Secondo capitolo - Riflessioni




Buongiorno popolo di Wattpad e Buon Santo Stefano!

Come promesso, sono qua con il nuovo capitolo di "Sick Fantasy", lo so, sconvolgente, sono riuscita a mantenere la promessa che vi avevo fatto!

A parte gli scherzi, spero che abbiate tempo e voglia di farmi sapere cosa pensate della storia per il momento, così da farmi un'idea se vi stia piacendo o meno.

Buona lettura!


Secondo capitolo - Riflessioni

Draco Malfoy trascorse il giorno della Vigilia nascosto in un angolo poco frequentato della biblioteca — proprio sotto ai volumi impolverati sull'entomologia — con il compito di Trasfigurazione incompiuti di fronte a sé e la mente che faticava a concentrarsi su qualcosa che non fosse il quasi bacio tra lui ed Hermione Granger.

Continuava a ripensare a quei pochi istanti, gli sembrava di osservare una fotografia sbiadita che non faceva altro che riavvolgersi: all'inizio Hermione rideva, poi si faceva seria e appena le liberava i polsi, le sue mani gli si premevano sulle guance, poi lui parlava e lei lo allontanava bruscamente.

Hermione rideva, poi non rideva più, le sue mani fredde contro la pelle fredda delle sue guance, una domanda, la neve...

Continuava a chiedersi cosa sarebbe successo se non avesse aperto bocca, ma fosse rimasto fermo, semplicemente in attesa di scoprire come si sarebbe comportata la ragazza sotto di sé.

Era abbastanza certo — circa al 70% — che lei lo avrebbe baciato.

Draco sbuffò e posò la piuma, che continuava a rigirarsi tra le mani, sul banco.

Non gli era mai capitato, prima, di chiedersi come dovesse essere baciare la So-Tutto-Io Hermione Granger e ora che aveva perso l'occasione, non riusciva a pensare ad altro.

La Grifondoro aveva sempre avuto quelle labbra piene?

Non riusciva a ricordarlo; ricordava i suoi denti grossi, per cui l'aveva presa in giro fino al quarto anno, ricordava la linea sottile che formava la sua bocca ogni volta che sopportava in silenzio qualche suo insulto, prima di ribattere a tono, ricordava la sua espressione concentrata a lezione...

Draco si rese conto che sì, forse avrebbe potuto rendersene conto prima, se solo si fosse preso la briga di guardarla quando sorrideva con i suoi amici e non aveva il volto indurito dal fastidio, o chiuso in un'espressione impassibile.

Ripensò al respiro della ragazza contro il suo, all'odore di torta di mele e cannella che emanava la sua pelle e che era stato fin troppo facile individuare, standole così vicino.

Draco sentì la braccia ricoprirglisi di pelle d'oca nel ricordare la presa decisa delle mani di Hermione sul suo volto e il modo delicato con cui aveva spostato i pollici contro le sue guance in un'inaspettata carezza.

Quando Madama Pince si schiarì la voce, Draco Malfoy sussultò e aprì gli occhi; la bibliotecaria si trovava di fronte al suo banco e lo fissava, da oltre le spesse lenti degli occhiali, con rimprovero.

«La biblioteca chiuderà tra cinque minuti, le consiglio di raccogliere le propri cose e andarsene prima di allora, o sarò costretta a chiuderla dentro».

Il Serpeverde non se lo fece ripetere, certo che Madama Pince fosse una donna di parola, e con gesti affrettati abbandonò il suo nascondiglio preferito all'interno della biblioteca, per dirigersi in Sala Grande.

Quell'anno le decorazioni natalizie sembravano più abbondanti del solito; in ogni corridoio si trovavano ghirlande, palle di vetro colorate, affreschi vestiti a tema e per ogni piano c'era almeno un'armatura con una finta barba bianca e un cappello rosso a punta.

Per Draco, il primo mese ad Hogwarts, era stato il più duro; ogni giorno, un pugno nello stomaco.

Percorrere gli stessi corridoi in cui si era tenuta la Guerra, fingendo indifferenza, era stata una tortura.

Poi i ricordi si erano fatti meno insistenti.

Aveva smesso di avere incubi su Azkaban — in cui era stato spedito le due settimane prima del suo processo e della sua assoluzione —, su Hermione Granger che si contorceva sul pavimento di casa sua, sul volto privo d'espressione del Signore Oscuro — che aveva occupato il Manor per mesi, terrorizzandone gli occupanti —, sul dolore provato nel ricevere il Marchio Nero un mese dopo il suo sedicesimo compleanno, sull'Ardemonio e la paura negli occhi di Tiger.

Gli capitava ancora di fare qualche incubo e c'erano quei giorni più bui, in cui ad ogni minuto equivaleva un triste ricordo e Draco arrivava a fine giornata emotivamente distrutto, ma tutto sommato, più tempo passava più gli sembrava di stare meglio.

