S e i
» La stella più bella del cielo è sempre quella che noti alla fine,
nonostante fosse la più vicina. «
La mattina successiva, il risveglio di Minho fu il più rilassante e tranquillo degli ultimi mesi.
Aprire gli occhi e trovarsi davanti il viso tranquillo e addormentato del proprio migliore amico, l’aveva portato a sorridere per la felicità di averlo accanto.
Era passato talmente tanto tempo da non riuscire più a ricordarsi quand’era stata l’ultima volta che avevano dormito insieme.
Aveva sfilato una mano dal copriletto, per poi passare delicatamente il pollice sulla guancia liscia di Felix.
La sua mente era corsa subito a Jisung, che in quel momento era quasi sicuramente ancora profondamente addormentato, avvolto tra le sue coperte calde.
Un piccolo prurito anomalo si concentrò al centro del suo petto, mentre pensava con intensità ad un Jisung dormiente attorcigliato alle lenzuola.
Avrebbe voluto esserci pure lui, nel suo letto.
Doveva frenare quei pensieri, prima che potessero effettivamente prendere il sopravvento.
Osservò Felix che man mano iniziava a muoversi, mugolando per quelle lievi carezze sulla guancia che l’avevano svegliato.
Gli occhi lucidi ed assonnati incontrarono quelli scuri di Minho, e un piccolo e dolce sorriso spuntò sulle sue labbra.
«Buongiorno tesoro» mugugnò con voce ancor più roca e profonda del solito, strisciando pian piano verso il proprio migliore amico e posando il capo contro la sua spalla nuda.
«Buongiorno piccolo - rispose Minho scostando teneramente la frangia di capelli biondi e arruffati di Felix, per poi posare un piccolo bacio contro la sua fronte – Dobbiamo iniziare a prepararci» disse ricevendo un piccolo cenno di assenso, mentre entrambi scavavano dentro di loro in cerca della forza necessaria per abbandonare le coperte calde e profumate.
➥
«Muoviti Minho, siamo in ritardo! – sbottò un’ora dopo Felix, osservando in modo ansioso l’ora sul telefono – Changbin è qua fuori che aspetta, e tu devi passare a prendere Jisung!».
Minho si lasciò scappare un sospiro infastidito, mettendosi lo zaino in spalla e beccandosi un’occhiataccia dal proprio migliore amico.
«Smettila mamma, manca ancora mezz’ora all’apertura dei cancelli – sbuffò fermandosi davanti al piccolo specchio piazzato vicino all’ingresso, finendo di sistemarsi i capelli già perfetti – Non vedo l’esigenza di agitarsi in questo modo» continuò passandosi le dita tra le ciocche scure.
Era veramente nervoso.
Di lì a poco avrebbe incontrato nuovamente Jisung e non aveva la più pallida idea di come comportarsi.
Il primo istinto – una volta posati nuovamente gli occhi sul suo splendido viso paffuto – sarebbe stato probabilmente quello di circondargli il viso con le mani e dargli un bacio.
Dopo ore – finalmente – baciarlo di nuovo.
Ma l’idea che il minore potesse non gradire qual gesto, lo gettava nel panico.
Sentiva su di sé la pressione della “prima mossa” – spettava a lui fare il primo passo – e il terrore di fare qualcosa di sbagliato lo stava facendo innervosire oltre ogni immaginazione.
Felix fece roteare gli occhi al cielo, piazzandosi accanto all’amico ed iniziando a sua volta a sistemarsi le lisce ciocche bionde.
Minho sorrise.
Poteva essere passato anche un anno, ma Felix era – e sarebbe rimasto – sempre e costantemente ansioso all’idea di incontrare il suo ragazzo.
Come se fosse ancora la prima volta.
«Piantala - ridacchiò prendendo le mani del proprio migliore amico tra le sue, racchiudendole in una stretta calda e rassicurante – Stai benissimo Lix, e lui ha occhi solo per te» mormorò accennando un sorriso.
Felix abbassò gli occhi al suolo, arrossendo appena, incapace di trattenere lo splendido sorriso luminoso che gli stava sbocciando sul viso.
Annuì docilmente, puntando gli occhi sul viso del proprio migliore amico.
