10. Alla luce del sole

Montecarlo, Monaco, 24 maggio 2014, 10:00 AM

Terza sessione di prove libere, oggi pomeriggio ci saranno le qualifiche. Stamattina alle sette mia sorella Kate ha deciso che non avrei dovuto aspettare la sveglia, perciò mi ha quasi forato un timpano, chiamandomi sul cellulare. Ho preso il cellulare, nel tentativo di farlo smettere al più presto possibile, per non svegliare Fernando. Evidentemente il cellulare non era dello stesso avviso, quindi, nel tempo che ci ho messo per rispondere a Kate, Fernando mi ha minacciata silenziosamente tre o quattro volte di far tacere il cellulare, altrimenti... beh, non posso saperlo, ma probabilmente me lo avrebbe fatto volare fuori dalla finestra.

"Kate!" Ho mormorato, una volta che sono riuscita a rispondere.

"Alice buongiorno!" Ha esclamato lei, facendomi sobbalzare.

"Non è un buongiorno, se mi svegli in questo modo!" Ho replicato, fermamente, a bassa voce.

"Perché sussurri?"

"Secondo te?" Ho roteato gli occhi.

"Si, lo so, non sono mica scema, c'è Nando con te. Quando torni?"

"Mi hai chiamata solo per chiedermi quando vengo a trovarti?"

"Beh, diciamo di si." Iperattiva.

"Senti, ci sentiamo quando mi passa la voglia di staccarti la testa. Perché sia chiaro... non svegliarmi mai più prima delle otto!" Ho ringhiato, poi le ho riattaccato in faccia.

Risultato? Beh, mi girano, e parecchio. Quando non dormo divento irritabile, ed è un'impresa riuscire a farmi sorridere. Stamattina ho rischiato di far incavolare anche Fernando, dal modo in cui gli ho risposto. Mi ha dato anche dell'irascibile e della permalosa, ma alla fine si è rassegnato, e ha capito che per oggi era meglio lasciarmi in pace. Per fortuna, sono sicura che qui al muretto Ferrari nessuno verrà a stressarmi. Leggo i dati di ieri, ancora non mi tornano quelle temperature dei freni... eppure ora sono riparati, perché continuo a preoccuparmi? Sto andando in paranoia, meglio se mi concentro sulle terze prove libere, dato che la sessione è cominciata.

"Ti si può rivolgere la parola, adesso?" La voce di Fernando arriva netta nelle cuffie.

"Non dovresti pensare a guidare?" Rispondo, tra i denti.

"Esco tra un paio di minuti. Potresti farmi un favore?"

"Sentiamo." Lo dico in italiano, per complicare la vita alla FIA.

"Potresti toglierti il broncio entro la fine della sessione? Non mi va di vederti incavolata. Sinceramente sento che non sarà una buona giornata, quindi potresti non mettertici anche te?" Sospiro, la pazienza di quell'uomo, quando non sono di buonumore, è davvero incredibile.

"Ci proverò. Concentrati adesso." Il collegamento radio si interrompe, abbasso le cuffie, qualche secondo dopo il rumore del motore della sua Ferrari riempie il box, avvisandoci che sta uscendo.

Appena la sessione di prove finisce decido di uscire dal paddock, per staccare un po' la spina e tentare di scaricare i nervi. Aspetto che Fernando rientri ai box, per dirglielo, ho bisogno di stare da sola con i miei pensieri. Lui non fa storie, anzi, è felice di sapere che quando tornerò forse sarò meno lunatica. Mi avvio verso la struttura metallica che mi guida all'uscita della pit lane, mentre Lewis Hamilton sta terminando la sua sessione io gli passo accanto, protetta da un guardrail che crea un piccolo marciapiede al lato della corsia. Con me non potevo non portare cellulare e cuffiette, che subito sono nelle mie orecchie con "Love Runs Out" degli One Republic. Percorro le strade di Monaco, affollate da orde di fans con mille gadget e magliette di ogni team, cappellini, pass e programmi ufficiali del weekend a portata di mano.

