Capitolo 29

POV Giada
"Ma sei proprio sicura di non voler venire con noi?" domanda Maria sullo stipite della porta insieme a Logan e Kendall, vestiti di tutto punto e pronti a passare una serata diversa per le discoteche di Los Angeles.
"Stai tranquilla, è solo che non mi va di uscire stasera. Preferisco rimanere qui sul divano a guardare un buon film e trascorrere una serata tranquilla" dichiaro sorridendo per farle capire che è tutto a posto.
"Ma Giada, neanche Carlos tornerà a casa, andiamo tutti a dormire da Jo! E poi James è uscito prima di noi e chissà quando tornerà..."
"Maria, è tutto a posto. Andate e divertitevi anche per me."
Sorrido e sussurro guardando Logan: "Non vorrai mica far aspettare il tuo boy"

"Perfetto, Giada non vuole venire. Andiamo!" afferma Logan girandosi di scatto e aprendo la porta, il che mi porta ad una fragorosa risata.
Dopo aver salutato tutti e tre, prendo il telecomando, spengo la luce della camera e accendo la TV, spaparanzandomi ben benino sul divano, come solo una Ferreri sa fare.

Dopo neanche una mezz'ora sento lo scricchiolio e in seguito un colpo della porta. Incuriosita mi sporgo dal divano per capire chi possa essere, e rimango alquanto sorpresa nel vedere James con in mano una piccola busta bianca della farmacia.

"James"
"Grazie a Dio è rimasto qualcuno!" esclama avvicinandosi, mentre io lo fisso interrogativa.
"Ascolta, devi farmi un favore, è questione di vita o di morte!" afferma allarmato, al che io mi giro verso di lui e gli rivolgo tutta la mia attenzione, e cerco di capirci qualcosa.
"Calma James, cos'è successo? Che devo fare?"
"Per favore, aiutami con la benda della ferita, è in una zona dove non riesco ad arrivare e per favore aiutami, ti prego aiutami!" implora congiungendo le mani e mimando un'espressione degna del miglior dramma teatrale.
A questo punto mi porto una mano in fronte... cioè, tutte queste mosse soltanto per mettergli una benda di dieci centimetri quadrati sopra un fianco? Allora è proprio vero che i maschi alle prime tacche di febbre chiamano il prete per l'estrema unzione.

"E' un si?"
"Cammina" ordino prendendolo per un braccio e dirigendomi in bagno insieme a lui.

Una volta entrati, cerco l'interruttore della luce con il tatto, e quando lo trovo, lo premo.
Appena si accende la luce involontariamente sbatto con le spalle al muro, stupita per il James senza maglia che si trova davanti a me.
"James! C'era proprio bisogno di toglierla?"
In tutta risposta sorride malizioso, e aggiunge: "Perchè, ti crea imbarazzo vedermi così?"
Io mi giro faccia al muro e sbatto ripetutamente la testa su di esso, suscitando la sua risata divertita.
"Dai, vieni qui e aiutami" ordina.

Lentamente mi giro e mi avvicino, e balbettando (naturalmente, sennò come la faccio la figura dell'imbranata?) chiedo: "Che-che d-devo fare?"
"Innanzitutto togli la benda vecchia, PIA-"
Ma non fa in tempo a finire la parola che gliela strappo velocemente, e lui reagisce contorcendosi.
"Ops" con espressione innocente gli sorrido, lui scuote il capo: "Niente da fare, sei sempre tu"

Prendo un flacone di disinfettante dalla busta della farmacia, e ne verso un po' su un batuffolo di cotone.
"Solleva il braccio" ordino in modo tale da avere un accesso più comodo alla ferita. Quando obbedisce, noto un taglio non di grandi dimensioni su un lato della vita e, lentamente e con il cuore martellante nel petto, mi avvicino a lui e premo il cotone imbevuto su di essa.

