12. Una lettera scritta di fretta

25 maggio 2014, 11:30 PM

Durante le prime tre canzoni non ho potuto fare a meno di essere un po' rigida: lo Sporting Club si è riempito oltre la sua portata massima e cantare dopo tanto tempo di fronte a così tanta gente mi ha fatta rinchiudere un po' in me stessa. Per fortuna, la sicurezza di Ryan sembra trasmettersi a me, e la tensione lentamente si scioglie. L'unica cosa che mi chiedo è: perché non si è portato la chitarra? Di solito ai concerti la suona... sorvolo su questa domanda e cerco di non fare figuracce mentre canto. A un tratto, a metà di "Counting Stars", il mio sguardo viene catturato da una persona in terza fila: nonostante la penombra riesco a riconoscerla: d'altronde, riconoscerei mia sorella Kate tra mille altre ragazze uguali a lei. Non appena si accorge che la sto guardando mi fa un cenno con la mano, e io le sorrido. Poco dopo terminiamo la scaletta delle canzoni, la platea comincia ad applaudire. Ryan ed io ci alziamo, lui mi prende la mano, mi alza il braccio e insieme ci inchiniamo. Quando torniamo in posizione eretta riprendo il microfono in mano, e il pubblico si zittisce. Probabilmente si aspettano un discorso, ma non intendo andare per le lunghe.

"Grazie Ryan di essere qui." Dico semplicemente, cercando il suo sguardo. Lui mi si avvicina mentre tutti applaudono e mi circonda la vita con un braccio. "Ryan Tedder!" Esclamo al microfono prima di posarlo ed abbracciare Ryan come si deve. La sala si svuota degli applausi e si riempie di parole mentre pian piano lo Sporting si fa meno popolato: alla fine rimangono solo Ryan, Kate, Clara, Fernando, Nico e Sebastian. Non appena sono libera dalle grinfie dei miei "fan", attraverso quel gruppetto e mi fiondo ad abbracciare Kate. La stringo talmente forte e talmente a lungo che lei non è in grado di reggere il confronto, difatti mi lascia andare dopo qualche secondo; io mi prendo più tempo, godendomi ogni istante di quest'abbraccio.

"Sei qui!" Esclamo, non appena mi allontano.

"Sono venuta per te, mi mancavi un sacco. So che sei troppo impegnata per tornare a casa in questo periodo, quindi ho pensato di porre rimedio io stessa." Sorride, contagiandomi. I neri capelli le ricadono sulle spalle fin quasi alla vita, i suoi occhi verdi brillano di felicità.

"Il tuo vestito è stupendo." Osservo, mentre ammiro il suo vestito rosso quasi identico al mio.

"Ti ringrazio."

"In realtà abbiamo due settimane prima del Canada, potrei tornare a casa per qualche giorno."

"Perché non vieni anche a Milano? Ti ospito io, almemo stiamo un po' insieme... intendo senza uomini tra i piedi." Mi dà una leggera gomitata nel fianco indicando con un movimento della testa Fernando, che sta parlando con Ryan. Di riflesso sorrido e sento le guance che mi vanno a fuoco.

"Allora meglio andarglielo a dire." Rispondo, sorridendo. Prendo Kate per una mano e la porto dai due uomini. Il resto del gruppetto si unisce a noi. "Io da domani sono a Milano con lei. Poi torno a Maranello qualche giorno prima del Canada." Nando incrocia il mio sguardo.

"Vengo anche io?" Chiede, ammiccando.

"Non se ne parla, saranno quattro giorni di sole donne e due di isolamento totale, o quasi." Rispondo, decisa. Ryan si allontana per un secondo, per poi tornare con una piccola custodia quadrata.

"Io tra pochi minuti devo partire e mi dispiace interrompere, ma vorrei regalare una cosa ad Alice. Questo è Native, il nostro album. È quello che abbiamo cantato insieme, ho visto che molte canzoni le sapevi già e non hai avuto il bisogno del testo, ma penso comunque che sia il minimo che possa fare per te." La sua voce tradisce una punta d'imbarazzo mentre mi porge il CD. Lo prendo, esitante.

"Ryan ma non dovevi... sarei Io quella che dovrebbe farti i regali per l'opportunità che mi hai offerto, non il contrario." Rispondo, abbassando lo sguardo sulla cover dell'album.