Cammino per un po', talmente concentrata sui miei pensieri che non riesco nemmeno a seguire la playlist delle canzoni, le ascolto senza sentirle. Mi accorgo solo in questo momento di essere in cima alla rocca, di fronte al palazzo del principe di Monaco, alle mie spalle la ringhiera con vista sul porto e sul circuito è attorniata da una schiera di persone, monitorata da tre addetti ai biglietti provenienti dall'Automobile Club du Monaco. La playlist finisce in questo istante, guardo l'ora sul cellulare, l'una in punto. A questo punto è meglio che io rientri. Scendo in città passando accanto al palazzo, sotto il portico e poi giù per la scalinata, la gente mi passa accanto, il rumore innaturale del mondo al di fuori delle cuffiette è prepotente contro i miei timpani non abituati a questo tipo di rumore, per una che vive con la musica il mondo fuori dalla porta di casa, o dalla stanza d'albergo. Percorro gli ultimi metri prima di arrivare in pit lane, di nuovo. La tensione ormai è sciolta, il sorriso mi spunta sulle labbra automaticamente. Mentre passo davanti al box Mercedes incrocio Nico Rosberg.

"Nico!" Lo saluto con un sorriso.

"Alice, come stai?" Risponde, gli occhi nascosti dagli occhiali da sole.

"Bene, stasera dovrai darmi la tua carta di credito, lo sai vero?"

"Perché?" Chiede, fingendo di non ricordarsi.

"Perché mi devi ancora quella cena!" Esclamo.

"Oh, ma dai, credevo te ne fossi dimenticata!" Risponde, inclinando la testa all'indietro per un istante.

"Eh no, non l'ho dimenticato. Anzi, fa che darmela." Allungo verso di lui una mano.

"Non posso." Muovo le dita della mano tesa avanti e indietro, a dirgli di darmela. "Non posso, ce l'ho in albergo." Incorcio le braccia.

"Stasera vengo a bussarti."

"Ehi, voi due!" Esclama una voce che non mi è familiare. Io e Nico ci voltiamo contemporaneamente nella direzione da cui proviene, Lewis si sta dirigendo verso di noi.

"Che cosa vuoi, Lewis?" Chiede Nico, scocciato, mentre l'altro gli circonda le spalle con un braccio.

"Stai cercando di rimorchiare?" Lewis ammicca nella mia direzione, Nico si scrolla il suo braccio di dosso.

"Stiamo solo chiacchierando." Risponde il biondo.

"Vi lascio chiacchierare." Dico, allontanandomi.

"Ehi Alice!" Mi richiama Lewis, mi volto verso di lui. "Se ti stufi di Fernando, sai dove trovarmi!" Esclama. Gli mostro il dito medio, camminando per qualche secondo all'indietro. Entro nel box Ferrari e salgo al primo piano. È quasi vuoto, perciò ne approfitto ancora per ascoltare un po' di musica. "Love Runs Out" mi è rimasta in testa, non riesco a togliermela dalla mente. Con un gesto automatico la faccio partire, avvicinandomi alla finestra e osservando le tribune di fronte ai box, con le aree VIP in alto.

I'll be your light
your match
your burning sun,
I'll be the bright
and black
that's making you run.

Le parole si susseguono nella mia mente in automatico, anticipo gli stessi One Republic sul canto.

And I feel alright
and we'll feel alright,
'cause we'll work it out
yeah we'll work it out.
I'll be doin' this
if you ever doubt
'til the love runs out
'til the love runs out

Sussurro le parole, attenta a non farmi sentire, chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalla musica.

I'll be your ghost
your game
your stadium.
I'll be your fin
deep down
entrapped like one.
And I feel alright
and I feel alright,
'cause I worked it out
yeah I worked it out.
I'll be doin' this
if you ever doubt,
'til the love runs out
'til the love runs out.

I got my mind made up and I can't let go.
I'm killing every second 'til it sees my soul.
I'll be running
I'll be running
'Til the love runs out
'Til the love runs out
And we'll start a fire
And we'll shut it down
'Til the love runs out
'Til the love runs out

Il ritornello mi fa dimenticare completamente del mondo esterno, le note della canzone mi fanno sorridere mentre le ascolto, alzo il volume un po' di più.

There's a maniac out in front of me.
Got an angel on my shoulder
And Mephistopheles.
My momma raised me good
Momma raised me right.
Momma said "do what you want
Say prayers at night",
And I'm saying them
Cause I'm so devout
'Til the love runs out
'Til the love runs out, yeah

I got my mind made up and I can't let go.
I'm killing every second 'til it sees my soul.
I'll be running
I'll be running
'Til the love runs out
'Til the love runs out
And we'll start a fire
And we'll shut it down
'Til the love runs out
'Til the love runs out

Riapro gli occhi, non metto subito a fuoco la scena davanti a me. Quando lo faccio, mi accorgo che sulla pit lane, proprio sotto la finestra da cui mi sono affacciata, c'è una marea di giornalisti, a cui si stanno aggiungendo le poche persone con il pass rimaste sulla pit lane.