«Anche tu stai bene, e non essere nervoso – disse tentando di rassicurare Minho, così come aveva fatto con lui – Jisung probabilmente è più nervoso di te» ridacchiò posando le mani sulle spalle dell'amico.
Presero simultaneamente un profondo respiro, sorridendosi a vicenda.
Erano pronti per uscire di casa.
Felix si accostò nuovamente alla porta, aprendola e trovandosi davanti la splendida visione del suo ragazzo che lo aspettava.
Si morse con forza il labbro inferiore.
Era passato già un anno, ma non aveva ancora realizzato – e mai ci sarebbe riuscito - di essere seriamente il ragazzo di Seo Changbin.
Era appoggiato alla sua auto, avvolto come sempre nel suo giubbino in pelle nera accompagnato da quell’espressione da duro che Felix adorava.
Espressione che si sciolse non appena incontrò lo sguardo dolce di Felix.
L’australiano si catapultò tra le braccia del suo ragazzo, venendo subito accolto dall’abbraccio caldo e familiare di Changbin.
Nascose il viso contro la sua spalla, respirando a pieni polmoni il suo profumo, e finalmente poté sentirsi nuovamente a casa.
Minho sorrise guardandoli con la coda dell’occhio, mentre chiudeva a chiave la porta di casa.
«Un anno e siete ancora così maledettamente melensi!» ridacchiò con l’intento di stuzzicarli un po’, ricevendo una risata roca da Changbin e una linguaccia dal proprio migliore amico.
«Fai attenzione hyung – gli rispose Changbin con un piccolo occhiolino – Ora che c’è Jisung, non penso che saremo io e Felix la coppia più melensa».
Minho scosse la testa divertito, sapendo che probabilmente aveva ragione.
«Ci vediamo a lezione hyung» lo salutò Felix, facendo il giro dell’auto e accomodandosi nel posto del passeggero.
Minho si accostò alla sua splendida moto, osservando l’auto scura di Changbin che man mano si allontanava, sentendo il panico crescere al centro del suo petto.
Doveva andare dal suo Jisung.
➥
La sua corsa si interruppe proprio davanti all’adorabile casetta dove viveva Jisung, sentendo il nervosismo iniziare a fargli da padrone.
Accostò al marciapiede, spegnendo la moto e tenendosi in equilibrio sul mezzo, stringendo con forza i pugni intorno al manubrio.
Rimase per un istante a fissare la porta color mogano attraverso la visiera scura del casco, cercando di capire com’era meglio comportarsi.
Suonare al citofono era assolutamente escluso, probabilmente sarebbe svenuto se ad aprire fosse stata la madre - o peggio - il padre.
Si sfilò lentamente il casco posandolo sul manubrio della moto, scendendo con agilità dal mezzo e sistemandosi i capelli con le dita.
Aprì il sellino dove aveva sistemato lo zaino per la scuola – al fianco del casco che avrebbe usato Jisung – e sfilò il telefono dal taschino esterno.
Piccolo, sono fuori da casa tua.
Ti aspetto.
Ma non fece in tempo ad inviarlo.
La porta della casa si aprì, e Minho dovette contenere i brividi che iniziarono a scorrergli lungo il corpo.
Non era sinceramente pronto a quell’ammontare di sensazioni che stavano prendendo il controllo, e si chiese quanto tempo avrebbe impiegato per abituarsi a tutte quelle nuove emozioni.
Jisung si chiuse la porta alle spalle, incamminandosi verso Minho in silenzio, con gli occhi puntati verso le proprie scarpe e le gote arrossate.
Era in imbarazzo, proprio come il maggiore.
«Buongiorno hyung» lo salutò una volta giunto davanti al più grande, accennando un piccolo sorriso dolce e sollevando lo sguardo.
Minho sospirò.
Quegli occhi di cioccolato erano ancora più limpidi e luminosi del giorno precedente.
«Buongiorno piccolo» lo salutò accennando a sua volta un sorriso che voleva essere rassicurante, ma che risultò ancor più timido di quello di Jisung.
Si portò una mano sul retro del collo, grattandosi a disagio la testa.
