23. Io, te e la Tour Eiffel (dreiundzwanzig)
Il mattino seguente io e Nico ci svegliamo relativamente presto. Andiamo a fare colazione in centro e poco dopo ci ritroviamo a camminare mano nella mano sugli Champs-Elysées. Osservo curiosa, ma non troppo, i negozi dei grandi atelier di moda. Nico segue i miei movimenti da dietro gli occhiali da sole con grande attenzione e ci ritroviamo a commentare i vari vestiti che troviamo sulle vetrine, pensando che la maggior parte di essi non abbia senso e alcuni siano abbastanza brutti. <Sai dovresti ringraziarmi qualche volta> <Perché?> mi chiede lui curioso. <Perché non sono come quelle ragazze che buttano nel primo negozio di alta moda che vedono, se no saresti già in banca rotta!> esclamo io, abbassando sul naso i miei occhiali da sole, facendolo ridere. <Sì, devo ringraziare di avere una ragazza mezzo maschiaccio> mi risponde lui facendomi l'occhiolino. <Ehi!> esclamo dandogli uno schiaffetto sul braccio e facendolo ridere ancora di più. <Posso essere molto provocante sai?> gli rispondo poi io. <Fidati lo so benissimo> mi risponde avvicinandomi a lui e dandomi un bacio sulla guancia.
E adesso dimmi cosa ci facciamo, a passeggiare mano nella mano in questa strada piena di negozi, pur conoscendo come la pensiamo. Perché pensiamo che quei pantaloni, costano troppo anche se sono in saldo. Tu che sei la più bella e non ci credi, con un vestito preso dai cinesi...
Arriviamo presto sotto la Tour Eiffel e ci fermiamo. Nico si mette davanti a me e mi prende la mani, facendole incrociare con le sue. Mi immergo nei suoi occhi blu e mi si mozza il fiato ogni volta che mi guarda con quell'intensità. <So che ci ho messo tanto tempo per dirti queste parole, ma volevo solo aspettare il momento giusto> dice poi prende un bel respiro e pronuncia quelle due semplici parole che per me hanno un significato importantissimo <Ti amo Christine Ricciardo, ti amo come non ho mai amato nessuno in vita mia. Ti amo da impazzire>. Io sorrido come una bambina e lo abbraccio istantaneamente. Rimaniamo così per un po' fregandocene del mondo fuori. Poi sciolgo l'abbraccio e prendo il suo volto tra le mani. <Ti amo anch'io Nicolas Hulkenberg> dico in un sussurro per poi baciarlo.
christinericciardo
Parigi, Francia
Christine Ricciardo Je t'aime❤🥰 @hulkhulkenberg
Piace a jessmith, carlossainz55, charles_leclerc e altre 60.130 persone
Jessica Smith TU SEI A PARIGI E NON MI HAI DETTO NIENTE?!?!?!?!
Charles Leclerc AHHHHHH SONO NELLA CITTA' DELL'AMOREEEEE! 😍❤
Carlos Sainz Hulk sta diventando troppo dolce c'è qualcosa che non va🤔
Lando Norris Aspe, ma se Jessica non lo sapeva, Daniel lo sa? 🤔🤔
Daniel Ricciardo NO, NON LO SAPEVO! TU NON MI HAI DETTO NIENTE! @christinericciardo
Christine Ricciardo Mi ha fatto una sorpresa @danielricciardo
George Russell Aww che cosa carina! 😍❤
Kimi Raikkonen Primo cosa è diventato questo posto, secondo da quando tu e Hulkenberg state insieme, terzo perché nessuno mi ha detto nulla?
Carlos Sainz Sempre sul pezzo Kimi😂😂
Christine Ricciardo Un giorno porto te e Sebastian in una gelateria e facciamo una bella chiacchierata @kimimatiasraikkonen
Kimi Raikkonen Hai un accordo con me😉 @christinericciardo
<Quindi Daniel non sa che siamo a Parigi?> mi chiede Nico mentre continuiamo a camminare per le strade della città. <Lo ha scoperto ora> mormoro io, sentendomi un po' in colpa. <Avresti dovuto dirglielo...> mi dice lui prendendomi per mano e fermandomi. Lo so che non lo fa per rimproverarmi, però mi dà fastidio comunque. <Senti, lo so cosa devo fare. E poi decido io se chiamare Daniel o no!> gli rispondo stizzita allontanando la mano e allontanandomi da lui. Lui rimane stupito da questo mio gesto, ma poi capisce. <Ok, ok, scusa. Godiamoci solo questa vacanza> mi risponde riprendendo la mia mano e circondandomi le spalle con un braccio. Adesso siamo sulla riva destra della Senna. Ho la sensazione che le persone ci stiano guardando e stiano mormorando entusiaste su di noi. Stringo più forte la mano di Nico e mi guardo intorno. A lui non sembra importare a me tanto meno. Non mi è mai importato di cosa la gente pensasse di me e ora che sto con un pilota famoso ancora di meno. E Nico sembra del mio stesso parere.
