CAPITOLO IX


-Ecco a te... - disse Elisabeth porgendo il drink ad Edward, senza riuscire a staccare gli occhi dal suo viso – grazie – rispose il ragazzo, che non aveva smesso di sorridere da quando era entrato nel locale – quindi stai con Peter Grant... - aggiunse poi prendendo un sorso dal bicchiere – già, lo conosci? – chiese Ellie inclinando un po' la testa di lato, quella era l'ultima domanda che si aspettava – no... bhe, non di persona. Sai, l'ho visto quella sera, qui al Dave's, e poi John... - tentò di dire il ragazzo, ma fu interrotto da Elisabeth che sorpresa esclamò:  - conosci John?! – e pochi secondi dopo aggiunse nella sua testa chi altro conosce? – ah...ehm... si, bhe, no... insomma... - Ellie lo guardò in attesa di una risposta – diciamo che la sera in cui ho cantato qui e tu...bhe, lo sai no? Tu sei stata male e io ho chiesto di te e... - disse tutto d'un fiato Edward, ma Ellie concluse la frase al posto suo - e lui ti ha spiegato cos'era successo – lui sembrò stranamente in difficoltà – già, poi ci siamo messi a parlare e mi ha raccontato di Grant... - - non so cosa John ti abbia detto, ma Peter non è come lui lo descrive – disse Elisabeth risoluta, notando che il sorriso dal viso di Edward era scomparso, sembrava in imbarazzo, decisamente molto in imbarazzo così Ellie cercò di cambiare argomento, e la cosa per un po' sembrò funzionare, ma poi lui tornò serio – sai, John è un bravo ragazzo – disse Edward guardandola – si...lo so, è un mio amico – Ellie lo guardò con aria strana ma che gli prende? Pensò – scusa... - sussurrò il ragazzo – ma di cosa? – lei continuò a guardarlo perplessa, senza capire – per questo – disse Edward, poi le si avvicinò sorpassando il bancone con metà del suo corpo, appoggiò la mano destra al legno freddo per reggersi, contraendo visibilmente i muscoli delle braccia e con l'altra mano attirò dolcemente a se il viso di Elisabeth, lasciandole sulle labbra un lieve bacio – scusa... - le mormorò all'orecchio prima di ritornare a suo posto e subito dopo andarsene. Edward Burke l'aveva baciata. Edward Burke l'aveva baciata e le aveva chiesto scusa. Scusa. Ma che diamine sta succedendo? Si chiese Ellie mentre ancora a bocca aperta fissava la porta d'ingesso del Dave's, dalla quale ormai il ragazzo dai magnetici occhi verde smeraldo, il sorriso fantastico e la voce magnifica si era letteralmente volatilizzato. Dopo qualche minuto il suo capo la chiamò: poteva andare a casa.


Quando uscì il vento freddo le diede un po'più di consapevolezza e pensò che avrebbe immediatamente dovuto chiamare Scarlett; si, lei doveva chiamare la sua migliore amica e raccontarle tutto, sfogarsi... di certo la avrebbe capita. Compose il numero, attese...



S: Ellie?


E: si, ehm... scusa l'ora


S: è successo qualcosa?


E: no... cioè si...


S: quindi?


Pausa di silenzio


S: Ellie? Ellie va tutto bene?


E: si... scusa è che...


S: che?


E: ricordi che ti ho mandato un messaggio dicendoti che Peter sarebbe partito?


S: il misterioso uomo-delle-rose? (risata) si, lo ricordo. È per questo che mi hai chiamata? Su dai, sputa il rospo, ti conosco bene...


E: già... e ricordi il cantante di cui ti ho parlato?


S: "occhi belli"? Certo che lo ricordo! Non dimentico nulla di quello che mi dici... allora?


E: mi ha baciata


S: cosa?! Volevo dire... oh... ti ha baciata? E perché?


E: non lo so...


S: scommetto che io sono l'unica a saperlo


E: certo che si! Ti ho chiamata subito...


S: ok, ok... dai, infondo è stato solo un bacio, no?


E: già... si, solo un bacio


S: non c'è niente di male. Dai, dormici su e se domani hai ancora bisogno di parlarne chiamami. Notte.


E: notte...



Elisabeth chiuse la chiamata. Perché ci era rimasta così male? Era solo un bacio, proprio come aveva detto Scarlett al telefono. Solo un bacio. Un inaspettato, incantevole bacio... non riusciva a togliersi quel viso bellissimo dalla faccia, non riusciva a dimenticare quel tocco gentile, quei dannati occhi... poi arrivò il pullman, i suoi pensieri si interruppero e non fu mai più grata, se non in quel preciso momento, del suo puntuale arrivo. Si sedette in uno dei tanti posti vuoti e incominciò a guardare fuori dal finestrino, cercò di non pensare a quello che era successo concentrandosi sulle insegne luminose che vedeva scorrerle davanti agli occhi, una diceva "William & Rose's", era l'insegna di un bar... William... proprio come l'amico di Peter. Improvvisamente si ricordò del suo spiccato accento inglese, aveva perfino riso pensando che Scarlett lo avrebbe apprezzato; accento inglese... qualcosa non quadra pensò Elisabeth il suo accento era chiaramente "british"... questo significa... ma se è amico di Peter dall'età di tre anni... eppure... no, non è possibile... lui ha l'accento di qui, di New York! Se William è inglese anche Peter deve esserlo... altrimenti come possono dire di essere amici da così tanto tempo? Magari Peter si è trasferito e ha perso il suo accento... si, deve essere così... ma perché non me lo ha detto? E perché William è qui? È chiaro che lui l'accento non lo ha perso...deve essere venuto qui temporaneamente...da quanto tempo è a New York? Sto diventando paranoica! Dovrei bere una camomilla appena arrivo a casa... si, sarebbe meglio... ma devo sapere! Devo chiamare William, e farmi dire tutto! Voglio sapere perché lui è qui, perché Peter non mi dice mai nulla e... non lo so... forse dovrei solo dormire, schiarirmi le idee e domani mattina... bhe, domani appena sveglia penserò a cosa fare...  il pullman arrivò alla sua fermata dopo minuti che le sembrarono ore, leggermente frastornata scese e camminò verso il suo appartamento, sperando che una volta nel suo letto sarebbe riuscita a chiudere occhio.



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