Primo capitolo - Quasi
Buongiorno popolo di Wattpad e Buon Natale!
So di avere altre due storie da concludere, ma volevo farvi un regalo di Natale e ho pensato di dare vita a questa semplice idea che mi frullava nella testa da qualche tempo.
La storia sarà breve: quattro capitoli (al massimo cinque), che ho già scritto quasi completamente, il che vuol dire che i tempi d'attesa non si dilateranno troppo come mio solito.
Come sempre, ovviamente, i personaggi non mi appartengono, eccetera eccetera.
E ora, qualche dettaglio utile alla lettura:
- Questa storia è una dramione
- Il racconto è in terza persona, dal punto di vista di Draco
- Ad un certo punto della storia (non vi dico quale altrimenti spoilero) saranno presenti scene smut
Buona lettura!
Primo capitolo - Quasi
La lotta di palle di neve iniziò nel cortile interno di Hogwarts alle dieci in punto, proprio come da tradizione.
Gli studenti che erano rimasti a scuola per le feste quell'anno erano nove: tre Corvonero, tre Tassorosso, due Grifondoro e un Serpeverde, ma solo sette decisero di prendere parte alla lotta di palle di neve.
Hermione Granger, con le braccia conserte, il mento nascosto nella sciarpa rosso e oro che le avvolgeva il collo e il piede che tamburellava impaziente sul pavimento in pietra del chiostro, osservava la neve che volava da una parte all'altra del cortile con sguardo attento.
Era suo dovere, in quanto Caposcuola, accertarsi che la tradizionale lotta di palle di neve della Vigilia si svolgesse senza feriti e finestre rotte.
A un paio di metri di distanza dalla Grifondoro, Draco Malfoy osservava a sua volta la scena, avvolto in uno spesso mantello nero, il naso arrossato dal freddo e i capelli abbastanza lunghi da accarezzargli disordinatamente gli zigomi alti.
Le urla piene di divertimento dei ragazzi più giovani si mescolavano alle risate di un paio di Corvonero del quinto anno, i quali avevano momentaneamente messo da parte lo studio per i G.U.F.O, decisi a fare il pieno di divertimento, prima di tornare ad affondare i volti nei libri.
Draco Malfoy provava una punta d'invidia nell'osservare la spensieratezza degli studenti, che giocavano e si rincorrevano a pochi metri di distanza; avrebbe voluto gettarsi nel mezzo della lotta e lasciare che la neve lanciata da ogni angolo del cortile lo ricoprisse, fino a farlo assomigliare al mostro delle nevi, ma non riuscì a trovare il coraggio di fare qualcosa di così impulsivo e sciocco.
Il Serpeverde strinse la mascella, indurendo ulteriormente la sua espressione cupa.
E poi, chi avrebbe accettato di giocare a palle di neve con lui? La lista dei suoi peccati era talmente lunga da renderlo un reietto tra le mura di Hogwarts; la spilla da Caposcuola come unico mezzo per farsi rispettare dal resto degli studenti, che vedevano in lui solo il Mangiamorte, mai il ragazzo.
Gli occhi di Draco si spostarono sulla figura di Hermione Granger a pochi passi di distanza e le labbra gli si incurvarono in un mezzo sorriso nel notare l'impazienza con cui la Grifondoro tamburellava il piede contro il pavimento.
«Ti innervosisco, Granger?»
La ragazza lo degnò a malapena di uno sguardo, prima di tornare ad osservare la lotta di palle di neve di fronte a loro: «No, Malfoy, ho solo una marea di compiti da fare e poca voglia di perdere l'intera mattinata con le mani in mano».
«E muovere il piede può aiutarti a far passare più in fretta il tempo?»
Granger sbuffò, sollevando gli occhi al cielo, e Draco si sentì istantaneamente soddisfatto; erano cambiate tante cose nell'ultimo anno e mezzo, ma il piacere che provava nell'indispettire Hermione Granger rimaneva sempre lo stesso.
«Certo che no», rispose con tono tagliente la ragazza.
«E allora perché lo fai?»
«É un tic nervoso, Malfoy, non deve esserci per forza un perché».
