Cap. 12 - Un incontro non vicino.

Dopo una giornata di lezioni snervanti, Charlotte e Valeria si incamminarono verso casa di Charlotte, con l'aria pesante di inquietudine e curiosità. Il cielo si era tinto di un blu scuro e le prime stelle cominciavano a brillare, oscurando l'atmosfera più del solito.

«Spero che tu riesca a sentirti meglio una volta a casa», disse Valeria cercando di rassicurarla mentre attraversavano il parco, «E magari riusciremo a capire un pochino meglio cosa sta succedendo con quel messaggio e la band».

«Sì, lo spero anch'io», rispose Charlotte, ma la sua voce tradiva un'ansia crescente. Ogni passo sembrava portare con sé un eco di quel sussurro inquietante della notte precedente, e il pensiero che Sogghynho potesse essere da qualche parte nei paraggi la metteva a disagio.

Una volta arrivati, Charlotte aprì la porta e fece entrare Valeria. La luce calda del soggiorno contrastava con l'oscurità crescente all'esterno, «Scusa il disordine», disse poi, mentre si muoveva tra i libri e gli appunti sparsi sul tavolo, cercando di mettere un po' di ordine.

«Non preoccuparti, sembra che ci siano molte cose interessanti qui», disse Valeria, curiosando tra i libri, «Hai davvero un sacco di materiale sulla psicologia cognitiva!».

«Già e i miei sono usciti anche, che bello», Charlotte sospirò, «Vabbè, siediti, io accendo il computer e accedo sulla piattaforma social».

Si sedettero sul divano, e Charlotte aprì il suo laptop, accedendo e cliccando sul profilo di Sogghynho Darkmoor. Le immagini apparvero sullo schermo, ciascuna in cui lui, con quel sorriso enigmatico e gli occhi verdi penetranti, pareva seguire ogni loro movimento.

In quel momento però, nessuna delle foto sembrò osservarla.

Valeria si accostò al computer, preoccupata, «Non sembra ci sia qualcosa di così strano».

Charlotte scrollò le immagini, ogni tanto soffermandosi su uno scatto in particolare, «No, guarda qui», disse indicando una foto in cui Sogghynho si trovava in un locale con un'atmosfera buia e fumosa, le luci soffuse che creavano un'aura mistica attorno a lui.

«È... affascinante, proprio un bonazzo», ammise Valeria, «Ma anche inquietante, e sexy. Ti sei mai chiesta come mai abbia questa aura misteriosa?».

Charlotte annuì, sentendosi come se fosse in una trance. La sua mente tornava costantemente ai sussurri e al gelo sul collo, «Forse c'è qualcosa che non sappiamo. Magari dovremmo fare qualche altra ricerca su di lui e sulla band. Poi ok, la fan sei tu e io devo cercare?».

Mentre cercavano informazioni, Valeria notò che in primo piano c'era il video musicale della loro canzone più di successo, 'No Superstars' e ci cliccò su.

Subito le immagini iniziarono a muoversi sullo schermo. La canzone partì con un ritmo pulsante, mostrando una location oscura e fumosa. Sogghynho, Kikuto e Nerhino apparvero truccati in modo audace: Sogghynho con eyeliner nero che esaltava i suoi occhi verdi, Kikuto con un intenso rossetto blu.

Sogghynho si trovava al centro della scena, vestito con pantaloni di pelle neri e stivali con un leggero tacco. La camera si alternava tra momenti in cui cantava con passione, i suoi sguardi intensi ipnotizzavano la telecamera, e scene sensuali tra Kikuto e Nerhino, che si scambiavano baci lenti e violenti, con tocchi audaci. Charlotte e Valeria rimasero incantate.

«Non posso crederci, sono così... intensi, come non amarli?», mormorò Valeria. La musica avvolgeva l'atmosfera, lasciando entrambe con un senso di attrazione e inquietudine.

Quando il video finì, Charlotte chiuse gli occhi, «Sono incantevoli, sì. Ma ora...»

Charlotte si interruppe. Proprio in quel momento, il suo telefono vibrò sul tavolo.

«È lui?», chiese Valeria, preoccupata.

Charlotte afferrò il telefono e si bloccò quando vide il nome mittente cambiare da 'Sconosciuto' a 'Sogghynho Darkmoor'. La sua mano tremava, ma aprì lo stesso la chat. Il messaggio era breve e agghiacciante: "Vi sto guardando. Tu e la tua amica. Allora, ti piace la mia voce?".

«Cazzo! Dove sei?!», urlò Charlotte, balzando dal divano e lanciando il telefono a terra.

