24 Marzo 2009
Caro Ragnor,
Ti amo.
Sono abbastanza sicuro di non avertelo mai scritto in una delle mie lettere, così come sono altrettanto sicuro che tu lo sappia già.
Effettivamente credo sia stato più che stupido da parte mia non avertelo mai detto neanche a voce, e penso di star realizzando solo adesso quanto tu stesso debba aver faticato a non confessarmelo ad ogni bacio, e a trattenerti dal sussurrarmelo dopo ogni notte.
Ti amo.
E in questo momento non riesco a pensare parole che non siano queste.
Ho una tale confusione in testa... so già che dovrò riscrivere questa lettera almeno una decina buona di volte prima di inviarla, e perdonami se i pensieri si trasferiranno su carta disordinati e incoerenti, ma per adesso non credo di riuscire a fare di meglio.
Ti amo.
Non leggerai mai queste frasi, eppure il solo scriverle sembra aiutarmi a chiarire l'enorme caos che ho in testa.
È sempre stato così con te d'altronde, sei sempre riuscito a capire prima di me, quello che io stesso pensavo. Non mi hai mai forzato a raccontarti nulla, eppure eri sempre lì quando ne avevo bisogno.
Ti amo.
E sai quanto fossi convinto di non poter provare un sentimento del genere, dopo quella che credevo l'inizio della "dannazione eterna"
Per un uomo per di più... ricordi? "Indulgere in attività contro natura" avevo detto, quando pensavi fossi uno dei tanti amanti di Magnus.
Che enorme cazzata...
La verità è che la prima volta che ci siamo incontrati, quando ti ho visto entrare, non ho potuto fare a meno di pensare che fossi bellissimo, e che non volevo credessi stessi con lui, non sai quante volte in seguito, mi sono dato dello stupido per averti fatto intendere che ero convinto l'omosessualità fosse "contro natura".
Ogni giorno fino al nostro primo bacio credo... si, hai presente no? Quel magico momento in cui sotto il cielo stellato di Idris sulle coste del lago Lyn hai poggiato le labbra sulle mie in un contatto appena accennato... e io sono scappato come un codardo.
Non credo di essere mai "scappato" prima di quel momento sai? In effetti, penso sia stata la prima e ultima volta nella mia inaspettatamente lunga non-morte.
Mi ci sono voluti ben quattro minuti e trentadue secondi per tornare da te, i più lunghi della mia vita suppongo. Ricordo ancora la tua faccia stupidamente sorpresa e felice quando, dopo essermi fiondato sulle tue labbra, e i primi attimi di shock, hai risposto al bacio, fattosi improvvisamente incandescente.
E adesso sto sorridendo come un idiota, mentre delle cazzo di lacrime scarlatte mi scorrono sulle guance pallide
Mi sento così stupido...
Io lo sapevo però! L'ho sempre detto! Le anime dannate non possono fottutamente essere felici, ma invece tu: "noooo, entriamo tranquillamente nella vita di un ragazzino con un intelligenza decisamente al di sopra della media dandogli la vana speranza che ci sia qualcosa di buono nella vita!" e, cazzo Ragnor, questa cosa mi fa imbestialire perché, idiota di un carciofo marcio, ci sei riuscito per davvero.
Con quella tua aria negativa e pessimista che riusciva quasi ad eguagliare la mia, e il viso giovanile solo d'aspetto, tradito dall'espressione saccente e dai modi di fare che non s'impegnavano poi molto a seguire il cambio d'epoca.
Cazzo quanto ti amo...
E dicono che quando muore la persona che ami si riesca in qualche modo a sentirlo, dicono che si percepisca un dolore straziante al centro del petto e che ti si annebbi la vista, dicono che ti si spezzi il cuore, dicono si abbia la sensazione che una parte della tua anima venga meno.
E allora perché io non l'ho sentito?
Perché, non ho percepito quel dolore straziante al centro del petto e la vista non mi si è annebbiata?
Perché non ho sentito il cuore spezzarsi e una parte della mia "anima" venire meno?
Perché mentre tu morivi, io ti credevo in salvo all'interno di quella tua piccola casa appena fuori Alicante?
Ti amo.
E questo non ha comunque potuto impedire la tua morte.
E ricordi la moneta su cui è incisa una ghirlanda? Esatto, quella stessa stramaledetta moneta, benedetta dalle fate, che avrebbe dovuto portarti fortuna, e che tuttavia non ha potuto evitare che ti ammazzassero come se niente fosse, come se non fossi niente più che un misero ostacolo sul loro "percorso di gloria", come se non avessi un ragazzo deficiente a cui stare dietro nonostante le sue palesi turbe psichiche, come se non amassi, e non fossi amato, come se centinaia e centinaia di anni si riducessero a quell'unico momento di sangue e dolore.
Perché suppondo sia stato così giusto? Sangue e dolore, i demoni non si risparmiano mai.
Quanto devi aver sofferto amore mio...
