5. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio

31 marzo 2014, 09:30 AM

Sono ovunque. Dovunque mi giri, su Internet o nella vita reale, tutti mi cercano. I giornali di gossip hanno tutti lo stesso titolo: "Nuova fiamma per Nico Rosberg?"
Lo sapevo che sarebbe andata a finire così. Così la prossima volta imparo a starmene al mio posto, zitta e ferma. Le nostre foto in macchina sono dappertutto. Tutti mi chiamano, mi messaggiano, mi vogliono. Improvvisamente mi sento come se fossi il centro del mondo. Ieri Fernando non mi ha parlato, se non per i team radio. La gara è stata un disastro per lui. Non so che diavolo è preso alla sua macchina, ma qualcosa ha deciso che non doveva funzionare proprio quando lui era in testa e si è dovuto ritirare. E questo è il meno. Il non vederlo, sentirlo, incrociare il suo sguardo, comincia a farmi uno strano effetto. Mi accorgo che ne ho bisogno, mi sento vuota senza lui che mi guarda e mi parla. Non ho nemmeno voglia di alzarmi dal letto. Ho il volo per il Bahrein alle due del pomeriggio, ovvero tra quattro ore e mezza e ancora non ho messo una singola cosa un valigia. E devo essere in aeroporto tra due ore. Poco male, vorrà dire che sposterò il volo.

Spiegare a Nando che non è come crede sarà davvero una cosa complicata. Nemmeno fosse il mio ragazzo. Anche il solo scrivergli mi terrorizza. Potrei andare incontro a un litigio infernale e uscirne sconfitta, frustrata. Non credevo che fosse così importante per me che Fernando sapesse della mia vita, e ora mi rendo conto che me ne importa tantissimo. Devo farmi coraggio, alzarmi da questo cavolo di letto e andargli a parlare, devo essere pronta alle conseguenze che ne deriveranno, qualunque esse siano. Ho bisogno di un posto in cui parlargli, ma prima ho bisogno di sapere se lui è disposto a farlo. Prendo il cellulare dal comodino, apro la chat con lui e rileggo gli ultimi due messaggi che ci siamo scambiati venerdì sera.

-Ti voglio bene Nando.-

=Come sei dolce Ali. Anche io ti voglio bene.=

Faccio un respiro profondo, interrotto un paio di volte da dei singhiozzi sommessi.

-Avrò mai la possibilità di parlarti al di fuori del lavoro?-

Invio il messaggio e mi decido ad alzarmi dal letto. Comincio a raccogliere le mie cose, oggi non ho voglia di andare a sistemare l'hospitality con la squadra, se la caveranno benissimo da soli. Prendo le cose dai cassetti, i cosmetici in bagno, i vestiti nell'armadio con la lentezza di un bradipo. Mi siedo sul letto accanto alla valigia, espiro. Mi sento svuotata, pesante. Butto tutta la roba nella valigia a caso, non ho alcuna voglia di piegarla. Devo ricordarmi di mandarla al servizio di lavanderia del mio hotel una volta in Bahrein, altrimenti rimango senza vestiti. Il cellulare squilla. Mi precipito a rispondere, prima però leggo chi è. Mia sorella Kate, che non sento da un mese.

"Alice! È tutto vero quello che leggo?" Chiede, non appena rispondo.

"Kate, che diavolo ci fai sveglia alle due e mezza del mattino?" Chiedo.

"Come diavolo fai a sapere che sono le due e mezza del mattino? E comunque non hai risposto alla mia domanda, è vero che esci con Rosberg?"

"Kate, sai che il mio orologio è impostato sull'ora di casa, così so se posso chiamarvi. E no, non sto uscendo con Nico."

"Già, dimenticavo. Ma qui Internet dice di sì!"

"Dio mio ma tu devi credere a tutto quello che leggi?"

"Tesoro ne parlano tutti! Come faccio a non crederci?"

"E tu credi a Internet e non a tua sorella?"

"Dio, che cosa complicata!"

"Kate, non è complicata. È più semplice di quanto non sembri, ho semplicemente fatto un giro con Nico in macchina! Dio, non si può nemmeno fare un giro in macchina da amici che subito tutti pensano che stiamo insieme?"

"Evidentemente si."

"Odio i giornalisti."

"Però servono a farti sapere cose che tu nemmeno ti immaginavi! Perché non me lo hai detto subito?!" Risponde, euforica. A questo punto ho davvero perso la pazienza.