Avrebbe veramente voluto dargli un bacio del buongiorno, ma non avevano ancora affrontato la questione, e Minho non sapeva esattamente come comportarsi.
Non voleva fare qualcosa che potesse infastidire il più giovane.
«Ora ti prendo il casco» disse, sentendosi un idiota, voltandosi verso il sellino aperto della moto.
Sentì improvvisamente la piccola mano di Jisung posarsi con delicatezza sulla sua spalla, portandolo a voltarsi nuovamente verso di lui, trovandosi il viso del minore a pochi centimetri di distanza dal suo.
Le punte dei loro nasi si sfioravano.
Jisung si sollevò sulle punte, posando un piccolo e delicato bacio a stampo sulla bocca calda del maggiore, allontanandosi subito dopo con il cuore a mille.
Non sapeva neanche lui dove stava raccogliendo tutto quel coraggio – lui non era affatto così – ma quel ragazzo lo stava facendo totalmente impazzire.
Minho rimase immobile per poche frazioni di secondo, tentando di elaborare quello che Jisung aveva fatto, poi qualcosa nella sua testa esplose.
Circondò la vita di Jisung con le braccia, tirandoselo contro il proprio corpo caldo, premendo nuovamente le labbra contro quelle coraggiose del minore.
Se aveva avuto il fegato di prendere lui l'iniziativa per la seconda volta, Minho non poteva essere da meno.
L’aveva investito con tutta la passione che sentiva, succhiandogli le labbra carnose senza alcuna pietà.
Una delle mani grandi di Minho scese lentamente sopra il sedere del più piccolo, stringendolo con delicatezza, e Jisung si lasciò scappare un gemito conficcando le unghie sulla schiena del maggiore, attraverso la felpa pesante.
Minho si staccò lentamente da lui, rendendosi pian piano conto di quello che aveva fatto.
«Perdonami, non so cosa mi sia preso – sussurrò contro le labbra lucide e ansimanti del minore – Mi fai perdere totalmente la testa» aggiunse, completamente annebbiato dal piacere.
La mano ancora abbandonata sul sedere dell’altro.
Jisung sospirò, con il petto che si alzava e abbassava per l’eccitazione del momento.
Voleva solo che Minho lo baciasse di nuovo, con la stessa passione di qualche istante prima.
Non gli interessava niente delle lezioni di quella giornata, non gli interessava neanche dei suoi genitori a pochi passi da loro.
Non gli interessava di nulla che non fosse Minho, e le loro bocche unite.
«Stai zitto» disse col fiatone, alzandosi nuovamente in punta di piedi e premendo le labbra contro quelle del maggiore.
La mano di Minho - se possibile - si strinse con ancor più forza contro il sedere sodo del più piccolo, ricevendo da Jisung un secondo timido gemito di gradimento.
La sensazione delle mani del maggiore lungo il suo corpo era paradisiaca.
Sentiva l’epidermide – sotto lo spesso strato di vestiti – bruciare di passione, come se la loro pelle fosse a contatto, senza alcuna barriera a dividere i loro corpi.
Minho sospirò di soddisfazione, non credendo a quanto potesse essere splendida la sensazione di completezza che Jisung riusciva a fargli provare.
Percorse con la punta della lingua il contorno del labbro inferiore del più piccolo, desiderando finalmente un bacio più intenso e profondo di quelli che si erano scambiati fino a quel momento.
Era già maledettamente dipendente dal sapore delle labbra di Jisung, non aveva la più pallida idea di come sarebbe stato gustare la sua bocca, la sua lingua.
Jisung sospirò sentendo il proprio ventre contorcersi dal piacere, e un calore anomalo concentrarsi in mezzo alle sue gambe.
Non sarebbe riuscito a resistere.
Aprì lentamente le labbra, permettendo alla lingua di Minho di invadergli la bocca ed unirsi alla sua, con passione e delicatezza.
Gli sembrò quasi di sentire un boato in qualche angolo recondito della sua testa, dove il suo ultimo neurone sopravvissuto era chiaramente esploso per autocombustione.
Sentire la lingua di Minho intrecciarsi alla sua, con movimenti umidi e veloci, lo stava portando a vette di piacere che non pensava potessero esistere.
