Capitolo XXIV

Salirono in macchina e immediatamente un caldo opprimente li avvolse, togliendo ad entrambi il respiro. Peter accese la macchina, diede gas e partirono imboccando la strada principale; nessuno dei due parlò per un po' fino a che Grant non decise di riprendere il discorso da dove lo aveva abbandonato - in quell'anno, il 2007, ero appena diventato un Agente, ero entusiasta perché amavo quello che facevo e poi... beh, mi avevano affiancato ad un collega più vecchio, come del resto si fa quasi sempre, e avevo incominciato fin da subito, fin dai primi giorni a lavorare sul campo e... - Peter fece una pausa, Elisabeth lo guardò: si vedeva che non era facile per lui rivelarle tutte quelle cose; la parola Agente rimbombava ancora nella sua testa quando riprese a parlare - ...e al mio partner affidarono il caso di tuo padre. Dopo l'incidente lui... era entrato in un brutto giro, di gente malfamata... lo seguimmo per mesi, sperando che ci portasse dai capi ma... - Peter fece un'altra pausa, le parole gli uscivano a fatica dalla bocca, era come se non potessero farlo, se non potesse lasciarle andare... come se fosse questione di vita o di morte. - qualcosa andò storto, il mio partner rimase ucciso e mi tolsero il caso, lo archiviarono e nessuno ne sentì parlare fino a che non mi affidarono "shooting star" - disse infine - shooting star? - domandò Elisabeth - che cosa significa? - - sei tu. Tu sei la stella cadente - rispose Peter voltandosi per un attimo a guardarla, per poi riportare gli occhi sulla strada, che continuava a scorrere incessantemente sotto di loro - cosa? - chiese la ragazza, era sconvolta: la giornata non poteva proseguire in modo peggiore - che... cosa... cosa vuol dire? - domandò nuovamente Ellie guardandolo con occhi stanchi e quasi supplicanti, quella situazione superava ogni limite e lei stava crollando, letteralmente - vuol dire che tu sei stata affidata a me - rispose Peter, questa volta senza staccare lo sguardo dalla strada - e che ho fallito... - - fallito? - disse Ellie - fallito? - ripeté poi dando alla voce una inflessione strana, quasi offesa - Elisabeth, per favore... - tentò di dire Grant, ma la ragazza lo zittì - per tutto questo tempo non sono stata altro che una missione per te?! - urlò Ellie - solo questo Peter? Un compito da svolgere a casa, una ragazzina da tenere d'occhio, da controllare?! - continuò, poi si slacciò la cintura - fammi scendere! Fammi scendere, ora! - - adesso smettila di fare l'isterica! - ordinò Peter e lo fece con tanta foga che Elisabeth si zittì immediatamente, completamente prosciugata da quella reazione così violenta - ti ho chiesto di fidarti di me, e tu lo hai sempre fatto! Sempre! Ti prego... ti scongiuro fallo per l'ultima volta - disse poi, con un po' più di calma - per favore... - aggiunse con voce stanca e arrendevole - abbi fiducia e tutto si sistemerà... - - sono stufa di avere fiducia Peter... - disse Ellie con voce rotta, anche lei era esausta - e comunque... per quello che vale... tu non sei mai stata solo la mia missione. - disse Grant quasi sussurrando - altrimenti non sarei mai tornato indietro... - Elisabeth lo guardò, i suoi occhi erano così scuri, il suo sguardo così strano... che demoni nascondi dietro quelle iridi color della nebbia? Dimmelo, ti prego... pensò la ragazza, poi spostò la sua attenzione fuori dal finestrino: tutto era avvolto dalla oscurità oramai, tanto vale fare una dormita si disse Elisabeth e chiuse gli occhi sperando di riuscire ad addormentarsi. Quando li riaprì erano in un'altra stazione di servizio, non aveva idea di che ore fossero, il sole non era molto alto nel cielo e questo poteva voler dire che era presto; Ellie guardò Peter, stava dormendo, o almeno così pareva e sembrava teso. Molto teso. Provò ad aprire una portiera, aveva bisogno di sgranchirsi le gambe che oramai non sentiva più... - Dove vai? - la voce impastata e stanca di Grant la raggiunse non appena sfiorò la leva per aprire - ho bisogno di muovere le gambe, mi fanno male - rispose secca Elisabeth - vengo anche io - disse Peter - non posso lasciarti sola - Ellie sbuffò - non ho bisogno di una guardia del corpo... - disse voltandosi verso di lui, che aveva ancora gli occhi chiusi - verrò e basta. Facciamo colazione e ripartiamo - poi uscì dalla macchina, aspettò che Ellie facesse lo stesso e si diresse verso il bar che c'era lì vicino. Mangiarono in fretta, senza parlare e scambiandosi sguardi fugaci; poco dopo rientrarono in macchina e ripartirono diretti il più lontano possibile. Elisabeth si chiese cosa stesse facendo John, se lo avrebbe mai rivisto e se avrebbe riso ancora insieme a lui... pensò a quanto doveva essere arrabbiato Dave e poi pensò a Edward. Edward, quel nome iniziò a riempirle la testa, le vennero in mente i giorni passati insieme a lui, Top of the Rock, la sua voce, i suoi magnetici occhi verdi...

Occhi verdi. Dove aveva rivisto quegli stessi occhi? Un'immagine le balenò davanti: Savannah.

-Savannah - disse ad alta voce Elisabeth, quasi come un automa - come? - domandò Peter - Savannah... - ripeté Ellie - la mia nuova collega... - Grant alzò un sopracciglio - ah... - disse - perché ti è venuta in mente? - si informò poi, quel nome infatti non gli era nuovo - non lo so - rispose Elisabeth mentendo - ok - disse Peter e continuò a guidare come se quel piccolo scambio di battute non fosse mai avvenuto Savannah... pensò Grant spero solo non sia la stessa che conosco io... poi spinse sull'acceleratore: se si trattava della Burke era meglio aumentare i chilometri che li separavano e arrivare al più presto a destinazione.

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