[04] Il Malfunzionamento Magico
Raven non aveva la più pallida idea di come fosse finita davanti al Nærøyfjord, ma sapeva che non c'era nulla di positivo.
Aveva avuto un attacco isterico, questa era stata la sua constatazione. Ora che aveva l'acqua a qualche metro di distanza, riusciva a vederla per come era davvero: limpida e azzurra.
Non era più tinta di scarlatto e gli alberi non erano più piegati su loro stessi. Aveva avuto un'allucinazione visiva e uditiva.
Raven aveva deglutito profondamente, leccandosi le labbra secche.
Cosa le era saltato in mente? Era uscita di casa senza pensarci per salvare qualcuno che era già morto.
Aveva scosso la testa, arrabbiata con se stessa.
Pensava di averlo superato, di essere andata avanti con successo e invece eccola lì, china davanti all'acqua, a ricercare lo sguardo di un persona deceduta.
Forse avrebbe dovuto chiamare il suo medico e avvertirlo dell'improvviso peggioramento. Lui le avrebbe fissato un incontro con lo psichiatra e qualche prescrizione dopo sarebbe tornata a essere normale.
Con la mano si era tastata la tasca dei pantaloni, cercando il proprio telefono: niente, lo aveva lasciato a casa.
Che stupida che era stata.
Si era avventurata in mezzo alla natura, da sola e al freddo, senza telefono. Quello era stato il primo errore, il secondo era non aver portato il teaser.
Aveva lanciato uno sguardo al sole pallido, trovandolo di conforto. Fino a quando non fosse calata la sera, sarebbe andato tutto bene.
Doveva alzarsi e ritrovare la strada di ritorno, dopodiché avrebbe chiamato il suo medico.
"Ehi, va tutto bene?"
Raven aveva fatto due passi indietro mentre sobbalzava, colta alla sprovvista. Si era girata quindi verso la direzione dalla quale aveva sentito arrivare la voce, assottigliando gli occhi nel vedere lo sconosciuto.
L'uomo che le si era fatto vicino era alto, biondo e con decine di gioielli addosso. Era sicura che avesse un anello per ogni dito, per non parlare di tutti quei bracciali argentei che portava alle mani.
Dal collo, invece, penzolavano quattro collane. Una aveva tutta l'aria di essere una catena, quasi come fosse stato legato, mentre le altre due racchiudevano delle gemme verdi alle estremità.
Raven non riusciva a credere ai suoi occhi.
Era forse incappata in un altro pazzo? Non bastava la strega, ora c'era persino una vetrina di gioielli versione umana, davanti a lei!
"Si, tutto bene."
Benissimo, va tutto benissimo, aveva pensato la ragazza mentre indietreggiava di un passo.
Voleva tornare nel suo appartamentino e chiudersi a chiave fino all'indomani, ma lo sconosciuto proprio non voleva saperne di distogliere lo sguardo.
Aveva quindi raccolto un po' dell'orgoglio rimastole, sfidandolo anche lei con gli occhi. Le sembrava di esser tornata alle elementari, diamine!
Non l'aveva sentito arrivare, come era possibile?
Magari era stata talmente travolta dalla sua allucinazione da non essersi resa conto di aver compagnia.
Il pensiero d'esser stata vista da qualcun altro, in quelle condizioni, l'aveva imbarazzata.
"Ti sei persa?"
"Sono affari tuoi?"
Raven si era morsa la lingua, arrabbiata con se stessa per esser stata così dura. Lo sconosciuto non aveva fatto nulla di male, non in quel momento per lo meno, e lei lo stava trattando come il peggiore dei nemici.
Le dispiaceva, certo, ma non voleva passare le ultime ore di luce con un uomo che non aveva mai visto in vita sua.
Sarebbe potuto essere un criminale, per quanto ne sapeva.
Il ragazzo aveva scosso la testa, facendo oscillare i sottili ciuffi castani sulla fronte. Gli stranieri erano proprio strani! Lui aveva tentato di esser gentile ma la ragazza pareva non apprezzare.
Chissà come avrebbe reagito se al posto suo ci fosse stato Sin. Quello si che sarebbe stato divertente.
Purtroppo, però, il dio aveva acconsentito a seguirlo solo fino al bosco, riparandosi tra i cespugli per non esser visto.
