Capitolo V


Capitolo V

Oblio.

Se Peter potesse descrivere con una parola in che stato si trova, direbbe un oblio senza entrata e senza uscita. Si sente dannatamente solo e, allo stesso tempo, confuso. Se solo quella conversazione col signor Stark non si fosse interrotta, ora saprebbe cosa fare. Se solo quella donna non li avesse interrotti, ora Peter saprebbe se Tony prova lo stesso o se il suo era solo un tentativo di tastare il terreno.

«Ma è palese che provi lo stesso!», direbbe il piccolo Tony, se ora fosse qui a elargirgli il suo caratteraccio, magari limandosi le unghie dimostrando indifferenza.

«Anche se può sembrare ambiguo, secondo me stava cercando di dirti che prova qualcosa per te; cerca di vederla dalla sua prospettiva e non da quella di un ragazzo insicuro quale sei, Pete», avrebbe invece risposto il piccolo Spidy, magari carezzandogli una guancia con delicatezza, con la sua manina coperta dal guanto della tuta rossa che tanto gli è familiare e che tanto lo rende una persona diversa. Nemmeno essere Spider-Man, in quella notte priva della luna e delle stelle, riesce a calmare un po' la sua anima annodata. È seduto con i piedi a penzoloni sul tetto di un palazzo; controlla la città ma non lo fa davvero e, la brezza fredda che trapassa il suo costume, gli dà i brividi.

Non è il freddo, in realtà. Non sono nemmeno i sensi di ragno. È la paura.

La paura di sapere fin troppo bene che il suo sentimento è ricambiato e che questo implicherà un passo avanti, nel caso lui e il signor Stark decideranno di iniziare a frequentarsi. Eppure pensa ancora che non sia così, che Tony stava solo cercando di capirlo e di trovare un modo per allontanarsi senza ferirlo. Una fregatura, come sempre... quel sentimento dentro di non meritare nulla, nemmeno l'amore, solo perché non si ritiene nulla di che.

Sospira, mentre la città pare dormire e il crimine con lei. Da una parte avrebbe voluto combattere qualcosa, come se solo quello possa alleggerirgli un po' quel senso di inadeguatezza e quel bisogno smodato di avere delle risposte e, allo stesso tempo, di non averle. Si sente in balia della sua stessa coscienza, ora sola e senza quei due esserini a comandarla nel bene e nel male. Si sente come quella volta in cui zio Ben gli ha tolto le rotelle dalla bici e lo ha spinto a cavarsela da solo, rischiando di cadere e rompersi l'osso del collo. Eppure lì ha dimostrato di sapersi liberare da solo dalle difficoltà della vita: il senso di sopravvivenza, in quel caso, lo ha aiutato a non cadere troppe volte finché, alla fine, ha imparato a tenersi in equilibrio e a fare a meno di quelle rotelle.

Vorrebbe pensare che anche stavolta si tratta di questo, di trovare un equilibrio, di mettersi l'anima in pace e iniziare a muovere piccoli passi con solo le proprie capacità e gli insegnamenti di una vita, ma è difficile e, soprattutto, stavolta non rischia di cadere ma che gli si spezzi il cuore.

Gli si mozza quasi il respiro al pensiero che il signor Stark possa aver solo cercato di capire le sue intenzioni per poi voltargli le spalle, perché sebbene Peter lo nasconda e dica che non è così, di quell'uomo è innamorato. Ha imparato a conoscerlo, perché anche solo l'idea che lui abbia sempre reclamato la sua presenza gli ha reso possibile approfondire quei lati del suo carattere ad altri ignoti. Tony è una persona arrogante, saccente a volte, spesso antipatico, superficiale con alcuni, severo e pedante... ma è anche gentile, quando vuole. È simpatico, pragmatico, razionale, allegro e saggio. Forse tutte caratteristiche che non sa nemmeno di possedere, ma Peter ha avuto la fortuna di vederle in azione con i suoi occhi e spesso le ha anche provate sulla sua pelle.

Ora come ora avrebbe anche il coraggio di affrontarlo, se non fossero le tre del mattino e lui non fosse appollaiato sul tetto di un palazzo alla ricerca di se stesso... ed è nei momenti in cui sa di non poter fare niente, che la paura quasi scema via e lo lascia in pace.

