Capitolo 1 : Una caduta innaspettata.
Phantom Planet- California.
01
Sara.
Primo giorno di scuola, bello no?
Per niente, non lo è in assoluto. Ora, esistono diversi tipi di adolescenti; colui che è felice ed estasiato all'idea di andare a scuola, poi c'è chi finge di esserlo per compiacere ai suoi genitori o semplicemente perché non gli resta nient'altro che l'auto commiserazione, poi c'è chi ci va per altri scopi che non sono di preciso per "imparare" e, infine, ma non per meno importante, c'è chi è orrorizzato, spaventato, fino a tal punto che arriva ad utilizzare il vecchio trucchetto del termometro nel latte caldo, convincendo ai tuoi che stai male o hai la febbre. Disgraziatamente oggi quel trucchetto non mi è stato del tutto efficiente.
Sicuramente dovevo bagnarmi di più la fronte, sarei stata altrettanto credibile.
Le ragazze della mia età si troverebbero con quel timore crescente nello stomaco, quel qualcosa che ti avvisa che stavi per affrontare un altro anno ad essere criticata per il tuo corpo, elogiata per la taglia di reggiseno che porti, ignorata ed emarginata da tutti, soffrire d'amore. Oh, e anche essere oggetto di bulliyng, quello di certo non può mancare alla nostra età, sapete, noi oggi troviamo molto divertente ridere degli altri per la loro orientazione sessuale, del paese di provenienza oppure semplicemente per esistere. Già, chi ci capisce a noi adolescenti?
Esatto.
I nostri genitori, o nei peggiori dei casi, nessuno. A proposito di genitori, loro di certo si aspettano dei voti in progresso, di sentirsi dire dai professori che il proprio figlio o figlia è un alunno modello e sarà il prossimo presidente degli USA. Já, non ci contate molto.
«Avanti, puoi entrare.»dice una voce maschile dietro la porta appena busso. Ripenso due volte sé farlo o no, ma poi ricordo che a casa devo riordinare tutto il disastro di Kian e l'idea di scappare svanisce.
Giro la maniglia e mi preparo psicologicamente per quello che sta per succedere.
«Buongiorno!»
Sì, troppo informale e allegra da parte mia. Ormai non posso più ritornare all'indietro, a meno che non abbia una macchina del tempo. Peccato, avrei voluto conoscere Alessandro Magno e le sue grandi imprese che ha compiuto. Sì, a me piace Storia.
«Ma prego, entri e si presenti alla classe, signorina...» inizia a dire con voce paccata. Dal lato dell'occhio confermo che ormai tutto il mondo mi sta guardando con curiosità e altri con puro disgusto.
Proprio quando sto per rispondere alla domanda interessante del prof davanti a tutti, dietro di me la porta si apre violentemente e, per mia sfortuna, non mi aspetto per niente quello che succede dopo.
Cado di faccia nel pavimento.
Grande inizio Sara, grande inizio.
«Ma che idiota! È una cicciona imbranata!»una voce femminile grida.
«Aspettate, l'avete filmato?! Poi lo carico su YouTube con il titolo di "La balena bacia il pavimento". Vedrete quante visualizzazioni avrà.»
In un secondo le pareti si riempiono di risate e sghignazzi esagerati da parte dei miei gentilissimi e adorati compagni dell'aula. Sospiro con stanchezza e roteo gli occhi, cosciente che ormai il ciclo di essere oggetto di burla per tutti è già cominciato. Mi alzo molto lentamente e fingo un gemito di dolore al naso. Di fatto sta che un malore si propaga nella zona con cui ho sbattuto.
Ignorando lo sguardo curioso del causante del mio bacio appassionato con il pavimento, osservo il professore calvo, il quale cerca di non ridere, bevendo dalla sua tazzina di caffè con il logo di un maialino. Poi dicono ai bambini che sono infantili.
«Posso andare in infermeria per... ecco, curarmi?» domando con le guance calde e paonazze. Mi mordo la lingua per un tempo indecifrabile per non piangere come una bambina di cinque anni davanti alla massa di adolescenti dietro.
Testa pelata lascia scappare una risata stupida, ma poi ricompone l'aria professionale che dovrebbe mantenere sempre.«Sì, certo vai, ma stai attenta quando cammini. Non vorrei che tu cadessi un'altra volta nel pavimento come hai fatto prima.» si copre la bocca con la mano e ride di gusto.
Stronzo.
Voglio che finisca la giornata ora, voglio che nessuno rida di me perché sono inbranata e voglio stare a casa. Con una pietra che pesa alla gola esco dall'aula e non mi trattengo più. Corro verso i bagni delle femmine e, non appena controllo che non ci sia nessuno lì, piango in silenzio di fronte all'enorme specchio che si posa al centro del bagno per le ragazze.
«Hai fatto un buon inizio, Sara. L'hai fatto splendidamente...» dico al mio riflesso con gli occhi rossi. Ho sempre pensato che la bellezza non si concentra sempre nel aspetto esteriore, ma di più in quello interiore. Potrai essere una persona con un viso perfetto e un corpo atletico, ma se alla fine hai solo quello, allora ti posso dire che sei vuota dentro, che qualunque cosa tu faccia per avere solo un po' di felicità per un momento, sarà solo quello; un momento che passa velocemente così come le foglie che spariscono grazie al vento.
Come vorrei essere una foglia. Una che và dove il vento la porta e viaggia, con una direzione del tutto imprecisa; libera e sola.
