CAPITOLO VII
-Peter? - Ellie lo guardò sorpresa - credevo... - - mi dispiace. Sono stato... impulsivo. Perdonami - disse lui avvicinandosi - non accadrà più - aggiunse poi mentre faceva un altro passo verso Elisabeth; lei continuò a fissarlo, ma poi si decise a parlare - è normale litigare in una coppia, non credi? - questa volta fu lei ad avvicinarsi e nonostante le luci basse del locale poteva vederlo chiaramente in faccia. Ellie lo scrutò come non aveva mai fatto, percorse i suoi lineamenti affilati, le sue labbra sottili e i suoi occhi grigio-azzurri; poté percepire chiaramente lo sforzo che gli era costato venire lì a chiederle scusa. C'è sempre una luce strana nei suoi occhi... pensò, ma poi decise che non voleva farci caso - andiamo - disse semplicemente, senza smettere di guardarlo - qui stanno chiudendo - Peter non disse nulla, annuì e basta; Elisabeth si voltò verso il collega e lo salutò, poi cercò con lo sguardo Edward, ma non c'era... era come sparito. Deve essersene andato quando ha visto Peter pensò Ellie ero talmente presa dalla situazione che non mi sono nemmeno accorta che se ne era andato...
Fuori faceva freddo, era tardi, tutto era buio e non si vedeva quasi nulla nonostante i lampioni fossero ben funzionanti. - Senti... - disse Ellie - so che ho perso una grande opportunità ieri sera, me ne rendo benissimo conto, ma... ho tentato... tante e tante volte... il canto è la mia passione ma... - - ma cosa? Cosa Elisabeth? Cosa ti frena? - domandò Peter, si era fermato bruscamente e la guardava fisso negli occhi - cosa? Sei bella, sei brava... - Ellie abbassò lo sguardo - non è così facile... - -raccontami - le disse lui, la sua voce era inaspettatamente dolce - ok... - acconsentì la ragazza e incominciò a raccontare
Sette anni prima...
Non sapeva con quale forza (e con quale coraggio) aveva lasciato casa sua e la sua famiglia per trasferirsi a New York City: "la grande mela". Aveva solo diciotto anni, l'high school era appena terminata e bhe... sarebbe dovuta andare al college il prossimo anno scolastico... ma il canto era l'unica cosa che le importava veramente e sentiva che NYC era il posto giusto per tramutare questa sua bruciante necessità di far sentire la propria voce in realtà. La sua era stata una scelta decisamente azzardata e da pazzi, lo sapeva benissimo, ma non poteva fare altro e poi non sarebbe stata sola; una sua vecchia amica di infanzia si era trasferita nella "grande mela" all'età di tredici anni (a causa del lavoro del padre) ma si erano tenute sempre in contatto e quando le aveva chiesto se poteva stare da lei, Scarlett (questo è il suo nome) le aveva detto di si, a patto che la aiutasse con l'affitto e le spese per il cibo. Elisabeth aveva immediatamente accettato e non appena ne aveva avuto la possibilità era partita. Una volta arrivata a New York il cuore le si era riempito di gioia, non poteva crederci! Una nuova avventura stava per cominciare, ne era certa, ed era emozionatissima all'idea. Scarlett era più grande di un anno, studiava storia dell'arte al "institute of fine art" della NYU (New York University) era sempre stata una secchiona e si meritava di studiare in un così bel posto; inoltre era stata proprio lei a trovarle un lavoro ed era addirittura in un bar non troppo lontano dal loro appartamento, il nome era "Dave's" ed era davvero carino, ispirato agli anni venti che lei, personalmente, adorava. Passarono i primi mesi, cantò in qualche locale e Scarlett alla fine, dopo averla esasperata per settimane, la convinse a fare domanda alla Juilliard. - Sei bravissima, non possono non prenderti! - le aveva detto, così ci aveva provato e... diamine! Non la avevano presa...Ellie si sentì malissimo... Scarlett cercò di consolarla, ma per quanto ci provasse non ci riuscì. Smise di cantare e per circa un anno non fece altro che lavorare al Dave's senza esibirsi in alcun locale, fino a che, al compleanno dell'amica, non poté tirarsi indietro quando lei le chiese di cantarle la sua canzone preferita. Lo fece e fu la cosa migliore della serata, capì quanto era stata stupida a lasciarsi abbattere da quel primo fallimento, quella volta alla Juilliard, così da quella sera riprese a esibirsi e a cantare. Passò un altro anno e poi un altro ancora e le giornate si susseguivano sempre simili: andava a lavorare al Dave's, ogni tanto si esibiva... per un po' frequentò addirittura una scuola serale, ma poi dovette abbandonare: i soldi non erano abbastanza; si trovò un secondo lavoro come babysitter e per qualche mese si improvvisò anche insegnante di canto e chitarra, che suonava da quando era piccola. Andò avanti così, con Scarlett a sostenerla sempre e in ogni momento fino a che non terminò gli studi e si trasferì a Chicago: inaspettatamente le avevano offerto un posto al MCA, ovvero "Museum of Contemporary Art". Separarsi fu per entrambe difficilissimo, ma promisero di tenersi in contatto e questo bastava: un'amicizia come la loro non poteva essere spezzata dalla distanza: era troppo grande, profonda e speciale. Elisabeth dovette trovarsi un'altra coinquilina con cui dividere l'affitto; alla fine ne scovò un paio, Dana e Julia, che però rimasero con lei solo per pochi mesi... alla fine si ritrovò in quel piccolo appartamento da sola e doveva ammettere che non era poi così male. Passò altro tempo e i giorni si susseguivano irrimediabilmente monotoni: sembrava non dover cambiare nulla... certo continuava a cantare, non perdeva mai l'occasione di farlo, aveva anche scritto qualche canzone... ma non ne aveva mai cantata nessuna. Il tempo sembrava essersi irrimediabilmente cristallizzato, tutto sembrava sospeso in una sorta di immutabile realtà sulla quale Ellie non aveva alcun potere. Come niente erano già passati sette anni e lei, ormai venticinquenne, non aveva combinato apparentemente nulla: faceva ancora la barista al Dave's e ogni tanto cantava in qualche locale. Niente di più. Niente di meno. Poi era arrivato Peter Grant, che le aveva messo su un piatto d'argento l'opportunità della vita e lei era stata in grado di lasciarsela sfuggire... era un irrimediabile disastro di ragazza, un irrimediabile e complicato disastro...
-Non sei un disastro - le disse Peter non appena lei finì di raccontare - hai avuto coraggio, hai inseguito i tuoi sogni e...si... forse sei stata un po' sfortunata, ma ti prometto che presto cambierà tutto - - come fai a dirlo? Come puoi essere così... positivo? - chiese Elisabeth guardandolo, era grata che lui le avesse detto quelle cose, ma non riusciva proprio a credergli - credimi. Credimi e basta - le rispose e poi guardandola intensamente negli occhi le domandò - ti fidi di me? - Ellie ricambiò lo sguardo, senza abbassare gli occhi e con tutta la forza che aveva annuì dicendo che sì, si fidava di lui.
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