Caro Jacopo.
Non so bene perché io sia qui o se ne abbia diritto, fatto sta che ci tenevo.
Ci tenevo da quando ho incrociato lo sguardo in quel dinosauro e mi è stato raccontato tutto. Ci tenevo perché volevo ammettere le mie cazzate a qualcuno e, forse, non riesco ancora ad ammetterle a voce.
Probabilmente non merito nemmeno di essere ascoltato, perché quest'anno di sbagli ne ho fatti parecchi. Il problema è che questa volta l'ho fatta grossa e tuo fratello è in un letto d'ospedale.

Vorrei prendermene cura, per rimediare, ma non me lo permette...

Non posso nemmeno biasimarlo, ha ragione. Solo che è testardo e non vuole sentire regione.

Dicono tutti di dargli tempo, che sono stato una testa di cazzo lo so, però quanto tempo è abbastanza?

Ogni volta che entro in ospedale spero che quel giorno sia il momento giusto, ma non lo è mai.

Come posso prendermi cura di una persona che non mi vuole parlare? Per carità c'avrà anche ragione, però non posso continuare così.

Che, a dirla tutta, pure tuo fratello ne ha combinate parecchie in quest'anno.

Forse se ci fossi stato tu a prenderti cura di lui, non saremmo in questo ospedale.

Ti prometto, però, che se me lo permetterà me ne prenderò cura, questa volta.

Te lo devo.

Manuel rilegge quella lettera scritta la mattina stessa. La piega con cura e la mette all'interno della busta che ha portato con sé.

Gliel'ha detto sua madre, dove trovare Jacopo. Non ci ha pensato due volte ad arrivare lì e lasciare quella lettera sotto ad un peluche posto sotto la croce.

Chissà se Jacopo, dall'alto, può mettere una buona parola con Simone, in qualche modo.