Terzo capitolo - Fantasia




Buon Anno Nuovo popolo di Wattpad!

Di sicuro se il detto "Quello che fai il primo dell'anno lo fai tutto l'anno" è vero, dovremmo esserci assicurati un 2022 pieno di pubblicazioni per la sottoscritta e pieno di letture per voi... incrociamo le dita!

Ora vi lascio al capitolo e vi ricordo che, se avete tempo e voglia, sono sempre felice di leggere i vostri commenti, quindi non siate timidə!

Buona lettura!





Terzo capitolo - Fantasia

Dopo che Hermione Granger aveva coraggiosamente preso la parola per prima, un silenzio imbarazzante era calato nella stanza.

Draco Malfoy non sapeva cosa dire; anche se le domande gli si affollavano disordinatamente in testa, non riusciva a decidere da quale cominciare.

La Grifondoro, appoggiata con le spalle alla porta, sembrava invece troppo a disagio per dire qualsiasi cosa.

Draco si schiarì la voce e vide le spalle della ragazza sussultare appena a quel suono; ulteriore dimostrazione di quanto fosse nervosa.

«Sediamoci», disse semplicemente Draco, prendendo posto nello stretto tavolo, che occupava quasi interamente l'Ufficio dei Capiscuola e dei prefetti.

Hermione Granger si sedette di fronte a lui; labbra strette, schiena dritta e mani intrecciate sul tavolo — Draco non potè fare a meno di chiedersi se invecchiando Hermione non avrebbe finito per diventare una copia imperfetta, ma altrettanto temibile, della Preside McGranitt...

«Non c'è bisogno di essere così tesi, Granger».

La Grifondoro non rispose, limitandosi ad assottigliare appena lo sguardo.

Draco sbuffò: «E va bene, andiamo subito al punto, che ne dici?», disse, senza aspettare una risposta, lasciando che le labbra gli si atteggiassero in una smorfia arrogante: «Da quanto tempo sei attratta da me?»

Il volto di Hermione Granger si fece paonazzo, mentre il respiro le s'incastrava in gola e gli occhi le diventavano tanto tondi da assomigliare a due piattini.

«Non capisco di cosa tu stia parlando», disse con un filo di voce.

Draco arcuò il sopracciglio destro per lasciar trapelare tutto il proprio scetticismo: «Ah no? Passiamo a un'altra domanda, allora: perché hai provato a baciarmi?»

Hermione si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo per qualche secondo, quando tornò a guardarlo, c'era un'intensità nei suoi occhi scuri — la stessa che gli aveva mostrato prima di tirargli un pugno il terzo anno — che fece vacillare Draco e le sue convinzioni.

«É stato uno sbaglio».

«Uno sbaglio?»

Hermione Granger poteva davvero aver agito colta da un'impulso improvviso quella mattina?

Draco ripensò agli occhi pieni di desiderio della ragazza, al modo in cui gli aveva accarezzato le guance, e — oltre a sentirsi improvvisamente accaldato — pensò che Hermione Granger fosse troppo intelligente e calcolatrice per commettere errori simili.

«Esatto, uno sbaglio: non avrei dovuto farlo», disse la Grifondoro, portandosi le mani nei capelli in un gesto esasperato: «Tu eri lì, sopra di me, Malfoy! Ed eri così vicino e... Perché eri sopra di me?!»

Draco arrossì, non si era aspettato quel tipo di contrattacco.

«Non era premeditato, volevo semplicemente impedirti di riempirmi ancora di neve. Non pensavo di scatenare una simile reazione!», disse il Serpeverde, sollevando le mani in aria, stizzito.

«E per farlo dovevi per forza bloccarmi a terra a quel modo?», chiese la ragazza, fulminandolo con uno sguardo colmo d'incredulità.

«Le mie intenzioni erano del tutto innocenti, Granger, a differenza delle tue», ribattè il Serpeverde, incrociando le braccia al petto.

Hermione Granger aprì e richiuse la bocca un paio di volte, prima di nascondere il viso tra le mani e iniziare a borbottare, con un filo di voce, parole incomprensibili, tra sé e sé.