«Ragazzi...», mormora, e si sente un vero e proprio deficiente, mentre si guarda intorno quasi impaurito dal fatto che qualcuno possa sentirlo parlare da solo. «Sentite, lo so che sono stato un vero imbecille e che, probabilmente, se siete spariti nel nulla è perché non deve essere un gran vanto essere le coscienze di un deficiente simile che non impara mai, ma... ecco, io ho bisogno di voi. Ho egoisticamente bisogno di voi, perché questa faccenda è più grossa di quanto possiate pensare e io da solo non riesco ad affrontarla. Mi servite voi e... lo so che ho detto spesso che non vi voglio con me e che avrei preferito vedervi sparire ma non è così. Dico sul serio e pensavo che lo sapeste! Insomma, è palese che vi voglia bene! Siamo come una famiglia e le famiglie ogni tanto litigano. Succede anche a noi e diciamo cose che non pensiamo ma...», fa una lunga pausa; si toglie la maschera e si passa una mano tra i capelli scompigliati dal vento. Si sente stupido, ma soprattutto si sente in difetto verso di loro. Sa che sono spariti per colpa delle sue stupidaggini e che, quando fa le cose di testa sua, poi finisce per sbagliare inesorabilmente per paura che quella staticità a cui è tanto affezionato muti in altro. Peggiore o migliore non ha importanza. «Mi mancate. Non posso negarlo. Mi mancate da morire.» Sospira, e fa per alzarsi in piedi, convinto di aver solo sciorinato parole al vento a interlocutori che nemmeno lo hanno ascoltato. Poi però si sentono due puff che riempiono l'aria fredda di quella notte. Ci mette tutto se stesso per non cadere giù da quella palazzina e dunque morire.

«L'hai ammesso finalmente!» È la voce del piccolo Tony, trionfo, che lo fa sussultare un'altra volta e sfiora l'infarto al miocardio quando Spidy si siede poco delicatamente sulla sua spalla.

«Non era difficile, hai visto?», chiede retorico, e Tony sbuffa divertito.

«Voi... voi due, maledetti bastardi! Dove accidenti eravate finiti, eh?»

«A darti la lezione che meriti, Parker. Ci hai completamente ignorati, quella sera. Non hai ascoltato una che fosse una delle indicazioni che ti abbiamo dato. Quando hai rifiutato quel drink abbiamo deciso che era il momento di darti una smossa. Cavartela da solo è difficile, eh?» La piccola rappresentazione della sua crush lo guarda da dietro gli occhiali da vista colorati con quella solita aria di sufficienza che, Peter deve ammetterlo, gli era mancata da impazzire. Per quello, invece di prendersela, ridacchia.

«Difficilissimo. Men che meno cavarmela con quello che è successo dopo... avevo disperatamente bisogno di voi», ammette.

«Ned però ha fatto la sua parte, no? Non mi sembra che i suoi consigli siano stati semplici parole buttate lì. Se l'è cavata bene, lo ammetto», dice il piccolo Spidy, dandogli un buffetto sulla guancia che lo intenerisce, poi Peter si fa mesto e si siede di nuovo sul cornicione.

«Mi dispiace molto. Non so davvero cavarmela per conto mio. Sono un disastro.»

«Peter», sospira Tony e si siede anche lui sull'altra spalla e incrocia le gambe elegantemente, «L'insegnamento che cercavamo di darti è che nessuno se la cava da solo. C'è chi si arrangia come può e magari non può fare altrimenti, ma chiedere un aiuto esterno non significa essere deboli, significa guardare altre prospettive ed essere più consapevoli.»

«Tu a volte esageri a volere il parere altrui, ma non per questo non sei in grado di prendere una decisione da solo. Sbagliare fa parte del gioco della vita, ma sbagliando si impara o, prendere le cose con calma e andarci con i piedi di piombo, aiuta a conoscere i propri limiti e, poi, a superarli.»

«Ognuno ha bisogno di qualcuno. Anche Ned, dopotutto, ha bisogno di te. Quante volte ti ha chiesto aiuto? Quante volte gli sei stato vicino e lo hai consigliato bene, senza nemmeno il nostro aiuto?»

«È più facile consigliare qualcuno quando non si è nella stessa situazione», ammette ancora Peter, ma ha capito benissimo il concetto. Si sente sempre in difetto per non aver mai mosso un piede da solo, ma è parte della sua insicurezza e del suo carattere: sa di essere quello che è, non può cambiare molto ma migliorarsi sì, o meglio... avere il coraggio di combattere almeno per ciò che desidera. E Peter sa benissimo cosa vuole e chi, nella sua vita.

«Vai a parlarci e non fare storie! Prova lo stesso, Peter. Cerca di fartelo capire in tutti i modi e tu... è ora che prenda quel messaggio per quello che è.»

«Una dichiarazione d'amore?», ironizza, e Spidy ha sicuramente messo su una delle sue espressioni più esasperate di sempre, dietro la maschera.

«Una richiesta di non fuggire da quello che volete entrambi.» Lo spiazza. A volte non è solo un concetto basato sull'amore. Amare è quasi semplice, ma la parte difficile è capire se quel sentimento lo si vuole o no. Tony Stark forse è vero, lo ama, forse non allo stesso modo, ma prova qualcosa; però lo cerca, lo vuole con lui, richiede la sua presenza. Non è solo l'amore, è anche un bisogno smodato di stare vicini e condividere. È necessità di avere accanto chi ti fa stare bene e per Peter, sapere che per il signor Stark è necessario, significa tutto.

«Cosa stai aspettando?», lo incalza il piccolo Tony, quasi spazientito, incitandolo con l'ausilio delle mani. Peter si risveglia da quel gomitolo di pensieri e, girandosi a guardarlo, sorride impacciato.