Tutti che ci guardano perché non li guardiamo, noi che siamo in pace perché siamo quel che siamo, senza alcun pudore dietro ad un occhiale nero, davanti al mondo intero.
Ci fermiamo ad osservare delle bancarelle di libri antichi. Questi piccoli oggetti, i libri impolverati trovati magari in qualche biblioteca di qualche professore, mi hanno sempre affascinato. Ci fermiamo davanti ad un chioschetto e mentre io guardo un modellino di nave, Nico prende in mano un libro e lo guarda interessato. Mi sporgo per vedere di cosa si tratta e scoppio a ridere. Lui mi guarda divertito. <Ma dai, non ci posso credere!> dico mentre prendo dalle sue mani il giornaletto. È una vecchia edizione di un fumetto in francese di "Hulk". <Peccato che è in francese> dice lui rimettendolo a posto, mentre ci allontaniamo, dopo aver salutato il commerciante. <Un fumetto di "Hulk" serio?> gli chiedo alzando le sopracciglia sarcastica. Siamo arrivati in un bellissimo parco. Davanti a me si estende un bellissimo prato verde. <Beh, io sono un po' Hulk> dice flettendo le braccia. <Mhm, io non ci credo tanto...> dico sorridendo maliziosa. <Beh, allora dovrò dimostrartelo> mi dice avvicinandosi pericolosamente a me. <Prima dovrai prendermi!> detto ciò con uno scatto corro via da lui. Ho percorso diversi metri e mi fermo un attimo per prendere fiato appoggiando le mani sulle ginocchia. Lancio un grido quando sento due possenti braccia sollevarmi per i fianchi. <NICOLAS!> grido mentre lui se la ride. Lui si diverte a sollevarmi come un sacco di patate, ma a me non diverte affatto. Poco dopo mi contagia con la sua risata. Infine, mi fa sdraiare sul prato mentre io continuo a ridere con le lacrime agli occhi, mentre lui ridendo cade su di me, appoggiando però gli avambracci ai lati della mia testa. Quando ci siamo calmati ci guardiamo negli occhi e io sprofondo nei suoi, come sempre. Appoggia la fronte contro la mia e i suoi capelli biondi mi solleticano il viso, facendomi sorridere ancora. Lui mi sorride e distoglie lo sguardo allungando il braccio verso l'erba accanto a noi. Prende qualcosa e poi ritorna a guardarmi sorridente. Ha colto una margherita e la mette sopra l'orecchio. <Ami proprio le margherite eh?> gli dico io sorridendo e sfiorando i petali del fiore. <Sì e soprattutto amo te> mi dice per poi baciarmi.
Lasciami prendere quello che rimane in questo deserto che c'è. Guarda, c'è un fiore che nasce e che muore un po' come me e come te. Forse il segreto sarebbe provare un pochino a rallentare. Che fretta c'è?
Dopo mi porge la mano per farmi rialzare, ma proprio quando mi sto per avvicinare a lui per baciarlo di nuovo sento gridare <O mio Dio, ma sei Nico Hulkenberg?!>. Mi stacco da lui con un sorriso e vedo avvicinarsi a noi un bambino tutto sorridente. <Ciao!> dice Nico abbassandosi alla sua altezza. <Mi puoi autografare il cappello?> chiede timido porgendogli il cappellino di Nico e un pennarello. <Certo!> esclama prendendolo e firmandolo. Io guardo la scena intenerita. <Andrai a vedere il Gran Premio questo weekend?> chiede Nico ridandogli il cappello. <Sì, ci andrò con il mio papà!> risponde felice. <Allora posso contare sul tuo supporto!> dice Nico ridendo. Il bambino sorride e lo abbraccia. Nico sorride felice. <Grazie! Sei un grandissimo pilota!> esclama lui sciogliendo l'abbraccio e salutandolo allontanandosi. <Grazie a te!> risponde Nico, ma il bambino sta già correndo dai suoi genitori. <Che tenero che sei stato!> dico io prendendo la sua mano. Lui mi sorride e mi lascia un bacio tra i capelli. Sono proprio fortunata ad avere accanto una persona come lui.