"Beh, volevo anche dartelo per un altro motivo, ma lo scoprirai una volta a casa, quando avrai cinque minuti per stare da sola." Mi sorride, guardando Fernando. E con quello sguardo probabilmente si sono capiti alla perfezione, perché quest'ultimo annuisce e poi guarda me.

"Quindi il futuro da cantante è garantito o sbaglio?" Chiede Nico, che da dietro di me mi scompiglia un po' i capelli.

"Se diventerò famosa di certo non abbandonerò mai la Ferrari, come farebbe Nando a sopravvivere senza di me?" Rido, mentre lo abbraccio in vita e lui fa lo stesso.

"Oh Alice, ma tu sei già famosa!" Esclamano Kate e Clara in contemporanea. Si guardano un istante e ridono.

"Quindi mi stai dicendo che io non saprei cavarmela senza di te?" Chiede Nando, cercando il mio sguardo.

"Tu non sai nemmeno allacciarti le scarpe senza di me." Rispondo, lasciando che il mio sguardo scenda sulle sue labbra.

"Ah sì?" Mi stuzzica, io annuisco.

"Io devo partire, Alice. Ci vediamo quest'estate, quando avrete meno impegni con il mondiale." Si intromette Ryan. Tolgo il mio braccio dalla vita di Fernando per circondare Ryan per un secondo.

"Grazie di tutto Ryan, sei una persona fantastica. Fai buon viaggio." Dico, allontanandomi. Quando Ryan ha salutato tutti e sistemato le sue cose, esce dallo Sporting Club. Noi rimaniamo per un secondo indecisi sul da farsi.

"Andiamo al bar?" Chiede Seb, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni.

"Perché no?" Risponde mia sorella.

"Ragazzi io sono stanchissima. Se volete andate voi, io vado a dormire." Dico.

"Si, anche io sono stanca." Aggiunge Clara.

"A che ora ci vediamo domattina?" Chiedo a mia sorella, poco prima che esca.

"Direi per le undici alla stazione, il treno parte dopo un quarto d'ora."

"Perfetto, buonanotte." Le vado incontro e le lascio un bacio sulla guancia.

"Nico tu sei con noi?" Sebastian si rivolge al suo connazionale.

"Ma certo. Nando?" Dice il biondo.

"Volentieri, andiamo." Fanno per uscire, ma fermo Nando.

"Ti ricordo che mia sorella è l'unica femmina, perciò vedi di badare a lei ed assicurati che non le succeda niente, altrimenti ne risponderai a me." Dico, fermandomi di fronte a lui.

"Io non faccio il babysitter." Sbotta. Lo prendo per la camicia, avvicinandolo di più a me.

"Se anche per sbaglio lasci che le torcano un capello giuro su me stessa che ti farò passare il quarto d'ora più brutto della tua esistenza." Ringhio.

"D'accordo." Si allontana. "Come siamo protettive, Alice." Ride.

"Io ti ho avvisato." Esclamo.

"Va bene, va bene!" Continua a ridere prima di raggiungere gli altri. Io e Clara rimaniamo sole, prima di incamminarci verso l'hotel.

Una volta data la buonanotte a Clara ed entrata in camera, mi tolgo il vestito, mi strucco ed indosso il pigiama. Dalla borsetta che avevo allo Sporting tiro fuori il CD e lo apro. La prima cosa che mi salta all'occhio è l'autografo sul disco, la seconda è un foglio bianco dietro di esso: non basta togliere il disco, devo staccare la parte di plastica. Con molta fatica e non senza l'ausilio di molta cautela, riesco a toglierlo senza rovinarlo, a prendere il foglio piegato e poi a rimetterlo nella sua sede. Richiudo l'album e lo lascio sulla scrivania sotto il televisore, per andare ad accendere l'abat-jour sul comodino e spegnere la luce principale. Mi siedo sul letto e dispiego il foglio, è una lettera.

Alice,
Scrivo queste parole di fretta su un aereo mentre vengo a conoscerti di persona, ma non ho altro modo né tempo per dirti tutto ciò che vorrei, perciò non mi rimane che questo pezzo di carta. Vorrei dirti per prima cosa che la tua voce mi ha colpito, ha un'ampiezza tonale che fa invidia ad Ariana Grande e Rihanna; non cercare di nasconderla, non è questo il modo giusto in cui essere consapevole di quello che hai. Non avere paura del mondo, è il mondo che avrà paura di te, in senso buono, ovviamente. Io sono sicuro che dentro a quella testa non frullano solo dati di monoposto e cose di cui non so nemmeno il nome perché non me ne intendo; so che c'è creatività, ambizione, quindi vorrei chiederti di scrivere un testo per una canzone. Non ti chiedo la musica, solo il testo. Voglio darti tempo fino a quest'estate quando ci rivedremo, mi basta anche solo una strofa, voglio vedere di cosa sei capace. Ho fiducia in te, ma per qualsiasi cosa ti lascio il mio numero, non esitare a chiamare in caso di bisogno.

