CAPITOLO VI


Lo guardò immergersi nella luce soffusa del palco, prendere in mano il microfono come se stesse prendendo per mano un vecchio amico, dolcemente eppure in modo saldo e poi lo vide aprire bocca e lo sentì cantare, lo sentì cavalcare le note musicali con sorprendente naturalezza; la sua voce era straordinaria, era bella, bella in un modo che non sapeva descrivere. Edward era totalmente immerso nella musica, esistevano solo lui e le note, nient'altro... poteva vederlo chiaramente, poteva sentirlo. Elisabeth sentiva la musica in quel momento, sentiva la musica a cui lui stava dando vita. Letteralmente. Improvvisamente le mancò il fiato... come avrebbe potuto fare di meglio? Si sentì all'istante a disagio, l'aria incominciò a mancarle nei polmoni, la testa le girava e il locale sembrò all'improvviso più piccolo, soffocante, opprimente. Aveva bisogno di aria. Provò a fare qualche passo in avanti, voleva uscire ma si accorse di non riuscire più a vedere la porta, senza alcun preavviso sentì le gambe cederle. Cadde. Le sembrò che qualcuno le si avvicinasse per aiutarla a rimettersi in piedi. – Hey! Ellie! – riconobbe la voce di John, sembrava preoccupato – per favore, di qualcosa... così mi fai spaventare -  avrebbe voluto rassicurarlo, ma proprio non riusciva ad aprir bocca – fatti da parte! – questa era la voce di Peter – Elisabeth... Elisabeth! – chestrano pensò sembraquasiarrabbiato – Ellie, tesoro... - questa volta il suo tono le parve più dolce – ci... sono... - riuscì a dire Ellie, la testa in realtà le girava ancora – ti porto a casa – disse Peter con una voce tale da far capire a tutti che non ammetteva repliche; prima di andare via la aiutò a mettersi la giacca poi la prese sotto braccio, quindi uscirono. L'aria fresca la investì e per un momento si sentì meglio, ma nonostante ciò non proferì parola e nemmeno Grant lo fece, non parlò per tutto il tragitto e quando la aiutò a mettersi a letto la guardò appena. Elisabeth non riusciva a capire il suo strano comportamento, sembrava arrabbiato anziché preoccupato, così, prima che lui uscisse trovò la forza per chiedergli una spiegazione di quel suo, si sarebbe potuto dire, innaturale comportamento. – Nulla, nulla – rispose Peter e si chiuse la porta alle spalle.


La mattina si sentiva ancora un po' frastornata. Ma cosa mi è successo? Si chiese e all'improvviso ricordò la voce di Edward Burke e ancor di più quegli occhi verdi così magnetici... sentì il campanello suonare e ringraziò quello strimpellio per il solo fatto di averla riportata alla realtà – chi è? -  chiese, la sua voce era assonata – John – rispose una voce famigliare – allora mi fai entrare? – Ellie sorrise fra se e se, era contenta di sentirlo, poi gli aprì: era un amico, non lo avrebbe lasciato fuori. – Allora, stai meglio? – le chiese non appena entrò, sembrava sinceramente interessato e anche un po' preoccupato – si... credo – rispose Elisabeth – vuoi qualcosa? – gli chiese – io mi sono appena svegliata, non ho ancora fatto colazione... - disse avvicinandosi al frigo – nemmeno io. Qualsiasi cosa andrà bene – anche se Elisabeth non lo vedeva, dato che gli dava le spalle per frugare nel frigorifero, le sembrò che John fosse un po' più tranquillo, quasi sollevato – la solita fogna mangia tutto – lo prese in giro Ellie mentre gli metteva davanti al naso quello che aveva trovato. John rise e i due incominciarono a mangiare, poi il ragazzo accennò ai fatti della sera prima – allora – esordì – mi vuoi dire cosa ti è successo? Ci siamo preoccupati... - la ragazza lo guardò, non sapeva cosa dire perché di fatto nemmeno lei aveva capito quello che era accaduto – io... non lo so. È successo e basta – rispose, John sembrò perplesso – bhe, l'importante è che ora ti senti meglio – disse mentre finiva di mangiare; Elisabeth notò che sembrava volerle dire qualcos'altro, ma era come se non ci riuscisse – che c'è? – gli chiese – devi chiedermi altro? Guarda che sto bene... - - no... bhe... - - allora? – lo spronò lei – lo sai – disse John guardandola negli occhi in modo serio – quel Grant proprio non lo digerisco e ieri... - - ieri cosa? – lo interruppe Ellie cercando di non apparire irritata a quella affermazione, sapeva dove stava andando a parare – ieri ti avrà anche riportata a casa, ma non ti ha trattata bene. Forse non te ne sei accorta... - - senti non ho voglia di parlarne... poi litighiamo e non voglio che succeda. Ok? – Elisabeth fermò l'amico, non voleva discutere, ci teneva a lui e poi... bhe, doveva ammettere che anche se era stata male la sera prima, aveva notato qualcosa di stano in Peter, ma non poteva esserne sicura, tutti i suoi sensi erano come alterati... avrebbe anche potuto sbagliarsi. – e va bene – annuì John – ma quel tipo non mi piace – disse e poi la salutò – magari passo al Dave's più tardi. Vedi di non svenire mentre non ci sono! - -signor si signore! – esclamò Ellie mentre mimava il saluto militare e accompagnava l'amico alla porta.