<Diciamoci la verità: sei cento volte più bella tu!> esclama facendomi sbattere una mano sulla fronte. Non avessi mai portato Nico al Louvre. Siamo davanti al quadro della Gioconda e lui la sta criticando spudoratamente. <Nico!> esclamo io dandogli uno schiaffetto sulla spalla. <Che c'è? E' la verità! Non ha nulla di speciale questo quadro!> dice ancora lui ad alta voce, facendo voltare verso di noi alcuni turisti che ci guardano male. Io rido sommessamente mentre ci allontaniamo. Dopo aver concluso la visita, usciamo dal museo e io mi metto a camminare sul muretto che circonda la piramide di vetro, mentre Nico mi tiene per mano. <Posso anche camminare da sola su un muretto sai?> gli dico io sarcastica mentre continuo a camminare. <Lo so però mi piace tenerti per mano> dice per poi farmi scendere quando siamo arrivati alla fine. Ormai il sole sta calando e noi ci dirigiamo verso il nostro hotel. <Stasera ti voglio portare fuori a cena> mi dice ad un certo punto facendomi voltare verso di lui. Non mi ricordo neanche l'ultima volta che sono uscita a cena con un uomo. <Tipo un primo appuntamento che non abbiamo avuto?> gli chiedo io con un sorriso. <Esattamente> mi risponde lui ricambiando il sorriso e baciandomi sulle labbra. Una volta arrivati saliamo in camera nostra per prepararci per la serata. È già ora di cena quando io sono dentro al bagno che mi sto truccando. <Amore hai finito?> mi chiede Nico da dietro la porta del bagno. <Sì, ho quasi fatto!> gli rispondo mentre mi metto il rossetto rosso che si abbina con il mio vestito. Ho un vero e proprio debole per il colore rosso. <Me lo hai detto anche 15 minuti fa> mi risponde aprendo la porta con un sorriso divertito. <Non è colpa mia se non hai pazienza> gli rispondo mettendo via il rossetto mentre si avvicina. Anche lui si è vestito bene stasera: indossa una camicia bianca che fa risaltare il suo corpo muscoloso, una giacca nera, pantaloni neri e scarpe abbinate. <Sei bellissima> mi sussurra avvolgendo le braccia intorno ai miei fianchi e facendo scontrare la mia schiena contro il suo petto. Io sorrido al suo riflesso nello specchio e per la prima volta mi rendo conto di quanto stiamo bene assieme, mi rendo conto dei nostri sorrisi sinceri e dei suoi occhi che mi guardano come se non ne avesse mai abbastanza di me. Mi guarda con quello scintillio che mi fa emozionare ogni volta e che mi fa capire che sì, io lo amo, lo amo con tutta me stessa. Mi rigiro tra le sue braccia e gli lascio un leggero bacio all'angolo delle labbra. <Sarà meglio andare> dico sorridendo per poi uscire dal bagno. Prendo il mio coprispalle rigorosamente rosso e usciamo dalla camera. Nico mi ha detto che dovremo raggiungere il ristorante a piedi, ma mi ha anche assicurato che non è troppo lontano e che è nella stessa via del nostro hotel. Questa è una buona cosa per me perché non dovrò fare molta strada su questi tacchi. Camminiamo mano nella mano per questa strada di Parigi e c'è un leggero venticello. Una volta arrivati davanti al ristorante rimango a bocca aperta. Credo che sia un dei ristoranti più lussuosi e famosi di Parigi. <O mio Dio> dico estasiata scandendo bene le parole. <Diamine hai proprio voluto fare le cose in grande!> esclamo io ancora stupita. <E' sempre il nostro primo appuntamento> mi dice con un sorrisetto e facendomi l'occhiolino. Mi prende di nuovo per mano ed entriamo nel ristorante. <Buonasera. Prenotazione a nome?> ci chiede un maître all'ingresso del ristorante. Io mi guardo intorno e osservo con grande attenzione ogni particolare della sala. I pavimenti sono di marmo lucido e i soffitti alti fanno sembrare la sala ancora più grande. Ci sono anche delle enormi vetrate che danno sulla strada. <Hulkenberg> risponde il mio ragazzo tenendomi per mano. Io sono ancora un po' intimorita da tutto questo e inizio a pensare che non sono all'altezza per tutto questo lusso. Ma ci pensa Nico a rassicurarmi con uno dei suoi sorrisi. <Prego, vi accompagno> ci dice il signore accompagnandoci al nostro tavolo. È un tavolo per due