Per quanto ne sapeva Icarus, poteva anche essersene andato.
"Mi dispiace, sono stato scortese?" Aveva inclinato la testa di lato per mostrarle un piccolo sorriso, dandole l'idea di sentirsi in colpa.
No, non era stato scortese, ma Raven non riusciva a capacitarsi di come non fosse riuscita a sentirlo arrivare.
Aveva lanciato un'occhiata alla tunica bianca e dorata dell'uomo, aggrottando le sopracciglia.
Era inverno, come poteva andare in giro con vestiti tanto leggeri?
Sembrava essere uno di quei monaci pagani che aveva studiato a scuola. L'aspetto, se non altro, gliene ricordava uno.
Ma non le importava: poteva benissimo congelare se era questo ciò che voleva.
Si era costretta a scuotere la testa, trattenendo a stento un grugnito di fastidio.
"No, sono solo di fretta. Buona serata," gli aveva fatto un cenno della testa, avviandosi.
Sperava di aver preso la strada giusta ma oh, l'importante era sbarazzarsi dello sconosciuto.
Se avesse avuto il telefono con sé, avrebbe potuto trovare la strada di ritorno con un app. E invece no, era stata sciocca e lo aveva dimenticato.
Diamine, la regola base era portare sempre con sé il proprio cellulare. Giusto per le emergenze, si intende.
"Stai andando verso il bosco, comunque."
La voce dell'uomo si era fatta lontana mentre avanzava tra l'erba, convinta di aver preso il sentiero corretto.
A quanto pare, però, non era così.
Ma chi le assicurava che il tizio fosse serio? Magari voleva che si perdesse, indirizzandola verso la strada sbagliata.
"Indicami la giusta via, allora. Per favore." Si era costretta ad aggiungere l'ultima frase per non sembrare ulteriormente maleducata.
La verità era che pensava di aver appena perso il controllo su se stesse e la cosa la spaventava. Sentiva le dita formicare e le ginocchia tremarle per l'ansia.
Più pensava a ciò che era successo e più la testa prendeva a vorticarle, lasciandole un senso di nausea addosso.
Se non poteva fidarsi della sua stessa mente, allora non poteva farlo con lo sconosciuto davanti a lei.
Secondo la sua opinione era un pensiero giusto e azzeccato, quasi prudente, ma al momento era l'unica persona disponibile.
Voleva assolutamente tornare al suo appartamento e forse avrebbe dovuto fidarsi del giudizio dell'uomo.
Icarus si era leccato le labbra mentre lanciava uno sguardo verso il fitto degli alberi, trovando a malapena l'ombra di Sin.
Si era chiesto cosa ne stesse pensando di quell'impudente femmina e della sua lingua velenosa. Magari la trovava frustrante oppure semplicemente divertente.
Gli umani, dopotutto, avevano il solo scopo di intrattenerlo.
"Sempre avanti e poi a destra; dovresti trovare un sentiero per tornare in città."
Raven aveva annuito lentamente, puntando lo sguardo verso la direzione indicatale. Un sentiero, se davvero ce ne fosse stato uno, lei sarebbe stata a cavallo.
Si era sentita pervadere dai sensi di colpa e dall'imbarazzo mentre guardava il giovane uomo.
Era stata oltremodo scortese, lo riconosceva, eppure lui le aveva indicato la strada con tanto di sorriso.
Non meritava tutta quella gentilezza, così come l'uomo non meritava la sua maleducazione.
Aveva quindi fatto un passo avanti, abbassando la testa.
"Mi dispiace, ho avuto una giornata dura e me la sono presa con te." Raven aveva abbassato lo sguardo, colta da un'ondata di forte imbarazzo.
I suoi genitori non le avevano di certo insegnato a comportarsi in maniera tanto sgradevole.
Si era quindi concentrata sull'orlo del suo maglione, rabbrividendo per il freddo. Ora che si era scusata, doveva sbrigarsi a tornare a casa.
Icarus aveva scosso la testa, incurante, per poi fare un passo verso di lei. Non voleva spaventarla, sapeva di avere un aspetto strano e inusuale, quindi si era mosso lentamente.
"Va tutto bene, davvero. Probabilmente avrei reagito allo stesso modo," si era leccato le labbra, osservando l'ambiente attorno a sé, "posso accompagnarti fino a casa? Non credo sia sicuro lasciarti vagare vicino alla foresta, a quest'ora poi."
