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» Se inizierò a parlare d’amore e stelle,
lo farò guardandoti negli occhi. «
Minho prese un respiro profondo prendendo posto al fianco del più piccolo, mentre nel tavolo riprendeva quel chiacchiericcio leggero che si era smorzato con il loro arrivo.
«Minho-hyung» attirò la sua attenzione la vocetta dolce e preoccupata di quello che la notte delle stelle cadenti stava beatamente dormendo tra le braccia di Hyunjin.
Il suo viso adorabilmente infantile era deformato in un’espressione triste e piena di rammarico.
Era sporto verso di lui, con il busto allungato sopra il tavolo.
«Sono Seungmin, mi dispiace da morire per venerdì notte, voi eravate lì e io mi sono addormentato – si scusò arrossendo per l’imbarazzo – Changbin-hyung – aggiunse osservando l’altro – Sono veramente mortificato» disse.
Changbin tossicchiò leggermente in imbarazzo biascicando un “No problem”, mentre Minho sorrise intenerito.
«Non preoccuparti Seungmin, se eri stanco hai fatto bene a dormire, ci hanno pensato gli altri a fare le presentazioni anche se non eri cosciente» disse osservando il suo piatto pieno di cibo.
Stranamente gli era tornata la fame.
Seungmin sorrise felice verso il maggiore, per poi voltarsi e tirare un pugno sulla spalla di Hyunjin, che stava pranzando tranquillamente.
«Ahi! - si lamentò il ragazzo facendo cadere le bacchette dentro il piatto - Ma perché mi hai colpito?» chiese massaggiandosi il braccio indolenzito.
Seungmin sbuffò un poco.
«Avresti dovuto svegliarmi!» rispose semplicemente guardando male il maggiore, che continuò a massaggiarsi la spalla.
«Ma Seungminnie, eri così carino mentre dormivi tra le mie braccia» mormorò dolcemente, abbassando un poco lo sguardo per l’imbarazzo.
Il minore parve apprezzare quelle parole, perché si accoccolò addosso a Hyunjin iniziando a massaggiare lui stesso il punto colpito.
Jisung si lasciò scappare una risatina divertita e Minho sentì il proprio cuore battere a mille nella cassa toracica.
Dannato ragazzino, piantala di farmi sentire una scolaretta alla sua prima cotta.
«Non hai fame?» domandò la voce dolce del più piccolo, e quando Minho si voltò verso di lui si ritrovò a pochi centimetri dalle sue labbra. Di nuovo.
Jisung sospirò allontanandosi un poco – arrossendo – ma i suoi grandi occhi scuri pieni di stelle continuarono a guardare i suoi.
Stava guardando proprio lui.
Minho si accorse che stavano tutti mangiando, tranne lui, infatti il suo vassoio era ancora praticamente integro.
Felix gli lanciò uno sguardo minaccioso.
«Mangia Minho, non costringermi ad imboccarti».
«Tranquillo mamma, adesso mangio» rispose facendo un piccolo occhiolino verso Jisung.
«Eccomi qui» trillò la voce felice del piccolo Jeongin, che arrivò saltellando verso il tavolo, prendendo posto tra Chan e BamBam.
Il maggiore lasciò un dolce bacio sulla fronte del più piccolo, che si era accoccolato a lui in cerca di attenzioni, mentre Chan lo osservava infastidito.
«Dove sei stato fino ad adesso?» chiese non appena il minore si voltò verso di lui per le classiche coccole che l’australiano era solito riservargli.
Jeongin sorrise salutando Felix, Minho e Changbin prima di rispondere.
«Ero con un mio amico, siamo rimasti un po' a parlare nel corridoio e non mi sono reso conto dell’ora» rispose tranquillamente lasciando un bacio sulla guancia di Chan per poi iniziare a mangiare come se niente fosse.
➥
Minho osservò il suo piatto ormai vuoto e sorrise soddisfatto.
Era riuscito a superare quel gradino che appariva insormontabile; era riuscito a superare quel pranzo al fianco di quello splendido ragazzo che gli aveva fatto perdere la testa durante la pioggia di stelle.
«Ce l’hai fatta tesoro - mormorò al suo fianco Felix, posando come sempre la testa sulla sua spalla e stringendosi forte al braccio del maggiore – Sono così orgoglioso di te» gli sussurrò all’orecchio accoccolandosi addosso al migliore amico.
Minho annuì godendosi il chiacchiericcio rilassante di una mensa che man mano si svuotava, voltandosi per lasciare un soffice bacio tra i capelli chiari e lisci di Felix.
Come al solito Felix aveva capito.