E non riesco più a dormire sai? Ogni volta che chiudo gli occhi non faccio altro che sentirti urlare, ti ascolto per ore e ore, mentre le tue ossa si rompono e i tuoi denti si staccano; e ti vedo, mentre serri le labbra per non svelare la posizione di quel fottuto libro bianco, e stringi i pugni, tanto forte che le nocche si sbiancano e i palmi, graffiati dalle unghie iniziano a sanguinare, ti vedo mentre stringi le palpebre quando ti strappano quelle stesse unghie, e ti vedo mentre cerchi in vano di muovere le dita per fare un misero incantesimo, ti vedo mentre sbarri gli occhi e muori, dopo una pugnalata dritta al cuore, e sussurri un nome appena prima di esalare l'ultimo respiro, un nome che dal tuo tono sembra speranza e lamento al tempo stesso, che suona più come un rantolio sommesso che come una parola vera e propria.
"Raphael" sussurri con voce rotta e tremante, e riesco chiaramente a sentire il suono del mio cuore che si spezza, nello stesso frangente in cui un urlo disperato sembra venirmi strappato dal profondo dell'anima stessa, prima di svegliarmi di soprassalto.
E c'è un breve momento, dopo ognuno di questi incubi, in cui ringrazio Dio che sia stato tutto solo un sogno, ringrazio che tu ci sia ancora, ringrazio per la tua immortalità, ringrazio per i tuoi modi di fare svogliati e fintamente riverenti quando ti ingaggiano per un lavoro, ringrazio per il tuo incomprensibile amore per l'insegnamento nonostante i tuoi alunni siano chiaramente delle teste bacate, ringrazio per il tuo disprezzo nei confronti del mondo intero e il contrasto per l'amore verso chi lo abita, ringrazio per il tuo modo di pensare e di agire, ringrazio perché sei tu, e sei vivo.
Poi invece ricordo, ed è come se tante lame mi trapassassero da parte a parte, all'altezza del petto, dove dovrebbe trovarsi il cuore, l'una dopo l'altra, in una sequenza infinita che non cessa fino al giorno dopo, quando l'incubo ricomincia.
E ogni maledetta volta che mi rendo conto che sei morto, dopo quell'attimo di sollievo, è come la prima, è come se avessi appena riattaccato la cornetta dopo la chiamata in cui Magnus mi dice di te.
E non credo riuscirò a sopportarlo ancora per molto sai?
Dicono che la cosa positiva di quando tocchi il fondo è che poi non puoi fare altro che risalire, beh lascia che ti sveli un segreto, non è altro che un enorme cazzata.
Non è vero che quando tocchi il fondo non puoi fare altro che risalire, per il semplice fatto che "il fondo" non esiste.
E credimi, lo so bene. Da quando te ne sei andato ho toccato il fondo ogni giorno, e ogni volta è stata peggiore della precedente.
"Semplicemente esistono infiniti più grandi di altri" recita un romanzo mondano, e non credo esista frase, che in questo momento, potrebbe riassumere meglio la situazione, perché se il dolore per la tua mancanza il primo giorno era la sequenza infinita di numeri da zero a uno, quello del secondo giorno era la sequenza da zero a due, quella del terzo da zero a tre e così via. E mi viene il volta stomaco al solo pensiero che per me questa sequenza non cesserà mai. Non posso fare a meno di pensare che per me il dolore non si fermerà arrivato all'infinito tra zero e cento, tra zero e mille, o tra zero e un milione, perché sono qui, sono immortale, e per quanto tu sia riuscito a convincermi che un anima ce l'ho, in questo momento vorrei tanto non averla.
E Dio, non riesco neanche ad immaginare quanto tutto questo possa sembrare egoista, ma è così, tu sei morto, e io non riesco a fare di meglio.
Ti amo.
E ancora non riesco a capacitarmi del fatto che non te l'abbia mai detto. Eppure era palese, come diavolo ho fatto a non accorgermene prima? Non faccio altro che ricordare alla gente quanto non si renda conto di essere stupida, e io per primo non sono stato in grado di capire d'essere il più stipido fra gli stupidi.
Non ricordo neanche più a cosa pensavo mentre stavo con te, per nascondere a me stesso quanto ti amassi.
"Niente più che semplice empatia" credo di essermi detto, una volta capito che quel senso di vuoto che mi attanagliava lo stomaco sempre, se non quando ero con te, era il desiderio di averti accanto in ogni momento.
"Niente più che semplice constatazione della bellezza" penso di aver sostenuto, rendendomi conto di quanto i tuoi occhi m'incantassero.
"Niente più che semplice attrazione fisica" sono convinto di essermi ripetuto, quando, la prima notte insieme mi hai baciato con tanto trasporto, da farmi scordare il mio nome.
E "Niente più che amore" direi invece adesso.
Ripensando al sorriso che mi prendeva alla sprovvista ogni qual volta entravi in stanza.
Ripensando a quanto odiassi distogliere lo sguardo dal tuo.
Ripensando, a quella mattina, dopo quella stessa nostra prima notte insieme, in cui ti sei disteso su di me, e mi hai baciato dolcemente, trattenendo subito dopo il fiato, e appoggiandoti sui gomiti per non pesarmi.
Ti amo.