***


Erano le sette di sera ed Elisabeth era come sempre al bancone; poco prima era passato John a trovarla, come aveva promesso, ma a quell'ora c'era una sola persona che si aspettava di vedere: Peter Grant. Non appena arrivò lo salutò –allora ti faccio il solito? – gli chiese sorridendo, ma lui non ricambiò – c'è qualcosa che non va? – Peter la guardò, aveva un'aria strana, scocciata – va tutto bene – le disse, ma la sua voce tradiva irritabilità – sicuro? – Ellie non era convinta – ho detto che va tutto bene – ribadì lui secco – non è vero... posso sentirlo dal tono della tua voce... mi dici cosa non va? - - non qui Elisabeth! – esclamò lui facendo voltare un paio di persone – non qui...- ripeté poi più piano – ci vediamo più tardi, ok? – disse e poi uscì, senza aspettare che Ellie gli desse una risposta.


A fine turno lo raggiunse in un bar dove non erano mai stati prima, era diverso da tutti i precedenti dove si erano incontrati, avrebbe osato dire anonimo... non era decisamente il tipo di locale dove la avrebbe portata in circostanze normali. Non appena lo vide, era seduto ad un tavolino un po' in ombra, gli si avvicinò e si sedette di fronte a lui. – Allora? – chiese Elisabeth, poi vedendo che non otteneva risposta aggiunse – neanche mi guardi? – Peter alzò gli occhi verso di lei – sei arrivata – constatò; Ellie continuò a guardarlo, voleva che lui le dicesse qualcosa, ma quello che ottenne fu una domanda  – mi dici cosa ti è preso ieri sera? – le chiese infatti Grant con un tono di voce vicino all'arrabbiatura – cosa? Ieri sera? Non lo so... - rispose lei – come puoi non saperlo!- esclamò lui, era davvero arrabbiato – Peter... - disse Elisabeth spaventata – dovresti calmarti - - hai idea dell'opportunità che noi... che tu... hai perso? - - cosa?- Ellie lo guardò sorpresa – è per questo? È per questo che ti comporti così? – si sentiva strana, tradita, non riusciva a decifrare i sentimenti che provava in quel momento, ma di certo si sentiva delusa – non parli più? – domandò Elisabeth vedendo che Peter non le rispondeva – allora?! – ora era lei ad essere arrabbiata – dovresti essere preoccupato per me, non per l'opportunità che ho perso! Ma chi sei tu? Il mio manager? Credevo di avere un ragazzo... non un agente - - e ce l'hai! – disse Peter – e allora perché ti comporti così? – lui non le rispose – non fai altro che stare zitto! Parlami... ti prego dimmi qualcosa... - Peter la guardò, ma l'unica cosa che gli uscì dalla bocca fu un misero " ora ti riporto a casa" – no – disse Ellie – se tu vuoi tornare a casa va pure. Io ho bisogno di stare in un posto che conosco, con gente che conosco... se cambi idea mi trovi al Dave's –



-Hey!- la salutò il collega mentre la vide avvicinarsi al bancone – ciao! – ricambiò Elisabeth – non eri uscita con Grant? – le chiese il ragazzo – si, ma... bhe, non è importante – rispose lei evasivamente, non le andava di parlarne – ok – disse il collega, poi le propose di cantare il pezzo che avrebbe dovuto presentare la sera prima – cosa?! – Ellie rimase visibilmente sorpresa da quella inaspettata domanda – si, perché no? Il locale è mezzo vuoto, stiamo chiudendo, non ti sentirà nessuno... – cercò di convincerla lui – io... non so... proprio quella canzone? – chiese Elisabeth – anche un'altra se vuoi... dai, ti prego – disse il collega speranzoso, con una voce alla quale non si poteva dire di no - e va bene – acconsentì Ellie e incominciò a cantare una canzone che sapeva avrebbe apprezzato. Era tutta presa dal canto quando qualcuno si unì a lei e presa alla sprovvista si bloccò – continua – le disse una voce familiare – stavi andando benissimo – Elisabeth si voltò e vide Edward – che ci fai qui? – gli chiese senza pensarci, era sorpresa di vederlo – ho saputo che sei stata male, sono passato sperando di trovarti... - gli rispose lui sorridente, forse un po' imbarazzato, guardandola con quei dannati occhi verde smeraldo sempre e costantemente luccicanti – oh... grazie... bhe, mi hai trovata! - -già... senti ti va... - tentò di dire Edward, ma venne interrotto da Peter che entrando nel locale disse rivolto a Ellie – potrai mai perdonarmi? –




Spazio autrice:


prima di tutto grazie a tutti coloro che stanno leggendo la storia (attualmente siamo arrivati a 113 visualizzazioni e so bene che in confronto ad altre storie è molto poco, ma per me è tantissimo!) e mi scuso se è passato (e forse passerà) tanto tempo dall'ultimo aggiornamento ma in università è iniziata la sessione estiva e ho moltissimo da studiare!


Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate della storia, chi sono i vostri personaggi preferiti... cosa ne pensate di Elisabeth? E di Peter?


Fate sentire le vostre voci se ne avete voglia! Detto questo buon proseguimento di giornata a tutti!


 


Ps: mi scuso per eventuali errori!  


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