Raven ci aveva pensato attentamente, osservando il suo viso per cercare una traccia di bugia. Voleva davvero mostrarle la strada? Se avesse avuto qualche intenzione malevola, sarebbe stata nei guai.
Ma dopotutto, se avesse voluto farle del male lo avrebbe già fatto.
Icarus aveva arricciato il naso nel sentire l'aria cambiare aroma, lasciando una scia di putrefazione al suo seguito.
Per un umano sarebbe stato quasi impercettibile ma per lui, e sicuramente anche per Sin, costituiva un odore fastidioso e pungente.
Lo aveva riconosciuto, comunque sia, subito: era il profumo naturale delle Oscure.
"Va bene," Raven lo aveva ridestato dai suoi pensieri, rivolgendogli un cenno della testa, "se per te non è un problema."
L'uomo si era dovuto mordere l'interno guancia per impedirsi di ridacchiare. E pensare che fino a qualche minuto prima lo stava evitando come la peste.
Sin, ancora appollaiato sopra il ramo di un albero, aveva lasciato penzolare le gambe nel vuoto. Il suo udito, così come i restanti senso, era sviluppato e impeccabile, permettendogli di captare il più minimo dei rumori.
Seguire la conversazione dei due era quindi stato facile, nonché parzialmente noioso e momentaneamente divertente.
Gli umani erano creature strane, incomprensibili perché troppo diversi tra loro. Capire un solo uomo non significava capirli tutti, questo era quindi di intralcio.
Non che a lui interessasse comprenderli; era il loro Re e, di conseguenza, poteva pensare di loro ciò che più voleva. Aveva sporto il viso oltre le foglie, lanciando uno sguardo all'amico e alla ragazza.
Era forse stupido? Presentarsi davanti a un umana vestito in quel modo! Sin aveva grugnito, scuotendo energicamente la testa.
Aveva fatto bene a non seguirlo fino a lì, certamente sarebbe passato per strano anche lui. Con quelle tremende cicatrici che aveva, poi, sarebbe stato ancor più difficile approcciare una femmina.
In realtà, si era corretto il dio, sarebbe stato difficile approcciare chiunque.
Ma non gli importava, aveva smesso di curarsi degli altri molto tempo prima e ora poteva affermare, con totale tranquillità, che a lui non fregava nulla di essere accettato.
E poi aveva ancora Icarus, no?
Non era totalmente da solo e quello lo aveva inconsciamente sollevato.
Si era chiesto quanto tempo avrebbe impiegato a lasciarlo, quanti giorni sarebbero dovuti passare prima di vederlo stufarsi di lui.
Non lo avrebbe biasimato, anzi gli riconosceva un'infinita pazienza per essergli stato accanto per tutti quegli anni.
Sin aveva osservato il volto corrucciato e diffidente della femmina, squadrando i suoi bei capelli neri, più scuri dei suoi occhi.
Era certamente una straniera visto che lì non aveva mai visto ragazze con simili fattezze. Ricordava di aver incontrato persone simili a lei, durante il corso della sua vita.
Aveva avuto l'opportunità di conoscere e vedere miriadi di tipologie diverse di umani, arrivando alla conclusione che fossero tutti da evitare.
Inizialmente ne era stato quasi affascinato, ma quelli erano i pensieri di un bambino, poi li aveva visti per ciò che davvero erano: mostri.
E lui, essendo il loro sovrano, era altrettanto mostruoso. L'unica differenza era che lui, in quanto un dio, era immortale e tra le mani possedeva il potere della creazione e della distruzione.
Avrebbe impiegato pochi secondi per ucciderla e nessuno gliene avrebbe fatto una colpa.
Sua sorella lo avrebbe guardato come un essere immondo, scuotendo la testa con sguardo di disapprovazione. Riusciva a immaginarsela mentre gli chiedeva il perché avesse fatto una cosa simile.
Sin aveva scacciato quel pensiero, evitando la sensazione di malinconia che gli stava appesantendo il petto. Non aveva bisogno dei suoi fratelli, erano loro a dipendere da lui.
Con un salto ben ponderato era atterrato silenziosamente a terra, seguendo i due. Li aveva visti camminare verso il sentiero e aveva mentalmente dato dello stupido a Icarus.
