[...]
"Non è stata esattamente una buona idea venire quassù, non credi?"
Nonostante il fatto che quasi per chiunque una salita di quel genere, rocciosa e pericolosamente inclinata, sarebbe stata impossibile da affrontare, la ragazza sembrava non farci caso, agile come un'antilope, con le labbra incurvate in quel solito sorriso divertito che per anni aveva rivolto solamente al giovane dietro di lei.
Lui contorse il viso per la fatica, mentre cercava di aggrapparsi a qualsiasi arbusto gli capitasse sottomano.
"Siamo quasi arrivati, non possiamo tornare indietro adesso," disse, anche se in altre circostanze lo avrebbe certamente fatto, "E comunque, ne vale la pena."
Cercò di raddrizzare la schiena per dare un briciolo di dignità in più a ciò che aveva detto, ma ciò non fece altro che portarlo ad essere sul punto di scivolare su alcune pietre mal disposte.
Quando finalmente giunsero in cima fu evidente che era vero, ne valeva davvero la pena.
Sotto i loro occhi si estendeva un paesaggio di campi e di piccole macchie verdi lì dove le foreste erano più dense. Numerosi agglomerati di case ed edifici, più piccoli di abitazioni per bambole, erano sparsi in vari punti della valle, abbastanza grandi da poter essere definiti piccoli paesi, ma troppo piccoli per essere città. Le luci non erano ancora state accese ma, data l'ora, sarebbe successo sicuramente di lì a poco.
Sopra quel paesaggio, circondato da montagne scure, c'era un cielo macchiato di rosso e di arancio che abbracciava il sole e già iniziava ad inghiottirlo.
I due si appoggiarono ad una roccia poco lontana dalla sporgenza, abbastanza grande per sostenere entrambi, e per un lungo istante non parlarono.
Fu il giovane a spezzare per primo il silenzio.
"Sta finendo la giornata," disse, e sembrò che il suo sguardo scivolasse oltre i villaggi, oltre i monti.
"Avresti voluto spendere qualche minuto in più in mia compagnia?" chiese lei, inclinando la testa di lato, e per la prima volta il suo viso parve velato di tristezza.
"Passerei con te anche solo un secondo in più se potessi."
Lei si volse, offrendo una visione chiara del suo lato sinistro. La sua tempia era completamente insanguinata, e il rosso colava ancora, lento, come se la ferita fosse fresca.
"Devi andare avanti." Caterina poggiò una mano su quella del ragazzo, ma la attraversò come un oggetto sott'acqua. "Io non sarò più qui, tra poco."
Lui alzò lo sguardo verso di lei, sconfitto. "Non ci riesco," disse, portandosi le mani al viso, "Mi sento così in colpa-"
"Non è stata colpa tua," Caterina si alzò di scatto, e ai raggi morenti del sole la sua figura sembrò essere sul punto di dissolversi. Il suo sguardo era dolce. "Sono passati anni, dovresti averlo capito."
"Sì, ma se avessi-"
Lei gli poggiò una mano sulla bocca, e il movimento lo sorprese così tanto da farlo zittire. "Non è stata colpa tua, né di nessun altro. É stato un incidente, e te lo sta dicendo quella a cui è successo."
Leonardo riuscì appena a stirare le labbra in un sorriso stanco.
Non riusciva più ad apprezzare lo splendore del paesaggio che si stagliava dinanzi a lui, dopo quello che le era successo anni prima.
Una stupida caduta e nemmeno un respiro era più uscito dalla sua bocca, mentre alcune persone potevano sopravvivere anche con un pugnale nel cuore.
La fortuna non era bendata. Qualcuno le aveva direttamente tagliato via la testa.
Si voltò a guardare l'amata un'ultima volta, mentre i raggi del sole la attraversavano, creando curiosi giochi di luce sul terreno.
Gli pareva di aver davanti un vaso di cristallo.
"Ci rivedremo di nuovo," disse Caterina, guardando in alto e poi di nuovo verso di lui. "Ma non oggi."
Leonardo osservava ogni movimento delle sue labbra, ogni tremore nei suoi occhi, ogni sorriso, cercando di imprimere a fuoco nella sua memoria la sua immagine.
Le foto non erano la stessa cosa.
I loro colori erano finti, troppo pallidi, troppo accesi, non reali, e gli occhi dei defunti mentivano. Anche se erano in festa, il loro bagliore tradiva un segreto. "Non ci sono più."
Lui voleva ricordarla viva e, anche se era solo uno spettro, era certamente più viva di quanto lo sarebbe stata in futuro.
"Non oggi," ripeté lui, e quelle parole erano come un frutto acerbo sulla sua lingua.
"No. Dovrai andare avanti senza di me, per qualche tempo. E non solo andare avanti – intendo dire vivere la tua vita con intensità, continuare a fare le cose che ami. Anche se fare quello che ami spesso porta al caos in cucina." La ragazza rise mentre lo diceva, con la voce che era appena un sussurro, e così lui. Il cielo stava diventando sempre più scuro e iniziavano a spuntare le prime stelle. "Quando arriverà la tua ora, quando la morte verrà a reclamarti, io sarò lì."
Portò una mano ai capelli di Leonardo, come per sistemare un ciuffo ribelle. Lui imitò i suoi movimenti, e per un istante sembrò quasi che lei potesse toccarlo.
"Lo farò, farò ciò che dici." Il ragazzo abbassò gli occhi, mentre parlava. "Puoi andare in pace."
"Bene."
Quando alzò di nuovo gli occhi, lei non c'era più.
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