A presto,
Ryan.

Appena sotto, c'è il suo numero di telefono. Prendo il cellulare e lo salvo in rubrica, prima di infilarmi sotto le coperte e rileggere la lettera un'altra volta. Guardo l'ora: son quasi le due e mezza del mattino. Tolgo la cover al cellulare il tempo di infilarci la lettera ripiegata e fare in modo che non si veda da fuori. Rimetto la cover, appoggio il cellulare sul comodino e spengo la luce, sperando che i ragazzi non facciano troppo tardi.

26 maggio 2014, 10:45 AM

La mattina, non appena mi sveglio, tutto è immerso nella luce. Gli occhi mi lacrimano per la luminosità improvvisa, Nando non deve aver tirato le tende. Eppure, quando mi volto a cercarlo, lui non c'è. Mi alzo e vado verso il bagno, ma è vuoto. Torno in camera e prendo il cellulare dal comodino. Qualcuno mi avrà scritto qualcosa, no?

=Nando è crollato su nostro divano. Non te lo riportiamo perché io sono a pezzi e Clara sta dormendo. Buonanotfd=

È Sebastian. Rido per il modo in cui mi ha scritto buonanotte e guardo l'ora del messaggio, le tre e mezza. Mentre sto chiudendo whatsapp lo sguardo mi viene catturato dall'ora: tra mezz'ora parte il treno ed io sono ancora in pigiama. Lancio il telefono dietro di me sperando che si limiti a rimanere sul letto e non farsi strani giri per la stanza e prendendo le prime cose che mi capitano dalla valigia corro in bagno. Non appena sono sul punto di chiudere la porta, qualcuno bussa alla porta. Esco dal bagno e poso i vestiti sulla valigia.

"Chi è?" Chiedo, intenzionata a non perdere tempo se è qualcuno che posso evitare.

"Servizio lavanderia, i suoi capi sono pronti, signorina." Sento rispondere dall'altra parte. Mi precipito a recuperare il mio portafoglio e tiro fuori un biglietto da 200 euro. Apro la porta e prendo al volo il sacchetto che un ragazzo biondo mi porge, lanciando nel vuoto la banconota.

"Grazie mille, il resto lo porti al mio ragazzo, ci penserà lui!" Esclamo, chiudendo la porta di colpo.

"Sarà fatto." Risponde. Tolgo i vestiti dal sacchetto e cercando di non stropicciarli li infilo nella valigia senza occupare tutto lo spazio disponibile. Riprendo i vestiti che avevo lasciato sopra e nonostante ora siano stropicciati li porto con me in bagno e li indosso non appena mi sono sistemata e rinfrescata. Non appena finisco di lavarmi i denti recupero tutte le mie cose sparse per il bagno e le butto alla rinfusa nel beauty case, metto quest'ultimo nella valigia, recupero il cellulare che è finito tra le lenzuola e controllando velocemente di non aver lasciato nulla in giro chiudo la valigia. Recupero la borsetta e scendo di corsa nella hall. Lascio la chiave della camera alla reception e saluto, prima dell'ennesima corsa contro il tempo per arrivare alla stazione in tempo.

"Kate!" Esclamo, non appena, in stazione, la vedo.

"Alice! Credevo non arrivassi più!" E un secondo dopo mi sta già stringendo in un veloce abbraccio. "Andiamo, è al binario quattro." Ci incamminiamo verso il sottopassaggio e non appena risaliamo ai binari percorriamo la lunga banchina che ci porterà al nostro treno, ormai in partenza. Salite in carrozza e trovati i nostri posti in prima classe, decido che è ora di fare colazione.

"Secondo te qui c'è il vagone ristorante?" Chiedo, sistemandomi la maglietta mentre ancora sono seduta al mio posto.

"Questo è un Thello, vuoi che non ci sia?" Risponde lei. "Non hai fatto colazione, vero?"

"Sai com'è, mi sono svegliata mezz'ora fa." Rispondo sarcastica, alzandomi e prendendo il portafoglio. "Allora vado, prima di morire di fame."

