SILENZIO - PARTE 3
Alle 22:20 stava finendo di nutrirla, quando vide la macchina del bizzarro figlio dei Pertosetti lasciare il vialetto, per chissà quale meta.
E non aveva percepito anche allora, forse, quello strano silenzio?
Andò comunque a dormire recitando beatamente quelle parti che ti portano a letto e a chiudere gli occhi placidamente, lasciandoti la netta sensazione che tu sia nato per dormire.
La mattina del giorno dopo, si svegliò come al solito di buon'ora. Buon'ora, per un uomo come lui che aveva perso tutto, al di fuori di casa e piante, erano le 09:00.
Subito però, si accorse di un'altra nota di stravaganza.
Non aveva interrotto il suo sonno alle 08:00.
Non aveva vissuto indirettamente, come negli ultimi 12 anni, i saluti calorosi che il signor Aldo rivolgeva ai cuccioli, e che questi ovviamente ricambiavano con sonorosa gioia, al ritorno dalla loro passeggiata sul lago con la mamma.
Era stata invece la sua sveglia a destarlo, quasi un'ora dopo.
Silenzio
Niente di più.
Silenzio
Fece colazione e si preparò ad affrontare un'altra mattinata in compagnia delle sue verdi amiche, con questa spina di incoerenza piantata nell'inconscio: una nota stridente di inusuale silenzio nell'aria.
Prese guanti e cesoie e si fermò, congelandosi come se avesse avuto la risposta, un illuminazione, la soluzione ad un quiz da un milione di euro:
sono andati via tutti insieme.
Uscì in cortile scuotendo la testa, quasi a prendersi in giro per aver dedicato minuti preziosi ad una cavolata del genere.
Che paranoico signor Claudio!
Ma quando si avvicinò alla siepe e sbirciò, ormai obbligato dalla curiosità, nel cortile di fronte, vide la porta del soggiorno aperta.
E tornò quella nota, quell'associazione di idee e parole che lo avevano turbato la sera prima e al risveglio.
Silenzio
Se quella porta è aperta, non può esserci stato silenzio stamattina.
Doveva fare il vicino discreto? Quello vigile? O quello che si sa fare gli affari suoi?
Fatti i cazzi tuoi.
Prevalse questo profilo nella sua mente.
- Aldo?
Ma un'altra parte di sé non la pensava così. Si spaventò a sentire la propria voce chiamare il vicino. L'istinto aveva pronunciato quella domanda scavalcando, di una frazione di secondo, la sua volontà.
Silenzio
Eh certo che nessuno mi risponde. A malapena mi sono sentito io. Oh beh..tanto vale farlo bene il ficcanaso.
- Aldo?
Silenzio
Si sforzò di aumentare il tono della voce.
- ALDO? TINA?
Silenzio
Adesso aveva letteralmente urlato i nomi dei coniugi e il respiro cominciò a rimbalzargli nella cassa toracica.
Al diavolo
Quello che fece in seguito lo sentì come un impulso, come quando devi sbadigliare o starnutire.
- Non ho potuto fare a meno di scavalcare, agente.
Così avrebbe dichiarato alla polizia, in completo stato di shock, meno di un'ora dopo.
Scavalcò le sue amate compagne vegetali, incurante del peso che le deformava, che le danneggiava e spezzava per sempre, sentendo che a breve avrebbe avuto ben altre preoccupazioni.
Si lanciò nel cortile dei vicini con la foga e il timore di un austriaco alle prese col suo primo assalto alla baionetta. Sapeva che, una volta lasciata la sua amata trincea, sarebbe stato in balia di feroci eventi.
E la ferocia passò davvero da quelle parti, cinta da un logoro straccio bianco, e andò via, con una macchina grigia, nella notte.
Quello che il signor Manfrido vide nella casa degli allegri vicini Pertosetti, lo troverete scritto in un articolo macabro e insolitamente dettagliato, per essere un fatto di cronaca pubblicato su un giornale locale.
Mi sono preso la briga di riportarvelo senza censure, per dividere questo peso con voi.
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