19

Chris
Gaia e Giorgia appena sono uscite dall'ospedale con Meg mi hanno chiamato dicendomi quanto era successo. Mi sento uno stupido ad non essermi preoccupato troppo della sua assenza. Prendo la moto e senza pensarci sfreccio verso l'ospedale con in testa solo un pensiero fisso, cioè lei. Trovarmi Lillà così fragile e sofferente tra le mie braccia mi fa capire quanto abbia sofferto e quanto sta ancora soffrendo. Non voglio spezzare quel contatto perché so perfettamente che non avrebbe altri a cui aggrapparsi.
Ho preso la decisione non voglio più lasciarla sola neanche per un secondo e se lei non mi ama nello stesso modo in cui io la amo vegliero' su di lei come un angelo.
<<Senti Lillà che ne dici di andare a casa? Resto io qui con tua madre.>>
Lei scuote debolmente la testa e poi mi guarda dritto negli occhi ancora lucidi per le lacrime versate<<No! Devo restare io, oggi ho fatto una cazzata e ora devo pagare per i miei errori, per averle fatto sempre pesare ogni sua decisione da quando siamo qui, in questa cazzo di città>>.
<<Smettila di dire così non ha senso dire così , in fondo tutti commettiamo degli errori più o meno gravi. E poi se non fossi venuta qui non ci saremmo mai incontrati>>.
Lei scuote la testa con più decisione<<No! No! Se non fosse per me tu continueresti la tua vita perfetta con Tania e non avresti avuto mai nessun problema con lei.>>
Lei si volta per andarsene ma io la riaffero per il braccio e la faccio girare verso di me, ora sono incazzato nero.
<< Lillà ora tu mi ascolti e chiami qualcuno che stia con tua madre se non vuoi che sia io e vieni dopo a casa tua con me . Si vede lontano un miglio che sei strafatta e dio solo sa come gli altri non se ne siano accorti>>
<<E a te cosa importa se sono strafatta o meno?>>
<<Cosa me ne frega? Me ne frega in quanto tu mi piaci e molto e poi perché mi sono affezionato a te. È COSÌ COMPLICATO DA CAPIRE?>>.
Me ne accorgo solo dopo di star urlando ma non me ne importa molto al momento.
Lei mi guarda sbalordita e allora accetta di fare come dico, le lascio fare una telefonata e poi la prendo per la mano e la porto verso la mia moto.
L'aria fredda la fa rabbrividire e solo allora noto che indossa solo una maglia di cotone leggero così le passo la mia giacca. Per fortuna ne tengo sempre una di scorta nella moto per i casi di emergenza. Le passo il mio casco. Lei si afferra incerta alla moto, allora prendo le mani e le allaccio intorno alla mia vita. Quel contatto la fa irrigidire, ma non me ne curo molto e metto in moto sfrecciando per le strade deserte di Barcellona.

Spazio autrice:
Ecco un nuovo capitolo chiedo scusa per la lunghezza.

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