Loro erano una cosa sola.
«Come siete carini» mormorò Seungmin, anche lui teneramente stretto a Hyunjin, mentre osservava i due migliori amici.
Minho sentì il viso diventare bollente, man mano che il rossore si espandeva sulle guance e sul collo - soprattutto quando Jisung si voltò per guardare la scena.
Non sorrise come gli altri, rimase semplicemente a fissare Felix con sguardo indecifrabile, in silenzio.
➥
Minho non aveva neanche lontanamente idea di come fosse riuscito silenziosamente a fuggire dalla mensa alla fine del pranzo.
Aveva superato brillantemente quella prova, quel pranzo al fianco del ragazzo che quel weekend gli aveva fatto battere il cuore come mai nessun’altro aveva fatto, ma in quel momento aveva bisogno di un po' di tempo per se stesso.
Aveva alcune lezioni nel pomeriggio, ma per fortuna nessuna di quelle era importante al punto da trattenerlo a scuola.
Voleva scappare, allontanarsi da lì e fare i conti con la consapevolezza che stavano man mano diventando un vero e proprio gruppo.
Avrebbe dovuto vedere Jisung ogni giorno, parlare con lui e passarci del tempo; sforzarsi di nascondere strenuamente i propri sentimenti, trattenendosi dal bisogno di posare la bocca su quella del minore.
Chiuse gli occhi e sospirò.
Erano talmente belle quelle labbra, sembravano così soffici e inesperte.
Minho sentì un piacevole fremito attraversargli la spina dorsale mentre si fermava davanti alla sua splendida e lucida moto nera ferma nell’immenso parcheggio dell'Università.
Una piccola vibrazione nella tasca della sua giacca lo riportò alla realtà.
Stai scappando?
Potevi almeno salutarmi…
14:35 ✓✓
Era un messaggio da parte di Felix, che chiaramente l’aveva visto uscire da scuola senza mezzo saluto.
Scusami tesoro, le mie lezioni del pomeriggio sono solo un inutile perdita di tempo, preferisco tornare a casa a studiare.
Ti prometto che mi farò perdonare.
Stasera vieni da me?
Ordiniamo qualcosa di buono e ci guardiamo un film, ti va?
14:35 ✓✓
Inviò il messaggio con un sorriso, sollevando il viso verso il cielo scuro.
Sembrava sul punto di piovere ma a Minho non interessava, pur avendo dei programmi ben diversi da quelli che aveva detto a Felix.
Era un ottimo studente, sempre regolare in tutte le materie, ma in quel momento non aveva intenzione di tornare a casa per studiare.
Aveva assolutamente bisogno di andare in un altro posto.
«Hyung ti prego, non è necessario!» piagnucolò una voce poco lontana, una voce che Minho riconobbe subito.
«Sta’ zitto Jisung, Minho!».
Quest’ultimo si voltò verso le due voci alle sue spalle, vedendo BamBam e Jisung attraversare il parcheggio dell'ateneo per raggiungerlo.
BamBam camminava in testa, con un sorrisone dolce ed entusiasta, mentre stringeva una mano intorno al polso di Jisung per trascinarselo dietro.
Minho sentì il proprio cuore esultare e sussultare.
«Ciao ragazzi» disse non sapendo come comportarsi, posandosi al sellino della propria moto ed incrociando le braccia al petto.
Non lo faceva per attirare l’attenzione di Jisung.
No, assolutamente no.
BamBam si fermò davanti a lui, spingendo Jisung per portarlo al proprio fianco.
«Ti devo chiedere un enorme piacere» disse il maggiore facendo uno di quelli che dovevano essere i suoi sorrisi più affabili.
Minho lasciò scivolare lo sguardo da BamBam a Jisung – soprattutto sul suo sguardo basso e sul suo palese imbarazzo - sentendo il proprio cuore battere impazzito al centro del proprio petto.
Minho annuì, facendo cenno all’altro di continuare.
«Felix mi ha detto che stai tornando a casa e volevo chiederti se potessi dare un passaggio a Jisung, anche lui ha deciso di non seguire le lezioni del pomeriggio – disse posando una mano sulla spalla del minore – Solitamente lo porto io a casa, ma ho veramente una lezione importante e non posso andarmene via prima» snocciolò tranquillamente osservando interessato la moto di Minho.
«Ecco io lo farei volentieri, ma-» provò a rispondere Minho, sentendo il panico attanagliarlo, ma BamBam lo interruppe.
«Oh grazie Minho, sapevo che avresti accettato, sei un vero amico» lo ringraziò il maggiore senza lasciargli modo di proseguire, allontanandosi velocemente per tornare a scuola.