Il mezzo sorriso rimase sul volto di Draco, mentre ammirava le gote arrossate della ragazza e il modo in cui il suo piede aveva iniziato a muoversi più in fretta contro il pavimento.
«Tutta questa energia repressa... dovresti trovare un modo per sfogarla in modo sano, invece di creare un buco nel pavimento», disse il ragazzo, cercando di imitare la voce petulante e impertinente della Granger quando rispondeva in classe.
La Grifondoro sembrò rendersi conto della presa in giro, perché lo fulminò nuovamente con un'occhiataccia.
«Posso cavarmela anche da sola, non c'è bisogno che rimani anche tu», disse Hermione Granger, tornando ad osservare la lotta di palle di neve.
«Se me ne andassi non potrei godere della tua gradevole presenza e dei tuoi modi affabili», ribatté Draco, sentendo il proprio sorriso allargarsi.
Tutto ciò che ottenne come risposta fu un sospiro esasperato.
Tornarono ad osservare in silenzio la lotta di palle di neve e fu con una punta di rammarico, che Draco notò i primi studenti abbandonare il cortile; chi con il volto arrossato dal freddo e dal divertimento, chi con la neve tra i capelli e chi con il passo leggero e saltellante per la felicità.
Nell'arco di cinque minuti i due Capiscuola erano rimasti soli.
Il Serpeverde osservò Hermione Granger, che aveva smesso di tamburellare il piede a terra, mentre controllava con minuzia che la lotta di palle di neve non avesse causato danni a qualche finestra del castello o a qualche innocente cespuglio di rose del cortile.
Senza pensarci due volte, Draco estrasse la bacchetta e con un semplice movimento di polso e un incantesimo sussurrato a mezza voce, fece cadere dal cornicione che circondava il chiostro una manciata di neve, che colpì in testa la Grifondoro.
Per qualche istante ci fu il più completo silenzio, mentre la ragazza spalancava occhi e bocca in un'espressione oltraggiata e Malfoy si godeva la scena con un sorrisetto divertito in volto, poi: «Non avresti dovuto farlo, Malfoy».
Quando Hermione Granger estrasse la bacchetta, Draco non cercò di difendersi, ma iniziò semplicemente a correre nel cortile, deciso a prendere riparo dietro a un cespuglio di rose spoglio.
Una spruzzata di neve lo colpì alla spalla destra, interrompendo la sua fuga.
Ora anche Hermione si trovava nel cortile, a pochi passi da lui, con la bacchetta in mano e un'espressione agguerrita in volto, Draco non poté fare a meno di sorridere, mentre posava la bacchetta nella tasca interna del mantello, si accovacciava a terra per prendere una manciata di neve e gliela lanciava contro, colpendola al petto.
Malfoy avrebbe voluto avere una macchina fotografica per immortalare l'espressione di stupore sul volto della ragazza, e poi il modo in cui gli occhi le sorrisero e le labbra le si serrarono a mo' di sfida.
«Vuoi la guerra, Malfoy?»
Non ci fu bisogno di rispondere; nell'arco di una manciata di secondi Hermione posò a sua volta la bacchetta e gli lanciò contro una palla di neve, colpendolo su una gamba.
Prima che Malfoy potesse contrattaccare, Hermione sollevò una mano: «Dovremmo stabilire delle regole».
Malfoy si morse il labbro inferiore per non scoppiare a ridere.
«Regole?»
«Esatto: regole. Niente magia e niente palle di neve troppo compatte, perché possono far male».
«Va bene, c'è altro?», chiese Malfoy, che aveva approfittato di quei preziosi secondi per creare ai suoi piedi cinque palle di neve, già pronte per essere lanciate.
«Sì», disse Granger, «Non dobbiamo deturpare il castello o rovinare...»
Una palla di neve colpì la Grifondoro in piena fronte.
«Voglio la guerra, Granger, non una lezione su come giocare a palle di neve in sicurezza», esclamò Draco, prima di lanciarle un'altra manciata di neve, che la colpì sulla spalla.
Hermione Granger si pulì stizzita la fronte, poi gli lanciò uno sguardo di sfida: «Va bene, Malfoy, te la sei cercata», borbottò la ragazza, prima di inginocchiarsi a terra e riempirsi le mani di neve.