accanto a una di quelle vetrate. <Buona serata> ci dice con un sorriso lasciandoci da soli. Ringraziamo e Nico mi sposta la sedia e io arrossisco a questo gesto. Nico mi sorride e si va a sedere nella sua sedia di fronte a me. Poco dopo ci portano il menù e scegliamo i nostri piatti. <Allora signorina Ricciardo, mi racconti qualcosa di lei> mi chiede Nico sporgendosi verso di me. <In realtà non c'è molto da dire signor Hulkenberg> gli rispondo sporgendomi a mia volta. <Stiamo insieme da un po', ma ancora non ci conosciamo come vorrei> mi sussurra all'orecchio, ritornando a darmi il "tu". <E cosa vorresti sapere di me?> gli sussurro a mia volta. <Del perché hai iniziato a fare boxe> mi dice ritornando contro lo schienale. È la stessa domanda che mi ha fatto a Baku nell'infermeria. <E' una storia molto lunga, non so se ti va di sentirla> gli rispondo quando arrivano i nostri piatti. <Hai tutta la serata per raccontarmela e io per ascoltarla> mi dice con un sorrisetto furbo. Io scuoto la testa ridendo, mentre inizio a mangiare i miei spaghetti alle vongole. <Alle medie, quando avevo circa 13 anni, stavo per entrare a scuola, quando ho visto un bel gruppo di ragazzi e ragazze radunati in cerchio. Io non capivo cosa stesse succedendo così mi sono avvicinata. Non era la prima volta che vedevo delle cose del genere, però ero sempre stata alla larga. Ma quella volta mi ero avvicinata anche perché una mia amica mi avevo fatto segno di raggiungerla. L'ho fatto e ho visto che al centro del cerchio c'era un ragazzo molto più grande di noi, sui sedici anni, e una ragazza della mia età che era per terra. Era una mia compagna di classe e aveva un graffio sul braccio. Sentivo il ragazzo parlare di qualcosa riguardo a degli insulti o cose del genere. Io avevo riconosciuto quel ragazzo: era una specie di bullo della scuola. Era famoso per prendersela con le ragazze dicendo che avevano detto cose sul suo conto quando non era vero e lo sapevano benissimo tutti, ma a nessuno fregava niente. E quella volta era toccato a questa mia compagna di classe che non aveva assolutamente nessuna colpa perché non aveva mai avuto a che fare con gente di quel tipo. Quando si è rialzata, l'ha spinta per terra di nuovo ed è andato avanti così per almeno tre volte. Nessuno faceva niente e quella situazione mi faceva schifo. Io non potevo stare lì a guardare senza fare niente. La ragazza era ancora per terra e si cercava di sistemare gli occhiali, mentre lui si avvicinava ancora pericolosamente a lei. Io ho lasciato il mio zaino alla mia amica e mi sono avvicinata a lui. Era di spalle. Gli ho toccato la spalla e lui si era girato minaccioso verso di me. Era poco più alto di me e io non capivo perché avessero così tanta paura di una persona del genere. Io senza alcun timore gli ho tirato un pugno dritto sul naso facendolo sanguinare e un altro in un occhio. Lui ha perso l'equilibrio ed è caduto con il sedere per terra. Non ho fatto sorrisetti di vittoria o nulla. Ho dato la mano alla ragazza per farla rialzare e le ho chiesto se stesse bene e lei mi ha risposto di sì. Ma quando me ne stavo per ritornare dalla mia amica, il ragazzo mi ha preso da dietro per le spalle e mi ha sbattuto per terra. Io mi sono sbucciata un ginocchio e mi sono ritrovata con dei graffi sulle braccia. Lui mi teneva per le spalle e mi schiacciava per terra, facendomi sbattere la testa contro il cemento. Allora io per difendermi ho cercato di sollevarmi e gli ho tirato un calcio nelle parti intime e l'ho praticamente messo KO. Così sono semplicemente ritornata dalla mia migliore amica e ho ripreso lo zaino. Sentivo di avere fatto la cosa giusta perché quel tizio erano già diversi mesi che si comportava così e non aveva alcun diritto di farlo. Avevo semplicemente deciso di prendere in mano la situazione. Il preside e i miei insegnanti naturalmente ha convocato i miei zii perché secondo loro si trattava di una rissa. È venuto anche Daniel perché per lui ero come una sorella ed era preoccupatissimo per me quando ha saputo di quello che