Capitolo 5 : Casa.

    The Neighbourhood–Wires.
                            

                                   05
                                         
                                 Sara.

Non mi è mai piaciuta la violenza, e devo ammettere che non sono mai finita ad alzare le mani con qualcuno in nessun modo e in nessuna situazione. Non perché sia una codarda, no, non è per quello, ma per una semplice abitudine e anche per non dimenticare quel che una volta mi disse mia nonna Maria.

Una parola è più forte di qualunque azione tu faccia.

E constato quel detto con il mio ricordo della mia infanzia, all'età di otto anni.

«Ehi Lilyl, giochiamo?»chiesi alla mia amica. Lei alzò il viso e mi guardò con cipiglio, marcando una certa distanza tra noi due.

«Non siamo più amiche, Sara. Allontanati da me.»rimasi sorpresa dalla crudezza delle sue parole e una lacrima si accumulò nel mio occhio destro.

Un minuto dopo, prendendo coraggio, chiesi il motivo della sua decisione e ammetto che quello che disse fu tagliente e letale per il mio cuore.

«Mio fratello ha detto che non devo essere più la tua amica perché sennò diventerò grassa come te e io non voglio diventarlo, Sara! Perciò allontanati da me!»Lilyl mi diede una piccola spinta, causando la mia caduta nell'erba del giardino.

Sentii come gli occhi mi si annuvolavano e come quel dolore straziante scavasse sempre di più dentro il mio cuore, finché non rimanessero nient'altro che briciole fredde.

Non avevo più la mia migliore amica.

Sospiro e nego con la testa, facendo sparire quella lacrima solitaria e amara. Sento come quel nodo si faccia presente nella mia gola secca e priva di parole.

E poi viene lei, la mia cara memoria che mi ricorda quel che è successo a scuola.

Me ne sono andata in fretta senza dare un motivo o almeno una giustificazione da Michael, un ragazzo che ho conosciuto il mio primo e disastroso giorno di scuola. Non sono riuscita a mantenere testa alla situzione imbarazzante e anche orribile in cui mi sono trovata oggi in mensa, no, qualcuno è venuto in mio soccorso, come sempre, e mi ha aiutata.

E cosa ho fatto dopo?

Esatto, sono scappata come se avessi visto un fantasma! E confesso che tutt'ora sono sorpresa dalla reazione di Michael.

È arrivato lì, di fronte a tutti, e gli ha tirato subito un pugno in faccia a quel tale Roberto. Senza pensarci due volte o riflettere alle conseguenze che avrebbe portato la sua azione. No, il ragazzo ha agito all'istante e s'è fiondato senza mostrare neanche il minimo segno di nervi o paura.

Scusa Michael.

Con un sospiro stanco entro in casa, trovandomi subito con il volto di mia madre, la quale posiziona le mani nei suoi fianchi con severità. Noto subito come la sua coda disordinata stia sul punto di sciogliersi. Alcune ciocca dei suoi capelli dorati cominciano a cadere in piena quiete; proprio come le foglie in autunno.

«Dovresti essere a scuola. Perché sei già ritornata?»mi domanda, chiudendo la porta dietro di me. Appoggio lo zaino pesante nella sedia.

«È successo che...»comincio a parlare, cercando di formulare bene la mia scusa così che mi possa credere.

«Cosa?»dice con impazienza.

«Sono a casa!»tiro un sospiro di sollievo e vado subito da mio padre per abbracciarlo.«La mia piccolina!»sussurra papà quando finalmente circondo le mie braccia attorno al suo corpo, beandomi dell'affetto che mi dà questo abbraccio caldo.

Si stacca da me e deposita un bacio casto nella bocca di mia madre e poi mi guarda con un sorriso sghembo e loquace, così comune in lui.

«Dovresti essere a scuola, Sara.»dice mentre si toglie le scarpe e prende le sue ciabatte comode.

«È quel che ho detto io, Damiano.»avvisa mia madre, guardandomi male. Varie ciocca dei capelli castani di mio padre sono arruffati tra di loro quando si leva il capellino da baseball.

«Parleremo di questo a pranzo, okay? Non voglio discussioni ora, solo rilassarmi.»informa papà e subito lo ringrazio per avermi salvato dal sicuro discorso interminabile di mamma.

«Sara, vai in camera tua e cambiati. Quando arriva tuo fratello mangeremo tutti insieme.»dice mia madre con distrazione al contempo che ritorna in cucina, sistemandosi il gembriule bianco.

Annuisco a metà scala e mi avvio verso la mia camera mentre sento come l'odore tipico di casa mia mi avvolge con immediatezza; come se avesse sentito la mia mancanza.

«Miau, miau, miau...»il mio gatto miagola e sento come i suoi artigli penetrano sulla stoffa dei miei jeans, fino a toccare la carne. Mi accascio e la allontano prima che decida di premere di più.

Prendo in braccia il mio gatto e mi sdraio nel mio letto ordinato e soave. Accarezzo con le mie dita la sua testolina pelosa per almeno due minuti e poi la lascio andare.

La mia vista incontra il tetto blu della mia stanza e non posso far a meno di respirare con flemma e alzare la mano, tentando di toccare il tetto. Sò che non ci riuscirò mai, ma mi piace quella senzazione di poter sforzarmi per arrivare a ciò che voglio.

Alzo solo la parte superiore del mio corpo e mi tolgo la giacca rossa e la maglietta bianca sotto, infine resto solo in reggiseno e mutande. Mi dirigo nel mio bagno e mi guardo nello specchio con attenzione.

«Sono orribile...»sussurro con disprezzo e con la disperazione che scava con ardore dentro di me.