Il sapore del maggiore era unico e buonissimo, e il suo profumo lo stava pian piano portando alla dipendenza.
Si separarono con uno schiocco umido, con i respiri pesanti e gli occhi chiusi per l'intensità di quegli attimi.
«Sto perdendo completamente la testa per te piccolo – mormorò Minho contro la bocca calda e carnosa del più piccolo – E questa cosa mi spaventa a morte» confessò, incapace di trattenere quelle paure che fino a quel momento non era riuscito ad ammettere neanche con se stesso.
Non si era mai innamorato di nessuno, e questo di fatto significava che non aveva neanche mai sperimentato il classico “cuore spezzato”.
Quello che provava per Jisung era talmente forte ed intenso da spiazzarlo, e il poco tempo in cui questo sentimento si era sviluppato lo terrorizzava ancor di più.
Tre giorni. Tre miseri giorni e il suo cuore non voleva saperne di star tranquillo in presenza del minore.
«Lo so – gli rispose Jisung posandogli le mani sulla guance, guardandolo dritto negli occhi – Per me è lo stesso».
Minho sorrise sentendo il cuore leggero.
Si chinò, lasciando un ultimo bacio sulla bocca splendida di Jisung.
«Forza, andiamo in Università» disse voltandosi per prendere il secondo casco, e infilandolo con delicatezza sul capo del minore.
➥
Entrarono a velocità moderata nel parcheggio affollato dell'ateneo, osservando i numerosi studenti che lo attraversavano, fermandosi di tanto in tanto per unirsi agli amici.
Minho accostò accanto all’auto scura di Changbin, spegnendo il motore della moto e aiutando Jisung a scendere.
«Siamo riusciti ad arrivare in orario, incredibile» ridacchiò il minore, passandosi nervosamente le mani tra i capelli, cercando di sistemare le ciocche ribelli.
Minho si sistemò lo zaino su una spalla, voltandosi e catturando in una calda stretta le mani di Jisung.
«Piantala, sei bellissimo» mormorò accennando un piccolo sorriso e chinandosi verso il volto del più piccolo.
Vide gli occhi di Jisung seguire le sue labbra con sguardo brillante, andandogli incontro con il viso, finché un piccolo urletto non interruppe il loro momento.
«Non potevi aspettare che si scambiassero un bacio?» domandò la voce gioviale di BamBam, mentre il proprietario di quest'ultima scuoteva la testa.
Jisung e Minho si voltarono di scatto, allontanandosi di qualche passo l’uno dall’altro, osservando turbati i due ragazzi accanto loro.
BamBam rivolse un sorriso dolcissimo a Jisung, passando teneramente la mano grande lungo la schiena di Felix.
L’australiano era fermo accanto al maggiore, con gli occhi che luccicavano e le mani davanti alle labbra, a nascondere un sorriso orgogliso e felice.
«Lix, piantala» ridacchiò Minho accostandosi ai due, seguito in silenzio da Jisung.
Erano talmente vicini da riuscire a sentire le nocche delle mani sfiorarsi, ma nessuno dei due trovò il coraggio di intrecciare le dita con quelle dell’altro.
Era ancora troppo presto, ed inoltre non avevano ancora affrontato la questione “cosa siamo adesso”.
Felix si buttò addosso a Jisung, stringendolo in un abbraccio spacca ossa, manco fosse un orsetto di peluche.
BamBam si accostò a Minho, posandogli amichevolmente una mano sulla spalla.
«Ti sto affidando una delle persone a cui tengo più al mondo – mormorò in modo che i due più piccoli non potessero sentirlo – Non farmene pentire» continuò con un sorriso.
Minho sentì un brivido di freddo percorrergli la schiena, e per l’ennesima volta ebbe la conferma di come BamBam potesse essere minaccioso, anche con un semplice sorriso sulle labbra.
➥
Durante il pranzo si erano trovati nuovamente tutti nello stesso tavolo, occupando gli stessi posti del giorno precedente.
Probabilmente sarebbero rimasti gli stessi fino alla laurea.
Changbin sembrava leggermente più a suo agio insieme a quel gruppo di ragazzi, e più volte aveva riso sinceramente a qualche battuta.
