SILENZIO - PARTE 2
Claudio Manfrido, l'anziano vicino di casa che da anni, nei fine settimana, era abituato a vederlo tornare dove risiedevano i vecchi genitori, se poteva, evitava ogni incontro di sguardi. Se proprio ne era costretto, allora, si limitava a sostenere discorsi brevi, di scarsa importanza e vaghi, per battere presto in ritirata nella sua isolata ma sicura dimora.
Tutte le volte che quell'uomo inquietante faceva ritorno alla casa natale, usciva in giardino e rimaneva in piedi sulle piastrelle, con lo sguardo fisso nel vuoto, per lunghissimi periodi.
Claudio ne sbirciava i movimenti, dall'altra parte della staccionata bianca, con la coda dell'occhio, sempre attento a non farsi notare; ne seguiva intimorito, ma in qualche modo affascinato, i movimenti lenti e fluttuanti. Osservava una vita che in fondo non gli apparteneva, con distacco, attraverso la siepe divisoria che era solito curare con maniacale e amorevole cura.
Potava un ramo, poi un altro; dopo essersi accuratamente sfilato i guanti, sceglieva con attenzione quale ciuffo di foglie accarezzare e lisciare, per far sentire alla clorofilla il calore umano, poi li rimetteva e proseguiva a tagliare, sempre senza esagerare e con una delicatezza chirurgica. Mentre coccolava la sua creatura verde, di tanto in tanto, alzava lo sguardo e vedeva il figlio dei suoi amici, al rientro da chissà quale viaggio.
Non che gli interessasse particolarmente, ma come Diavolo avesse fatto quel tipo ad entrare nell' Aeronautica Militare, era una domanda che si poneva incontrollabilmente ogni volta che lo vedeva.
Claudio Manfrido non si riteneva certo una persona capace di giudicare l'operato di un Pilota di caccia, ma davvero stentava ad immaginarselo in uniforme, dentro una cabina di pilotaggio, mentre prendeva lucide decisioni a diecimila metri da terra. Il filo di questi pensieri veniva sempre interrotto allo stesso punto, ovvero quando, cercando di aggiustare il tiro delle sue elucubrazioni mentali, finiva col dirsi:" Ma sì! Uno in casa propria faccia pure come gli pare! Magari a lui piace svagarsi così, dopo giorni duri di lavoro e addestramento. Non è forse tornato da poco da qualche Missione? Che faccia cosa vuole per distrarsi!"
In fin dei conti quell'uomo passava qualche ora a trovare mamma e papà e, di quelle ore, una buona parte la passava in giardino.
Cosa poteva mai esserci di male?
Fermo.
Immobile.
Alle volte completamente nudo o, come in quel caso, pudicamente cinto da asciugamani o stracci.
Certo che alla vista di queste scene, un altro pensiero si formulava involontariamente nella sua testa: "Che faccia cosa vuole per distrarsi, per carità, ma che lo facesse comunque lontano da me, senza coinvolgermi troppo".
Anche Claudio aveva la sensazione di trovarsi al cospetto di un manichino di carne e dopo flebili cenni di saluto, accennati col capo e mai ricambiati, rinunciava, sollevato, a stabilire un contatto.
Che andasse al diavolo, ci aveva provato anche stavolta; la coscienza era a posto e poi, c'era la siepe da accudire.
Quel pomeriggio però, Claudio percepì una differenza. Ma la percepì distante, senza coglierla veramente, come si può percepire una parola nitida in mezzo a una folla, nel viale principale, la vigilia di Natale. Tanti brusii e caciara e poi quella parola, magari una data, un nome, qualcosa che il tuo cervello capta e riconosce ma subito elimina, perché non degna di ricordo. E la "parola", quel mattino, era: silenzio.
Un silenzio che stonava se associato al cortiletto dei suoi vicini.
Una coppia di allegri pensionati con cinque cani di certo sa manifestare la propria presenza a qualunque ora del giorno e della notte. Tutti lo sapevano nel quartiere: se un essere vivente, di qualunque specie o dimensione avesse respirato nel cortile, o anche solo in un raggio di cento metri da quell'abitazione, i cinque figli pelosi dei signori Pertosetti avrebbero sicuramente detto la loro. Ad ogni "Buon giorno Aldo! Buon giorno Signora Tina!" seguivano, in automatico, uno o due latrati, coperti dagli altri cagnolini che, abbaiando a raffica, si sentivano in dovere di ribadire il concetto sottolineato dal più sveglio dei cinque.
Ma quella volta, c'era stato silenzio.
Da quando lo aveva visto in giardino, forse anche da prima, ma non sapeva dire quando, c'era stato silenzio.
Il signor Claudio andò a dormire quella sera alle 22:30, come era solito fare negli ultimi dieci anni, da quando aveva perso la moglie.
"Perso" era proprio il termine corretto: l'aveva persa, come si può perdere una scommessa o una partita. Aveva fatto la scelta sbagliata e lei se ne era andata.
Lui aveva continuato a scegliere le sue amiche, più giovani e sbarazzine; e lei se ne era andata.
Aveva preferito le libertine lusinghe delle colleghe, a quei fastidiosi e monotoni rapporti coniugali. Aveva scommesso che lei sarebbe cambiata e, che prima o poi, se ne sarebbe fatta una ragione. O perché no? Magari sarebbe cambiato prima lui. Avrebbe smesso di cercare svaghi esterni e scappatoie dalla soffocante routine domestica.
Prima o poi.
Ma tanto c'è tempo, ce n'e sempre di tempo pensiamo.
Fino a quando, di colpo, non ce n'è più.
Così, aveva semplicemente perso.
Perso la possibilità di festeggiare gli anniversari; perso, con l'arrivo della nuova stagione, il privilegio di aiutare la moglie nell'intimo rito del cambio asciugamani del bagno e dei corredi della camera da letto; perso le lunghe ore passate a stilare le liste degli invitati, di quei pochi, tra i loro amici, degni di partecipare alle feste importanti a casa loro; perso la responsabilità di selezionare quale foto sarebbe andata al macero digitale, nell'infinita nuvola on line, quale invece avrebbe avuto l'onore di rivivere in cellulosa, come arazzo prezioso sulle pareti, con l'onore di narrare al mondo il loro passato; perso la possibilità di avere i figli, quei figli che tanto, in gioventù, avevano desiderato e cercato insieme; perso la possibilità di spiegare, a nipotini che non sarebbero mai arrivati, la preziosa arte della potatura.
Aveva perso.
Aveva perso tutto e se ne rimaneva alleggerito senza obbiettivi, senza amichette o colleghe, schiacciato dal niente che gli era piovuto addosso.
Gli rimaneva la siepe, alla quale si sarebbe dedicato fino all'ultimo respiro.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top