Draco non poté fare a meno di chiedersi se la Guerra non avesse danneggiato irreparabilmente la mente della strega più brillante della loro generazione.

Possibile che la Maledizione Cruciatus, utilizzata da zia Bella mesi prima, avesse lasciato il segno?

Draco sentì una fastidiosa punta di senso di colpa pungolarlo tra le costole.

«Ti sentì bene, Granger?», chiese il Serpeverde con un tono quasi premuroso, mentre sentiva la ragazza borbottare: «Hermione, in che guaio ti sei andata a cacciare?»

Dopo qualche secondo di silenzio la Grifondoro sollevò il capo e puntò i proprio occhi scuri in quelli chiari e preoccupati di Draco.

«Ti sembra che io stia bene?»

Malfoy non rispose, limitandosi a osservare l'espressione alienata sul viso della ragazza.

«Vuoi la verità, Malfoy?», chiese Hermione Granger con un tono di voce stanco: «La verità è che non riesco a liberarmi da questa folle fantasia dove...»

Per quanto Draco avrebbe voluto incalzarla, chiederle nel dettaglio di cosa stesse parlando, se necessario cavarle con la forza dalla bocca ogni singola parola; rimase zitto, con le labbra leggermente socchiuse e lo sguardo che saettava da un punto a un altro del volto della Grifondoro, deciso a imprimere nella propria memoria ogni singolo dettaglio.

Hermione Granger sospirò e scosse il capo, prima di riprendere a parlare: «Ogni volta che ti vedo devo fare forza su me stessa per rimanere impassibile e non lasciare trapelare nulla, ma la verità è che vorrei...», Hermione Granger si morse il labbro, poi tornò a parlare: «Vorrei avere abbastanza coraggio per confessarti ogni cosa».

«Ogni cosa?», ripetè Draco, con le guance soffuse da un tenue rossore e il cuore in gola; non si era mai sentito così provato nemmeno dopo una partita di Quidditch Serpeverde contro Grifondoro.

La ragazza non disse nulla, limitandosi ad osservare il volto di Malfoy nella sua interezza, poi i suoi occhi scuri si posarono sulle labbra socchiuse di lui: «É vero, sono attratta da te e oggi ero sul punto di baciarti, contento?»

No, una cosa era certa, Draco non era affatto contento; al massimo poteva dirsi perplesso e sconcertato, ma non contento. Quella semplice confessione non faceva altro che scatenare dentro di lui un centinaio di altre domande prive di risposta.

«Nella mia fantasia mi vuoi con così tanta passione da non riuscire a pensare ad altro», disse con un soffio di voce Hermione Granger, sporgendosi appena sul tavolo, così da avvicinare di qualche centimetro il proprio viso a quello di lui: «Nella mia fantasia ci baciamo fino ad avere le labbra doloranti, fino a quando non mi blocchi sotto di te e non mi fai tua».

Draco sentiva le proprie guance scaldarsi a ogni parola pronunciata dalla ragazza. Era abbastanza certo di avere le orecchie paonazze, oltre a un primo accenno di erezione e la gola secca.

Hermione e la sua lingua lunga l'avrebbero ucciso, ne era abbastanza certo.

«Puoi quindi biasimarmi sé questa mattina, trovandomi schiacciata sotto di te, io abbia sentito il desiderio di baciarti?»

Il Serpeverde non pensava di essere nella posizione di poter biasimare nessuno, soprattutto non Hermione Granger; al massimo avrebbe voluto ritrovare l'uso della parola, invece di continuare a fissare semplicemente la bocca della Grifondoro, bevendo come un assetato ogni parola che ne usciva.

«Vorrei baciarti anche adesso».

Fu in quell'istante che Draco si rese conto di essersi sporto a sua volta verso la ragazza, malgrado la superficie in legno scuro tra di loro, assottigliando ulteriormente la distanza tra i loro visi.

Fu in quell'istante che Draco Malfoy si rese conto di volere esattamente ciò che voleva anche Hermione Granger.

«Non guardarmi con quella faccia, Malfoy, non tenterò di carpire nuovamente la tua virtù», disse la Grifondoro, distogliendo lo sguardo: «Sono consapevole che la mia folle fantasia non ha nulla a che vedere con la realtà dei fatti».