Felix ne era stato felicissimo.
«Jeongin è di nuovo in ritardo!» sbottò Chan osservando il grande orologio affisso sopra l'ingresso della mensa, mentre affondava duramente i denti nella sua mela rossa.
BamBam sospirò guardando l'ingresso, sperando che il più piccolo comparisse per magia, acquietando così l'animo tormentato dell'australiano.
«Forse è andato a ripassare in biblioteca per le lezioni del pomeriggio, vedrai che arriverà presto» mormorò Felix stringendo la mano di Changbin e posando dolcemente il capo sulla spalla di Minho, tentando di consolare Chan.
Sapeva bene il particolare "rapporto" che avevano Chan ed il più piccolo del loro gruppo di amici.
Jeongin era innamorato di Chan da anni, e il maggiore ricambiava quei sentimenti senza saperlo.
Si sentiva un fratello maggiore per l'altro, e questo lo portava a sentirsi inconsapevolmente in colpa.
Lo amava, ma continuava a trattarlo come un fratellino minore piuttosto che renderlo finalmente il proprio ragazzo.
Jisung si morse con forza il labbro, cercando con tutto se stesso di ignorare la morsa di gelosia che gli stava stringendo crudelmente lo stomaco.
Quello che provava per Minho era nuovo e inaspettato - non aveva mai provato niente di simile per nessun altro prima di all'ora - qualcosa di totalmente devastante che lo faceva sentire debole e senza difese.
Ogni volta che Minho lo guardava e sorrideva, Jisung sentiva il suo povero cuore affondare giù, da qualche parte nelle profondità nel suo corpo.
Ma per Jisung, provare tutte quelle emozioni, equivaleva anche a rispettare Minho e tutta quella che era la sua vita fino a qualche giorno prima.
A quella che era la sua vita prima di lui.
Prima di Jisung.
E Felix - per quanto Jisung potesse esserne geloso - faceva pienamente parte della vita del maggiore.
Era il suo migliore amico, suo fratello, e Jisung si sentiva uno schifo a provare tutto quell'immenso fastidio verso l'australiano.
Ma infondo, non era normale?
Tra lui e Minho ormai c’era qualcosa – qualsiasi cosa fosse – e sarebbe toccato a lui posare il capo contro la sua spalla!
Minho sospirò continuando ad ascoltare il parlottare vivace dei ragazzi al tavolo, tentando di trattenere il sorriso divertito che stava cercando di piegargli le labbra.
Probabilmente Jisung non voleva dare a vedere il proprio disappunto, ma stava fallendo miseramente.
Il suo fastidio era palese, e Minho sentì il proprio petto gonfiarsi di una nuova intensa emozione.
Jisung era geloso di lui.
Tentando di non farsi vedere da nessuno, allungò una mano sotto il tavolo per raggiungere quella piccola e delicata del minore.
Intrecciò dolcemente le dita con quelle sottili di Jisung, sospirando per quell'adorabile contatto.
Delle piccole scosse di piacere gli risalirono lungo il braccio, mentre la pelle della mano sembrava pronta a prendere fuoco.
Con Jisung era tutto una scoperta, la scoperta di uno splendido mondo nuovo, che faceva costantemente saltare il cuore di Minho.
E non solo quello di Minho.
Jisung schiuse la labbra, lasciandosi scappare un piccolo ansimo e abbassando gli occhi verso le loro mani intrecciate, posate sulla sua coscia.
Era quasi mistico vedere la mano grande e calda di Minho stringere la sua, talmente piccola da sparire dentro quella rassicurante stretta.
Osservò la mano grande del suo hyung, studiando le vene leggermente in rilievo, e gli anelli freddi che adornavano le sue dita.
Pura arte.
Spostò gli occhi su quelli sorridenti del maggiore, che gli fece un simpatico occhiolino in risposta.
«Non essere geloso di lui» mormorò Minho a bassa voce, tentando di non farsi sentire dagli altri e accostandosi di più al minore.
Jisung arrossì, sentendo gli occhi farsi lucidi.
Il sentimento che provava verso Minho era la cosa più forte e pura che avesse mai provato, e per questo non voleva che tutto andasse male a causa della sua gelosia.