Malfoy non cercò neanche di nascondersi o di evitare i colpi della Grifondoro; lasciò semplicemente che la neve lo ricoprisse, gli s'insinuasse nel mantello e gli si sciogliesse contro la pelle, mentre contrattaccava con la stessa passione e risoluzione della ragazza.
Bastarono pochi minuti di lotta, per sfogare ogni tensione e solo quando si ritrovarono con il fiato corto e i volti rossi per il freddo, Draco si rese conto del sorriso sul suo viso e su quello della Grifondoro.
Era la prima volta che Hermione Granger gli sorrideva con tanta spontaneità ed era anche la prima volta che lui ricambiava con altrettanta naturalezza.
«Ho vinto», disse la ragazza, scuotendo con forza il capo, così da liberarsi dalla neve che le era rimasta impigliata tra i capelli.
Draco sollevò gli occhi al cielo: «Come fai a stabilirlo, Granger?»
Quando il Serpeverde posò nuovamente lo sguardo sulla Grifondoro, la ragazza aveva cancellato la distanza tra di loro e con un fluido gesto gli aveva fatto lo sgambetto, facendolo cadere rovinosamente tra la neve.
«Colpito e affondato», disse lei, osservandolo dall'altro con un'espressione compiaciuta.
Draco rimase per qualche secondo senza fiato, un po' per la caduta, un po' per la sorpresa, poi allungò una mano e afferrò un lembo del mantello della Grifondoro, strattonandolo fino a quando anche la ragazza finì a terra.
«Direi che siamo pari», disse Malfoy, sollevandosi sui gomiti per osservare, con un sorriso, lo stupore nei lineamenti della ragazza distesa nella neve accanto a sé.
Hermione si mise fulminea a sedere e scosse il capo, sorridendo malignamente: «No, Malfoy, non posso concederti un pareggio», disse, per poi afferrare due manciate di neve e spalmarle sul viso e i capelli del Serpeverde.
Draco si ritrasse con un verso strozzato, ma non riuscì ad evitare che gran parte della neve gli si insinuasse sotto il mantello, su collo e spalle.
«Granger, questa me la paghi», esclamò, usando la propria forza e precisione da Cercatore, per riempire l'intera chioma della ragazza di neve.
L'urlo sorpreso della ragazza si trasformò ben presto in una risata divertita e poi si spense.
Draco l'aveva bloccata a terra con il proprio peso, bloccandole le mani contro la neve.
«Ho vinto», disse lui semplicemente, sfoggiando un sorrisetto presuntuoso e stringendo maggiormente la presa intorno ai polsi della ragazza: «Ti avevo detto che me l'avresti pagata».
Hermione Granger non ribatté, cosa che Draco trovò molto strana, ma ancora più strana era l'espressione sul volto della ragazza, il modo in cui gli occhi si spostavano da un dettaglio all'altro del volto di Malfoy, per poi posarsi infine sulla sua bocca.
Il Serpeverde si sentì tanto a disagio da liberarle i polsi con un movimento quasi brusco.
Sembrava che la Grifondoro non aspettasse altro; in un battito di ciglia aveva già premuto le proprie mani sulle guance di Draco — freddo contro freddo — e avvicinato i loro volti, tanto da lasciare solo un paio di miseri centimetri tra le loro labbra.
Nessuno dei due parlò.
Rimasero cristallizzati in quella posizione per lunghi e infiniti secondi; abbastanza a lungo perché Draco si rendesse conto di quanto fossero piene le labbra della ragazza e di quanto gli sarebbe piaciuto premervi contro le sue; abbastanza a lungo perché Draco ritrovasse l'uso della parola: «Vuoi baciarmi, Granger?»
La Grifondoro sussultò a quelle parole e lo allontanò con un movimento brusco, facendolo finire nuovamente nella neve.
Quando Draco si sollevò in piedi, Hermione Granger era già corsa dentro al castello, lasciandolo solo con il corpo congelato dal freddo e la testa piena di domande.
***
Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto, domani vi pubblicherò il secondo!
Un bacio e ancora Buon Natale,
LazySoul_EFP
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