Cap. 9 - Una notte da horror.
Quando la notte calò, Sogghynho si sistemò e tornò all'appartamento di Charlotte Bianchi. La sua curiosità per la giovane ragazza era sempre più grande, Sapeva che c'era qualcosa di affascinante in lei, un'energia che lo attirava.
Si nascose nuovamente dietro lo stipite della porta, assicurandosi che i genitori di Charlotte dormissero. Poi, silenzioso come un'ombra, osservò mentre lei era immersa nel suo mondo, col viso illuminato dallo schermo del computer, dove stava trascorrendo la notte a cercare informazioni sull'emergente band RedGreenBlue.
Dopo diversi tentativi, finalmente trovò il profilo di Sogghynho Darkmoor. Lui lo notò, ghignò, e subito pensò, "Sei arrivata, eh? Ora vedrai come ti potrei piacere, tesoro".
Intanto Charlotte scorreva le foto, fissando gli occhi di Sogghynho e sentendo un brivido ogni volta che il suo sguardo sembrava seguire i suoi movimenti. Non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che ci fosse qualcosa di misterioso, quasi sovrannaturale, in lui. Ogni scatto rivelava non solo la sua bellezza, ma anche un'aria di pericolo e seduzione che la intrigava sempre di più.
Sogghynho decise che era ora di farsi notare. Si avvicinò silenziosamente alla finestra sotto forma di ombra, e sintonizzò il suo udito per captare i suoni dell'appartamento.
Improvvisamente una leggera folata di vento fece vibrare le tende e lui, approfittando del momento, decise di far scricchiolare leggermente il vetro.
Charlotte, presa di sorpresa, alzò lo sguardo dal computer, «Chi è là?», esclamò, spaventandosi.
Decisa a scoprire la fonte del rumore, si alzò e si avvicinò cautamente alla finestra da cui la luce lunare rendeva visibile poco nella stanza. Sogghynho si allontanò, ma il profumo del suo sangue raggiunse le sue narici e gli fece uscire i canini. "Controllati, imbecille", sussurrò a sé stesso.
Charlotte quasi lo udì, ora più impaurita che mai, il cuore batteva all'impazzata. Nel mentre l'oscurità della stanza si fece più intensa, come se le ombre stessero prendendo vita. Respirò profondamente, cercando di calmarsi, ma un'intensa curiosità la spingeva ad avvicinarsi ulteriormente alla finestra.
Sogghynho cercò di non farsi notare e rimase in silenzio. Le tende continuarono a vibrare dolcemente, e mentre Charlotte si avvicinava, i suoi sensi si allertarono.
«Forse è solo un gatto», disse la ragazza, cercando di giustificare la sua inquietudine, senza riuscire a ignorare il brivido che le attraversava la schiena. Spostò la tendina con un gesto esitante, e gli occhi si scontrarono con l'oscurità al di là della finestra.
Sogghynho si era spostato più in là, ma rimane attento a ogni movimento. L'eccitazione del suo piccolo gioco non era ancora abbastanza da appagarlo interamente e non era mai stato così vicino a un umana che lo intrigasse tanto. Voleva sapere cosa pensasse Charlotte di lui, come reagiva alla sua presenza. Eppure, una parte di lui era consapevole di ciò che stava facendo.
"Torna al computer, vai a comprare i biglietti per il concerto. Scopri di più su di noi", ordinò lui.
Charlotte si sentì attraversata da un impulso irrefrenabile, come se una forza invisibile la stesse guidando. "Però ora sono curiosa di ascoltarli, questi RedGreenBlue", pensò, mentre il suo cuore batteva all'impazzata. L'oscurità intorno a lei sembrava pulsare, la presenza di Sogghynho la stava avvolgendo, un misto di paura e curiosità che la portava a esplorare territori pericolosi.
Charlotte tornò alla scrivania e aprì il sito web per l'acquisto dei biglietti. "Spero che ci siano ancora posti", sussurrò, mentre i suoi occhi scorrevano sullo schermo. Sogghynho, invisibile, si avvicinò di nuovo alla finestra, quasi a fluttuare nell'aria, affascinato da come la ragazza fosse così vulnerabile eppure determinata.
Si avvicinò a lei, il profumo del su sangue lo inebriava. Un gesto, e quasi i suoi canini toccarono il collo, ma lei lo avvertì di nuovo e si girò di scatto, «Sul serio, chi è là? Non fate scherzi! Valery?».