E non hai idea di quanto forte vorrei urlarlo in questo momento, tanto da sentire la gola prendere fuoco, tanto da incrinare le pareti di questo stupido hotel, tanto da squarciare quel maledetto enorme tessuto invisibile che separa la mia dimensione dalla tua, e venirti a predere a schiaffi, così tanti che perderesti la sensibilità alla faccia, per essere rimasto ad Alicante nonostante sapessi di essere in pericolo, per esserti fatto torturare, e aver sofferto come mai nessuno dovrebbe, per essere stato l'unico in grado di accendere una luce in quel baratro di disperata rassegnazione in cui ero caduto, e ad averla poi spenta, lasciandomi solo al varco di quello stesso baratro, fattosi improvvisamente, infinitamente più grande, per essere diventato il protagonista dei miei peggiori incubi e perché nonostante questo non riesco ad odiarti; e poi ti prenderei a baci, così tanti che scorderesti il sapore dell'aria stessa prima di poter riprendere fiato, per il semplice fatto che sei tu e non potrei fare altrimenti.
Ti amo.
Ed è l'ottava volta che lo scrivo, otto volte in tutto, le uniche in cinquantasei anni, sembrano così poche... non riesco neanche ad immaginare a quanto patetico debba sembrare in questo momento. Seduto ad una vecchia scrivania, con il vago odore di muffa e sangue che aleggia nell'aria, ed una ridicola penna di piuma d'oca che scorre su di un foglio ormai imbrattato da assurde lacrime scarlatte, a scrivere i miei otto ridicoli "ti amo" a chi non potrà mai leggerli.
E forse dovrei scrivere "ti amavo" a questo punto, dovrei scrivere che amavo il tuo sorriso, dovrei scrivere che amavo il tuo sguardo calmo e quasi sempre imperturbabile, dovrei scrivere che amavo i tuoi modi tal volta ottocenteschi, dovrei scrivere che amavo te e tutto ciò che rappresentantavi per me.
Dovrei, eppure non ci riesco.
Ancora non riesco a pensare a te come se fossi passato, come se non potessi più guardarti, come se non potessi più abbracciarti, come se non potessi più baciarti e tornare a respirare per un solo attimo, giusto per inebriarmi del tuo profumo, per sentirmi ancora vivo, prima di tornare ad essere morto.
Morto. Che termine ironico no? Io sono morto, eppure eccomi qua, a cadere nella disperazione e a commiserarmi, a soffrire come un cane e a scrivere questa dannata lettera con mani tremanti; mentre tu sei morto e non ci sei, non ci sei e basta, non ci sono i tuoi abbracci, non ci sono i tuoi baci, non c'è il tuo profumo. Ed è così diverso da quando sei ad Idris e il non vederti è solo quel vago senzo di vuoto alla bocca dello stomaco, dove mi sarebbe bastato chiamarti per chiederti di aprire un portale, che non mi sembra neanche lontanamente paragonabile.
E ti amo ti amo ti amo ti amo, Dio, quanto ti amo.
E lo ripeterei così tante volte che alla fine risulterebbero infinite, così tante che la quantità delle stelle, in confronto, non ne sembrerebbe che una misera frazione, così tante che i numeri stessi non basterebbero più per contarle.
E probabilmente anche a quel punto non sarebbero abbastanza
E fa male pensare che non ci sarà mai un "e vissero per sempre felici e contenti", perché per noi un "per sempre" avrebbe potuto esserci per davvero e invece ci è stato strappato via.
E in questo momento non trovo la forza per scrivere nient'altro; sono così stanco... e non so credo ci sarà una prossima lettera per la verità, sinceramente non so neanche se spedire questa, quindi mi sembra del tutto inutile lasciarti con un "alla prossima" o simili.
Ma ti allego comunque la nuova lista con i termini in spagnolo, la quale in realtà contiene un unica espressione, che non credo ti verrebbe difficile immaginare a questo punto.
"Te quiero" (trad. Ti amo)
Sinceramente tuo, Raphael
*Angolo di un essere che non capisce come sia possibile non esistano ff Ragnaphael(?) Cioè ma WTF?!*
Ehmm hello? Ceh okay quest'altro piccolo obrobrio nasce dal semplice fatto che cercavo ff su sti due perché mi sono andata a rivedere tutti i momenti Ragnaphael e ho deciso che "MADONNA BEATA SE NON ESISTESSERO I MALEC SAREBBERO LA MIA OTP" cioè dai, sono troppo tenerii *-* e quindi ci scrivo una angst -.- OVVIO.
COMUNQUE spero non sia malaccio sinceramente ci ho messo un pò e nonostante non sia soddisfattissima della prima parte e dell'ultimissima, penso il resto non sia totalmente illeggibile
(*voce fuori campo* si che lo è SCHIFO! RITIRATI!)
(Grazie grazie *fa il bagno tra i pomodori lanciatile(?)*)
Bene detto ciò boh basta vado a piangere in pace per la morte dei miei amorini
AHHHHH ULTIMA COSA:
Il nome della ship è Ragnaphael e Felltiago?
Vabby io preferisco ragnaphael u.u
CIAO PER DAVVEEROOO
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