Minho rimase in silenzio, non sapendo esattamente cosa dire.
Era stata un’allucinazione o veramente BamBam, mentre si allontanava, gli aveva fatto un piccolo occhiolino di incoraggiamento?
«Mi dispiace da morire hyung io…» Jisung rimase in silenzio, non sapendo bene come proseguire, e Minho sospirò arrendendosi all’evidenza della situazione.
Doveva portare Jisung a casa.
«Tranquillo non è un problema, solo che in realtà ho mentito a Felix …» mormorò grattandosi il retro del collo in imbarazzo e lasciando la frase in sospeso «Non devo tornare a casa».
Jisung rimase con la bocca spalancata ad osservarlo sbigottito, man mano che le sue guance gonfie si coloravano di un invitante rosso.
«Oh mio dio, portando me a casa dovresti fare un tratto di strada in più, non è così?» domandò scuotendo la testa, sentendosi un vero idiota.
Non capiva perché BamBam l’avesse cacciato in un simile casino.
Non era sicuramente la prima volta che faceva due passi per tornare a casa – certo, non era propriamente vicina, ma meglio che disturbare Minho.
Minho sospirò vedendo il più piccolo in difficoltà.
In un certo senso aveva sicuramente ragione, il luogo che attendeva Minho era dalla parte opposta confronto al centro abitato, ma non gli interessava.
«Mi dispiace hyung… vado a piedi» disse il minore senza lasciargli tempo di ribattere, voltandogli le spalle ed incamminandosi verso il cancello.
Mai. Non gli avrebbe mai permesso di andare a piedi.
La sola idea di portarlo in moto - e di sentire le sue braccia strette intorno alla vita - lo faceva fremere di aspettativa, e mai avrebbe rinunciato all’opportunità si sentirlo così vicino.
Fece una leggera corsetta per raggiungerlo, per poi stringergli una mano sulla spalla e voltarlo verso di sé.
Jisung sollevò un poco il viso arrossato e Minho poté notare i grandi occhi lucidi, probabilmente per l’imbarazzo della situazione.
Se solo quel piccolo avesse potuto sapere ciò che Minho sentiva per lui, e quanto fossero preziosi quei pochi minuti da trascorrere insieme, da soli, non si sarebbe sentito un peso per il maggiore.
«Non serve che vai a piedi, posso portarti a casa, non è un disturbo davvero» sorrise tentando di convincerlo.
Aveva bisogno di convincerlo.
«Ma hyung tu…».
«Jisung dico davvero, mi fa piacere» mormorò stringendo tra la sua mano grande quella delicata del più piccolo, arretrando lentamente e guidandolo verso la moto.
Sorrise al minore, sperando di farlo sentire un po' più a suo agio, per poi aprire il sellino e tirare fuori il secondo casco che solitamente usava solo Felix.
«Quello è di Felix?» domandò Jisung, come a leggergli nella mente, mentre il maggiore gli offriva lo splendido casco nero con visiera scura.
Minho annuì. «Felix ama andare in moto, così di tanto in tanto ci piace fare lunghi tratti insieme; d’estate è veramente uno spettacolo» disse lasciandosi scappare un sorriso dolce.
Amava da impazzire il proprio migliore amico.
Da quando c’era Changbin però quei momenti tra loro erano notevolmente diminuiti; non che questo desse fastidio a Minho – sapeva quando il maggiore rendesse felice Felix – ma ogni tanto sentiva la mancanza di quei momenti passati insieme.
Jisung sorrise a sua volta abbassando lo sguardo ed osservando la splendida moto. «Sai che non sono mai salito su una moto?» domandò mordicchiandosi un labbro e passando delicatamente le dita sul sellino in pelle.
Minho sorrise dolcemente incapace di trattenersi.
Sollevò una mano e passò il pollice sulla guancia gonfia del minore, tracciando una delicata linea immaginaria, in quella che voleva solo essere una innocente coccola.
Jisung sospirò, abbassando il viso imbarazzato.
«Sarà divertente, vedrai» disse solamente Minho, abbassando la mano e aiutando il più piccolo ad infilarsi il casco.
«Che sensazione strana» ridacchiò Jisung con il viso dentro il casco, con solo gli occhi visibili attraverso la visiera alzata.
Minho sorrise abbassando la visiera del minore, per poi infilarsi a sua volta il casco e salire sulla moto.
Aiutò Jisung a salire alle sue spalle, facendo in modo che il minore si tenesse al suo braccio, finché Jisung non fu montato perfettamente sul sellino.