Sogghynho si allontanò di poco, ridendo, «Umane, idiote, ma carine...», sussurrò, mentre il desiderio di rivelarsi completamente si faceva sempre più forte.
Charlotte tornò a fissare il computer, cercando di convincersi che fosse tutto frutto della sua immaginazione. "Devo solo finire di comprare i biglietti, e poi mi metterò a dormire", si ripeté mentalmente, tentando di calmare i suoi nervi.
Sul sito dei biglietti, la band RedGreenBlue aveva quasi esaurito i posti per il loro prossimo concerto. C'era solo un biglietto disponibile, «Cavolo!», esclamò Charlotte, affrettandosi a comprarlo per essere sicura di aver confermato la sua presenza.
«Ma che brava che sei, a seguire i miei ordini», mormorò il vampiro dai capelli verdi.
Intanto, con un click, Charlotte completò l'acquisto e un brivido le percorse la schiena. Senza nemmeno rendersene conto, un sorriso le si disegnò sulle labbra, «Non vedo l'ora...», sussurrò tra sé e sé, mentre un senso di aspettativa le si insinuava nel petto.
Sogghynho la osservava ancora dall'oscurità, soddisfatto, poi, notò il telefono della ragazza appoggiato sulla scrivania e decise di dare un tocco in più al suo divertimento.
Tirò fuori il suo dispositivo dalla tasca destra dei jeans neri e con i suoi poteri intercettò il numero di Charlotte e le inviò un messaggio.
Charlotte sentì il telefono vibrare sulla scrivania, interrompendo il suo momento di riflessione.
«Valery, che vuoi a quest'ora?», sbuffò.
Quando prese il telefono, però, si fermò di colpo. L'aria si fece improvvisamente pesante, e il suo cuore cominciò a battere più forte dalla paura. Lesse il messaggio sullo schermo, e ogni parola sembrava avvolgerla in una nebbia di mistero e inquietudine.
"Ti aspetterò al concerto. - Sogghynho".
Charlotte deglutì, il nome che aveva appena cercato appariva ora sul suo schermo, come se lui stesso fosse stato in qualche modo collegato a lei. Le dita tremavano mentre stringeva il telefono, incredula e confusa, «Ma come...?», sussurrò, guardando fuori dalla finestra, come se da lì potesse arrivare una spiegazione.
Fuori, la notte era quieta, ma sentiva un'energia che vibrava nell'aria. Charlotte non poteva sapere se stesse impazzendo o stesse per essere trascinata in qualcosa di molto più grande e oscuro di quanto potesse immaginare. Eppure, una parte di lei era intrigata. La paura si mescolava a una strana curiosità, come se fosse attirata inesorabilmente verso l'ignoto.
«Questo non è possibile...», mormorò, rileggendo il messaggio.
Tentò di trovare una spiegazione razionale: forse Valery stava cercando di giocarle uno scherzo, o forse era tutto solo un caso, ma nessuna delle opzioni sembrava convincente.
Nel frattempo, Sogghynho si allontanò dalla finestra. Il suo gioco era solo all'inizio, e la giovane Charlotte era già intrappolata nella rete che aveva tessuto per lei. Il suo ghigno era nascosto nelle tenebre, mentre la notte lo avvolgeva completamente. Sapeva che presto avrebbe avuto ciò che voleva: la sua presenza, la sua attenzione, e forse molto di più.
Charlotte restò immobile, con lo sguardo fisso sul messaggio. Poi, in un moto improvviso, chiuse il telefono, cercando di scacciare l'ansia che le serrava il petto, "Non posso pensarci ora", si disse, tentando di calmarsi.
Ma anche mentre spegneva il computer e si preparava per dormire, non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che qualcuno, o qualcosa, fosse più vicino di quanto avrebbe mai voluto. E il solo pensiero le faceva accapponare la pelle.
Quella notte, Charlotte non trovò pace. Anche nei suoi sogni, l'immagine di Sogghynho, con il suo sguardo magnetico e il sorriso malizioso, continuava a tormentarla. Una parte di lei sentiva che il concerto sarebbe stato solo l'inizio di una storia destinata a cambiare per sempre la sua vita, o forse, era solo l'inizio di un lento declino verso la perdita della sua sanità mentale.
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