è successo. Daniel aveva 16 anni e mi aveva rimproverato dandomi della pazza per aver fatto una cosa del genere, perché avrei rischiato di farmi male. Lo stesso disse anche mia zia Grace una volta tornati a casa, ma l'unico che era d'accordo con me era zio Joe. Queste parole me le ricorderò sempre "Christine ha fatto benissimo, io avrei fatto la stessa cosa. E poi ha talento. L'avete visto come l'ha ridotto quello e aveva la stessa età di Daniel! Quindi Chris, ti andrebbe di iniziare a fare boxe?". Mio zio è stato il mio coach fino a quando non ho deciso di trasferirmi a Londra. Daniel all'inizio non ne era tanto sicuro, ma poi quando ha visto che vincevo gli incontri uno dietro l'altro, ne è rimasto colpito e si è convinto che avevo del talento. Se non fosse stato per mio zio che ha visto quel talento in me, io non avrei mai iniziato a fare boxe> dico, concludendo il mio discorso che ci ha tenuti occupati sia durante il primo che il secondo piatto. <Wow... Quindi tu facevi risse a scuola?> mi chiede poi Nico visibilmente stupito. <No, non sempre. Quando le facevo, gli insegnanti lo sapevano che lo facevo per difendere qualcuno. Certamente non ero e non sono una di quelle persone che usa le proprie capacità per prendere a pugni il primo che passa> gli rispondo lasciando che il cameriere prenda i nostri piatti sporchi. Nico sorride e ridacchia. <In conclusione, ho una specie di Wonder Woman come fidanzata> mi dice con un sorrisetto. Io rido e arrossisco. <Beh, se vuoi metterla così...> dico alzando le braccia e facendolo ridere ancora di più. Alla fine, decidiamo di prendere il dolce. Lui prende una torta al cioccolato e io una alle fragole con la panna. Ho gli occhi sulla mia fetta, ma quando alzo lo sguardo trovo Nico con la forchetta, con un pezzo di torta, a mezz'aria nella mia direzione. Io lo guardo confusa. <Assaggia che è buonissima> mi dice avvicinando ancora di più la forchetta. Io guardo quel pezzo di torta esitante. <Dai!> esclama Nico avvicinandola ancora di più, ormai a pochi centimetri dalla mia bocca. Io alzo gli occhi al cielo e mi decido a mangiarla. Gusto quella delizia e il sapore del cioccolato fondente rende felici le mie papille gustative, mentre io sono in completa adorazione. <Allora com'è?> chiede lui divertito mentre prende un pezzo della mia torta. <E' una delle torte più buone che abbia mai mangiato in vita mia!> esclamo sorridendo e finendo poi di mangiare la mia torta. Verso le 21:30 usciamo dal ristorante soddisfatti della nostra cena. <Ti è piaciuto il nostro primo appuntamento?> mi chiede prendendo la mia mano che ormai si sta congelando visto come le temperature si sono abbassate fuori. <Cristo, ma sei gelida!> esclama stringendo ancora di più la mia mano. <Lo so, purtroppo è sempre così quando cambiano le temperature. Comunque mi è piaciuto molto> gli rispondo per poi baciarlo sulle labbra. Quando ritorniamo in hotel decidiamo di prendere l'ascensore per salire in camera. Una volta entrati dentro quella scatola di metallo, come lo chiamo io, mi tolgo le scarpe. Penso che una volta tornata a Londra farò un grande falò dove brucerò tutte le mie scarpe col tacco. Mi volto per guardare Nico che mi osserva in modo strano. <Che c'è?> gli chiedo confusa, ma lui non mi risponde e si avvicina pericolosamente a me. Con uno scatto si avventa sulle mia labbra, baciandole con una foga che non avevo mai visto prima. Io all'inizio rimango stupita dal suo gesto, ma poi ricambio con la stessa passione. Entrambi in questo momento vogliamo solo che questo ascensore salga più in fretta. Quando sentiamo la campanella dell'avviso dell'apertura delle porte ci precipitiamo fuori. Continuiamo a baciarci anche in corridoio e io riesco a malapena ad aprire la porta della nostra camera, che mi ritrovo in pochi secondi nel salottino. Nico richiude la porta con un calcio e si toglie alla velocità della luce la giacca, che cade sul pavimento con un tonfo, e le scarpe. Io le mie scarpe le lancio da qualche parte nella stanza. Mi ritrovo subito dopo con la schiena