EPILOGO:
1 Maggio 2025, New York City
Vi starete di certo chiedendo se Peter sopravvisse alla follia omicida di Savannah Burke, se Edward, suo fratello, riuscì davvero a riportarmi indietro, se riuscì a rivedere John e certamente che cosa ne fu della mia vita dopo tutto quello che era successo, dopo quel viaggio a dir poco strano e disastroso... vi starete chiedendo che ne è stato dei rimanenti nove anni della mia storia fino ad adesso...
E avete ragione, pienamente ragione e anche l'assoluto diritto di sapere.
Ebbene, Peter sopravvisse all'intervento e quando aprì gli occhi, dieci giorni dopo, al suo risveglio non mi ritrovò lì accanto a sé, seduta al suo capezzale come una fidanzata amorevole... no, trovò semplicemente una mia lettera (lo so, al giorno d'oggi chi scrive più lettere? Ma io lo feci) dove gli spiegavo che ero grata a qualsiasi Dio lo avesse salvato, ma che dopo tutto quello che era successo non avrei di certo retto altri colpi perché mi sentivo esausta e nonostante tutta la fiducia che avevo riposto in lui, nonostante il sentimento che avevo provato e che provavo... in quel momento avevo bisogno di tranquillità, di un posto da poter chiamare casa senza dover fuggire da strani individui o situazioni pericolose. Mi auguravo capisse che non potevo fare altro e che mi dispiaceva non poter essere più forte, mi dispiaceva dal profondo del cuore...
Peter ovviamente mi venne a cercare, arrivò a New York City un giorno che pioveva e faceva terribilmente freddo... si presentò al mio nuovo lavoro, una scuola di musica non lontana da Manhattan, completamente fradicio e zuppo d'acqua...
Mi guardò, mi fissò con quei suoi dannati occhi grigio-azzurri, quelle nubi cariche di mistero dietro alle quali si nascondevano demoni che in parte conoscevo...
Bastò quello scambio di occhiate, quel capire che non eravamo più gli stessi di prima, che insieme avremmo potuto affrontare anche un uragano, non importava quanto forte fosse stato, quanto ci avrebbe sconquassato... in quel momento rinnovai la mia promessa di fidarmi di lui. Sempre.
Con Edward le cose andarono, ovviamente, in modo diverso. Non so come mi raggiunse a Houston esattamente un giorno dopo la morte di Savannah Burke, che scoprì poi essere sua sorella. Quando lo vidi fui felice, i suoi occhi verdi erano come al solito bellissimi e magnetici eppure... qualcosa dentro di me era irrimediabilmente cambiato e fu per questo che nonostante fosse praticamente l'uomo perfetto, quello da non farsi scappare, bello, talentuoso, dolce e con un buon lavoro... fra noi non successe mai nulla di più di quello che tempo addietro era già successo... lui ci rimase male, ma mi piace pensare che forse non eravamo destinati a stare insieme e che presto anche lui avrebbe trovato la persona giusta.
Non c'è molto altro da dire se non che persi il lavoro al Dave's e che John, una volta saputo del mio ritorno, organizzò una grande festa a casa sua, alla quale invitò tutti i miei colleghi e Scarlett, che ancora oggi non riesce a credere a tutta questa storia... ma del resto, come darle torto? Le fu raccontata tutto d'un fiato da un John completamente ubriaco, che la aveva braccata non appena aveva messo piede all'interno del suo appartamento urlandole che finalmente poteva raccontarle il motivo di quel "big party", che era il modo in cui gli piaceva chiamare quel raduno di folli bevitori di birra e mangiatori di patatine... perché, si sa, nella città che non dorme mai ogni scusa è buona per festeggiare!
Che altro dire?
Gli anni passarono e si susseguirono velocissimi, ma ciò non vuol dire che io abbia dimenticato tutto quello che ho passato; non c'è giorno in cui non pensi a tutto quello che ho vissuto, alle vite che ho sfiorato e forse cambiato...
Peter e i suo occhi di nebbia sono ancora al mio fianco e posso dire con certezza, dopo anni che ci conosciamo, che non svelerò mai il segreto celato dietro ai suoi demoni e nemmeno voglio farlo. Io mi fido di lui. L'ho sempre fatto e sempre lo farò. Con lui sono caduta e con lui mi sono rialzata e mi rialzerò. Sempre.
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