Le decorazioni di Natale nascondevano alcuni smacchi o crepe che sarebbero rimasti per sempre a deturpare il castello; un ricordo della Guerra e un monito per le generazioni future.

Draco non si stupì di trovare la Sala Grande praticamente vuota, con un unico tavolo, invece dei soliti cinque, e i professori seduti con i pochi studenti rimasti.

Fu facile individuare la massa di capelli ricci di Hermione Granger, un po' meno trovare il coraggio di sedersi nel posto libero accanto a lei, ma riuscì nell'impresa e venne ripagato dallo sforzo dall'espressione piena di stupore e le guance deliziosamente arrossate della Grifondoro.

Draco pensò che avrebbe voluto vedere quell'espressione sul viso della ragazza più spesso.

La Preside McGranitt fece un veloce brindisi, ricordando a tutti l'importanza del Natale e della bontà verso il prossimo, poi in tavola comparvero le prime portate e il tintinnio nelle posate sostituì il precedente brusio di voci.

Draco aveva notato che Hermione era a disagio; l'aveva capito dalle sue spalle rigide, dal piede che continuava a tamburellare contro il pavimento, dal modo in cui mangiava appena e non riusciva a sollevare lo sguardo dal piatto.

Era certo che fosse tutto riconducibile alla loro lotta di palle di neve e al loro quasi-bacio, ma il comportamento della ragazza non era quello che si era aspettato.

Dov'era finita la forte e combattiva Hermione Granger?

Aveva pensato di ricevere un saluto fintamente cortese e una spiegazione, qualcosa di banale, tipo: «Scusa per prima, pensavo avessi qualcosa tra i capelli» o «Non era mia intenzione baciarti, ti stavo prendendo in giro».

Invece la Grifondoro era palesemente innervosita dalla sua presenza e a disagio, il che voleva dire che non se l'era immaginato; Hermione Granger aveva davvero provato a baciarlo.

Il che lo portava a chiedersi: da quanto tempo andava avanti quella storia? Quando Hermione So-Tutto-Io-Granger aveva iniziato a provare qualcosa per lui? Da dove era nata quell'attrazione?

Per quanto ci riflettesse, Draco non riusciva a rispondere a quelle domande e non era neanche certo di avere abbastanza coraggio per chiedere spiegazioni alla diretta interessata.

La cena sembrò durare in eterno.

In parte perché, essendo la Vigilia, gli elfi domestici si erano dati un bel daffare e, malgrado il numero essiguo di studenti a tavola, avevano deciso di proporre eccellenze culinarie da ogni parte del mondo, seguendo molto probabilmente le direttive della Preside, che cercava in ogni modo di promuovere un ambiente scolastico multi culturale ed etnico.

In parte perché il nervosismo irradiato da Hermione Granger impediva a Draco di godersi la cena in santa pace, rendendo il pasto un momento di pura tortura.

Una volta arrivati al dolce, il Serpeverde non riuscì a resistere oltre e approfittà della vicinanza della ragazza e del rumore delle chiacchiere intorno a loro, per avvicinare il proprio viso al suo e sussurrarle ad un soffio dall'orecchio: «Penso che dovremmo parlarne».

Se Hermione Granger gli era sembrata tesa fino a quel momento, dovette ricredersi; chissà come, riuscì a irrigidirsi ancora di più, mentre voltava appena lo sguardo per incrociare il suo.

Draco attese e attese, sentendo la fronte imperlarglisi di sudore, mentre aspettava che la ragazza dicesse qualcosa, qualsiasi cosa.

«Nell'Ufficio dei Prefetti e Capiscuola, tra quindici minuti», disse infine Hermione Granger, alzandosi in piedi e scavalcando la panca con un gesto impaziente.

Draco sentì lo stomaco contercerglisi dolorosamente per l'apprensione, mentre si chiedeva quanto avrebbe dovuto aspettare, seduto a tavola, prima di seguirla, senza attirare su di loro troppa attenzione.

Riuscì a resistere una trentina di secondi, poi si alzò a sua volta e uscì dalla Sala Grande.

La seguì lungo i corridoi a pochi metri di distanza, chiedendosi se avesse fatto bene a parlarle o se forse sarebbe stato meglio rimanere zitto e fingere che quella mattina, in mezzo alla neve, non fosse successo niente.

Arrivati di fronte all'Ufficio dei Capiscola e dei Prefetti, Granger disse la parola d'ordine, poi tenne la porta aperta, così che Draco potesse entrare per primo.

Quando la Grifondoro chiuse l'uscio alle loro spalle, lanciando un paio di incantesimi per fare in modo che nessuno potesse distrubarli, il Serpeverde sentì una strana calma impossessarsi di lui.

Hermione Granger, appoggiata con le spalle alla porta, aveva ancora le spalle irrigidite, ma il rossore sulle sue guance e il modo in cui continuava a torturarsi le mani suggerirono a Draco che fosse meno padrona della situazione di quanto avrebbe voluto.

«Vuoi parlare, parliamo».

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