Ooh, we all want the same thing.
Ooh, we all run for something.
Oh for God, for fate,
For love, for hate,
For gold, and rust,
For diamonds, and dust.

Le telecamere e i microfoni sono puntati verso di me, le spie rosse a indicare che stanno registrando o mandando in diretta.

I'll be our light
Your match
Your burning sun,
I'll be the bright and black
That's making you run.

Solo in quel momento mi accorgo che le mie labbra si stanno muovendo al ritmo della musica, intonando le parole. Non mi serve togliere le cuffiette per capire che stavo cantando ad alta voce. Sotto di me, tra la folla, vedo Fernando, con una mano sulla bocca. Serro la mascella, non lascio agli One Republic il tempo di finire per l'ultima volta il ritornello, mi tolgo le cuffiette e mi allontano dalla finestra, chiudendola con un colpo secco, faccio un passo indietro, poi mi volto, trovandomi di fronte tutta la squadra, in silenzio. Il cuore comincia a battere più veloce, mi agito. Indietreggio verso la finestra, portando le braccia al petto, a mo' di difesa. Passa qualche secondo, dopo i quali vedo Fernando spintonare i ragazzi per farsi largo tra loro ed arrivare da me.

"Alice..."

"Nando, io..." non riesco a finire la frase, la voce mi muore in gola quando lui stringe le braccia attorno a me. Non piango, non ho la forza di lasciarmi andare in questo modo davanti ai ragazzi. Lascio che il mio viso affondi nelle pieghe della tuta di Fernando, lo sento fare un gesto ai ragazzi con il braccio.

"Ali? Ali guardami." Dice, allontanandomi da sé. Incrocio il suo sguardo.

"Non avrei mai voluto che succedesse." La voce mi esce a fatica in un sussurro.

"Hei, la affronteremo insieme." Mimo un no con la testa.

"No, non ce la faccio. Non posso... io..." l'agitazione prende il sopravvento, Nando mi stringe di nuovo.

"Li senti? Ti adorano." Provo ad ascoltare, ma tutto quello che sento è solo un brusio di voci che arrivano dalla pit lane.

"No, non mi adorano. Mi sono rovinata la vita, sapevo che sarebbe successo." Rispondo, il viso seminascosto dal braccio di Fernando. Guardo verso l'interno del box, dove si stanno tutti preparando alle qualifiche, ogni tanto danno uno sguardo dalla mia parte, il che mi da sui nervi.

"No, non te la sei rovinata, ora diciamo che ti conoscono solo un po' di più." Risponde, allontanandosi. Mi prende per mano e mi conduce alla mia sedia alta del muretto, mi siedo. "Ora stai qui e mi aiuti, poi ne parleremo insieme in albergo."

"Saranno troppo concentrati su quello che hanno appena scoperto per dare peso alle qualifiche."

"Si, ma le qualifiche sono fondamentali per la gara di domani, quindi in un modo o nell'altro dovranno per forza prestarci attenzione." Appoggia le mani sulle mie ginocchia, stringendo leggermente.

"È meglio se scendi, cominciamo tra cinque minuti." Annuisce.

"Tu però cerca di non pensarci, va bene?" Chiede, prima di posare le labbra sulla mia fronte.

"Non so se mi trovi ancora qui alla fine delle qualifiche." Dico, poco prima di vederlo sparire oltre l'angolo della parete, mentre scende le scale.

"Guai a te se te ne vai!" Esclama, poi non lo sento più. Mi giro verso il muretto, ripensando alla marea di gente che mi ascoltava in silenzio. Gli altri tre ragazzi del muretto si siedono accanto a me, mi sento i loro sguardi addosso, pesanti. Mi metto le cuffie che stamattina ho lasciato sugli schermi, per non sentire le parole che potrebbero dire su di me. Mi mordo il labbro, picchietto con le dita sul metallo freddo. Non posso resistere, non reggo la tensione. Abbasso il microfono e lo accendo.

"Non resisto, torno in hotel." Dico, automaticamente mi esce in inglese, non tanto perché sia importante come comunicazione, ma perché ho un blackout totale sulle altre due lingue. È come se il mio cervello abbia resettato tutto e sia rimasta solo la mia lingua madre, come se venti anni di italiano e nove di spagnolo fossero stati cancellati in un secondo. Mi tolgo le cuffie e scendo giù per le scale, esco sulla pit lane e vengo abbagliata da una marea di flash.

Ma che diamine...? Non lo sanno che tra pochi secondi iniziano le qualifiche?