L'imbarazzo che provo in questo momento è incomparabile: in pratica, analizzando i fatti, ci troviamo in bagno, DA SOLI, in casa non c'è nessuno, è sera, lui è davanti a me praticamente mezzo nudo e io lo sto toccando. Cioè, chiariamo: gli sto soltanto disinfettando la ferita, ma comunque sto toccando il suo meraviglioso corpo che si trova a pochi centimetri da me.

Noto una nota di dolore nella sua espressione, perciò mi affretto a chiedergli: "Brucia?"
"Un po'"

E nel frattempo, con la coda dell'occhio, noto che sta fissando ogni piccola mossa che faccio, e questo non fa altro che alimentare l'imbarazzo della situazione.

"Colpa tua" affermo.
"Sei tu che ti metti sempre nei guai" continuo sorridendo e tamponandogli il taglio.

"Giusto"
Alzo il capo, così da riuscire a incrociare i suoi bellissimi occhi verdi per un momento, poi prendo un cerotto quadrato, e lo avvicino alla ferita.
"Mi metto sempre nei guai, per te" dice sussurrando le ultime due parole.
Ed è così che rimango con il cerotto a mezz'aria, lo sguardo perso nel suo che ora mi tiene prigioniera, e il cuore soltanto nelle sue mani.
'Per te' rimugino su queste parole. Che sia un altro modo per dirmi che mi ama?

Mi faccio coraggio e applico il cerotto, premendolo delicatamente sui bordi in modo da farlo aderire completamente. Una volta finito il lavoro, James mi afferra la mano e la intreccia alla sua più grande, causandomi forti brividi, e continua a parlare.
"Ma lo faccio con piacere" sussurra, schiudendo le sue labbra in un sorriso.

"E tu?" chiede dopo un po'.
"Io cosa?" domando con voce flebile.
"Ti metteresti nei guai per me, come io lo farei per te?" domanda a sua volta portando l'altra mano sulla mia guancia.

"James..." sospiro chiudendo gli occhi, con il respiro pesante.
"Lo faresti?" chiede ancora, avvicinandosi lentamente.

Apro gli occhi, e li punto sui suoi.
"L'ho già fatto" rispondo, per poi sorridere lievemente al ricordo.
"Mi sono quasi fatta arrestare per te" e così sorride anche lui, portando la mano sul mio collo e avvicinandosi sempre di più.

"James" lo fermo ad un centimetro dalle mie labbra, quando ormai i nostri nasi si sfiorano e il suo respiro accarezza la mia pelle.
"Sai che ci stiamo mettendo nei guai anche adesso?" domando alternando lo sguardo tra i suoi occhi.
"Sai che m'importa" risponde prima di avventarsi sulle mie labbra una volta per tutte.

Non so descrivere quanto sia felice in questo momento, questo momento che ho aspettato dalla volta in cui lo vidi, in cui mi strappò dalla morte. Tutte le sensazioni provate da quando lo incontrai si manifestano con violenza tutte d'un botto.
Attrazione, desiderio, affetto, panico, ansia, paura, amore.
Quella cosa che non sono mai riuscita a provare veramente.
Le farfalle nello stomaco, quel brivido sulla schiena, la voglia di baciarlo fino a che non faccia giorno... E' amore, e finalmente qualcuno mi ha fatto capire il vero significato di questa parola, quello vero.

Non mi interessa di niente e di nessuno, soltanto delle sue labbra sulle mie, delle sue mani dietro la mia schiena e delle mie dietro il suo collo.

Barcollando di tanto in tanto, riusciamo ad uscire dal bagno e a spegnere la luce, sorridendoci a vicenda durante i piccoli intervalli tra un bacio e l'altro. Stretti l'una all'altro, finiamo nella sua camera, la cui porta viene chiusa con l'aiuto del suo piede.
Lentamente, quasi per paura di rompere la bellezza del momento, mi stende sul suo letto, non rinunciando neanche per un secondo alle mie labbra, che danzano insieme alle sue.
E ci sorridiamo a vicenda, guardandoci negli occhi, consapevoli di stare per trascorrere la notte più bella della nostra vita.










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