Voleva forse farsi vedere da tutti quegli umani? Lui non si sarebbe di certo aggregato! Mormorando un imprecazione si era quindi reso invisibile, velocizzando il passo per avvicinarsi ai due.
La ragazza, aveva potuto notare lui, manteneva una certa distanza dall'altro, standogli leggermente dietro per osservare attentamente la direzione in chi stavano camminando.
Sin aveva ghignato, ricordandosi di rinfacciare a Icarus quando inaffidabile sembrasse.
Raven aveva annusato l'aria, esibendosi in una smorfia disgustata e attirando quindi l'attenzione di entrambi. Riusciva a sentire l'odore delle Oscure? No, non era possibile una cosa del genere.
Eppure più respirava con il naso e più la sua espressione si contorceva. Se avesse dovuto descrivere quell'aroma, avrebbe usato la parola nauseabondo.
Sapeva di urina, sangue e carne bruciata al tempo stesso. Aveva lanciato un occhiata a Icarus, chiedendosi se fosse lui a emanare un simile tanfo.
Aveva quindi allungato il collo, annusandolo.
L'uomo se ne era accorto e si era dovuto costringere a nascondere il sorrisetto divertito misto all'espressione offesa.
Raven aveva sentito un forte odore di frutta mischiato a quello dell'alcol, quindi si era risistemata in posizione eretta.
"Lo senti anche tu?" Aveva mormorato lei, grattandosi il retro della testa per dissimulare l'imbarazzo.
Sperava che non fosse l'ennesima allucinazione.
Le spalle larghe di Icarus si erano contratte, dandogli un'aria più pericolosa, come fosse all'erta.
"Si," le aveva lanciato uno sguardo per poi rallentare il passo, "avranno bruciato qualche albero."
Raven aveva aggrottato le sopracciglia, guardandolo come se fosse stupido. Quello non era l'odore di legno bruciato, quindi cosa poteva essere?
L'importante era che anche lui aveva sentito qualcosa, lo capiva dal modo in cui, di tanto in tanto, si esibiva in smorfie di disgusto e disagio.
Almeno non era l'unica a dover patire, questo la sollevava.
"No, annusa meglio, non è legno bruciato."
Icarus aveva inarcato entrambe le sopracciglia, sventolandole una mano davanti al viso senza mai smettere di camminare.
Gli aveva davvero detto di annusare meglio?
Fosse stato per lui, so sarebbe cucito le narici per non avvertire più quell'odore rancido.
L'aveva comunque sia accontentata, mostrandole quanto profondamente riuscisse a respirare.
Dietro di loro, Sin si era coperto il viso con la mano.
L'amico sembrava davvero uno stupido, una sorta di pallone gonfiato.
"Che ne dici di muffa? Sa di muffa?"
"In un bosco?"
A quel punto sia Raven che Sin si erano convinti che l'altro fosse indubbiamente un deficiente. Muffa nel bosco, certo, e magari avrebbero trovato anche un termosifone.
Icarus aveva sbuffato, divertendola.
Non era così male come aveva inizialmente pensato; forse aveva fatto bene a fidarsi.
Sin aveva intercettato il tremolio delle labbra arrossate di lei, inclinando la testa di lato nell'osservarle.
Per essere un'umana, era quasi carina.
Le sue dita erano volate istintivamente sulle cicatrici che lo caratterizzavano, saggiandone la forma con le punte.
Nonostante fossero passati anni da quando se l'era procurate, erano ancora in rilievo e tremende alla vista. Ricordava ancora l'espressione di Icarus quando l'aveva visto tornare a palazzo con quelle tre ferite insanguinate sul viso.
"Non ti ho mai visto in città." Aveva esalato lei, guardandolo apertamente.
Lui si era stretto nelle spalle, portandosi un dito alle labbra.
"Ho una casetta nel bosco, io. Non mi piacciono troppo le persone, quindi cerco di evitarle." Le aveva fatto un occhiolino, aggiungendo un: "ma tu mi piaci, non preoccuparti!"
Raven aveva riso, sorprendendo entrambi.
Con tutta sincerità, non pensavano fosse in grado di farlo con un'espressione così dura e diffidente.
Sin si era chiesto cosa vi fosse di divertente; forse il fatto che Icarus abitasse in un bosco? O che odiava la compagnia altrui?