Draco avrebbe voluto urlare per la frustrazione, ma si limitò a mordersi con decisione le labbra e chiudere gli occhi per qualche istante.

Forse, se si fosse concentrato abbastanza, sarebbe riuscito a togliersi dalla testa le conturbanti immagini che le parole di Hermione Granger avevano evocato; e magari sarebbe anche riuscito a interrompere l'afflusso di sangue verso il suo inguine...

«So di essere solo una piccola sporca Mezzosangue».

Draco riaprì gli occhi, sconvolto.

Hermione Granger aveva un'espressione affranta e amareggiata, mentre appoggiava le spalle allo schienale della sedia, aumentando la distanza tra i loro volti.

«No».

La Grifondoro sollevò lo sguardo e Draco sentì le proprie guance diventare incandescenti: «Il tuo sangue è rosso come il mio, Granger... Non vado fiero di come mi sono comportato con te in passato, non vado fiero di molte cose, ma il tuo sangue non c'entra niente in questa conversazione».

Hermione Granger annuì pensierosa: «Devo chiederti un favore, Malfoy»

Draco sentì una piacevole stretta di apprensione all'altezza dello stomaco: «Un favore?»

«Vorrei che ti dimenticassi ogni cosa successa oggi, vorrei che non ne parlassimo più e vorrei che tu non lo dica a nessuno, pensi di potermi fare questo favore?»

In un primo momento Draco si sentì molto deluso e contrariato; dimenticare ogni cosa? Era abbastanza certo che neanche con un incantesimo di memoria sarebbe riuscito a cancellare con precisione ogni avvenimento accaduto quel giorno. Come avrebbe potuto dimenticare l'odore di torta di mele e cannella della pelle di Hermione Granger? Come avrebbe potuto dimenticare la fantasia che la ragazza gli aveva appena descritto, facendogli desiderare che non si trattasse di un sogno, ma della realtà?

«Non lo so», riuscì in fine a borbottare Draco, trattenendosi all'ultimo dall'urlare un sonoro e secco no, in faccia alla ragazza.

Hermione annuì e si alzò dalla sedia: «Spero che vorrai fare uno sforzo, ti auguro una buona serata, Malfoy».

Prima che la ragazza raggiungesse la porta dell'ufficio, Draco si era alzato a sua volta e aveva cancellato con pochi lunghi passi la distanza tra di loro: «Aspetta».

La Grifondoro si voltò a guardarlo con un'espressione incuriosita.

«Non riesco a capire la tua fantasia, Granger. Pensavo mi odiassi, per ovvie ragioni, o che al massimo ti fossi indifferente. Da dove nasce quest'attrazione?»

Le guance di Hermione Granger erano tanto arrossate da ricordare quelle di una persona febbricitante, ma la sua voce aveva il timbro calmo e gentile di sempre, come se l'argomento di conversazione fossero le ronde serali dei Prefetti e non una delle sue fantasie sessuali: «Ho sempre pensato che fossi un bel ragazzo, per quanto antipatico e crudele, e ho sempre preferito fantasticare su persone irraggiungibili, sai, meno sensi di colpa o possibilità di rimanere deluse... E poi le tue mani mi eccitano».

Draco abbassò lo sguardo ad osservarsi le lunghe dita, decorate dall'anello con lo stemma della famiglia Malfoy sull'indice destro e quello con lo stemma della famiglia Black sul pollice sinistro, chiedendosi cosa ci trovasse di eccitante la Grifondoro.

Quando sollevò lo sguardo sul volto di Hermione Granger, gli occhi scuri della ragazza erano ancora intenti ad osservare le sue mani con un'intensità per lui incomprensibile.

«Cosa ti eccita delle mie mani?»

La Grifondoro scosse il capo e indietreggiò, fino ad aprire la porta dell'ufficio alle sue spalle: «Ho già detto fin troppo e vorrei evitare di rendere le cose tra di noi ancora più difficili, ci vediamo in giro, Malfoy».

Una volta solo, Draco tornò a fissarsi le mani, con le sopracciglia aggrottate.

No, proprio non riusciva a capire cosa potesse esserci di tanto eccitante.

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