«Cosa sei tu?»

Mi legò due corde alle braccia, due alle gambe, mi incatenò per accertarsi che non mi sarei mossa fino al suo ritorno, tornò, legò ogni corda ad un bastone. Lentamente mi alzai, uscii di casa, attraversai una foresta, una marea di case vecchie, di volti sconosciuti, di pozzi. Raggiunsi una cittadina sperduta. Era quasi tutto fatto di giardini, boschi, parchi e strade. C'erano pochissime case e una piazza con una specie di palcoscenico, senza posti a sedere, solo un palco in pietra con un muro dietro pieno di scritte fatte con le bombolette spray. Salii sul palco e gridai: «ASCOLTATE, UMANOIDI! SONO IL PORTAVOCE DEL VOSTRO IMPERATORE BILL CIPHER. SUA MAESTÀ MI HA INVIATA PER INFORMARVI CHE OGGI INIZIA IL SUO DOMINIO SUL PIANETA TERRA.»
Un gruppetto di ragazzi si girò verso di me. Ridacchiò. Se ne andò.
Andai sul tetto di un palazzo e ripetei la stessa cosa. «Hey, attenta, ragazzina! Non sai che è pericoloso? Se cadi da lì, muori!» mi gridò una signora dal cortile.
Bill mi alzò e mi fece fluttuare in aria. La donna corse in casa urlando.
«Aspetta, perché sto volando?»
«Se tieni ben strette le corde di una marionetta, puoi sollevarla e sembra che lei stia volando» rispose lui.
Uscì il marito della signora. «Credo sia posseduta!»
«No, massa senziente di molecole che non sei altro, lei è la mia marionetta e se io lo volessi, anche tu lo saresti!»
Prese una scopa. «Sparisci, demone schifoso!»
Bill lanciò un laser contro la scopa e la ridusse in pezzi ridendo. «Nessuna delle tue armi è abbastanza potente da mettermi fuori gioco, umano!»
«Vai via!» gli disse una bambina sui dieci anni fuori dal cancello.
«Charlie, a chi stai gridan... OH MIO DIO!» esclamò un'altra prima di svenire.
«Eh, che tragici che siete. Tanto tra un po' morirete tutti comunque!» La creatura diede un calcio alla casa, facendo cadere una grande quantità di mattoni e tegole.
Si teletrasportò insieme a me in un bosco.
Stava venendo sera. Avevo detto ai miei che sarei stata da alcuni amici e avrei passato la notte lì.
«Bene, non è vero, non ci andrai.»
«Perché no?» tentai di camminare da sola, ma le corde mi trascinarono nell'altra direzione.
«Perché devi fare come ti dico io.
Cosa sei tu?»
«Il tuo piccolo pupazzo.»
«Cosa sei tu?»
«Il tuo piccolo pupazzo.»
«Cosa sei tu?»
«Il tuo piccolo pupazzo.»

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