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Il temporale si fece più forte; un fiume di pioggia fredda si infrangeva violentemente al suolo creando un rumore acuto e costante, mentre nel cielo grigio appariva di tanto in tanto la luce accecante di qualche lampo.
Tim dischiuse le palpebre lentamente, recuperando con gran fatica il contatto con la realtà.
Portò immediatamente le mani sulla testa dolorante, che doveva aver sbattuto contro qualcosa; poi rizzò la schiena emettendo un gemito.
Si ritrovò all'interno di una stanza di piccole dimensioni; anche questa volta, si era risvegliato in quello che pareva essere un edificio abbandonato.
Stropicciò gli occhi tentando di mettere a fuoco il tetro ambiente che adesso lo circondava; le pareti erano ricolme di crepe e porzioni di intonaco che si stava staccando dai mattoni a causa dell'umidità.
Il soffitto sopra alla sua testa era parzialmente crollato, rendendo visibile il sottotetto spiovente del piano superiore; si trattava, molto probabilmente, di una semplice abitazione abbandonata ormai da troppi anni.
Il cuore del ragazzo mancò un colpo quando notificò la presenza di una persona distesa a terra a qualche metro di distanza da lui, all'apparenza dormiente.
Era Bianca.
La ragazza era immobile, sdraiata su un fianco; i capelli color sabbia erano adagiati delicatamente sulle sue guance.
Tim crebbe per qualche attimo che fosse morta, ma con grande sollievo notò poco dopo il lento espandersi e ritrarsi della sua esile cassa toracica.
Si alzò in piedi, ancora barcollante, e le si avvicinò con le mandibole serrate.
-Bianca...- mormorò, per poi mettersi in ginocchio accanto a lei ed iniziare, cautamente, a scuotere le sue spalle.
-Andiamo, svegliati... Bianca!-.
La ragazza aprì gli occhi di colpo, puntò i palmi a terra e rizzò la schiena di scatto. Era terrorizzata; premeva le spalle contro alla parete con le palpebre spalancate e le iridi dilatate.
-Calma, sono io...- mormorò Tim, indietreggiando lievemente per non rischiare di sembrare aggressivo.
Bianca, tuttavia, iniziò a guardarsi intorno palesemente spaesata. Il suo fiato era pesante, ed il suo sguardo si spostava nervosamente lungo le pareti ricolme di crepe e muffa.
-Ma cosa...- mormorò.
Il suo sguardo si caricò di rabbia solo un attimo dopo. -Cosa mi hai fatto?!- gridò, esasperata. -Dove mi hai portata?!-.
Tim deglutì nervosamente e tentò di mantenere un tono pacato, per non complicare maggiormente quella situazione già sufficientemente spinosa.
-Io non ho fatto niente- disse, scuotendo lievemente la testa. -Mi sono risvegliato quì, proprio come te-.
Bianca posò i suoi occhi impauriti su quelli di Tim, e riuscì a leggere della sincerità nel suo sguardo. Si obbligò a calmarsi, concentrandosi sul rallentare la propria respirazione.
-Io stavo... Stavo andando alla centrale...- mormorò, abbassando lo sguardo sui suoi vestiti adesso sporchi e ricolmi di macchie. -Come posso... Essere finita quì?-.
Il moro emise un sospiro.
Lui sapeva bene, in che modo ciò era stato possibile; e sentì uno sconforto insopportabile assalirlo non appena ebbe realizzato che non era affatto riuscito a mettere in salvo quella ragazza.
-È... Stato lui- esclamò, con un filo di voce.
La ragazza aggrottò la fronte e strinse le labbra. -Lui?- ripeté. -Lui chi?-.
-L'operatore- rispose Tim, esausto. -L'entità che mi tormenta, a quanto pare adesso... Ha deciso che vuole anche con te-.
Lei taque, confusa e profondamente scossa da quell'affermazione. Non riusciva a capire fino a che punto la presunta follia del ragazzo coincidesse con la realtà.
Osservò i vestiti che lui indossava; erano zuppi, e l'acquazzone di cui notificò la presenza attraverso la finestra rotta sul fondo della stanza, giustificava appieno quel dettaglio.
Lei però... Lei era quasi del tutto asciutta.
Come poteva essere giunta fino a lì senza bagnarsi?
-Devi... Devi spiegarti meglio- farfugliò, sforzandosi di mantenere la lucidità. -Tutto questo è...-.
-Probabilmente non posso darti le risposte che vorresti- disse lui, aiutandola a mettersi in piedi. -So solo che quella cosa si diverte da anni a giocare con me, e adesso ha deciso di coinvolgerti-.
Bianca puntò gli occhi nei suoi alla disperata ricerca di ironia; ancora una volta però, li trovò sinceri.
-Se avesse voluto prenderti e basta l'avrebbe già fatto- spiegò ancora il ragazzo, passando una mano dietro al collo dolorante. -Credo che al momento stia solo... giocando-.
-Perché proprio io?- domandò d'impulso Bianca, che ormai aveva afferrato quanto seria e preoccupante fosse la situazione.
Il moro non rispose subito, anche se poteva ricordare chiaramente il motivo per cui l'operatore lo aveva inviato a rapire priprio lei.
Un'anima pura, priva di peccato.
-Non lo so- rispose, secco. -E vorrei poterti dire il contrario ma... Non penso ti lascerà in pace-.
Bianca abbassò lo sguardo. -È stato lui a... Portarci quì?- mormorò.
Tim annuì, desolato come se fosse realmente colpa sua tutto ciò che le stava avvenendo. -Non so come, ma può ... Spostare le persone, ovunque lui voglia-.
Dicendo questo si avvicinò alla finestra e scrutò l'esterno; i suoi occhi percorsero i profili degli alberi inondati da quell'insistente e fitta pioggia. -Siamo da qualche parte nella foresta- aggiunse.
Solo un attimo dopo aver pronunciato quella frase, però, i suoi occhi captarono un movimento improvviso all'esterno della vecchia abitazione.
Qualcuno li stava spiando.

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