«Sei nervoso?» domandò posando i piedi a terra per tenere in equilibrio il mezzo ed evitare che si sbilanciasse.
Qualcosa gli diceva che il minore si sarebbe spaventato a morte in tal caso.
Jisung rise. «Forse un po', ma sono certo che sarà bello» disse guardandosi intorno.
Minho stava per mettere in moto e lui non sapeva dove reggersi.
«Stringimi» disse Minho con la bocca premuta contro il casco, sentendo le braccia del più piccolo che gli circondavano forte i fianchi, stringendo nei pugni la giacca del maggiore.
Quello probabilmente sarebbe stato il viaggio migliore di Minho.
Mise in moto, sentendo il forte e piacevole rombo del motore che riempiva il parcheggio deserto, per poi partire a velocità moderata.
Solitamente amava la velocità; adorava schizzare via sulla sua splendida moto con Felix che rideva alle sue spalle – ma in quel momento dietro di lui c’era Jisung, e tutto voleva fuorché rovinargli quella splendida nuova esperienza.
«Cazzo, è incredibile» disse il minore con la voce attutita dal casco, facendo sorridere dolcemente Minho, stringendo le mani sulla giacca del maggiore.
Minho era assolutamente in paradiso.
Si lasciò indicare dal minore il percorso per raggiungere casa sua, e quando Minho si parcheggiò davanti a quell’adorabile villetta si sentì morire; Erano arrivati davvero troppo in fretta!
Aiutò lentamente Jisung a smontare dalla moto, tenendolo stretto a sé.
«Sono arrivato» disse semplicemente Jisung sfilandosi il casco e sorridendo dolcemente.
Minho aggrottò le sopracciglia.
Sembrava quasi deluso di dover tornare a casa ed interrompere quel momento con il maggiore.
Dispiaciuto all’idea di non avere altro tempo da trascorrere con lui.
Sei uno stupido, vedi solo quello che vorresti vedere, pensò sentendosi un idiota, ma non riuscendo a trattenersi.
«So che magari avrai di meglio da fare, ma ti piacerebbe venire insieme a me? – domandò sentendo il proprio cuore fermarsi, ormai non poteva tornare indietro e rimangiarsi tutto – Avevo pensato che sarebbe stato rilassante fare una passeggiata sulla spiaggia» mormorò accennando un piccolo sorriso, che il minore non avrebbe potuto vedere visto il casco che ancora ricopriva il viso dell’altro.
Jisung rimase in silenzio – forse sorpreso o forse spaventato – osservando il ragazzo davanti a sé, come a soppesare la proposta che il maggiore gli aveva fatto.
Minho si sentì leggermente a disagio per quel silenzio – probabilmente stava cercando la scusa migliore per rifiutare senza offenderlo – e si sentì ancor più stupido quando Jisung sollevò gli occhi verso il cielo plumbeo, coperto da fitte nubi scure.
Effettivamente non era la giornata ideale per andare a fare una passeggiata in spiaggia.
«Sinceramente, sembra che stia per piovere da un momento all’altro – mormorò Jisung portando gli occhi nei suoi, tramite la visiera, ed accennando un sorriso che a detta di Minho era assolutamente bellissimo – Ma per fortuna sono una persona che ama rischiare» ridacchiò facendo un occhiolino al maggiore ed infilandosi nuovamente il casco sulla testa.
Minho riiniziò a respirare non appena Jisung posò le mani sulle sue spalle larghe per issarsi sul mezzo, per poi stringersi forte a lui – facendo aderire il suo petto alla schiena del maggiore – come se lo facessero da una vita intera.
«Anche a me piace rischiare» disse facendo ridacchiare il minore.
Sentì la piacevole vibrazione della sua risata contro la schiena, e tremò per il piacere di quel suono.
Era proprio perché amava rischiare che si stava spingendo così oltre con il minore, rischiando probabilmente di essere ucciso da Chan e BamBam che – a detta di Felix – erano particolarmente protettivi nei confronti di Jeongin, Seungmin, Felix e Jisung – i più piccoli del gruppo.
Partì nuovamente, stavolta schiacciando leggermente di più il piede sull’acceleratore, e sorridendo non appena Jisung scoppiò leggermente a ridere accarezzando inconsapevolmente la sua pancia.
Doveva concentrarsi su altro, o sarebbe finito fuori strada.
Dopo qualche minuto – notando inoltre che lui e Jisung non vivevano neanche poi così lontani – accostò davanti al prato curato di casa sua.
Jisung scese senza fare domande, togliendosi il casco e guardandosi intorno – con fare curioso.
