5 ottobre

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» prompt: neve
» rating: giallo
» parole: 504




Isola di Nunavut, Canada



Anno del Signore millesimo septuagesimo. 
Cronaca di Oren Gütnork, fante al servizio di Sua Signoria il Principe di Vujivik. 
Codesta è l’ultima roccaforte vergine a noi raggiungibile. Il riscaldamento del cielo e del suolo sta soffocando le terre del sud, oltremare, un tempo benedette dalla Santa stirpe dei Vujivik. 
I nostri amati campi di vite e di farro hanno invacchito, ceduto ai parassiti, alle pestilenze, alla fame e alla morte. Che Dio abbia in gloria le nostre adorate mogli e figlie, figli e fratelli e bestie da soma. 
Il mio intento, tuttavia, è quello di narrare una cronaca mortificante, affinché i posteri possano riesumare queste pagine e piangere sulle nostre tombe.

È accaduto ieri, poco dopo l’approdo in questa isola del Demonio incarnato. 
Sua Signoria il Principe inviò me e altre due sentinelle in avanscoperta. Fasciati in pelli di bue montano, e sul dorso di tre robusti stalloni, percorremmo poche migliaia di piedi verso nord. 
Sostavamo per consumare un umile pasto, appressati dentro a una cava di nera roccia, ove alitavamo per tener vivo un piccolo fuoco di conforto. 
Le cime innevate dell’isola parevano ululare, tanto erano sferzate da un vento maligno, gelido e secco, tanto da fare male alle membra. 
Le nostre schiene erano rivolte alla parete aguzza, quando Baldr, sentinella delle Alte Mura reali, si denudò completamente e si gettò in pasto alla tormenta.
Disperati, tentammo di recuperarlo.
Lo trovammo pochi piedi più in là, nel mezzo di un fitto banco di nebbia, intento a scavare convulsamente nella neve. Aveva le mani viola, povero diavolo, doveva soffrire molto, ma non se ne lamentava.
Scavò e trasse dalla neve un essere immondo, vistosamente morto, eppure conservato. Ci facemmo il segno della Croce.
Baldr pareva posseduto da Belzebu. Parlò e disse che l'isola apparteneva alle tribù delle nevi. La mummia oscena gli aveva chiesto di essere disseppellita, cosicché il demone della tormenta potesse accarezzarne il corpo e divorarne l'anima, giacché schiava della coltre bianca.
Io e il mio compagno provammo a fare rinsavire Baldr, ma senza successo. Ben presto, anche la seconda sentinella perse la favella della ragione. 

Io, Oren Gütnork, figlio di Gütnork il fabbro e fante di Sua Signoria, sono l'unico a esser tornato alle navi. Il mio spirito è divenuto debole. Ho lasciato i miei compagni a folleggiare in quel gelido e selvaggio inferno, e ho cavalcato fino alle regali sottane del mio Principe.
La mummia della neve è con loro. Loro le obbediscono, poiché sanno ascoltare la sua voce. Anche io la udivo, ma con la corona del Santo Rosario stretta nel pugno ho potuto resistete alle tentazioni di questo Satana indigeno. La mummia continuava a ripetere che il suo popolo era tutto sotto le nevi, civiltà perduta nell'abbraccio del sonno eterno.
Il mio buon Principe, ahimè, non ha posto fede alla presente testimonianza. Noi, gente di Vujivik, qui resteremo e qui periremo. 
Ma voi, voi che leggete e siete ancor lucidi, fuggite da qui. Alla larga dalle nevi e aldilà dell'oceano. 
Che Dio vi accompagni.

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