"Sai che ti dico? Che tu non mi conosci affatto. Tu non sai quello che provo io. Tu non sai che sono innamorata di un'altro. E sai chi è quell'altro? Non di certo Nico Rosberg. Si dà il caso che io con quel tipo ci parli ogni domenica via radio, per guidarlo nelle gare, e ogni cavolo di sabato e venerdì precedenti la domenica."

"Tu... tu sei innamorata di Fernando."

"Buongiorno Kate, finalmente te ne sei accorta!" Me ne sono accorta anche io, finalmente.

"Non lo avrei potuto immaginare."

"Ma vaffanculo." E non appena me ne esco con questa frase le chiudo la chiamata in faccia. Ho le lacrime agli occhi. Mia sorella non è capace di vedere oltre la punta del suo naso. E fino a qualche secondo fa evidentemente neanche io. Ecco perché non sentirlo né vederlo mi fa così male. Lo amo e me ne sono resa conto troppo tardi, quando ormai tutto il mondo pensa che io esca con uno che nemmeno conosco, o quasi. Quando mi accorgo che il mio cellulare presenta una notifica, la risposta di Fernando, cerco di restare il più calma possibile.

Se non vorrà parlarmi, capirò.

Apro la chat.

=Può darsi.= La freddezza fatta persona. Kimi, la tua carriera da Ice Man sta ufficialmente per concludersi.

-Se vorrai darmi la possibilità di spiegarti come stanno le cose te ne sarò grata.- La risposta non tarda ad arrivare.

=Sappiamo entrambi come stanno le cose.=

-Come puoi fidarti di quello che leggi su Internet e non di me? Io, il tuo tecnico. La persona più affidabile che tu conosca. Hai perso la fiducia in me?-

=Mi fido di quello che vedo, non di quello che leggo. Le vostre foto nella tua macchina sono ovunque. Non faccio in tempo a girarmi dall'altra parte che vi vedo di nuovo in qualche fottuto giornale di gossip. Ho perso la fiducia in te, Alice. Ma se vuoi dimostrarmi che ho fatto male, ne parleremo.= Mi ha dato una possibilità. Me ne bastava anche solo mezza.

-Dove posso vederti?-

=In Bahrain, giovedì. Sono tornato a Dubai stamattina.= Va bene, è perfetto. Non importa quando, l'importante è riuscire a parlarci.

-Allora a giovedì.-

=A giovedì.=

Non posso nascondere che è difficile non arrossire quando mi risponde. Mi sono accorta abbastanza tardi del fatto che lui mi piace, più di un anno dopo averlo conosciuto. Non so se mi piace da sempre o è un sentimento nato di recente, ma è così difficile resistergli. Sento il bisogno di abbracciarlo, nonostante sia lontano chilometri e chilometri da qui. Ma ora, invece di continuare a perdere tempo a fissare lo schermo del telefono come una deficiente, sarà meglio che chiuda la valigia e vada in aeroporto, anzi, prima devo restituire l'auto al noleggio vicino ad esso.

Scendo le scale dell'hotel e quello che mi aspetta fuori dalla porta d'ingresso è più o meno simile all'Inferno di Dante. Ma con più macchine fotografiche, telecamere e microfoni.

Se è questo il mio destino, allora andiamo ad affrontarlo.

Esco dalla porta con la valigia al seguito. I giornalisti mi assillano. Mi rivolgono domande su domande tutti insieme, è già tanto se riesco a sentire i miei pensieri. Mi soffocano, mi sbarrano la strada, non posso neanche tornare indietro.

"Ehi, ehi!" Grido. In pochi secondi si zittiscono tutti. "Se volete che risponda alle vostre domande dovrete lasciarmi respirare, okay?" Dico, in modo distaccato. Si allontanano di qualche centimetro, ma continuano a tenere i loro stupidi microfoni a dieci centimetri dal mio viso e a scattare foto.

"Signorina Wolf, è vero che sta frequentando Nico Rosberg, il pilota della Mercedes?" Chiede una ragazza bionda che regge il microfono di Sky Sport.

"No, non sto frequentando Nico. E ora se permettete..." cerco di muovere un passo verso la macchina, ma loro stringono la presa su di me, sia fisicamente che con le domande. "Sentite, non sto frequentando Nico, d'accordo? Siamo a malapena amici, non fatevi strane idee. Sono assolutamente single e anche lui, da quanto mi risulti. Mi auguro che il messaggio sia arrivato, in caso contrario sappiate che tutto quello che leggerete o vedrete su me e lui, che non sia uscito dalla mia o dalla sua bocca, è completamente falso." Concludo, facendomi largo tra i reporter ed entrando in macchina.