«Be', magari domani. Insomma, è notte fonda...»

«Scuse, tutte scuse!»

«Se qualcuno ti svegliasse nel cuore della notte per dirti che prova qualcosa per te e che è disposto a parlarne, come la prenderesti?», lo redarguisce Spidy, alzandosi in piedi sulla spalla di Peter, piazzandosi le mani ai fianchi. Tony ridacchia riservandogli un'occhiata machiavellica.

«Lo ucciderei, probabilmente. Ma non è questo il punto: mandagli un messaggio ora dicendogli che domani mattina avresti il piacere di fare due chiacchiere con lui, così quando si sveglierà lo troverà. Credimi, il fatto di comunicargli le tue intenzioni ora lascia intendere che ci hai pensato abbastanza. Lo apprezzerà. Accidenti, chi può saperlo meglio di me? Sono praticamente lui

Pete alza un sopracciglio, sebbene non trovi affatto male quell'idea. «Ma se hai sempre detto che non siete la stessa persona! Lo dici solo perché ora ti serve a spronarmi!», ride.

«Anche fosse?», sbotta l'altro, poi si guarda le unghie, con aria di superficialità. «Avanti, mandalo ora davanti a noi o passerò la notte a riempirti di pizzichi.»

Peter sa che ne sarebbe capace, così tira fuori il cellulare dalla tasca posteriore della tuta e, con le mani che tremano, lo sblocca. Apre la chat del signor Stark, dove campeggiano abbastanza messaggi da dargli la sicurezza che sì, forse nutre dell'interesse per lui, visto che messaggiano abbastanza spesso sulle cose più svariate. Un privilegio che solo ora reputa tale.

Guarda le sue coscienze – prima una poi l'altra e, dopo aver ricevuto un segno di assenso con la testa da entrambi, si decide a scrivere.

«Signor Stark, se non ha nulla in contrario mi piacerebbe fare due chiacchiere domani. Così da non lasciare in sospeso quel discorso. Mi faccia sapere dove e quando», scrive e, con la paura nel cuore, ma non abbastanza da fermarlo, lo invia. le due spunte compaiono e, poco dopo, diventano blu sotto al suo sguardo incredulo. Il piccolo Tony e Spidy si sporgono a guardare, anche loro stupiti dal fatto che il signor Stark sia online e che, ora , sta scrivendo.

Peter deglutisce aria e, quando la risposta compare sulla chat, sussulta.

«Oh, vedo che non sono l'unico nottambulo. D'accordo Parker. Ci vediamo domani alle dieci nel mio ufficio. Cercherò di liberarmi da alcuni impegni, ma ci sarò. Ora dormi e non farti troppi film. Buonanotte», dice il messaggio e lo spiazza totalmente. Non pensava che avrebbe ricevuto una risposta a quell'ora di notte. Si sente un po' un cretino e un po' troppo fortunato; pensa quasi che ci sarà la fregatura e che domani non riceverà altro che un cuore spezzato.

Tentenna sul fatto di rispondergli o no a quell'augurio e, quando riceve un'occhiata severa dalle sue due coscienze, infine si decide. Ha fatto trenta, tanto vale fare trentuno.

«Agli ordini, vado subito a dormire. Buonanotte signor Stark :D», scrive e anche se pensa che inserire una faccina sia da sfigati, lo fa lo stesso perché lui è così dopotutto. Fingere di essere un'altra cosa sarebbe tutt'altro che onesto e, sinceramente, faticoso.

Il signor Stark legge anche quel messaggio e Peter spera non gli invii un cuore, o penserò che lo sta prendendo in giro. No, va semplicemente offline e un po' la cosa lo rassicura: è sempre lui, lo stesso di sempre, quello che sparisce e ma che ritorna ogni volta. Almeno con lui è sempre stato così.

«Ora andiamo a dormire, Dongiovanni! O domani sarai uno zombie», lo riprende Spidy, e Peter decide di obbedire, annuendo e riservando ad entrambi un sorriso. Sta tremando, è nervoso e sa che, anche se ora si metterà sotto le coperte, non dormirà. Così si aggrappa a qualche palazzo e torna a casa, e sa già che sarà la notte più lunga del secolo.

Per poi scoprire, il giorno dopo, che forse non è durata abbastanza per lasciare che si senta pronto.

L'amore è folle. Lo rende folle.

È pronto a combattere anche quella battaglia, ed è felice di farlo di nuovo accanto a due alleati che, dopotutto, non lo hanno mai abbandonato davvero.

Fine capitolo V


Note Autore:

Ebbene sì, sono tornati! Non ve lo aspettavate, eh? E grazie a loro, forse, vedremo le cose cambiare finalmente nella vita del nostro amato vigilante del Queens **

Vi aspetto dunque nel prossimo capitolo, che sarà l'epilogo di questa piccola storiella senza pretese e che, anche se ci metto una vita ad aggiornarla, adoro scriverla ♥

Grazie a chi ha avuto la pazienza di attendere anche questo capitolo!

Miry


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