Sapeva bene quanto Felix fosse importante per il maggiore.
Si sentiva incredibilmente in colpa.
«Mi dispiace hyung, io-» biascicò lasciandosi scappare un piccolo singhiozzo, incapace di continuare.
Cosa poteva dire?
Era geloso, dannatamente geloso!
Minho scosse la testa osservando le gote arrossate di Jisung.
Il suo stomaco si annodò a quella vista e suoi occhi si fecero profondi e languidi mentre ammirava quella pelle squisitamente rossa.
«Non essere geloso di lui e non esserlo mai di nessun altro - mormorò portandosi le loro mani intrecciate alle labbra, posando un morbido bacio sul dorso della mano di Jisung - Non ho occhi per nessuno che non sia tu piccolo».
Jisung allungò l'unica mano libera, stringendo forte l'avambraccio di Minho.
Il maggiore aveva pronunciato quelle parole guardandolo fissò negli occhi, mandando a puttane il battito cardiaco di Jisung.
«Ho una voglia incredibile di baciarti» sussurrò il minore con sguardo carico di desiderio, facendo scivolare gli occhi sulle labbra rosee del maggiore.
Il desiderio negli occhi di Jisung era talmente intenso - talmente tangibile - da far tremare Minho.
Anche lui desiderava baciarlo nuovamente, lo desiderava da morire, ma quello non era né il momento né il luogo adatto.
«Resisti piccolo, non mi sento molto a mio agio a baciarti davanti ai tuoi fratelli maggiori» ridacchiò lanciando una piccola occhiata a BamBam e Chan, seduti dall’altra parte del tavolo.
Jisung rise di gusto, mordendosi il labbro.
«Farò il possibile per resistere, ma non ti prometto nulla» sussurrò continuando a guardare la bocca invitante del maggiore.
Dopo lo splendido e appassionato bacio che Minho gli aveva dato davanti a casa sua, non desiderava altro se non sentire nuovamente quella bocca sulla sua, e quelle mani lungo il suo corpo.
Minho sorrise, quasi leggendogli nella mente.
Anche lui desiderava da morire baciare Jisung, in quel modo tanto intenso da fargli scordare tutto.
«Comunque - mormorò Minho attirando nuovamente l'attenzione del più piccolo - Se ti interessa, ho ancora una spalla libera» gli fece notare, accennando un sorriso furbo.
Jisung sentì il cuore tremare, accostandosi al maggiore e appoggiando la testa contro la spalla libera di Minho, stringendosi dolcemente al suo braccio.
Le loro mani ancora intrecciate.
Minho sorrise chinandosi su di lui e posandogli un piccolo bacio sulla fronte.
Averlo così vicino era stupendo, e ancor più stupendo era comportarsi come se fossero una coppia.
Minho lo voleva.
Voleva essere il suo ragazzo, e aveva assoluto bisogno di discutere con il più piccolo di quello che era il loro nuovo rapporto.
Sollevò lo sguardo sentendo che nel loro tavolo era caduto un assordante silenzio, e notò che tutti i loro amici li stavano fissando.
«Oh, siete così carini» mugugnò Seungmin, posando il gomito sul tavolo e tenendosi il viso con la mano, come se stesse ammirando uno dei drama migliori di sempre.
Chan li osservava con la bocca spalancata e la mela mezzo mangiucchiata in mano.
Strabuzzò gli occhi sconcertato.
«Che cavolo mi sono perso?» domandò osservando viso dopo viso tutti i membri di quel gruppo improvvisato.
Visi perfettamente consapevoli della situazione, a differenza sua.
BamBam guardò il sorriso felice sul viso di Jisung, sentendo il proprio cuore riempirsi di amore.
Jisung era felice.
Minho lo rendeva felice.
E quello bastava per farlo star bene.
«Diciamo che Minho e Jisung hanno iniziato a frequentarsi» mormorò il più grande del gruppo, continuando ad osservare Jisung come un padre orgoglioso.
Chan rimase in silenzio per un istante di troppo, tenendo gli occhi fissi sul viso di Jisung.
Nel tavolo calò nuovamente il silenzio.