Sono sull'aereo da mezz'ora, seduta in economy class, come sempre. No, in realtà non come sempre. C'è stata quella volta in cui Fernando ha pagato per me un posto in business. Ma quella è una storia vecchia. Sono finiti i bei tempi, quando ancora aveva fiducia in me. Per lui ormai siamo tornati ai vecchi rapporti di solo lavoro. Sarà davvero difficile convincerlo che quello che ha visto è un invenzione dei media. Spero mi abbia vista in televisione, quando ho detto quelle cose fuori dall'albergo. E anche se le ha sentite, sarà un impresa fargli cambiare idea.

Passa la hostess con il carrello delle bevande, ordino un caffè freddo, che bevo quasi tutto d'un fiato. Il freddo mi provoca un brivido che mi risveglia dal mio stato di riflessione su come iniziare il discorso non appena vedrò Fernando. Impresa non semplice, visto che qui si tratta della nostra amicizia. Guardo fuori dal finestrino. Alcune nuvole coprono parte della terraferma, distante da noi migliaia di chilometri. Sopra di noi invece, il cielo è molto più scuro, l'atmosfera terrestre è rarefatta, e per poco non si vedono già le stelle in pieno giorno.

Oh, ma io ho un libro da leggere nella borsa!

Le illuminazioni improvvise degli ultimi tempi mi stanno facendo rendere conto che sono più distratta del solito. Ho iniziato "Cronaca di una morte annunciata" di Gabriel García Marquez più o meno a Natale dell'anno scorso e ancora non sono riuscita a leggere oltre l'ottantesima pagina. Prendo il libro dalla borsa e lo apro, il segnalibro rovinato altro non è che il primo pass per il paddock di Melbourne che mi consegnarono un anno fa. Adesso ho quello unico, valido per tutta la stagione, non come l'anno scorso, quando ero ancora in prova e me li consegnavano weekend dopo weekend. Li ho tenuti tutti, dal primo all'ultimo. Leggo le prime venti righe della pagina, poi mi vengono i nervi. Non riesco a concentrarmi, continuo a pensare a quello che è successo. In questo momento vorrei avere un giratempo come quello di Hermione in "Harry Potter e il prigioniero di Azkaban", per poter tornare indietro nel tempo e dire alla me di sabato di non invitare Nico a fare un giro. Chiudo il libro e lo infilo in borsa senza tanti complimenti, prima di tornare a guardare fuori dal finestrino e lasciarmi scappare un sospiro.


Sakhir, Bahrein, 3 Aprile 2014, 07:30 PM, 17:30 UTC.

Ho avuto i nervi a fior di pelle per gli ultimi tre giorni. Bastava un minimo per farmeli saltare. Okay, lo ammetto, avevo anche un certo "problema" femminile, ma quello è il meno. Fatto sta che ho avuto la conferma di sembrare completamente isterica stamattina quando ho incontrato Sebastian. E devo dire che è rimasto parecchio sconvolto dal mio atteggiamento. In pratica l'ho aggredito senza alcun motivo, ne è derivato un litigio che si sarà sentito fino in Cina e alla fine mi sono scusata con un semplice: "Oggi non è giornata Seb. Ho le mie cose e sento che sto per perdere la ragione. Mi dispiace di averti aggredito in questo modo." Detto ciò me ne sono andata. Ora sono nella hall dell'hotel, seduta su un divanetto ad aspettare Nando. E non so come, il mio pensiero vola a Michael Schumacher, ancora in coma dopo il suo incidente sugli sci. Se mai non dovesse farcela non so come mi sentirei. Ci starei sicuramente male, se mai dovesse morire il mio idolo d'infanzia. I miei pensieri su Michael vengono interrotti da quello che anni fa veniva considerato il suo erede, Fernando Alonso. Si avvicina a me con calma, mi lascia tutto il tempo per alzarmi dal divano.

"Ciao Fernando." Dico, non appena si ferma di fronte a me.

"Ciao." Risponde, freddo. Sentire la sua voce dopo giorni mi fa uno strano effetto.

"Prometti che mi ascolterai?" Chiedo, cercando il suo sguardo. Ha gli occhi di ghiaccio, inespressivi. Incrocia le braccia, stende leggermente una gamba di lato e mi squadra dall'alto in basso.

