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-Ne vuoi una?-.
Tim era seduto su di un muretto, con lo sguardo perso sul continuo passare di auto lungo la strada.
-In realtà... Io non fumo- rispose Brian, osservando con un punto d'indecisione il pacchetto di sigarette che l'altro gli stava porgendo.
Il sole primaverile era tiepido sulla loro pelle, ed un leggero venticello faceva rotolare le cartacce sui marciapiedi.
-Oh, come non detto- mormorò Tim, ritirando la mano ed infilando il pacchetto nella tasca. Premette rapidamente il pollice sul tasto dell'accendino, dando fuoco alla sigaretta che già stava stringendo tra le labbra.
Il castano lo osservò in silenzio, poi si mise a sedere al suo fianco.
Nonostante il carattere introverso che caratterizzava Tim, era riuscito ad instaurare con lui un'amicizia sincera. 
-Però in effetti... Potrei provare- esclamò, dopo aver riflettuto qualche secondo. -Solo un tiro, magari-.
Il moro si voltò verso di lui ed accennò un lievissimo sorriso, prima di sfilarsi la sigaretta accesa dalle labbra e porgerla all'amico. Una riga di fumo si espanse seguendo quel movimento, per poi dissolversi velocemente nell'aria.
Brian afferrò l'oggetto con attenzione, come avesse paura di bruciarsi. Strinse il filtro tra due dita ed osservò la sigaretta con attenzione, prima di avvicinarla timidamente alla bocca.
Tim lo osservava in silenzio. Era probabilmente la prima volta che lui insegnava qualcosa a Brian, e non viceversa.
Il castano racchiuse il filtro tra le labbra schiacciandolo delicatamente, poi aspirò una piccola boccata d'aria. Come conseguenza pressoché immediata, un colpo si tosse lo costrinse ad allontanare subito la sigaretta dalla bocca.
-No, no, credo che...- balbettò, in preda alla tosse ed alle risate. -Credo che non faccia per me-.
Tim sorrise. -È solo questione di abitudine, suppongo-.
Intrecciò le braccia sul petto e volse ancora lo sguardo al passare rapido e costante delle auto sulla tangenziale; forse per la prima volta in vita sua si sentiva realmente felice.
Brian riusciva a farlo sentire normale, nonostante i problemi che lo affliggevano fin dalla più tenera delle età. In sua presenza non si era mai sentito sbagliato, strano, o diverso.
Non aveva alcun dubbio nel sostenere che probabilmente quel ragazzo era stato l'unica presenza realmente positiva nella sua vita.

_________

-Brian... no...- farfugliò, in preda ad un panico che non poteva far altro che salire.
-No... no, no, no!-.
Si gettò sul cadavere in un secondo, portando le dita al suo petto con la  disperata speranza di riuscire a sentire ancora il battito del suo cuore.
Affannava come avesse corso per ore; sentiva la testa girare, non poteva credere che ciò fosse accaduto davvero.
Non riuscendo a percepire il battito sotto al palmo della mano, poggiò un polpastretto sotto alla gola di Brian alla ricerca dell'arteria. Pregò silenziosamente di sentirla pulsare anche solo un pochino; ma anche questa volta non percepì assolutamente nulla.
-Lo... Lo conosci?- farfugliò Bianca, avvicinandosi lentamente.
Ma Tim neanche udì quella domanda. Si gettò sul cadavere e lo strinse a sé con tutta la forza che aveva in corpo, incapace di trattenere le lacrime.
-Brian...- sussurrò, mentre reggendo la sua testa con una mano ne ispirava l'odore.
Aveva appena ucciso l'unico amico che avesse mai avuto.
L'unica persona che era stata gentile con lui.
L'unico che fosse stato disposto ad accettarlo per ciò che era, senza giudicarlo.
Il braccio sinistro di Tim, avvolto dietro alla schiena di quel corpo immobile, adesso lo stringeva energeticamente. Singhiozzava rumorosamente, scosso da tremiti violenti, con gli occhi inondati di calde lacrime che scendendo giù dalle guance venivano lavate via dalla pioggia.
-Mi dispiace.. Mi dispiace...- mormorò.
La sua mente ripercorse in quel momento ogni ricordo felice che avesse memorizzato in presenza di quel ragazzo; dal loro primo incontro al college, dal quale era maturata lentamente un'amicizia profonda.
Tim chiuse gli occhi, e desiderò erdentemente la morte in quel preciso momento.
Sì, voleva morire.
Trattenne il fiato come tentasse di annullare per qualche secondo la sua esistenza, ancora stretto a quel corpo morto che da lì a poco avrebbe iniziato a raffreddarsi.
Non poteva più sentire il violento cadere della pioggia sulla sua testa, né i brividi di freddo che scuotevano il suo corpo, né la voce di Bianca che tentava di capire che cosa stesse accadendo.
Per quella manciata di minuti il mondo si spense e v'era solo lui, abbracciato all'immobile Brian.
-Non lasciarmi, amico- farfugliò ancora. -Non lasciarmi-.
Ma quello che continuava a stringere tra le sue braccia, non era che un corpo privo di vita.
Un guscio vuoto.
Il ricordo bruciante di qualcosa che aveva distrutto per sempre.
Tim sollevò la testa e strinse le labbra, emotivamente distrutto. Accompagnò il corpo di Brian a terra adagiandolo con estrema delicatezza; lo guardò ancora una volta, poi alzò gli occhi sui profili degli alberi che si innalzavano verso il cielo attorno a loro.
L'operatore doveva essere da qualche parte in quella maledetta foresta, adesso aggredita da quell'incessante temporale.
E chissà, magari si stava godendo quella scena.
-Maledetto...- mormorò, singhiozzando.
-Maledetto!!- ripeté, questa volta urlando così forte da percepire un bruciore alla gola.
Alzò lo sguardo sul cielo grigio e lasciò che la pioggia ripulisse il suo viso dalle lacrime; proprio in quel momento, con immenso sollievo, si sentì afferrare dal tocco gentile di Bianca. 
-Adesso calmati, Tim- lo pregò, stringendo un lembo della sua camicia. -Alzati, mettiamoci a riparo...- mormorò.

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