o si sarebbe certamente ammalata.
Dopo una lunga mezzora di cammino, i due giusero fino al punto in cui la fitta vegetazione boschiva si interrompeva; oltre, percorsero una piccola collina spoglia fino a giungere al parcheggio del parco.
Tim frugò nelle sue tasche con impazienza, finché non riuscì ad afferrare la chiave della sua auto.
-Coraggio, ci siamo- mormorò, mentre si avvicinava ad una berlina grigia, posteggiata in un angolo.
Ancora una volta, Bianca si chiese quale fosse stata la sequenza degli avvenimenti senza riuscire a darsi una risposta.
Il fatto che quell'auto fosse lì, significava che Tim si era recato volontariamente nella foresta, per poi ipoteticamente percorrerla e giungere fino al centro abitato dov'era ubicato il suo appartamento.
Ciò non aveva senso, e per questo un'opprimente angoscia iniziò ad appesantire il suo petto.
Tim aprì l'auto premendo il pollice sulla chiave elettronica e spalancò la portiera; ma non salì a bordo, perché notificò l'improvvisa titubanza di Bianca.
-Andiamo, che ti prende?- le domandò, più confuso che irritato.
La ragazza, che aveva già la mano avvolta sulla maniglia della portiera, la ritrasse ed indietreggiò di qualche passo.
-Tu eri... Venuto fino a quì con la macchina- farfugliò, a voce bassa.
Era terrorizzata all'idea di farlo arrabbiare, soprattutto dopo aver visto con quanta ira aveva aggredito quel ragazzo nella foresta.
Allo stesso modo però, aveva bisogno di capire. Doveva sapere se fidarsi di lui sarebbe stata la scelta giusta.
-Che ci facevi quì?-
Tim puntò i gomiti sul bordo della portiera aperta e sospirò pesantemente. -Non ti fidi più, adesso?- le domandò.
Bianca strinse i pugni. -Rispondi alla domanda, per favore- bisbigliò.
-Ero venuto quì volontariamente, sì- disse lui. -E mi sono addentrato nel bosco altrettanto volontariamente-.
La ragazza lo guardò negli occhi, e anche questa volta lo trovò sincero.
-Avevo con me una videocamera, volevo... Riprendere quella cosa, e mostrarla ai dottori che sostengono io sia pazzo- spiegò ancora Tim, mentre la sua voce si inaspriva. -Ma non ha funzionato. Ho perso la videocamera e mi sono ritrovato nel tuo appartamento che cercavo di rapirti-.
Chiuse gli occhi per qualche attimo, poi alzò lo sguardo su di lei.
-So che può essere difficile credermi ma... Prova a fidarti di me-.
Dopo aver pronunciato quella frase salì a bordo, avviò il motore ed abbassò il finestrino attraverso il quale adesso poteva vedere la figura ancora immobile della ragazza, indecisa sul da farsi.
-Dai, sali- la incitò. -O finirai per ammalarti...-.
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