Mi faccio ombra con una mano e mi accorgo che sono solo una decina, che subito mi sono addosso. Prima che non mi lascino scampo, vedo una via di fuga sulla mia destra, così corro in quella direzione. Peccato però che, dal box Mercedes, stia uscendo la macchina di Lewis, che evito per un pelo, facendo un salto oltre il guardrail che mi mette in salvo dall'essere investita e corro via, non senza voltarmi indietro, per accorgermi che i giornalisti sono molto veloci, nonostante microfoni, telecamere e macchine fotografiche. Esco dal paddock, anche i tifosi in tribuna e sui prati puntano le loro macchine fotografiche e i loro cellulari verso di me, corro per le strade di Monaco, dimenticandomi completamente del fatto che ho abbandonato Nando da solo. Raggiungo l'hotel, il mio sguardo viene catturato per un istante dalla Maserati che Nando ha noleggiato per me. Penso di andarmene, ma non potrei mai abbandonarlo così. Salgo fino in camera, mi chiudo dentro, so che ci sono, sono fuori dell'hotel, aspettano solo che esca, alla loro mercé. Mi appoggio alla porta, col fiatone, e lì gli occhi si fanno umidi e le lacrime minacciano di scendere a fiumi. Lascio che la forza di gravità mi costringa a scivolare contro il legno scuro e mi siedo per terra, avvicino le gambe al petto e nascondo il viso tra esse e le braccia.

Sono stata una stupida a restare alla finestra, sarei dovuta accorgermi che stavo cantando, ma ormai è tardi, quel che è fatto è fatto. Ora tutto il mondo sa di me, e non era quello che volevo. Ho cercato di impedirlo in tutti i modi e il risultato è stato esattamente l'opposto delle mie aspettative. Mi sono rovinata la vita da sola e non era nei programmi, l'unica cosa positiva di questo aspetto è che ho Fernando, lui non mi abbandonerebbe mai in un momento simile. Eppure ho una strana sensazione, come se dovesse succedere qualcosa di negativo, come se tutto il casino che ho combinato oggi già non possa bastare. Quindi mi sono condannata alla vita pubblica per un mio stupidissimo errore del cazzo, mi sono fregata da sola.

Passa un'ora senza che io abbia il coraggio di reagire, me ne sto semplicemente seduta per terra a pensare, non mi importa se mi troveranno ancora qui tra venti giorni, io per un po' non uscirò da questa camera. Decido di alzarmi, prima che mi si atrofizzino le gambe, vado in bagno e mi spoglio della maglia e pantaloni della Scuderia, mi rinfresco il viso e torno in camera per cercare dei vestiti nella valigia, tra quelli che sono rimasti a me mentre gli altri sono al servizio lavanderia. Trovo una maglietta lunga verde acqua da indossare per stare in camera, così mi accontento di quella. Non appena la indosso, ecco che la serratura della porta scatta e Nando entra. Non gli lascio il tempo di fare un passo che l'ho già circondato in un abbraccio più di disperazione che di contentezza.

"Ehi... Ali, fammi entrare." Dice, sul punto di essere soffocato dal mio abbraccio. Mi costringe a fare qualche passo indietro mentre lui avanza all'interno della camera, chiude la porta senza mai sciogliere l'abbraccio.

"Com'è andata?" Chiedo, cercando di sembrare normale, a qualche centimetro dal suo orecchio. Sfortunatamente la voce non esce con l'effetto che speravo.

"Ora non ha importanza com'è andata, pensiamo a te." Risponde, portandomi ai piedi del letto. Mi allontano da lui e mi siedo sul morbido materasso, incrociando le gambe. Lui si siede di fronte a me e si libera delle scarpe e dei pantaloni della tuta, che fino a poco prima era stata sfilata solo per metà, rimanendo con indosso solo la maglia bianca e rossa della Ferrari e i boxer. Mi squilla il cellulare. "Non rispondi?"

"No, anche se penso che sia tutta l'ora che fa così... solo che non me ne sono accorta." Prendo il telefono in mano e guardo chi mi sta chiamando, è Clara. Posso non rispondere a certa gente, ma Clara e Seb non posso ignorarli, sono miei amici. Rispondo alla chiamata. "Pronto?"

"Alice, ciao. Senti so che non è stata una tua scelta volontaria, l'ho notato, ma volevo comunque farti i complimenti per come canti, sei davvero bravissima!"

"Grazie, sei davvero gentilissima." Le rispondo, ma evidentemente mi dimentico un piccolo dettaglio.

"Scusa? Sai che non parlo l'italiano." Mi dice, ridendo.