«Non vado spesso in spiaggia, ma dopo averla vista venerdì notte, sono piuttosto certo che non sia questa» ironizzò guardando l’adorabile viletta tanto simile alla sua.
Minho rise.
«Infatti non lo è, questa è casa mia – disse montando il cavalletto della moto e sfilandosi il casco – Quando sono uscito da casa non avevo ancora deciso di andare in spiaggia, quindi non avevo preso il necessario» disse semplicemente attraversando a grandi falcate il vialetto e facendo cenno al minore di seguirlo.
Jisung gli si accostò lentamente - mentre Minho smanettava con le chiavi di casa – giochicchiando leggermente con il casco che ancora teneva tra le mani. «Pensi sia il caso di farmi entrare? – domandò non appena Minho aprì la porta – In fondo i tuoi non mi hanno mai visto, non sanno neanche chi sono» mormorò in imbarazzo.
Minho si voltò ad osservarlo e si stupì dei più piccoli complessi che il minore riuscisse a porsi.
Si sentiva perennemente sbagliato, a disagio, in difetto – e Minho non poteva accettare che il minore stesse sempre così male.
Neanche io sapevo chi tu fossi fino ad un paio di giorni fa, ma adesso mi sento così legato a te, pensò il maggiore posando nuovamente una mano sul viso del più piccolo, su quella guancia morbida e paffuta che lo faceva sembrare un cucciolo.
Sapeva che – facendolo una volta – sarebbe diventata un’abitudine.
Un bisogno.
«In primis ai miei non interessa con chi esco, hanno sempre apprezzato quando portavo amici a casa, anche se nuovi – mormorò facendo sollevare il viso del minore, in modo che lo guardasse negli occhi – E cosa ancor più importante, io vivo da solo Jisung» sorrise aprendo la porta ed entrando in casa.
Il minore lo seguì con sguardo sbigottito. «Vivi seriamente da solo?» domandò guardandosi intorno.
Minho annuì.
Non aveva sicuramente l’aspetto della casa di un ragazzo universitario, come se la sarebbe immaginata.
Quella era ordinata, palesemente pulitissima, e con il profumo squisito di Minho che aleggiava nell’aria.
«Cazzo, che figo!» disse non credendoci fino in fondo.
Aspettava ancora che il maggiore scoppiasse a ridere e che sbucasse uno dei genitori, magari dalla cucina.
«Si lo è, forza seguimi» disse Minho guidandolo verso le scale che portavano al piano di sopra.
Era una casa piccola ma accogliente, e Jisung si domandò se - nonostante le piccole dimensioni dell'abitazione - si sentisse mai solo in quella casa vuota.
«Scusami – mormorò in imbarazzo Minho aprendo la porta della sua camera – Non ho avuto tempo per rifare il letto» si scusò grattandosi il retro del collo.
Jisung scoppiò a ridere. «Oh bhe, ora ci credo che vivi da solo» disse guardandosi intorno.
Era una grande camera da letto, con le parenti di uno splendido rosso intenso, mentre al centro di essa troneggiava un bellissimo letto matrimoniale dall’aria comoda.
«Ti piace?» domandò Minho leggermente a disagio.
La sua camera era per lui ciò che di più personale avesse al mondo, e vedere il ragazzo per cui si era preso una sbandata camminare tranquillamente là dentro, era per lui quasi destabilizzante.
Chissà cos’avrebbe pensato Jisung se solo avesse saputo quanto Minho si fosse disperato i giorni precedenti pensando a lui, proprio in quella stanza, proprio in quel letto.
Jisung sorrise dolcemente passando le dita leggere sul muro.
«Il rosso è il mio colore preferito hyung, mi piace davvero tanto» disse camminando intorno al letto e guardando ciò che lo circondava.
Tutto in quella stanza descriveva la vita di Minho.
I libri buttati su un lato della scrivania, accanto al pc aperto e quasi certamente in standby; la piccola cornice posata sul comodino dove faceva bella mostra di sé una vecchia foto del maggiore con Felix, piccoli e sorridenti come non mai; due caschi per la moto dai colori vivaci posati su una mensola, come se fossero solo da collezione; tutto là intorno ricordava a Jisung di essere nella stanza del maggiore, circondato da quella che era tutta la sua vita, ricordandogli di non farne parte.
Qualcosa dentro di lui, inconsapevolmente, si ruppe.
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Se ti fa piacere, lascia un cuoricino e un commento, in modo che la storia possa crescere e raggiungere altri STAYs che potrebbero apprezzarla.
Grazie. xx
TheyIdiot
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