"Va bene, a più tardi." Tira fuori dalla borsa un giornale di gossip che in copertina, per fortuna, non riporta una mia foto.

"Vuoi qualcosa?" Chiedo, mentre faccio per uscire dalla nostra carrozza, vuota ad eccezione di noi.

"No grazie." Esco e passo in un altro vagone mentre il treno imbocca la prima di molte gallerie. Mi basta attraversare una carrozza della seconda classe per posare gli occhi su una brioche al cioccolato in una vetrinetta sul bancone del vagone ristorante.

Non appena torno al mio posto, mi accorgo che Kate è già immersa nei suoi impegni: ha il computer acceso davanti a sé e l'ha collegato alla presa elettrica del treno.

"Se non ti dispiace ho qualche pratica da sbrigare." Dice, senza alzare gli occhi dallo schermo.

"No, figurati. Hai il tablet?" Chiedo.

"Vuoi che vengo da te senza il tablet?" Risponde, tirandolo fuori dalla sua borsa porta computer. Me lo passa ed io lo sblocco con la mia password: essendo un bene condiviso è possibile accedere a due diverse schermate home, un po' come due tablet in uno, in cui nessuno dei due intralcia l'altro o gli nega la privacy. Certo, essendo sorelle e senza segreti potremmo anche evitare, ma tendiamo a curiosare nelle cose reciproche, quindi continuiamo in questo modo.

"Non ho ancora capito perché non te ne prendi uno tutto tuo."

"Perché se avessi tanti soldi che mi avanzano come te, di sicuro me ne sarei comprata non uno, ma ben due." Rispondo, entrambe con gli occhi sui nostri dispositivi. "Ma tu credi che io guadagni tanto quanto te?" Chiedo, guardandola.

"Non lo so, dimmelo tu." Risponde, continuando a digitare velocemente sulla tastiera.

"Io sono un tecnico di Formula 1, tu sei un avvocato di parte penale. Io ho uno stipendio fisso al mese, tu ogni causa guadagni dai diecimila ai trentamila euro. Fai un po' te." Tento di ricaricare la pagina web che non vuole sapere di aprirsi.

"Allora direi che faccio prima a regalartelo io." Risponde. "Ora però ti prego, lasciami finire, domani ho un'udienza."

"Per?" Chiedo. Ritento, ma Internet odia il tablet e quindi non vuole proprio caricare.

"Omicidio stradale, l'imputato era alla guida sotto effetto di stupefacenti, un classico. Io difendo i genitori della vittima, non ha speranze."

"Perché sei infallibile come avvocato?"

"Anche, ma soprattutto perché se ti trovano sei grammi di coca in corpo dubito che tu abbia molte chances di passarla liscia." Alza gli occhi per un secondo, poi torna a concentrarsi sui suoi file. "Smetti di tentare una connessione Internet, siamo nel bel mezzo delle gallerie, non prenderà mai."

Ha ragione.

Milano, Italia, 26 maggio 2014, 11:15 PM

Casa di mia sorella è esattamente come la ricordavo, compresa la morbidezza del suo letto della stanza degli ospiti in cui in questo momento mi sono sistemata. Nel pomeriggio siamo state in centro e poi lei è dovuta andare in studio a sbrigare le ultime faccende, così sono tornata a casa sua ed ho sistemato le mie cose nella stanza degli ospiti.
Faccio per spegnere la luce, ma un trillo del mio cellulare mi blocca con la mano a mezz'aria. Prendo il telefono.

=Dormi già?=

È Fernando.

-No, ma ero sul punto di spegnere la luce. Sei già a Oviedo?-

=Ho il volo domattina alle undici, spero di arrivare presto.=

-Ti fa bene stare un po' con i tuoi, salutami Lorena.-

=Sarà fatto Ali.=

Sorrido.

=Mi manchi.=

-E pensare che non mi vedi da stamattina.-

=Ehm... in realtà da ieri sera. Sai no, stamattina ti sei volatilizzata all'alba delle undici...=

-Non sono io quella che si è data all'alcol ieri sera.-

=Hai ragione...=

-E non sono sempre io quella che è crollata sul divano di Clara e Sebastian.-

=Sono stati davvero gentili a riportarmi in camera, vero?=

-Oh si, gentilissimi guarda.-

Sorrido.

-Beh, io spengo. Notte samurai.-

=Notte a te, stella del canto.=

Poso il cellulare sul comodino e spengo la luce.

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