Cena

Quella sera non mi lasciò più andare. Mi parlò al tavolo della sala pranzo, il cameriere quasi gridò quando lo vide seduto con me. «Signorina, è suo amico lui?» chiese scioccato indicando Bill.
«Ehh... sì» dovetti dire per non indurlo a fare ulteriori domande. «Ok, signor...»
«Bill» completò la creatura. «Ordino solo una margarita.»
«Veramente, signore, non abbiamo cocktail qui, ma se preferisce abbiamo altri alcolici... vuole che vada in cucina a chiedere?»
«Ah, peccato. No, non ti preoccupare, me la procuro da solo.» Uno schiocco di dita ed apparì un bicchiere di liquido biancastro che iniziò a sorseggiare. Il cameriere mi guardò con una faccia da "e questo come me lo spieghi?", poi se ne andò. Passai il resto della serata a sperare che non avesse detto niente a nessuno.
«Quindi sono tuo amico di già?» mi chiese Bill quando l'uomo se ne andò.
«Beh, lì per lì l'ho detto così mi lasciava stare, ma un pochino sì, dai. Mi stai simpatico» risposi sbocconcellando una pasta al pesto che sembrava più che altro vomito.
«E meno male!» esclamò ridendo.
Ostentai una risatina. «Mi fai anche a me una margarita?»
«Hahaha, mi spiace, sei minorenne. E anche se non lo fossi, i miei poteri non li uso per i plebei» ribattè.
Altra risata, questa volta da parte mia. Un paio di persone si girarono verso di noi per poi riportare gli occhi al loro tavolo, scioccate.
A breve quasi l'intera sala ci guardava: i camerieri, la gente ai tavoli, perfino il cuoco dalle porte della cucina. Bill mi continuava a parlare come se niente fosse, ma tutti quegli sguardi mi facevano sentire a disagio.
«ho sentito che ci sono anche le piscine qui, ma credo di poterci accedere solo con la mia forma umana... ci sei?» chiese a un certo punto.
«Uh, sì.»
«Se qualcosa ti dà fastidio, dimmelo, okay?»
«Perché tutta 'sta gente ci guarda?»
«Beh, sai, non capita ogni giorno di cenare con me, quindi o sono gelosi o sono terrorizzati. In ognuno dei due casi, fidati, è una buona cosa.»

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