27 ottobre

» Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
» prompt: tramonto
» rating: giallo
» parole: 279

Agbogbloshie, Ghana

Non è una guerra, né un’epidemia, né gli alieni e stronzate varie, ciò che ci sta portando sottobraccio verso il baratro.
In questa città fradicia e lercia, tra questi grattacieli di spazzatura, tra l’AIDS e altre innumerevoli oscenità antropologiche, si è aggiunta l’infertilità cronica.
Stiamo sparendo silenziosamente, vivendo le nostre vite, sgobbando per lavoro e morendo senza prole.
Questo suburbio di Accra è sempre stato uno dei siti più contaminati al mondo; il buco di culo dove tutti gli scarti delle società avanzate vanno a finire. Noi ghanesi siamo come quei brutti pesci pulitori che i ricchi tengono in fondo agli acquari: raschiamo il fondo, sminuzziamo, smerciamo il recuperabile, rame, soprattutto.
I figli sono sempre stata la forza lavoro, qui in Africa. La ricchezza di un uomo si giudica dal numero di braccia a disposizione. Ma quando gli uomini e le donne hanno smesso di generare, abbiamo capito che, nel giro di un paio di generazioni al massimo, questa parte di mondo sarebbe scomparsa.
Pesticidi, antibiotici, fitofarmaci e altra merda sintetica nel suolo e nelle acque. L’aria schifosa pregna di scarti industriali. È il prezzo da pagare per quella globalizzazione che noi, ad Agbogbloshie, non abbiamo mai visto. O meglio, abbiamo sempre sguazzato nel rovescio della medaglia; gli occidentali e l’Asia moderna non se lo immaginano nemmeno, com’è vivere nell’orrore dei loro liquami.
Stiamo soffocando, ci stiamo avvelenando il sangue al posto loro, degli europei e degli statunitensi. Stiamo morendo tra gli scheletri dei loro capricci: pc, cellulari, elettrodomestici, vanità. Mentre loro si sollazzano nel ventre di vacca in cui vivono, convinti che i loro rifiuti spariscano magicamente, noi siamo i primi ad assistere al tramonto dell’umanità. 

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