"Che scema, non mi sono accorta. Ho detto che sei davvero gentile e grazie del complimento. Ti dispiace se ci sentiamo domani?" Dico, stavolta in inglese.

"Oh certo, a domani."

"A domani." Chiudo la chiamata lanciando il cellulare tra i mille cuscini del letto. Mi passo una mano tra i capelli e incrocio lo sguardo di Nando.

"Sai cosa?" Chiede, prendendomi la mano e intrecciando le sue dita con le mie "Hai una voce stupenda, dovresti essere felice del fatto che ora il mondo sa di te, eppure tu ti ostini a nasconderla, e non ne capisco il motivo. Guarda me, che ogni volta che ti sento cantare mi sembra di avere il privilegio migliore del mondo, quello di averti sempre accanto, di poterti ascoltare sempre." Mentre pronuncia queste parole mi avvicina a sé con la mano libera e mi lascia l'altra soltanto per farmi sedere su di sé. Con un braccio mi circonda la vita e con l'altra mano mi accarezza i capelli. "Non devi nasconderla o aver paura che non piacerà, la adoreranno tutti... ti adoreranno tutti."

"Il fatto è che non ho paura che possa non piacere, è che forse piacerà fin troppo, penseranno che dietro ci sia una qualche modifica col computer."

"È impossibile, non stavi cantando in playback e non era programmato che tu cantassi. Non potrebbero pensare che dietro ci sia il lavoro di un computer."

"Io non la voglio tutta questa fama." Mi allontano da lui e prendo il telecomando della tv sul mio comodino per poi accenderla su Sky Sport F1. Sullo schermo appare la registrazione del mio canto a capella di un'ora fa, con la scritta "La F1 scopre una nuova stella del canto" in sovraimpressione. "Io non voglio tutto questo." Appena il video della mia performance finisce, il giornalista comincia a commentare la mia uscita allo scoperto. "Vedi? Ne parlano già, e andranno avanti per settimane."

"Ali..." non lo lascio finire.

"Odio la notorietà, la vita pubblica, le telecamere. Cantare quella canzone è stato solo un errore fatale." Mi alzo e cerco nella valigia qualcosa da mettere.

"Dovrai farci l'abitudine, è quello che ti aspetta d'ora in avanti. E voglio aiutarti."

"Prima di affrontare la vita da persona famosa, se proprio devo farlo, voglio godermi una serata con te in privato."

"Guarda che essere famosi non vuol dire rinunciare per sempre alla propria privacy."

"Beh, se è così che la metti... un po' di tempo fa avevo fatto una scommessa con Nico, che poi lui ha perso, e ora mi deve pagare una cena con te. Troviamo un posto carino dove andare?" Chiedo, voltandomi verso di lui con dei jeans e una maglietta in mano.

"Ma certo, è divertente come idea. Ora però ti conviene rispondere a tutti i messaggi e tutte le notifiche dei social, oltre che le chiamate che ti sono arrivate e che tu hai deliberatamente ignorato." Sorride, contagiandomi.

"Hai ragione." Recupero il telefono sepolto tra i cuscini e comincio a scorrere le notifiche scegliendo a quali rispondere per prima. Tra tutte spicca il messaggio di Sebastian.

=Alice, sei fenomenale! Hai una voce da brivido ragazza, non mi deludere però eh, voglio che tu canti una canzone domani quando arrivi al box, perché intuisco che cantare per te sia uno svago bellissimo e a noi fa piacere sentirti farlo. Non vergognarti di questo tuo dono, fanne buon uso, piuttosto! Il tuo scappare di fronte al tuo errore non ti servirà, devi essere donna e affrontare le conseguenze che, fidati, non potranno che essere belle. Ci vediamo domani, ti voglio con un sorriso a trentadue denti sulle labbra e una grinta da fare invidia addosso, okay?

Dormici su a questo mio messaggio, perché so che non riusciremo a vederci fino a domani.

Ma domani vai (anzi, vieni) e conquista il mondo!

P.s.: Ho finalmente (credo) trovato il modo di sdebitarmi per il fatto che mi hai aiutato con Clara.=

~~~~~~
Swash! Benvenuti su MBG... e io non sono Greta! Però di una cosa sono certa. Sono di nuovo qua popolo, al vostro servizio!

Il capitolo è dedicato alla mia adoratissima Kane_0042 che oggi compie gli anni <3
Ogni parola, frase -e canzone, ovvio- di questo capitolo sono dedicati a te. Buon compleanno ancora mia picciona :3

Noi invece ci sentiamo presto con aggiornamenti più veloci (si spera) e nuovi intrecci di questa storia (ovvio).

~Jess

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