"Forse." Risponde.

Forse? Scusa, non credo di aver capito bene. Cioè ora tu mi stai dicendo che prima non avevi alcuna intenzione di chiarire ma nonostante ciò mi hai lasciato la possibilità di spiegarti e adesso mi vieni a dire che forse mi ascolterai? Ma vaffanculo.

Alzo velocemente la mano verso il soffitto mentre mi volto, per mandarlo a quel paese. Faccio qualche passo nella hall, ma vengo fermata, mi volta verso di lui con una mano sulla spalla.

"Non toccarmi." Dico, allontanando la sua mano con uno schiaffo. Entrambi ci allontaniamo di un passo.

"Si può sapere che diavolo ti prende?!" Chiede, arrabbiato.

"Che diavolo prende a me? La domanda giusta è che cosa prende a te!" Gli rispondo, in spagnolo. "Si dà il caso che sia stato tu a dirmi che potevamo parlare, ora vuoi dirmi che forse ne parleremo? Questo sì che è comportarsi da persone adulte, complimenti Fernando, sono davvero colpita dal tuo atteggiamento!" Decido che continuerò con lo spagnolo, almeno sono sicura che il messaggio gli arrivi. Non sa come rispondere, forse si sta rendendo conto della sua reazione sbagliata.

"Va bene, ti ascolto!" Risponde.

"Signori, per favore, potreste abbassare il volume?" La receptionist ci rimprovera in tono garbato.

"Non qui." Dico, avviandomi verso le scale. Camera mia è al secondo piano.

Apro la porta della camera con la tessera magnetica ed entro, non appena sento che Nando ha chiuso la porta mi volto indietro, trovandolo a un metro da me.

"Ma non è solo quello che è appena successo che mi stupisce, mi stupisce anche il fatto che tu creda a quello che hai letto e visto!" Dico, avvicinandomi un po' a lui. "Ma la cosa che mi chiedo è perché ti interessa tanto quello che faccio io nella mia vita privata? Perché ti frega se esco con Nico Rosberg o qualsiasi altro pilota? Che c'è, sei geloso?"

"Me ne frega, d'accordo?" Risponde, non appena finisco di parlare. "Mi fa salire i nervi. Non sopporto che... e tu invece, perché ci tieni tanto a spiegarmi che non è come sembra?"

"Mah, forse perché da quando hai visto quelle foto è già tanto se ti ho sentito domenica durante i team radio, o lunedì per messaggio, non ti pare?!" Il tono delle nostre voci è decisamente alto. "E quindi, cos'è che non sopporti?"

"Non sopporto il fatto che hai chiesto a lui di andare in giro con te! Ma scusami, racconta com'era Port Dickson, avanti!"

"Ci hai spiati!"

"Avevo la camera di fronte alla sua, e la tua voce è inconfondibile, come potevo non ascoltare?"

"Come tutte le altre persone che normalmente non origliano alla porta, maleducato che non sei altro!"

"Senti, mi ha dato fastidio come nient'altro aveva mai fatto, perché non potevo esserci io al posto suo? Perché non chiedere a me, io ti avrei portata a Singapore. Ti ci avrei portata, non accompagnata, e anche volentieri, perché stare con te è una delle cose più belle che possono capitarmi. Ma evidentemente tu non lo riesci a capire, perché hai scelto di andare con qualcun'altro." E questa cos'è, una dichiarazione? "Non ti facevo così cieca." Rimango ferma, con lo sguardo basso.

"Anche tu però non sei da meno." Rispondo, a bassa voce.

"Scusa?"

"Anche tu non riesci a capire che a me interessa chiarire perché ci tengo a te. E non volevo chiedere a te perché mi avresti fatto sentire in imbarazzo. Adesso invece lo sono eccome." Dico l'ultima frase in un sussurro.

"Quindi io ti metto in imbarazzo?" Chiede, facendo un passo lento verso di me, poi un'altro. Apro appena la bocca, come se dovessi rispondere.

"Ehm... sì, un po'." Mi accorgo che si è fatto improvvisamente più vicino. Alzo lo sguardo su di lui, mi guarda negli occhi. "Oh, al diavolo." Non appena finisco di pronunciare l'ultima parola entrambi abbiamo una mano sul viso dell'altro, non riesco bene a capire se sono io ad avvicinare Nando a me o viceversa, ma il bacio che ne segue mi fa completamente dimenticare di cercare di capire chi sia stato di noi due a cominciarlo.

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