«Cavolo ragazzi, sono felice per voi ma - Chan si interruppe, e la sua voce parve incrinarsi leggermente - Era necessario che io lo scoprissi così? - domandò interrompendosi di nuovo - Non potevi raccontarmelo come hai fatto con tutti gli altri?».
I suoi occhi erano fissi in quelli di Jisung, rivolgendo quella domanda chiaramente a lui.
Nessuno osò dir nulla, mentre l'espressione ferita di Chan si faceva sempre più cupa.
Jisung rimase in silenzio, non sapendo cosa dire.
Minho spostò lo sguardo su BamBam, pregandolo di intervenire.
«Dai Channie, non serve prendersela - disse il maggiore passando una mano sulla spalla di Chan - In pratica è successo tutto ieri pomeriggio».
Chan si scostò da quelle carezze rassicuranti, continuando a fissare Jisung, che man mano iniziò ad irrigidirsi.
«Mi spiace Chan - sussurrò sollevandosi lentamente dalla spalla di Minho, ma continuando a stringere forte la sua mano - È stato tutto talmente improvviso, che non ci ho pensato» si scusò.
Chan sospirò, continuando a mantenere quell'espressione ferita e delusa.
«Ma guarda caso lo sanno tutti a questo tavolo tranne me» evidenziò.
BamBam sbuffò.
Odiava quando Chan diventata tanto puntiglioso.
«Piantala di fare il bambino Chan, Jisung ne ha parlato solo con me - sbottò allontanando con uno strattone infastidito il vassoio vuoto - Seungmin e Hyunjin l'hanno saputo perché quando Jisung mi ha telefonato, erano a casa mia per un film».
«E in quanto a Felix e Changbin, sono stato io a raccontar loro tutto, non Jisung» aggiunse Minho, incontrando gli occhi dell'australiano.
Jisung al suo fianco sospirò.
«Non sei l'unico che non sapeva niente, non ho avuto modo di parlarne neanche con Jeongin - aggiunse sperando che quello calmasse l'animo del maggiore - Mi dispiace non averti detto niente Chan, non volevo ferirti» su scusò.
Chan rimase a fissare quel viso splendido, dispiaciuto per lui.
Scosse la testa.
«Mi dispiace ma pensavo che, con il rapporto che c'era tra noi prima - mormorò - Pensavo sarei stato il primo con cui ne avresti parlato, ma chiaramente mi sbagliavo» aggiunse, mentre sulle sue labbra si dipingeva un sorriso amaro.
Si alzò dal tavolo, attirando gli occhi su di sé.
«Hyung, dove stai andando?» domandò Hyunjin posando un braccio intorno alle spalle di Seungmin.
L'australiano sollevò distrattamente le spalle.
«Vado a cercare Jeongin» disse semplicemente, allontanandosi dal tavolo e uscendo a grandi falcate dalla mensa.
Al tavolo cadde un profondo silenzio, spezzato solo da un piccolo singhiozzo scappato dalle labbra di Jisung.
«No tesoro» mormorò BamBam allungandosi sul tavolo e stringendo una delle mani del più piccolo, mentre l'altra era ancora intrecciata a quella di Minho.
«Sai com'è Chan, tutta questa storia con Jeongin lo sta facendo stressare più del normale - disse BamBam guardando l'altro negli occhi - Sono certo che stasera gli sarà già passata».
Jisung annuì, non sembrando particolarmente convinto da quelle parole, ma accennò comunque un piccolo sorriso al più grande del gruppo.
Semplicemente per ringraziarlo della sua presenza costante.
Minho osservò la scena, sentendo il cuore dolere in risposta al dispiacere che stava provando Jisung.
Ma la sua mente non poté frenarsi dal pensare.
Le parole pronunciate da Chan continuavano a rimbombargli dentro il cranio.
"Mi dispiace ma pensavo che, con il rapporto che c'era tra noi prima - Pensavo sarei stato il primo con cui ne avresti parlato, ma chiaramente mi sbagliavo"
Che rapporto avevano i due prima?
➥
Se ti fa piacere, lascia un cuoricino e un commento, in modo che la storia possa crescere e raggiungere altri STAYs che potrebbero apprezzarla.
Grazie. xx
TheyIdiot
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