Anche lui detestava le persone, ma nessuno ne era mai stato divertito.
La ragazza aveva scosso la testa, inghiottendo un'altra risata. Ora che finalmente riusciva a vedere il sentiero, le case e i negozi in lontananza, si sentiva più calma.
Certo, se avesse avuto il suo teaser con lei si sarebbe sentita ancora meglio.
"Sei nuova, vero? Non ho mai visto dei capelli o degli occhi tanto scuri, qui." Icarus si era sporto in avanti per fondere le sue iridi con quelle di lei, ammirandole silenziosamente.
Aveva annuito, senza dire altro. Non aveva voglia di avventurarsi troppo sul discorso e quindi aveva ricambiato lo sguardo di lui, sbalordita.
Raven aveva fermato la sua camminata, afferrandolo per la spalla e avvicinandolo di più a lei. Ora che lo guardava meglio, riusciva a vedere la mancanza di pupille dell'uomo.
Verde, c'era solo verde e bianco, nient'altro.
Nessuna macchia nera, nessuna pagliuzza di colore diverso, solo un profondo e brillante verde.
"Sei malato?" Si era quindi portata una mano alle labbra, sgranando gli occhi. "Mon dieu, scusa! Sono proprio senza tatto."
Icarus aveva aggrottato le sopracciglia, facendo un piccolissimo passo indietro. Era certo di aver sottoposto i suoi occhi a un incantesimo, prima di uscire, per far sì che sembrasse avere due occhi completamente normali.
Possibile che l'effetto fosse svanito? No, aveva praticato quella magia per anni e non gli aveva mai dato problemi.
Sin stesso era confuso e, muovendosi tra i due, si era posizionato a qualche metro di distanza dalla ragazza. Non poteva vederlo, i suoi poteri erano certamente più forti di quelli dell'amico, quindi non correva alcun rischio.
"Ah si, ci sono nato. Ho le pupille molto piccole, ma ci sono." Si era sporto verso di lei, sfiorandole la nuca con le dita.
Raven aveva aggrottato le sopracciglia, osservando meglio, mentre Icarus ripeteva a mente la formula.
Una, due e tre volte.
Aveva quindi chiuso gli occhi, sentendo una quantità considerevole di energia percorrergli il corpo. Magari avrebbe semplicemente dovuto rinforzare l'incantesimo, non c'erano problemi.
Riaprendo gli occhi le aveva sorriso, domandandole silenziosamente una risposta. L'aveva vista mordersi il labbro e scuotere la testa, come se non sapesse cosa dirgli.
"Io non vedo nulla, ma ho problemi di vista anche io, quindi magari sono io a non vederle." Gli aveva rivolto un sorriso imbarazzato, tornando a camminare.
Non riusciva a spiegarselo, forse era davvero lei a non riuscire a vederle. Aveva dato la colpa alla scarsa illuminazione, passando sopra l'argomento.
L'uomo era quindi malato; si era chiesta se fosse vicino alla cecità vista la gravità della sua presunta patologia.
Si era morsa la lingua, impedendosi di chiederglielo. Sarebbe risultata maleducata, non è così?
Sin aveva ringhiato, confuso e frustrato al tempo stesso. Prima sentiva l'odore delle Oscure e ora sembrava immune alla magia di Icarus; qualcosa in quella femmina non era normale.
Era certo che l'amico possedesse un'energia forte, sicuramente in grado di ingannare ogni umano, ma qualcosa sembrava star andando storto.
Avevano camminato per altri due minuti, lei osservando con gioia le case farsi sempre più vicine mentre i due si immergevano nei loro pensieri.
Il dio aveva fatto un passo falso, pestando un accumulo di foglie e rami secchi, producendo un rumore piuttosto forte.
Non c'era voluto molto prima che Raven si fermasse nuovamente, all'erta.
"Hai sentito anche tu?"
Icarus aveva scosso la testa, tranquillo.
Sin poteva fare quanto rumore voleva visto che, alla fine, era ancora invisibile non solo a lei ma anche a lui.
Quindi l'aveva osservata voltarsi e guardare l'ambiente, fermando gli occhi in un punto specifico.
Senza rendersene conto, Sin si era quasi strozzato con la sua stessa salvia mentre il cuore gli batteva in petto.
"E tu chi diamine sei?!"
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