Mi sciacquo la faccia con l'acqua gelata che il rubinetto lascia uscire. Riempio i miei polmoni e sento come il mio petto si gonfia di quel sentimento di rifiuto. E in effetti è così, sono sempre stata giudicata ed emarginata in tutte le scuole solo per il mio peso. Diciamo che non sono magra, no, decisamente non lo sono, ma la vera domanda che mi pongo sempre è questa : cosa ho fatto di male per essere trattata così?
Esatto.
Niente, non ho mai fatto niente che può indurre la gente a trattarmi così, eppure solo la mia esistenza li disturba. Con una lacrima amara e penzolante nelle ciglia del mio occhio destro, esco dai bagni femminili.
Una colonia maschile è la fraganza che le mie narici hanno l'onore di sentire; chiudo gli occhi alcuni istanti prima di aprirli e cercare il proprietario di quel odore così gradevole.
«Dovresti essere in infermeria a curarti...Sono stato un imbecille totale, dovevo chiederti scusa subito per averti fatto cadere, se vuoi puoi darmi un pugno, ma non in faccia.» parla veloce e imbarazzato, provocando un sorriso nelle mie labbra. Ha la mano dietro la nuca e si vede piuttosto nervoso.
«Non preoccuparti, e non ti darò un pugno... » sentenzio aspettando che dica il suo nome.
«Michael, Michael Clifford.»
proferisce orgoglioso di sé stesso, alzando il petto e con un sorriso bianco e perfetto. L'imbarazzo è sparito.
Rimango stupita quando le sue dita si avvicinano al mio viso e depositano delle soavi carezze nella mia fronte, zona in cui ho sbattuto.«Ti deve far male, vero?»
Concentrata nella carezza che le sue dita continuano a fare. «Ujum...»la mia faccia inizia a scaldarsi velocemente e rimango senza parole vedendolo così tranquillo, senza disgustarsi del mio viso. A dire il vero è il primo ragazzo che mi parla, senza guardarmi schifato da me.
Ora che ci penso sono in una situazione strana con un ragazzo che nemmeno conosco.
Lo osservo bene; non è un tipo che si vede tutti i giorni, decisamente non lo è, ma trasuda un'aria gentile e divertente. Alto e dal fisico atletico, ma senza esagerare. Ha i capelli blu, ma non quel blu chiaro, no, uno oscuro. I suoi occhi sono verdi, circondati da sottili ciglia nere. La mia mente viene invasa da piccoli ricordi di quand'ero bambina; fin dall'infanzia ho sempre amato stare nei giardini, sopratutto nel periodo di primavera, con le foglie che svolazzavano e i capelli che mi coprivano il viso, poi ricordo perché non ci sono più potuta andare; per gli amici di Kian.
Cancello quel pensiero e continuo a osservare il ragazzo di fronte a me.
È di pelle bianca e molto palida, naso retto e dalle labbra di una tonalità rosa chiaro; possiede un viso perfetto. Non è vestito come gli altri ragazzi che ho visto appena sono entrata in classe. Porta una giacca nera oscura con sotto una maglietta ampia con la scritta di Metalica, skinny neri e strappati nelle ginocchia. È carino, molto carino.
« Qual è il tuo nome?» mi domanda non appena finisco di vederlo bene e camminiamo per i corridoi della scuola, con una direzione sconosciuta. Non ritornerò in classe, non dopo la figura che ho fatto.
« Mi chiamo Sara Blester.» dico timida. Sto parlando con un ragazzo! Devo calmarmi, sì, devo farlo al più presto.
«Bel nome... ti piacciono gli abbracci?»dice all'improvviso quando giungiamo davanti a una porta in non so dove.
«Sì, perché?» chiedo e non appena digerisco il nodo in gola, realizzo che, non appena finisco di parlare, Michael circonda il mio corpo con le sue braccia lunghe e calde, facendomi palpitare il cuore ad ogni secondo.
Oddio.
Timidamente le mie mani si posano nella sua spalla, e sento come accomoda il suo viso nel mio collo.
«So che è strano che un tipo venga e ti abbracci così, ma sentivo il bisogno di farlo, Sara.» dice a voce bassa contro i miei capelli che coprono il mio viso. La mia faccia è in fiamme e le mie gambe sono sul punto di cadere per la situazione in cui mi trovo.
La sua fraganza mi colpisce il naso e aspiro di più per saziarmi ancora di quel aroma irresistibile «Sto sospettando che ho un buon odore, no?»mi chiede ridendo e rido anche io per come l'ha detto.
Annuisco.
Mi allontano e solo ora noto che quel sentimento è svanito, non c'è più la sua traccia nel mio petto, al suo posto c'è solo l'agitazione e che ho parlato decentemente e mi sono comportata in modo normale con un ragazzo come Michael.
Alzo il viso e me lo trovo sorridendo apertamente,«Andiamocene, non ho voglia di sopportare l'antifona del signor pelato.»
Rido a bassa voce e accetto la sua proposta.
Dentro di me non posso far a meno di pensare:
Ho trovato un amico.
Grazie per avermi detto il nome della musica @wolfwhite111!
Nota:
Questa storia è dedicata a una persona meravigliosa, divertente, bella, di una grande intelligenza, che sa far ridere in ogni momento.
A me.
Nah, scherzo.
È dedicata alla mia migliore amica, nonché la mia unica darling, la quale sopporta ognuna delle mie cazzate e pazzie. Ti voglio bene Sara! 😘 @heyyhelmet
Finalmente ho scritto una fan-fiction di Michael Clifford! Spero vi piaccia e boh... fatemi sapere la vostra opinione.
Bye.
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