CAPITOLO XII
Chiamarono Edward, Ellie lo guardò salire sul palco: era così sicuro di sé, esattamente come la prima volta che lo aveva visto esibirsi... cercò di non pensare a quella sera, ma improvvisamente sentì ancora quel maledetto vuoto nello stomaco... non ce la posso fare pensò Elisabeth, ma fortunatamente John era lì, proprio di fianco a lei, e le dava forza: lui aveva detto che sarebbe stata fantastica e così sarebbe stato! Non poteva deludere il suo migliore amico! Alla fine arrivò il suo turno, così lasciò il bancone, dove era seduta con John, e si avvicinò al palco mentre la folla impazzita del locale non la smetteva di osannare Edward, che era decisamente raggiante. Lui le passò di fianco, la guardò e per un momento a Elisabeth sembrò che il mondo si fosse fermato, per un infinito nanosecondo si perse in quei maledettissimi occhi verde smeraldo... poi lui la sorpassò e tutto tornò normale. Ora concentrati Ellie... concentrati e canta! Canta e basta! E salì sul palco proprio mentre il ragazzo che la aveva accolta all'inizio annunciava: - ecco a voi Elisabeth Cavendish! Una giovane e presto magnifica stella che non dimenticherete! - poi la guardò e le disse sotto voce - il palco è tutto tuo ragazza! In bocca al lupo! -
Ellie si avvicinò al microfono, lo prese in mano e aspettò che la base partisse... le note la invasero e travolsero come onde marine, si sentì inebriare da una forza nuova, il sangue scorreva più veloce nelle vene, il cuore batteva più forte... chiuse gli occhi e iniziò a cantare: sentì la sua voce farsi sempre più chiara e limpida, sempre più un tutt'uno con la musica, che oramai aveva preso il sopravvento! Non poteva fermarsi e la gioia che provava era indescrivibile: si sentiva viva e nulla contava al mondo, nulla, se non quel momento: quei tre minuti e cinquantacinque secondi che durava la canzone... tutto era perfetto, quello stato mentale e corporeo che provava cantando era il suo personale paradiso e avrebbe voluto farlo durare in eterno, ma, si sa, tutte le cose belle prima o poi finiscono. Quando Elisabeth riaprì gli occhi vide che tutti erano in piedi e applaudivano, scorse John che stava alzando un bicchiere colmo di chissà quale bevanda alcolica in suo onore; alla fine prese un bel respiro: ce la aveva fatta! Ed era stato magnifico, meglio di ogni altra volta, se lo sentiva! Era così tanto frastornata che quasi non si accorse del presentatore che era tornato sul palco per annunciare un nuovo artista - brava, bravissima! Complimenti ragazza! - le disse e poi prese il microfono e annunciò: - un bell'applauso a Elisabeth Cavendish signori e signore! Se lo merita! Ma ora passiamo ad un nuovo cantante... - Ellie non fece caso al resto del discorso, aveva voglia di fare un brindisi e così si fece largo tra la folla per raggiungere John, anche se aveva visto che lui si era già portato avanti. Quando lo raggiunse riconobbe di spalle Edward, che stava parlando con lui e reggeva nella mano destra un bicchiere colmo di alcol - hey! Ecco la mia cantante preferita! - esclamò John vedendola arrivare e facendo voltare Edward che le lanciò un occhiata fugace da dietro il drink che si era appena portato alle labbra - sei stata magnifica - le disse non appena ebbe finito di bere - grazie...- sussurrò Elisabeth e abbassò lo sguardo, leggermente in imbarazzo al ricordo del bacio che le aveva dato poche sere prima. - Brindiamo? - chiese John e ordinò da bere anche per lei - all'amicizia e a due cantanti straordinari! Salute! - disse poi, quando tutti ebbero il bicchiere in mano - salute! - fecero eco Edward ed Ellie, anche se la ragazza non riusciva a essere totalmente sciolta e leggera come avrebbe voluto: il ragazzo dai magnetici occhi verdi la metteva a disagio... smettila! Si impose Elisabeth, sperando bastasse a farla sentire un po' meno rigida è stato solo un bacio, uno stupido bacio! Tu stai con Peter. Lui è solo un amico di John... "amico"... bha... pensò, poi accennò ad un sorriso l'alcol forse mi aiuterà... e offrì un altro giro per tutti. Bevvero molto, ma John, che aveva bevuto più di tutti, non si reggeva in piedi e così Edward e Elisabeth furono costretti a sorreggerlo: uno a sinistra e l'altra a destra, ognuno dei due giovani aveva un braccio dell'amico sbronzo (e che ormai parlava a singhiozzi) attorno al collo e sulla spalla. Si diressero come un unico corpo barcollante alla fermata del pullman; quando arrivò, fortunatamente pochi minuti dopo, salirono e in qualche modo riuscirono a far sedere John, che non la smetteva di parlare di quanto New York gli piacesse la notte, tutta illuminata come un albero di natale! Scesero alla fermata di Ellie, aveva deciso che l'amico avrebbe dormito da lei per quella sera; Edward la aiutò a portare John nell'appartamento e a "buttarlo" sul divano, poi Elisabeth lo accompagnò alla porta - Grazie - disse sorridendo lievemente - non c'è di che...- ricambiò il ragazzo, ma non accennò ad andarsene - senti... - Ellie lo guardò, non sapeva cosa aspettarsi in quel momento - tu mi piaci. Molto - disse senza fare troppi giri di parole - Edward... - - lo so. So che stai con quel tale... - - Peter - suggerì Elisabeth - si, Peter. So che stai con lui e credimi... mi dispiace averti messa in difficoltà, ma... non sono uno che si arrende, né tanto meno che riesce a tenere per se i propri sentimenti. Mi piaci e dovevo fartelo sapere - confessò il ragazzo, che era ancora difronte a lei, sulla soglia della porta e la fissava intensamente tenendola incatenata al suo magnetico sguardo. Ellie non sapeva cosa dire, non riusciva a replicare, a dire qualsiasi cosa: si era persa nei meandri verdi delle iridi di Edward, che fece un passo verso di lei, facendola irrigidire, e le lasciò un bacio sulla guancia - buona notte Elisabeth - le disse e se ne andò, lasciandola da sola e imbambolata sulla porta della sua stessa abitazione. - Buona notte...- sussurrò Ellie al buio davanti a lei, ancora frastornata dalla serata, dall'alcol, da quella confessione e da quei magneti verdi che le avevano fatto uno strano e potente incantesimo, ne era certa. Rimase lì, tra il buio fuori e la luce dentro la casa, immobile, in uno stato che non riusciva a descrivere; alla fine fece un passo indietro, per poter chiudere la porta, si assicurò che John stesse bene, lo coprì con una coperta leggera e poi andò a dormire: ne aveva bisogno. Assolutamente bisogno. Sperò di riuscire ad addormentarsi subito per non pensare più a nulla, per riposarsi e spegnere per qualche ora ogni tipo di pensiero. Andò verso camera sua, si mise il pigiama e si infilò nel letto; stava per crollare sopraffatta dal sonno e dalla stanchezza quando il cellulare, che aveva poggiato sul comodino, vibrò: Peter le aveva appena mandato un messaggio.
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