contro il muro mentre Nico mi bacia famelico, come se non ne avesse abbastanza delle mie labbra. Io, beh... io non potrei fare a meno dei suoi baci. Le sue mani vagano per il mio corpo e quando raggiungono la zip del vestito si stacca dalle mie labbra e mi guarda negli occhi. Cerco di regolare il mio respiro affannato mentre lui appoggia la fronte contro la mia. <Chris... sei sicura? Io lo voglio, anzi ti voglio, però posso aspettare se tu... insomma... se tu non vuoi> dice anche lui con il respiro affannato. Io lo voglio, io voglio lui. <Voglio fare l'amore con te, ora> affermo sicura. Lui sorride e non se lo fa ripetere due volte e ritorna a baciarmi. Sento che tira giù la cerniera del mio vestito e sfiora delicatamente la mia pelle nuda con le dita. Il vestito scivola via dal mio corpo mostrandomi seminuda davanti a lui. Mi sento così fragile e piccola rispetto a lui. <Sei stupenda amore mio> mi sussurra all'orecchio mentre un'infinità di brividi percorrono la mia schiena. Io arrossisco e ringrazio l'oscurità della notte che non gli permette di vederlo. Ritorno a baciarlo e sento che le sue mani scendono fino alle mie cosce per poi sollevarmi e facendo incrociare le mie gambe attorno al suo bacino. Ci baciamo ancora e ancora e io non riesco più a fare a meno delle sue labbra e di lui. Poco dopo la mia schiena aderisce al materasso mentre lui mi sovrasta con il suo corpo. Io comincio a sbottonargli la camicia e quasi non posso credere a quello che sto, anzi, che stiamo per fare. Lui mi bacia il collo, trattenendosi dal lasciare segni, sapendo che non li posso nascondere. Mi slaccia il reggiseno e scruta la parte superiore del mio corpo per la prima volta esposta a lui. Questa non è la prima volta che faccio sesso con un uomo, solo che i suoi occhi mi guardano come nessuno lo ha mai fatto prima. Io gli tolgo la cintura dei pantaloni e lui si alza per toglierseli completamente. Poco dopo ci ritroviamo nudi, i nostri vestiti sul pavimento, e il mio cuore che batte forte. Mi bacia dolcemente per poi entrare in me. Un gemito sfugge dalla mia bocca, ma subito ovattato dalle sue labbra, sempre sulle mie. Installa un ritmo lento, come se avesse paura di farmi male. Io lo guardo negli occhi e anche se è notte e c'è solo la luce della luna e di qualche lampione della città che illumina la stanza, io mi innamoro ancora dei suoi occhi che ora hanno una luce diversa, quasi completamente oscurati dal desiderio che prova per me. I nostri gemiti e i nostri ansimi riempiono la stanza e io lascio che lui mi faccia sua perché è questo quello che voglio: solo e soltanto lui. Vengo gridando il suo nome mentre una serie di mille brividi percorre il mio corpo. Poco dopo viene anche lui dicendo insieme delle parolacce in tedesco e il mio nome. Ci afflosciamo sui cuscini stremati. Nico si alza per andare a buttare il preservativo e io mi accoccolo tra le coperte. Quando ritorna ci copre entrambi con il piumone e mi lascia un bacio tra i capelli. <Ti ho fatto male? Prima intendo> mi chiede preoccupato facendo appoggiare la mia testa contro il suo petto. Io sollevo lo sguardo verso di lui e gli sorrido rassicurandolo <No, è stato bellissimo>. Lui mi sorride in risposta, dandomi un leggero bacio sulle labbra. Lui inizia a tracciare dei segni immaginari lungo la mia spalla. <Ti amo> mormoro io sentendo gli occhi farsi pesanti. <Ti amo anch'io> mi risponde Nico. Entrambi ci addormentiamo, innamorati di noi, innamorati del nostro amore.
Spazio autrice:
Hola todos! Nuovo capitolo nella città dell'amour❤😍🥰 La vacanza per i nostri ragazzi devo dire che sta proseguendo a gonfie vele!!😏😂❤😍 E nulla raga non so che altro dire, se non che vedremo come proseguirà la storia d'amore tra sti due e che ci vediamo alla prossima!!❤❤
P.S. Le parole che ho messo arrivano dalla canzone di Francesco Gabbani "Cinesi". È molto probabile che troverete molte parole dalle sue canzoni nei seguenti capitoli perché è il mio cantante preferitooo!!❤❤😍🥰
Baci😘😍
Martina
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