CAPITOLO IV
-Allora, come te la passi a Chicago? – chiese Ellie all'amica mentre le versava dell'acqua in un bicchierino di plastica – bene. È una città vivace. – le rispose Scarlett mentre si guardava in giro – questo appartamento non è cambiato per niente – disse, poi si soffermò su un quadro – l'hai tenuto! Non ci credo! - -certo! È tuo, mi ricorda che prima vivevi qui anche tu e che lasciavi la tua tempera e i tuoi pennelli dappertutto! – esclamò Elisabeth. Le due amiche si guardarono, era tanto che non si vedevano ma non era cambiato nulla tra di loro! Era come se dall'ultima volta che si erano sentite fossero passate poche ore. – anche tu lasciavi i tuoi spartiti in giro! – replicò Scarlett ed entrambe scoppiarono a ridere al ricordo dei bei giorni condivisi in quel monolocale – che ne dici di uscire? – propose Ellie – solito posto? - - certo – annuì l'amica ed entrambe si misero a rovistare nell'armadio per cercare qualcosa di carino da mettersi. Due ore dopo erano pronte per uscire.
Una volta arrivate al loro "locale storico" (testimone di svariate sbronze, danze sfrenate e flirt) si sedettero a un tavolino, ordinarono da bere e incominciarono a parlare del più e del meno, fino a che Elisabeth non menzionò il mazzo di rose rosse che le erano state recapitate al lavoro. – Sul serio?!- esclamò Scarlett sorpresa – si! - - deve essere uno all'antica – commentò l'amica – o solo un gran romanticone! – disse Ellie e scoppiò a ridere – sai chi è? – le domandò mentre prendeva un sorso dal bicchiere – no... - - è anche misterioso – questa volta fu Scarlett a ridere, l'alcol incominciava a farsi sentire – già – annuì Elisabeth – le ho contate sai? Sono sette, esattamente sette rose rosse. Chissà se ha un qualche significato... - - non pensarci! Questa sera dobbiamo solo divertirci! – e detto questo le due amiche fecero tintinnare i bicchieri.
-Peter! – esclamò qualcuno alle sue spalle, la voce apparteneva a qualcuno che conosceva fin troppo bene – William, che ci fai qui? – chiese al vecchio amico d'infanzia voltandosi verso di lui – potrei farti la stessa domanda. Non dovresti essere in Europa? - - ci vado il mese prossimo. Tu dovresti essere a L. A... - - è così che accogli il tuo vecchio migliore amico? Che c'è? Gli affari vanno male? – lo rimproverò scherzosamente William –no, no... - - c'è una donna di mezzo. Ho ragione? – chiese l'amico – quando mai hai torto? – disse Peter poi guardò Will e gli chiese se gli andava un giro di shot – sai che non dico mai di no... - rispose lui e iniziarono a bere. Dopo qualche giro Peter incominciò a raccontare al vecchio amico di Elisabeth, non fece altro che parlare di lei per il resto della serata. – E così le hai mandato un mazzo di rose rosse... ma non lo hai firmato! Ma bravo! – commentò William, poi gli tirò una sonora pacca sulla spalla - ti aspetti che lei capisca? – aggiunse buttando giù un altro bicchierino - capirà... capirà amico mio –
La mattina le girava la testa – diamine... non avrei dovuto bere così tanto... - poi guardò distrattamente il divano Scarlett sta ancora dormendo... beata lei! Pensò e andò verso il frigorifero sperando di trovarvi qualcosa per fare colazione fortunatamente oggi ho il turno pomeridiano! Si disse, poi il campanello suonò, interrompendo i suoi pensieri – chi è? – chiese con la voce ancora impastata di sonno – devo consegnare dei fiori a Elisabeth Cavendish... può venire giù per favore? – disse la voce dall'altro capo del citofono fiori? Per me? Ancora?! E anche se aveva indosso il pigiama non si cambiò, e andò giù a prenderli – grazie – disse al facchino non appena lo raggiunse, poi tornò nel suo appartamento. Quando rientrò trovo Scarlett seduta al tavolo intenta a bere del latte, finalmente si era svegliata, anche se aveva ancora l'aria assonata – dove sei andata? – le chiese sbadigliando – a prendere queste – rispose Ellie e le mostrò le rose. L'amica la guardò con un'aria strana – fiori? – domandò – si... ancora - - credi sia sempre lo stesso tipo? - - non lo so... - disse Elisabeth, non sapeva se essere felice o perplessa, forse in quel momento era entrambe le cose – c'è scritto da parte di chi sono? – domandò Scarlett curiosa, Ellie notò che c'era un biglietto, nessuna firma, solo due righe:
Alla mia stella preferita,
A una ragazza fantastica.
-no, non c'è scritto... - - è proprio un tipo misterioso questo ammiratore segreto, bhe, chiunque egli sia! – disse Scarlett e con un solo sorso finì tutto il latte che le era rimasto da bere – già – annuì Elisabeth e andò a farsi la doccia.
La giornata per Ellie continuò senza intoppi: andò al lavoro e alle sette in punto al bancone si presentò Peter Grant, che come sempre prese "il solito"; nel frattempo Scarlett si fece un giro per New York e andò a trovare vecchi amici che non vedeva da molto tempo.
La mattina dopo Elisabeth accompagnò l'amica all'aeroporto, i suoi giorni liberi erano finiti. – Mi mancherai – disse Scarlett abbracciandola – anche tu – ricambiò Ellie e la strinse forte, non voleva lasciarla andare - tienimi aggiornata sul tuo ammiratore segreto amante delle rose rosse – disse l'amica guardandola e provando ad accennare un sorriso, anche se le veniva da piangere. Elisabeth annuì, poi si separò da Scarlett e le fece promettere che la prossima volta non avrebbe fatto passare mesi e mesi prima di tornare a trovarla – anche tu puoi venire a Chicago. Quando vuoi. Le porte sono sempre aperte. – disse la ragazza e la salutò mentre si avviava al gate.
Mentre tornava a casa Elisabeth pensò a quello che le aveva detto Scarlett: "tienimi aggiornata sul tuo ammiratore segreto amante delle rose rosse" – già – disse a voce alta poi incominciò a pensare: questa mattina ho ricevuto un altro mazzo di rose... bhe, non proprio un mazzo... erano solo cinque. Il primo giorno erano sette, poi sei e oggi cinque... e tutte le volte accompagnate da un bigliettino senza nome che recita "alla mia stella preferita" e poi qualcos'altro, su quello di oggi c'era scritto "a una donna bellissima". Tutto questo è...non so... strano, ma allo stesso tempo mi fa piacere!
I giorni seguenti ricevette altre rose e ogni giorno ce ne era una in meno: da cinque passarono a quattro, da quattro a tre, da tre a due... sempre accompagnate dal medesimo biglietto del quale cambiava solo la parte finale. Quel giorno avrebbe dovuto ricevere una sola rosa rossa, ma la mattina non le recapitarono nulla e nemmeno il pomeriggio al lavoro fino a che, alle sette in punto, non vide Peter Grant entrare nel locale con in mano qualcosa... sembrava proprio... una rosa rossa! È lui? È veramente lui? Pensò Ellie, poi Peter si appoggiò al bancone e le porse il fiore dicendole – alla mia stella preferita, a Elisabeth Cavendish -
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