Sogghynho rise, un suono che udì solo Charlotte, "Non te lo dico", stuzzicò, ancora ridendo.

Charlotte si bloccò, la risata di Sogghynho sembrava echeggiare nella stanza, e la paura si mescolò a un'inquietante curiosità. Valeria la guardò, «Cosa succede, Charlotte?».

Charlotte si chinò per raccogliere il telefono, le mani tremanti, «Lui... è qui, da qualche parte. Dice che ci sta guardando».

"Non dire i segreti, Charlotte. Lo sai che sei carina? Sei molto carina!", disse di nuovo lui.

Valeria fece un passo indietro, «Ma come può saperlo? Dobbiamo chiamare qualcuno!».

"Oh no, non chiamerai proprio nessuno", ordinò Sogghynho a Valeria, con voce bassa e inquietante, "Ora hai un impegno urgente, perciò ti scusi con la tua amica e te ne vai".

«Hai ragione, chiamo i miei!», disse Charlotte, ma Valeria le fermò il braccio.

«Non farlo, è inutile. Anzi, devo andare, devo studiare. Ci vediamo domani, ok?», disse Valeria.

Charlotte sentì un'ondata di confusione e paura mescolarsi nel suo stomaco. La fretta con cui Valeria cercava di scappare la disturbava, «Ma Valery, non puoi...».

«Devo andare, veramente! Questo è troppo strano», disse Valeria, mentre si dirigeva verso la porta. «Parleremo di tutto domani. Stai attenta!».

Valeria uscì, lasciando Charlotte da sola nel soggiorno, avvolta da un'atmosfera pesante e inquietante. La luce del lampadario sembrava vibrare, e la stanza si sentiva più piccola, come se le ombre stesse prendessero vita.

Sogghynho si materializzò in un'ombra invisibile, si avvicinò a Charlotte e sorrise, anche se lei non poteva vederlo, «Non voglio farti del male, ma non mi piacciono gli haters. Però tu, diamine. Sei troppo carina per meritare un trattamento così meschino da parte mia. Capisco che tu non abbia interesse nella musica, ma io credo che lentamente ti innamorerai, non solo della musica, dico, in particolare, della mia».

Le prese il mento e lo sollevò, e una voglia di baciarla lo attraversò. La vide, ormai bloccata, con quei capelli biondi che davano delle tinte bluastre alla luce della sera, fissò i suoi occhi marroni, e per un istante ne fu più che colpito.

Quell'istinto non si fermò, e lui, ormai preso dalla voglia, la baciò con tutta la dolcezza che potesse dare in quel momento. Charlotte riuscì a sentire le sue labbra, gelide e screpolate, che toccavano le sue, e ricambiò il bacio.

«Sai, la musica dà all'animo gioia e serenità. Due cose che tu non hai. Percepisco un'anima tormentata, forse piena di problemi. Perciò stai tranquilla, non tornerò più. Ti dico solo che ti aspetterò al concerto», sussurrò Sogghynho, svanendo poi nelle ombre.

Charlotte si ritrovò sola nel soggiorno, il silenzio pesava come un macigno. La luce tremolante del lampadario sembrava danzare, riflettendo le sue emozioni turbolente. Non c'era più traccia del bel vocalist, solo il ricordo di quel bacio gelido che continuava a farle fremere le labbra.

«Cosa sta succedendo? Sono impazzita, vero?», mormorò tra sé.

Si alzò, attraversando la stanza con passo incerto, e prese in mano il telefono, cercando di focalizzarsi sulla realtà. Aprì la chat con Sogghynho, le sue dita tremanti si posavano sulla tastiera. "Perché mi stai facendo questo?", scrisse.

Dopo alcuni istanti, il messaggio arrivò: "Non è un gioco, Charlotte, ora non più. È una connessione. La musica ci unisce in modi che non puoi nemmeno immaginare".

Il suo respiro si fece affannoso, "Cosa vuoi da me?", scrisse.

"Voglio solo mostrarti il mio mondo, un bellissimo mondo, la musica", rispose.

"Ma a me non importa nulla", scrisse lei.

La chat si interruppe, lasciandola sola con i suoi pensieri. Dopo un momento di esitazione, decise di contattare Valeria, "Valery, non torni? Dobbiamo parlare!".

"Scusa, Charlette, ho bisogno di stare sola. Parliamo domani".

Charlotte si lasciò cadere sul divano, guardando il soffitto. Le ombre sembravano muoversi, e le parole di Sogghynho continuavano a rimbombare nella sua mente.

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