Le striature sono molto lampanti nel mio stomaco e anche sotto le mia braccia enormi e disgustose. Afferro con la mano destra il grasso della mia pancia e non posso far a meno di aborrire il mio corpo flacido ed enorme. Le mie cosce sono grandi e peggio ancora le mie braccia. Appena faccio un piccolo movimento il grasso inizia a tremare, portandomi ad uno stato di puro disagio e odio verso di me.

Il mio viso è tondo e per niente fine come quello di Kian, mio fratello. Ho le guance molto rosse e paffutelle, come se da un momento all'altro il mio viso stesse per esplodere e, infine, per completare l'opera orrenda, le mie fatezze non risultano per niente femminili o belle, no, solo brutte e prive di leggiadria.

«Sara! È arrivato Kian! Tra dieci minuti si mangia!»sussulto in piedi per l'urlo squillante di mia madre. Il mio cuore comincia a battere forte e quella sensazione di timore mi domina l'animo.

M'infilo in fretta dei pantaloni grigi e una maglietta extralarge, affinché possa coprire gran parte del mio stomaco.

Nel momento che apro la porta della mia camera, mi trovo davanti il volto scialbo e privo di qualunque emozione di mio fratello.

«Ciao Kian...»lo saluto in mezzo ad un sussurro; timida. Lui non fa altro che sospirare ed emettere una piccola risata; percepisco che un grosso filo di veemenza lo circonda.

«Sai cos'è la cosa brutta di averti come sorella, Sara?»mi chiede con falsa calma, ignorando come mamma ci gridi di scendere di sotto.

«Non lo so...»

«Sai, mi sorprende che la mia sorella non lo sappia.»dice sarcastico, causando che un ago affondi diritto nel mio petto.«Doverti sopportare, cazzo! Ecco un altro dei mille motivi per cui odio essere tuo fratello, Sara!»

E con quelle parole taglienti e crude scende dalle scale, assumendo prima un'aria da figlio obbediente e buono a cui mia madre è abituata.

«Non piangere, non piangere, non piangere, Sara. Non piangere...»mormoro in un filo di voce flebile e con delle piccole lacrime che penzolano dalle mie ciglia.

Vorrei avere il Kian di prima, quello che mi proteggeva da ogni cosa.

Ma, purtroppo, di lui non c'è più traccia, solo un lontano e struggente ricordo.

Il mondo come le persone cambia col tempo. Proprio come si erode uno scoglio anche il carattere di una persona può cambiare. E per la mia disgrazia, il mio fratello è cambiato in peggio.

«Finalmente sei qui! Ti stavamo aspettando.»mi riprende mia madre, indurendo solo un po' i suoi lineamenti soavi e delicati.

«Ellie calmati, e lascia mangiare in tranquillità tutti noi. Riprendi spesso Sara, ma a Kian quasi mai!»alza il tono mio padre, causando che mia madre posi la sua mano nel suo petto con indignazione.

«Non lo riprendo mai perché si comporta bene e non ci ha mai dato problemi, ma Sara invece sì. Ma va bene, lasciamo le cose così  e mangiamo, Damiano.»informa mamma al contempo che fa rotolare la forchetta negli spaghetti al pomodoro.

Guardo il mio piatto e poi quello di mio padre. Decisamente mi ha servito troppo poco mia madre.

«Sei ingrassata molto di più, Sara. Perciò ti ho dato una porzione più piccola rispetto a quella nostra.»sentenzia, notando come osservavo prima.«Perché non provi a fare più ginnastica o a saltare con la corda?»

«Certo mamma, come se lei ci riuscisse.»sghignazza Kian, provocando che una forte daga s'incastri nel mio cuore. Per fino mio fratello ride di me, della sua sorella più piccola.

«Kian, chiedi scusa a Sara! Santo cielo, hai 17 anni e non maturi ancora, comportati come dovresti e non come un maledetto dodicenne! E tu, Ellie, non difendere troppo tuo figlio.»papà segnala con la forchetta mio fratello e da qui inizia la discussione tra i miei genitori.

Osservo Kian, il quale continua a mangiare imperterrito e non fregandosene che i nostri genitori stanno discutendo. Nego con la testa e corro in camera mia, chiudendo la porta e prendendo il mio gatto.

Il mio unico rifugio in mezzo al caotico mondo che mi circonda.

Lascio andare le lacrime senza più trattenerle, sfogando e cercando in ogni modo di eliminare il dolore che mi affligge.

«Ti prego, fa che domani sia un giorno migliore...»mormoro, guardando il tetto illuminato dal bagliore della Luna.


Hello!

Allur, in questo capitolo volevo presentare un po' la famiglia di Sara e come avete visto non ha il classico fratello iperprotettivo o affettuoso, no?

Che ne pensate del capitolo?

Ah, vi consiglio di ascoltare la musica dei "The Neighbourhood".

Poi, nel prossimo capitolo ci sarà un po' di azione alla Gordon Clifford. Vabbè, ora dico cazzate e robe varie.

Ah, e scusate se non ho descritto a fondo i volti della madre o il padre, ma più avanti lo farò più dettagliatamente. Volevo solo mostrare il carattere di ognuno.

Poi, the question of a million dollars(penso sia fatta bene la frase):

     AVETE CALDO COME ME? !

E boh, sono le due del mattino e io continuo a scrivere come una matta. Ah, e cosa very important, se vi va passate dalla mia storia, "The Grey Eye".


                      I'M TIRED.

Ah! Se ci metto anni ad aggiornare non è perché non abbia inspiration, but perché devo studiare e prepararmi molto e quindi il tempo per scrivere non è molto, purtroppo. E poi basta, non vi sto a stressare.

Ah, e ringrazio ancora per le views e i commenti! Non sapete quanto questo mi rallegri il giorno.

Bye.




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